Critica Sociale - Anno XIX - n. 18 - 16 settembre 1909

278 CRITICA SOCIALE Turati) ò fermo già 1 11i troverà elaborato e concretato in proposto proolse, quando Giolitti se ue sia andato, e quella quo.luuque combinazione che si sia gli sarà suc– ceduta. Il concorito sul programma non è finito i rosta il buono, la parte pratica. Qui si pro,·erà la. nuova demo– crazia: quella sociale. CuA~TECLER. L'isolamento delsindacalismo allaConferenza i ternazionale peraia Il sindacalismo rimane in Prancia; intendo il sin– dacalismo rivoluzionario, azion-direttista, antiparla 4 mentare, anarcoide. Nato in Francia, im1>ortato di là in vari paesi di Europa, tra cui in Italia, con molto rumore e con discreto successo agli inizi, ai è quivi dappertutto a poco a poco rimpicciolito ed eclissato, per ritornare o per restar~ al punto di partenza. La Conferenza internazionale operaia, se– guita nei giorni scorsi a Parigi, ne è la prova, l'ul– tima prova, evidentissima. Strano paese la :F 1 rancia. Essa ci ha offerto mera– vigliosi spettacoli di avanguardia rivoluzionaria; ci ha dato i primi utopisti e i primi teorici del ITIO\'i– mento operaio e socialista, i rinnovatori del· pensiero politico, gli uomini che forse più hanno presentito nelle loro anime entusiaste e nei fervidi cervelli l'avvenire; ha profuso il suo sangue generoso per tutte le battaglie della civiltà o per le più grandi audacie sociali; cd ecco le sue masse operaie, che pure sono moralmente alimentate dalla più gloriosa tradizione intellettuale o rivoluzionaria 1 ondeggiare, tentennare incerte ancora fra vie diverse e opposte. Talora può anzi sembrare che questa eredità si tra– muti in impR.ccio, trattenga più che non stimoli a procedere innanzi con libertà di spirito e con sciol– tezza di atteggiamenti dottrinali e tattici. Ed è infatti. Il proletariato francese è stato troppo nel passato un tutt'uno con le rivoluzioni della borghesia, si è troppo imbevuto dello spirito caratteristico di queste rivoluzioni, per non avere tuttora le impronte e le consuetu dini di quella mentalità. li medesimo ò av. venu.to in ltalia, il domani dell'avvento al potere del la borghesia nostrana, più o meno schietta o spuria, mercè le insurrezioni e le rivolte, quando gli operai repubblicani si illudevano di poter con· tinuare i metodi tradizionali della " santa carabina n e vi si ipnotizzavano condannandosi alla più sterile delle inerzie; e gli anarchici e gli internazionalisti sognavano le stesse armi per le loro battaglie, per i loro fìni di tanto più vasti e di tanto più com– plessi. E, di recente, un'altra nazione latina, la Spagna, riconsacrava, col sacrifizio del si.lonobile proletariato industriale, la impotenza di quegli stessi metodi, giustificati o santificati tuttavia dalla vindice esa– sperazione di un popolo sfruttato e schiacciato ter– ribilmente, come sotto le più tristi e abominevoli schiavitù del passato. Un'altra considerazione spiega, a mio parere, il perdurare del sindacalismo rivoluzionario e anar– coide in ·1;,rancia,contemporaneo alla piena maturità socialista e democratica di altri strati del proleta– riato francese. Si capisce che in Ispagna, dove,il Parla– mento ò ridotto a una mera finzione e le istituzioni de– mocratiche a una lustra miserabile, dove il Governo e i preti imperano a loro talento sulle Cortes, sui giornali e sull'opinione pubblica, la lotta di classe elci proletariato si svolga in condizioni eccessiva– mente penose, e che ivi possa giungere un giorno in cui la sproporzione tra le forze di organizzazione, accumulate in un lungo e faticoso lavoro di reclu- tamento e di propaganda, e lo contingenze cli una determinata situazione, cui occorre superare rove– sciando ostacoli formidabili (il caso, ad esempio, dell'agitazione e della insurrer.ione recente contro il Governo guerrafondaio, sperperante in una campa– gna dispendiosissima e inutile i tesori dqlle migliori energie nazionali di sangue e di danaro) sia tale, codesta sproporzione, da g_cttare il proletariato a capofitto in un'oscura e cieca impresa di rib0llione, della quale ei non misuri l'abisso e il fondo. Eppure, si veda 1 quello stesso proletariato, che insorgeva a Barcellona, si rendeva cauto, mano mano che i giorni trascorrevano, e che trascorrevano senza salutare l'auspicato fiammeggiare di tutta la Spagna operaia, non più prona ma erta contro i suoi secolari dis– sanguatori e persecutori. Onde il proletariato orga– nizzato della Catalogna, che erodette cli potere tra– scinare con sè il resto del proletariato spagnuolo in un periodo singolarmente f.n.vorevoledi odio popolare contro la guerra o di entusiasmi per 1a causa della pace e della giustizia, dimostrò bene di non avere inteso teorizzare la ri,•olta e l'insurrezione, dando esso stesso il contro-vapore e il segnale della cessa– zione dello stato di guerra all1interno, quando s'ac– corse che l'opinione puhblica gli sfuggiva, che la democrazia dormicchiava rannicchiata negli angoli, e che i soldati, inviati a Harcellona dalla proviucia, non erano della stessa natura di quelli, che nella città ribelle avevano dianzi più a lungo respirato in certo accordo ritmico col popolo e avevano assunto in qualche guisa il colore dell'ambiente. Al di là sarebbe stato il disastro e il massacro. Grande merito adun– que va attribuito ai nostri valorosi e invitti compagni di Spagna, che pure _ne ebbero un altro non meno importante: quello <li avere dato un contributo me– morabile alla causa della pace fra i popoli, e un ammonimento eloquente alle borghesie di tutti i paesi, le quali giuocano alla guerra così inconsoin– mente e a cuor leggero. Solo in Francia il sindacalismo rivoluzionario è stato ed è una teoria e una dottrina circoscritta e definita; e fa, di seconda mano, anche in Italia, dove, per altro, come avviene ai neofiti, l'ardore e la febbre dell'applicazione immediata sopravvauzal.'0110 talmente quelli degli stessi maestri di Oltralpe, che per un momento parve divenuto il nostro paese il laboratorio J>iù vero e maggioro del sindacalismo latino e internazionale; ma dove oramai esso non ha lasciato che un po' di clientela all'anarchismo paesano, e molto ha operato indirettamente e in,·o– lontariamente per l'educazione delle masse operaie, cui l'csporicnta del sindacalismo in azione ha inse– gnato parecchie cose. · Come avviene, allora, che Io radici dottrinali del sindacalismo abbiano trovato tanta presa nella terra di Francia, e vi resistano e vi prosperino tuttoi-a, e non accennino a disseccarsi? Ed ecco la considera– zione cui alludevo testè, e che per via di contrasto mi ha suggerito questi confronti con la Spagna e con l'Italia: gli è che io Francia i metodi del sin– dacalismo rivoluzionario e dell'herveismo anarohista sono il riflesso di uno stato di spirito universalmente diffuso nel popolo francese. Troppo orgoglio giaco. bino e nazionale è ancora attaccato e come aderente ad essi, che tennero a battesimo la più grande ri• voluzione intellettuale e politica dei tempi moderni, che ne assicurarono la vittoria e ne diffussero la sug– gestione, il fascino e l'impero poi mondo, che nelle crisi rinnovellate ne salvarono ancora più e più volte lo spirito nelle rivolte e nelle rivoluzioni di poi. r1•utta l'anima della Jfrancin ue è satura. Il super– stite credito che essi ancora.godono in un'atmosfera siffatta è quindi spiegabile. E il peso della storia che grava gli omeri del proletariato francese. Cosl l'allettamento delle concezioni dottrinali in tale dl·

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