Critica Sociale - Anno XXI - n. 14 - 16 luglio 1911

Critica Sociale 1?IVIS7A QUIADICINALE DEL SOCIALISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 — All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L, 5,50 Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E., 23 Anno XXI - N. 14 Non si vende a numeri separati Milano, 16 luglio 1911 SOMMARIO Politica ed Attualità. E Il partito ?... (LA CRITICA SOCIALE). Rovistando in Soffitta, (Puoi. R. MONDOLFT). Per la riforma del Suffragio: Il pericolo imminente; II. Lo scrutinio di lista puro e semplice; III. Lo scrutinio di lista a voto limitato; a) Suoi risultati dove esiste vera lotta politico (PrOf. GINO BANDII«). Studi economici e sociologici. Socialismo e piccola proprietà: II. (fine), L'azione del Partito Socia- lista (Dott. GIULIO PuGLIESE). — Postilla (Lo CRITICA SOCIALE). Una riforma matura Lo zucchero buon, mercato ; SV. (fine); Le So- luzioni (Dott. GIULIO CASALE«). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. Cronaca Sociale: Il movimento sindacale International° nel 1S09 (f. Biblioteca di propaganda della Critica Sociale. E IL PFIRTITO ?... Vogliamo organizzare una spedizione di esplo- ratori, che muova alla ricerca del Partito socialista italiano ? Esso esiste: non forse, unicamente, per la ra- gione decisiva di Cartesio: edgito. Ma esiste: su ciò nessun dubbia. Se un dubbio rimanesse, ba- sterebbe dare una scorsa ai giornali di più fiera opposizione al Governo, moderati rabbiosi di mo- derazione, clericali untuosamente furibondi, repub- blicani più inaciditi che mai. Il partito socialista non fu mai tanto discusso, gonfiato, vilipeso an- che... In sostanza, è esso al potere; è esso, che muove tutte le fila segrete; Casa Savoia gli so- spira dietro, e Giolitti è il suo manutengolo. Se non brandisce lo scettro direttamente, è perchè ha disdegno delle pompe vane, o perchè, a im- perare per interposte persone, ci guadagna un tanto. Se nori infila la giornea gallonato, è per un ultimo resto di quella pudicizia', che, un tempo, in ogni uniforme, gli fac,ea sospettare e denun- ciare la livrea. Ma, in fondo, la feluca ce l'ha; se non ha sulla testa, l'ha nella testa. Bissolati, non rinnegato, non cacciato in esilio, ci ha unti mini- stri un po' tutti; nel più umile dei nostri compa- gni, c'è un briciolo, a far poco, di Sotto-eccellenza. 'Carlo Marx in soffitta, come Cristo in croce, han- no conquistato, insieme, Roma e Bisanzio. E questa non sarà che la celia. Sarà il voluto pretesto, ai giovani e ai decrepiti Turchi d'Italia, per gridare alla fellonia del Governo e del Re. Tut- tavia esistono i Circoli, esistono e si moltiplicano le tessere, esistono i giornali; ciò ch'è meglio, alla fine, esiste il giornale. L'Avanti!, che parve indie- treggiare un minuto, ha ripreso a giustificare il non» fatidico, che Andrea Costa gli volle imposto; ha ripreso la sua corsa verso la vita e verso l'av- venire. Si sono persino (udite, udite!), si sono trovati dei quattrini. Una cosa inverosimile, che a nessun partito di ideali, e non di speculazioni, era mai avvenuta sin qui. Si farà il nostro grande giornale, capace di lottare in concorrenza con tutte le Tri- tarne, con tutti i Giornali d'Italia, con tutti i Cor- rieri della Sera, quei Corrieri della Sera, falsi an- 'che íml titolo, poichè appunto ci uccisero il Tem- po.:. uscendo al Mattino. era chiesto al partito — no, stavolta la maiuscola è Proprio di rigoèd si era chiesto, dunque, al Partito, un milione ton- do tondo, e pareva tosa da pazzi; ebbene, do- vemmo confessarci che s'era mendicanti nell'ani- ma. Un milione ? Pitoccherie, pidocchierie, per il nostro proletariato! S'è dovuto, a forza, aumentare la cifra. Un milione e duecento mila; non ve la facciamo per un centesimo di meno! E non Banche, dietro; non Compagnie di assi- curazione; non oro, il vile oro, nè straniero, nè indigeno; tutti soldoni proletarii, che grondano onorato sudore. Forse, tutt'al più, un briciolo di fondi segreti,... nelle tasche di Bissolati, scendente dal colle Quirinale ? *** Tutto questo, celie a parte, è fatto per confor- tare. Il socialistometro — ripeteva volentieri un inistro sempre rimpianto amico, Giuseppe Be Pranceschi — è soltanto nei quattrini che si sanno dare al partito. La borsa, quando si apre, Misura la fede. Eppure, noi vorremmo... ritornare a Cartesio: alla sua dimostrazione irrekfutabilm dell'esistenza. COgito, ergo sum. Che cosa pensa il partito? E sarebbe un partito, senza un suo proprio pensiero, unico, distinto, sicuro, sopra se stesso, sopra ciò che lo attornia, sul suo oggi, sul suo domani ? (Pel posdomani, bastano i volumi di Bellamy; po- sclomani « si farà credenza »; ma di qui al due- mila.!..). E l'elaborazione di ciò che è « il pensiero di un partito », d'ordinario si fa per mille vie, ma tutte sboccano e si incrociano e si riassumono nei cosi- detti Congressi. Inveterata consuetudine! Ora, a noi sembra di vagamente ricordare quan- to segue: A Milano, nell'ottobre scorso, un Congresso so- cialista fu indetto, fu anche iniziato. C'era tutta una litania di temi e sotto-temi; un vero Ridilli gai:- gantuesco di discussioni. E tutti, o quasi, quei temi, rispecchiavano un dubbio, un'esigenza, un corruccio, un malanno da curare, un'esperienza da proseguire, un'azione da compiere. Si discusse per cinque giornate: « indirizzo ed azione ». Ci si accapigliò allegramente, loggia- dramente, da veri compagni; si dissiparono equi- voti, si sventarono leggende ad arte o in buona fede create e ricevute, si fece a capirci un po' meglio l'un l'altro; si conchiuse, anche, con un voto solenne. Ma il menu rimase all'antipasto, per non dire all'aperitivo; ma, quando l'ora scattò di doverci separare, si trovò che del libro s'era scrit- ta una pagina sola: la prefazione. E il resi() ? Il resto era appunto, ossia doveva essere, quel-

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