Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909

f'RITICA 80CIAI.F. '.!23 correrebbe risalire d'un gradino e affrontare la riforma più ardua della sompllflcazioue della gerarchia. buro– cratica. 1,:anche qui, in apparenza., quali gravi difficoltà? Quali insormontabili ostacoli? Non sono tutti convinti del la assoluta inutilità di alcuni anelli intermedì, della per– fetta duplicaziono che esiste fra alcune funzioni, quella, per esempio 1 del Capo sezione e del Capo divisinne'? E, allora, perchè non recidere i rami suport1ui? Perchè · sen;,;a nuocere ai fu111.ionari già. iu servizio, non abolire, n poco a poco, clOJ)O la loro andata a riposo, i posti che !'icoprivano? Chi si lagnerebbe d'una riforma che, gio– vando immensamente ail'Amminh,trazlone pubblica 1 non lederebbe affatto gli interessi privnti? Ma, anche qui, si dimentica una questiono pregiudi– ziale: si dimentica. che in burocrazia, al contrario che in biologia, il funzionario crea la ruuziono e non vice– versa. TI yolgo credo cho si aumenti Il numero degli impiegati percbè ò grande il numero degli ingranaggi 1 mentre, nel ratto, si aumenta il numero degli ingra– naggi percb~ è grande il numero degli impiegati. La cosa è di facile spiegazione. Si immagini un gio,·ano ed Intelligente runzionario, di quelli in cui ripone tanta fhluda l'amico Chanfecle1·. Il giovano e intelligente run~ 1.ionario 1 che avrà. naturalmente, appunto perchè giovane o intelligente, il legittimo desiderio cli rare rapida cnr• riera, si trova invece davanti la barriera fltta e insor~ rnontabilo dei colleghi amdani. Cho può faro egli? Senza dubbio, ove abbia proprio quelle doti intellettuali che abbiamo supposte in lui, tutto Il suo acume lo metterà nell'escogitare se l'Amministrazione a cui ap• partiene non abbia bisogno di qualche modillcazione, di qualche complemento, di qualche meccanismo nuovo o perfezionato che la motta in grado di corrispondere allo sempre crescenti esigenze del Ml"Vizio {frase di rito). E la modiftcazione 1 il complemento, il meecanlsmo, non potrà consistere - lo si capisco - che in un nuovo Ufficio; e Il nuovo Ufficio - si capisce anche questo - non potrà e,sere affldato se non alla direziono di colui 1 che ba saputo scoprirne l'utilità. Io defluitlva, Il giovane o intelllgonte funzionario, riuscendo nella sua iniziativa, avrà accelerato co11un paiJso gigantesco la carriera o si sarà. acquistata la stima dei colleghi e del superiori, ma alla macchina burocratica sarà stata aggiunta un'altra rota, che contribuirà sempre pii1 nel allentarne i movi– menti. Come si vede, da una prima e piccola riforma siamo <lovutl passare a una seconda più vasta, e da questa a quella spinosa 1 arclua, colossale di una modificazione ab imis degli organici, Intesa nel senso che la carriera dei funzionari non dipenda dalla vita o dalla morte dei loro colleghi più anziani, ma possa unicamente basarsi, come nelle aziende privo.te , sul loro merito. Nè con ciò è esaurita la serie delle radiCtlli innova– zioni che si renderebbero indispensabili per riuglova• nire anche di poco l'organismo burocratico. Se le pratiche non si possono accorciaro senza sem– plificare la gerarcbta; so la gerarchia non si può mo– dificare senza rivoluzionare gli organici; è anche vero che la rivoluzione dogli organici uon basterebbe a- sa• narc il male dell'elefantiasi, da cui ò affetta la buro– crazia. Infatti Il maggior aumento noi numero degli im• piegati non è prodotto dalla creazione nrtiflciale degli Urflci ratta da chi ha interesse a salire. Il maggior au– mento è determinato dalla poca utilità. che prestano molti dei funzionari In servizio, tal che alla deficienza della qualità è giuocoforza fttr rronte con l'esuberanza della quantità. li potere, che ba ogni direttore di una azienda privata, di disporre dei suoi dipendenti, di assumerli, premiarli, castigarli o licenziarli come e quando crede meglio, manca affatto ai Capiservizio della pubblica Amministrazione. Essi hanno gli impiegati che hanno, e, non solo non possono <listarsene quando siano cattivi, ma non possono nemmeno applicare la menoma censura all'ultimo degli inservienti 1 senza attenersi scru– polosamente allo complicato norme del Regolamento, ed O:jSOrvnrne rigorosamente la procedura, so non vogliono voclorsi cascare tra capo e collo tanto di ricorso al Con• siglio di Stato, che potrebbe turbare a lungo i loro sonni o compromettere la loro carriera. 1,: non è dotto che, se anche il pronedimento è giusto e regolare, l'in– tervento di un on. Deputato, che vede punito nell'inser• vionto un suo fido elottoro, o l'amico del cugino di un cognnto di un suo fldo elettore, non riesca egualmento a crChro dei grattacapi al funzionario severo. ,','icrebus stantibus, mo In saluta lei l'autorità. dei su– periori? Eisi non riesciranno mai ad ottenere che gli Impiegati 11egligentl racclano il loro dovere, e, se vor– ranno mandare avanti l'Ufflcio, dovranno rar continuf\ richiesta di nuovi runziouarì, che compensino con il loro lavoro il nessun lavoro di quegli altri. Il rimedio? 11 rimedio anche qui cl anrebbo. La libedìt o la responsabilità. al per3onale direttivo di scegliersi gli impiegati <lipendenti, o, quanto meno, la delimita• zione, per ogni funzionario, della propria sfera d'azione, nella quale debba rispondere assolutamente d'ogni suo atto. Ma eccoci giunti pian piano, di gradino in gradino, al nocciolo della questione burocratica. Dalla abbreviazione dello pratiche cl ò toccato salire alla sompliflcaziouo della gerarchia; dalla semplificazione ,lolla gerarchia alla modificazione degli organici; dalla modificazione dogli organici alla istituzione di quella responsab!ità individuale, la cui mancanza rendo oggi indispensabile (o qui torniamo da capo) il mettere tutto in carta, lo etablllre bene i J>recedenti, l'interpellare su ogni più piccola questiono quanti più Uffici o Corpi consultivi si può 1 il menare il can per l'aia, e via <licendo, insomma il fi\re <lell'azionda pubblica la più lenta, la più pesante, la più perditempo di tutte le aziende. E allora, di fronte a un simìle circolo vizioso, come fa l'amico Chantecle,· a sostenere che si possa rabber– ciare la baracca burocratica senza metter mano ai fon- <lamenti? PETER Auotrn. LA POLITICA MILITARE ED ESTERA IT LIANA Intorno alle speso militari vi ò una questione ammi-– nlstrativa e vi ò una questione politica; sostanzinlmento cliveree l'una dall'altra; ma che spesso si confondono. La prima riguarda l'impiego più o mono conveniente delle somme destinato alle armi, il rendimento di queste, le possibili economie, ecc. La seconda riguarda. !"oppor• tunità. e la convenienza degli armamenti. Si può quindi discutore se, a munirci di quella rorza che riteniamo necessaria, siano sufficienti, o Insufficienti, o superflue, date somme; ma ciò pre.11uppone che noi abbiamo già fissato quale forza a.rmata riteniamo neces– sario a\·ere; e questa è la questione politica i mentre la prima è In questiouo nmmiuistrativa; o su questa i dìs • sensi non possono vertere cbe su particolari tecnici, o sulla flducia da accordarsi alle amministrazioni attuali.

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