Critica Sociale - Anno XIX - n. 9 - 1 maggio 1909

CRITICA SOCIALE 137 giamenti quasi di sfida verso l'Austria e flore invettivo contro il Governo italiano per la sua. tropJ>a remissività. Accanto a solenni affermazioni del diritto di ogai na• zlone civile alla alla propria indipendenza ed unità politica, han tro,·ato posto atteggiamenti di protesta por la violazione di un trattato, come quello di Berlino, in– formato al più cinico disprezzo di quel supremo principio di giustizia internazionale; atteggiamenti di protestll veramente degni <li diplomatici d'antico stampo o di conservatori dei più restii. E si è invocata la santità dei trattati a favore della Turchia, ossìe. dell'antico op– pressore di provincie (la llosnia, l'Erzegovina, la Bulgaria, In Rumolla orientalo) in cui l'elemento turco o non esiste affatto (nelle due prime anche i musulmani sono slavi) o ò una quantità minima. Accanto a professioni di pacifismo ad ogni costo, si ò udito richiamare li Governo a un attegglamento plt1 energico e pretensioso di fronte all'Austria; e si udi– rono ,·oc!, isolate sì, ma punto tra,;curabili, esortanti quasi all'aggressione arimELta. Ora, tutto ciò deve essere chiarito o vagliato i e il còmpito di chiarire e vagliare non ò di questi o di quegli, non è di nessun papa nò di nessun concilio del socia– lismo; ma ò di tutti i socialisti seri e studiosi; e solo dalla libera e franca manifestazione che essi facciano delle loro iclee, e dalla discussione di questo, potrà, a poco a poco, scaturire un sistema, non diciamo di ve– rità, ma di opinioni meditate o ragionate, che siano di• rettiva al partito nel campo della politica internazionale. L'occasione di un tale dibattito si è intanto presen– tata: proflttiamone. Ora tanto più che, a fatti compiuti o quasi, si può, con maggior sicurezza e anche con mag• gior serenità e obbiettività, formarsi un giudizio esatto rlei ratti stessi. ... Nello svolgimento della questione bosniaco-erzegovi– nese due cose ben distinte sono da considerarai: il me– rito della questione stessa e il modo como si è svolto e risolto il conflitto. Tratteremo successivamente questi due punti diversi. Per giudicare in merito all'annessione della Bosnia-Er– zegovina compiuta dalla monarchia austro-ungarica, o che ha dato luogo nl conflitto colla Serbia e col Monte– negro, ò necessario anzitutto farsi questa domanda 1 che pochi si ranno: di quale nazionalità sono le popolazioni della Bosnia o dell'Erzegovina? che lingua parlano'? cho aspirazioni banno? che stato politico reclamano i loro interessi? Si è parlato dègll interessi della Serbia, del Monte– negro, della 'l'urchia, dell'Austria-Ungheria, dell'ltalia 1 dello slavismo, dell'equilibrio europeo 1 della santità dei f.rattatl e persino degli intere!:lsi del proletarinto; ma, e gli interessi della Bosnia e dell'Erzegovina? Per chi propugna la giustizia Internazionale sono proprio questi che devono venire In questione ben prima di tutti gli altri, cd avere il peso maggiore nella soluzione della questione. Prima che la Serbia, il Montenegro, l'Austria• Ungheria, l'Italia, l'Europa e il proletariato, i più inte– re&sati sono àppunto la Bosnia o l'Erzegovina. E, siccome l'interesse principale di un popolo, che sia solo una parte di una unzione, sta nel formare collo altre parti della nazione stessa un solo ::ltato nutonomo, bisogna vedere anzitutto di quale nazione fa.celano parte le popolazioni della Bosnia e delPgrzegovina. Queste due provincie sono abltate da serbi o da croati: i quali due popoli sono della stessa razza, ossia slavi meridionali, e parlano la stessa lingua, salvo lievi dif- ferenze di pronuncia, lingua detta appunto serbo-croata. :Xoo li distinguono e dividono so non la religione (cat– tolici i croati e ortodossi i sorbi), tradizioni politiche diverso e l'alfabeto (latino per i cronti e cirillico per I serbi). lla tali <Hfferenze non impAdirobbero ai eroatt e ai serbi di sentirsi, come sono 1 una sola nazione, so non li divldes!:le la politica dell'Austria; la quale, servendosi principalmente elci clero l'attollco, contrappone i croati, cattolici e dinastici, ai serl>i, ortodossi e miranti all'In– dipendenza. Ne è prova la. tragicommedia della congiura pansorba, che si sta ora svolgendo innanzi al tribunale di Zagabria. Se la parte plì1 incolta del rtue popoli è suscettibile di una tale contrapposizione, ratta a base di religioni, di alfabeti e di tradizioni polltlch~ diverse, la parto più colta sente bene che i serbi e I croati formano un'unica nazione; e aspira a formare di essa un solo Stato, nè pancroato nè panserbo, ma serbo-croato. Ciò posto, si devo concludere e stabillro anzitutto che la Bosnia e l'E:rzegovina, insieme cogli altri paesi abi– tati da serbi e da croati 1 debbono formare un solo Stato autonomo. La nazione serbo-croata ò invece rlivida e frazionata nelle più strano guise. Una piccola parto di essa forma i due Stati indipendenti di Serbia e del Montenegro; una parte, la Croazla-Slavonla, appartiene allo Stato ungherese 1 pur 1\\'endo una certa autonomia politica ab - bastanza ampia, una propria Dieta e un proprio Oo• verno; una parte, ossia le popolazioni sorbe ciel Banato di 'l'omesvar, appartiene senza autonomia n.l Regno <li Ungheria; una parte appartiene all'Austria, o cioè la Dalma1.la e le popolazioni croate dell'Jstrla; una parto abita Il paese contestato di J3osnia-Erzegovina 1 il cui assetto politico definitivo non ò ancora fissato; una parto, Infine, ò ancora appartenente alla 'furchia 1 e cioò il Sangiaccato di Novlbazar, flno al sud di Mitrovitza. Ecco l'iufeliciesimo stato di questa nazione, oppressa per la. sua massima parte da tre dominatori stranieri: l'Austria, l'Ungheria e la Turchia. Xon ò quindi questione se la Bosnia-Erzegovina debba appartenere alla )lonarchia austro•ungarica, o alla •rur• cbia, o al duo Stati serbi indipendenti; ma questi duo Stati, e Insieme la Bosnia e 111'Jrzogovina,e gli altri paesi serbi e croati che ranno partedelPAustria 1 dell'Ungheria e della Turchia, debbono costituire un eolo Stato auto– nomOj del quale dovrebbe rar parto anche quell'altra frazione più settentrionale della razza slavo-meridionale costituita dagli Sloveni, che fronteggiano gli italiani nel Friuli austriaco o nel territorio di Trieste, che abitano parte dell'Istria, la Carniola e la Stiria meridionale. Questo piccolo popolo slavo 1 chiuso fra i croati, i tedeschi e gli italiani, parla un dialetto slavo affino al serbo• croato; o, non potendo pretendere di essere una nazione, nè di costituire anch'esso un piccolo Staterello autonomo, dovrebbe unirei col croati e coi serbi per costituire un grande Stato s !a.vo- illirico autonomo, Ma quest'autonomia non dovrebbe spingersi fino alla indi1>endenza assoluta; perchò basta osserva.Te la carta della monarchia austro-ungarica per comprendere che un tale Stato slavo-illirico, il quale occuperebbe tutta la costa orientale dell'Adriatico, dal conflue italiano fluo all'Albania, dovrehbe invece, per molteplici ragioni, re• stare unito con un vincolo rederativo al Regno d'Un– gheria, che è il suo mnterlaud; e ciò tanto nell'Inte– resse dolio Stato alavo, quanto nell'interesse del Regno ungherese.

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