Critica Sociale - XXIII - n. 14 - 16-31 luglio 1913

212 CRITICA SOCIALE È meravigliosa - egli scrive -· nell'ultimo decennio, là via percorsa dai lavoratori nella loro invasione e penetrazione incessante nella compagine degli orga– nismi statali. Non v'è gran problema ài lavoro che non sia stato portato innanzi ai corpi consultivi, non v'è questione amministrativa di lavoro che non faccia capo all'amministrazione. che le è propria, l'Ufficio del lavoro .. El il C::onsiglio.del Lavoro allarga la sua sfera d'influenza:· manda propri l'appresentanti nel Consiglio di assistenza e beneficenza pubblica, entra nel Con– siglio S{!.periore di previdenza, nella. Commissione su– periore delle case popolari, nella Commissione centrale delle Cooperative, nel Consiglio dell'Ordine al merito del lavoro, nella Commissione per l'equo trattamento del ·personale delle ferrovie secondarie, nella Commis - sione clei trattati di co.mmercio. E la _rappresen– tanza dei lavoratori invade contemporaneamente altri corpi· consultivi: partecipa ali' arnmiriistrazione della. Cassa nazion aie degli infortuni, alla amministrazione della CassR nazioo::tle di previdenza, e fa parte di di– ritto del Consiglio superiore dell'emigrazione, del Con– siglio superiore della marina mercantile. In dieci anni i lavo,ratori sono entrati nell'organismo di ben cinque Ministeri: di Agricoltura, dei Lavori Pubblici, della Maripa, e perfino dell'Interno e dell'Esterò. Ed è una entrata trionfale, perchè si tratta di rap– presentanze di organizzar.ioni libere, formateRi sponta– neamente, senza artifid legislativi, riconosciute dallo Stato pel solo fatto della loro esistenza. Questa è la storia dell'ultimo decennio. Non vi può essere dubbio - soggiunge - sulla in– tenzione delle classi lavoratrici di penetrare in tutta la vita pubblica; è il buon senso che trionfa e il metodo positivo di educazione .... , Ma questo suo ottimismo .... organico non gli offusca la visione precisa di quanto manca ancora al proleta:– riato ·italiano per fare una· politica seria di emancipa– zione. Noverati i .disegni di leggi sociali che, in se– g,uito agli studì · del Con$iglio del L,avoro e alle sue risoluzioni quasi sempre concordi, approdr,rono in Parlamento (contratto di lavoro in risaia, donne e fan– ciulli, Cassa. maternità, riposo festivo, ripo~o notturno fornai, Ispe.ttorato, ecc.), accenna agli altri parecchi ri– masti a·renati i e ne segnala i' motivi francamente così: . Pur trippo, è d'uopo confessarlo, l'Ufficio del lavoro ha raccolto tanto _materiale, che il suo C(/>nsiglio non può ancora digerire. Il Consiglio superiore ha presen– tato tanti progetti al Parlamento, che il Parlamento manda agli Archivì. Il· Parlamento ha già votato al– cune leggi sociali, che il paese non sente e. che tal– volta avversa. Le classi lavoratrici ignorano spesse yolte i progetti e le leggi. Si può affermare che. l' U/'– ficio avanza il Consiglio, che il Consiglio avanza il Parlamento, ,che it Par·lamento avanza il paese e le classi lavoratrici. Bisogna cbe le clas~i lavoratrici siano tuffate nella vita pubblica e che balzino innanzi, con– tribuendo a domandare, a difendere e a conservare la · legislazione che le riguarda. · Alcuni e.sempi sono mirabili per disciplina organiz– zata, per robustezza e tenacia di indirizzo. Ricordo la furmazione e la applicazione della legge sull'abolizione del lavoro notturno. dei fornai, legge ardita, attuata in Europa da soli tre paesi e che ora ci vogliono imitare le 'altre nazioni. Senza la preparazione e fa resistenza delle organizzazioni operaie, nè la legge sarebbe stata votata dal Parlamento, nè si troverebbe oggi applicata. Così dicasi, per alcuni centri, del!a legge sul riposo festivo. Ma sono esempi rari, che dovrebbero essere generalizzati, imitati dalle alti-e cattigorie di mestiere. 1t pf'oblema dei problemi è di crea1·e nel lavo1•ato1·e la coscienza dell'esef'cizio dei pi·opd dif'itti di cittadino. Se tutto il lavoro preparato dal ·Consiglio superiore in un decennio si potesse d'un colpo attuare, voi ve– dreste il mondo del lavoro così ordinato: le libere or– ganizzazioni di lavoratori chiamate ad eleggere i loro rappresentanti nei corpi consultivi s11perion; i l.avora– tor'i chia\]lati ai comizl elettorali per nominare i proprì giudici nei Collegi probivirali, per entrare nelle C0'Ill– missioni provinciali di beneficenza, nelle Commissioni mandamentali di emigrazione; migliaia di lavoratori che amministrerebbero la giustizia, giudicando su tutto quanto ha rapporto col contratto di lavoro; gli uffici di collocamentq, che farebbero circolare la mano d'opera aumentando le curve di occupazione della massa lavoratrice, sotto la direzione di Commissioni pa,ritetiche, alle quali parteciperebbero pur sempre lavo– ratori; lavoratori ancora, che, aggregati ad organis·mi statali di ispezione, controllerebbero. e vigilerebbero l'applicazione delle leggi sul lavorò; avremmo, in una parola, i lavoratori obbligati alla continua par– tecipazione alla vita pubblica, non cittadini di irn giorno, ma nell'esercizio diuturno della loro cittadi - nanza, che è difesa dei loro interesai. E' all'esercizio della vita pubblica che bisogna chia– mare le classi lavoratrici, se realmente si vuole redi– merle, se si vuole praticamente sviluppare in esse la virtù dell'indipendenza, vaticinata da Stuart Mili. Cosi pensava - così ripeteva in questo, che fu come il suo testamento politico - sopratutto, in coerenza a tali principi, si atteggiava ed agiva - questo studioso, questo tormentatore di statistiche, nel quale probabil- 1Dente la miopia di tauti tesserati si piacque di raf– figurare il cultore del socialismo della cattedra, di. un socialismo filantropico di patronato. Giovanni Montemartioi fu socialista .rivoluzionario nel. senso più vero e completo della parola. Chi si meravigliò allorquando, avveratasi la dolorosa secessione dei dest1·i e proclamata la necessità dell'intransigenza elettorale 1 egli, Direttore generale al Ministero e Assessore in Campidoglio nel blocco - si dimise da quest'ultima carica, nella quale aveva ancora tanto nobile lavoro da compiere, rimase ne"i partito unitario· e tornò iu lizza, non sdegnando di trovarsi, per l'altrui defezione, ac– canto a un breve manipolo di socialisti di una scuola che non era la sua - dimostra unicamente di nulla aver compreso della natura· dell'uomo - o forse della natura del movimento socialista .. Noi. Il problema dellepsnsioni nelle amministrazioni pubbliche locali Verso un nuovo prlncipJ:o, · Quanti per rag.ioni teoriche e pratiche si interes– sano della ,vita de.Jle amministrazioni pubbliche loculi, sunnò, che uno dei problemi che più 1e pre– occupa e 1e to-rmenla è il problema delle pénsioni agli impiegati e salurial,i da esse dipendenti. L'o– net·e che per tuie titolo. grava sopra i loro bilanci, col complicarsi dei servizi, col crescere del numero dei funzionari e coli' elevarsi degli stipendi, conti– nua ad aumentare. Molte amministrazioni, di fronie all'incremento ince.ssante di quest.a spesa, hanno provveduto riscat– tando il loro debito vitalizio presso la Cassa Nazio– .nale di Previdenza o presso qualche Banca privata ed estinguendolo in u11aserie più o meno lunga di annualità; ma, se questa operazione si può consi– gliare per dare un po' di ristoro e di respiro ai bi– lanci, essa non risponde ·cerio ud un principio di giu– stizia e di equità sociale. Se è giusto infatti che i nostri nipoti contribuiscano a sopportare spese per pubblici servizi di cui pur essi godranno i bencfì– zii, ripugna invece ad ogni criterio di equità il farli partecipare ad oneri per la retribuzione di presta– zioni che ad essi non hanno arrecato e non potevano arrecare utile alcuno. Altre amministra1.ioni invece, sempre sotto la stret– ta. di questa m6desima necessità, hanno pensato di

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