Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911

Avremo un'entrata, che andrà, di anno in anno, crescendo, e un deficit annuo, di fronte all'attuale dotazione di Bilancio, che andrà, di anno in anno, attenuandosi. Volendo mantenere al Bilancio la dotazione di cento milioni, vi sarà, per un certo numero di eser- cizi finanziari, — per sette esercizi, nella fatta — una somma scoperta che dovrà venir col- mata con un debito. Al servizio di esso si potrà far fronte — tenuto conto degli interessi e dell'ammor- tamento — con una frazione dell'incremento del consumo. In altre parole, l'incremento di consumo servirà, in parte, a riportare l'entrata effettiva ai cento milioni presi come base; in parte, a provve- dere al servizio del prestito per il debito di 172 mi- lioni e mezzo, necessario per attuare la riforma. Il risultato di queste previsioni è rappresentato dall'unita tabella, nella quale, per comodità, i cal- coli sono folti in cifra tonda: certi limiti le spese di ammortamento o di rinno- vo, ecc. De Barbieri, che ha dedicato l'anno scorso una memoria a difesa dell'industria saccarifera, di- chiara che, per un quintale di zucchero, in Italia, bisogna tener conto di queste spese di indole ge- nerale: L. 1,90 spese generali; L. 1,05 manutenzione fabbricati e macchine: L. 5,-- ammortamento impianti. L. 7,95 Non crediamo errare affermando che, col cre- scere della produzione, si andranno gradatamente riducendo queste spese generali, e che — a produ- zione doppia — corrisponderanno spese generali pari alla metà delle attuali. Il risparmio, che l'industria saccarifera potrà ef- fettuare, a causa della riforma e per suo merito CRITICA SOCIALE 221 EMMEN Aumenti Entrate effettive Al bilancio A debito (Per Pitegrari°°° del bilancio) Servizio interessi e "ammortamento Interessi e ammortamento ri nuerg02', mento, al 1° — 1911-12 2° — 1912-13 30 — 1913-14 40 — 1914-15 50 — 1915-16 60 — 1916-17 70 — 1917-18 8° — 1918-19 20 04, 10 „ 10 „ 10 „ 10 „ 10 „ 10 „ 10 , 00.000.000 66.001).0(10 72.600.000 79.800.000 87.780.000 96.550.000 106.200.000 116.820.000 60.000.000 62.000.000 67.000.000 73.000.000 80.000.000 88.000.000 97.500.000 108.000.000 40.000.000 38.000.000 33.000.000 27.000.000 20.000.000 12.000.000 2.500.000 — — 3.900.000 5.500.000 6.900.000 7.900.000 8.500.000 8.625.000 8.625.000 — 5,9 °,/, 7,5 8,6 n 8,9 8,8 8,1 „ 7,3 „ 172.500.000 Dunque, per attuare la Mi ocata riforma, sarà sufficente destinare ad essa una parte di quell'incre- mento di consumo, che si determinerà in v:..01 di essa. La riforma è capace di pagarsi da si'. Essa può considerarsi come perfettamente Naturalmente, elevandosi o restringendosi il cori- SIAMO, i risultati finali varierebbero, rendendo più rapido o più lento il periodo dell'ammortamento. Ma, data l'ipotesi non eccessivamente rosea presa come base, è da prevedersi che il periodo dei disa- vanzi sarà più breve del previsto, il debito da con- trarsi più tenue, il servizio del prestito meno one- roso e più facile. Ma i custodi arcigni del Bilancio possono muo- vere a questo punto un'obbiezione. Colla riforma, il bilancio avrà bensì la attuale dotazione di cento milioni, accresciuta del maggior provento della legge votata nel 1910 sulla protezio- ne doganale, ma sarà privato degli incrementi an- nui, dovuti al maggior consumo, incrementi che sono stati alcune volte ragguardevoli. Alla ohbiezione è facile rispondere. Se si consi- dera il beneficio, che deriverebbe anche alla finanza. dallo stimolo dato alla creazione e allo sviluppo di industrie, che, in Italia, o non sono ancora sono bambine, non dovrebbe essere lecito esitare. Ma, volendo, lo Stato può allontanare da sò o gri i sacrificio. Ed è qui che possiamo ritornare all'in- dustria zuccheriera. Anche i più ferventi protezionisti debbono am- mettere che, offrendo un più largo campo di con- sumo all'industria degli zuccheri, questa si trovi in grado di diminuire i suoi costi unitari di produzio- ne. In ogni industria vi sono spese che rimangono invariate, qualunque sia la sua estensione. Ad esem- pio, la materia prima avrà, in un dato momento, un prezzo determinato. Vi sono, per contro, spese che variano, per ogni unità, col variare della pro- duzione complessiva. Tali le spese generali, entro esclusi ,o, dovrebbe aiutare lo Stato nell'opera ri- formatrice. Dato che il consumo si raddoppi in otto anni e che il minor costo di produzione si ragguagli a quattro lire per quintale, alla fine di detto periodo si può ridurre il margine di protezione, gradual- mente, in modo che il maggior aggravio dell'indu- stria si accompagni al più largo mercato di con- sumo che le è aperto. Si avrebbero così questi ri- sultati : Esercizi 1910-11 Consumo 1.500.000 Maggior tassa Entrata per l'erario — 1911-12 1.800.000 L. 0,50 al ql. L. 900.000 1912-13 1 980.000 ,, 1,— ,, „ 1.980.000 1913-14 2.178.000 „ 1,50 „ „ 3.267.000 1914-15 2.395.800 71 27— 71 „ 4.791.600 1915-16 2.635.380 73 2/50 71 „ 6.588.550 1916-17 2.898.918 ,, 3, n „ 8.696.754 1917-18 3.188.809 „ 3,50 „ „ 10.291.158 1918-19 3.507.689 „ 4,— ,, „ 14.030.756 Con questi ritocchi, il margine di protezione ri- marrebbe pur sempre superiore a quello del pro- getto Giolitti, e il Bilancio dello Stato ricupererebbe, per altra via, una parte di quell'aumento annuo, a cui dovrebbe rinunciare per sette anni. Da qualunque aspetto si esamini il problema, si trae la convinzione che esso presenti una soluzione pronta e non difficile. E non si possono paventare pericoli di sorta, nè temere sorprese spiacevoli, perché, quando il consumo è così basso -come il nostro, che si mantiene inferiore a quello di ogni altro paese, vi é tale margine per l'incremento di consumo, che si ha diritto ad aspettative fantasti- che. Invece, colle fatte ipotesi, volutamente conte- nute nei più modesti confini, il consumo degli ita- liani sarebbe, a riforma compiuta — a sette anni da oggi — eguale a quello del Portogallo, inferiore

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