Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

04 CRITICA SOC[ALJ<l In via rla.ssunllva si può pertanto affermare che la Rfera d'Influenza dol Sindacai.o proressionale operaio si estendo lungo tre ll11ee,che hanno un punto di contatto comune. Le tre linee sono la determinazione del salario, la riduzione dell'orario, l'aumento della capacità. giuri– dica del locatore d'opero nella btipulaziooe del contratto di lavoro; li punto di convergenza è dato dalla perso– nalità dell'operato, ohe lu tal modo si eleva, si educa e si perrezlona. Tutte lo altro funzioni, che si riscontrano negli statut\ dello rJeghe, o sono mezzi escogitati per aumentare la capacità di resistenza. e la rorza di coesione dei soci, o sono Hnalltà accessorio che potrebbero essere perseguite da altro istituzioni, o sono senz'altro Idealità utopistiche e rtannoso all'avvenire stesiO delle Unioni di mestiere. Uno ecOJ>O utoplatloo e dannoso (se si trattasse di tra– durlo In pratica) sarebbe quello, ad esempio, caldeggiato dal sindacalisti rivoluzlonart, i quali vorrebbero che i Sindacati operai non foitsero !IOloorganismi di elev1u1ione o di difesa del l!'voratore, mn contemporaneamente as– sumessero anche funzioni lntraprenditrici e si trasfor– mtuaero In associazioni di produzione. L'Unione di me– stiere - 011sorvaglualamonte Hernsteiu - ha lo scopo di proteggere gli operai come rattori di produzione, non quello di trnsformarll dirottamento in imprenditori. L'un c6mpllo co11trn<1ta ll'altro, e Il pensiero di congiungere le duo funzioni diversissime appartiene all'infanzia del movimento operalo, non già al presente, e tanto meno all'uvonlre - corno vanno fantasticando i sindacalisti rlvoluzionart. Un'eeperienza di parecchi decenni ha mo– strato che l'Onlone di mestiere ha - come qualsia11i altro organismo sociale - confini larghi ma ben deli– mitati, che non devono essere varcati sotto pena di in– debolimento ed annientamento. I confini dei Sindaf"ati operai sono tanto vasti che, per non parlare che della Ger– mania e del lavoratori delle lndusirie, non è da visio– nari dire che In un tempo non molto lontano essi ab– bracceranno sei milioni di operai adulti; ma, affinchè sia compiuta tulta questa (ligantesca trajettori1:1 1 è ne• cessarlo che le Gni·.-,·l.'schaften non si allontanino dalla direttiva fln qui seguita, non assumano funzioni che sono ripugnanti alla loro indole protettiva, e sopratutto non tra8curlno gll scopi tll tutela - in cui riescono a magnifici succes:11- per metamorfosarsi in Associazioni o In Cooperntive di produzione. Ciò scgnorehbo la loro paralisi, se non il loro falli– mento. Uernstoln non dice proprio cosl 1 ma tale è Il senso eho ai leggo tra lo righe dell'ultima parte del suo articolo, nl qunlo J>IOnamontoaderiamo. e. m. Le classi ·uw<lle. La questiono della concentrazione della ricchezza e della conseguente sparizione dei medi ceti è ben lontana dall'oesero risolta. Secondo I rappresentanti del marxismo ort-odosso, e se– conlio l'avviso anche di qualche economista borghue(ad es. il Wagner), la concentrazione delle ricchezze non si potrebbo in alcun modo contestare. A.Uri in,•ece crede che la distribuzione delle ricchezze vada facendosi sempre pi~ uniforme (es. Il Oiffeu 1 l'Jluncke, ecc.); altri ancora (come Il Pareto) ritiene che la distribuzione presenti una curva costante e che, riguardo al patrimonio e al red– dito perBonale 1 vi eleao oa-gl le stesse dh•ergenze come al tempi di Pericle o di Marco Aotooio. Se dobbiamo dare RSCOlto llilO Investigazioni più re– centi In materia, paro che, almeno noi paesi a progre– dita evoluzione Industrialo, una certa concentrazione sia Innegabile. Questa constatazione ,·iene contemporanea– monto fatta, con diversissimi metodi d 1 indagine 1 Ja due studiosi di cose economiche e sociali nel fascicolo di gennaio 1000 del Gior11ale degli Eco,iomisti. Il dott. Corrado Olul, In un pregevole studio demo– grafico imi diverso nocroselmento delle classi sociali, dopo accurate rllovazlonl statistiche, giunge alla con– clusione oh~ la ricchezza ò andata effettivamente con– centrandosi lt1 Jnghllterra, hJ Prussia, in Sassonia, in Norvegia o noi :Mll'lsn.ehusseth. Agll stessi risultati approda il prof . .Micheb, princi– palmente por quel che riguarda la Germania, ove la grande Industria In que.'Jtl ultimi lustri ha fatto addirit– tura strage di artigiani o di piccoli imprenditori. Essa ormai pr~vale sulla media e sulla piccola industria nelle lndu<;trle chimiche, nello metallurgiche, nelle tessili, nell'lndu11trla della carta. delle macchine e degli stru– menti. Ila fatto proicressi nell'industria edilizia ed è quasi del tutto monopolizzata l'industria delle miniere. La piccola lndu;ilrla ba Invece una certa ,•italità nel– l'industria del vestiario e tra i barbieri, decoratori, cal– zolai,spazzacamlnl,orologial e rabbri; in genere ovunque il lavoro si presenta sotto forma di gusto inrtividualo e di abiliti\ personale. La Alatif;itlcadel Michel8, fondata sui dati recentissimi del 1907 1 ò anche lmportanle perchè dimostra come la concentrazione capitalistica in Oermania stia gradual– mente eopprlmoodo l'Istituzione del patro11ato indipen– dente, di quella classe di liberi imprenditori che sempre ba servito di ba~o alla scuola economica liberale ed indlvldualh1tloa per lo sue costruzioni ideologiche e per le sue difeso do\Pattuale ordinamento sociale. Nella Oermnnia attluilo si contano non meno di 5061 Società. per azioni ri11ultantl dalla fusione e dalla distruzione di mll:{llala di proprietari indipendenti. Il capitale lm– peraonalo elimina o spotisessa il capitale personale, o nuovi rapporti si vanno creando tra i fattori umani della pro1\11zlone. Un fenomeno caratteristico di queste grandiosa tra– s(ormMlono lndu11trlato ò che la spl\rizione degli antichi me lì ootl ò accompagnata dal sorgere di un ,iuoro etto mt'fllo ohe, sotto certi a<ipcttl, sene da cuscinetto tra l grandi lm1>ronditorl e gli operai propriamente detti, e impedisce che al verifichi ln tutta la eua crudezza 11 ratto pronosticato dal Marx, per cui la ricchezza sarebbe fatahnento spinta al due punti opposti dell'use sociale. Que,to nuovo ceto medio (rappresentato principalmente daf,rli Impiegati di stnbllimentt, dai capi-tecnici, capi– operai, ecc.) è meno numeroso dell'antico e forma un aggregato as'4al poeo omogeneo, i 11 cui si ritrovano tutte le <ifumature Intermedie tra la piccola borghesia e la bor1rhesla alta. Nella hurocrazia industriale, come in quP.lla statale, noi pos11lamoritrovare il piccolo trar:et a 1200, 1~. 2000 lire all'anno, e gli alti funzionari. cbe, come I rllreUorl della Casa Krupp, pas:1000 percepire stiDendt di 50 mila franchi all'anno. 'l'uttavla la l(rande magvlorauza degli impiegati in– dui1triall ha di comune queste due cose cogii operai SA.tarlati: 1• la dipendenza dal capitate; 2a la. quasi lm– posslbilltfl. di arrivare alla qualità sociale di proprietari di azienda. Ond 1 ò che nel nuovo ooto medio tedesco (esclusi i gros bow1ets) sl sono cli recente manifestate tendenze antica• pltallstlche 1 elle fì11ora fummo soliti osservare solo nelle fala11gl proletario, Por non citare che un esempio, la • Dega deglt hnpiegati tecnici dell'industria ha formulato un programma. nel Quale trovansi gli stessi postulati di riforma sociale ohe rormano il nocciolo dei desiderati del partiti socialisti, come l'assicurazione obbligatoria dolio Stato per la \ 1 eccbla\a e l'invalidità; l'istituzione di Casso per lo vedove o per gli orfani; la fissazione per le1rgedell'orario massimo; l'abolizione della clausola di concorreozh lm1•osta &(lii Impiegati degli industriali per aeslcurarel la 1>roprietaìdel costdetti segreti di fab– brica; Il diritto alln proprietà legale delle invenzioni i Jlletltuzlone di probiviri misti per decidere sulle que– stioni del licenziamenti, ecc., ecc. Sono rlvendlculoni che trovano il loro addenlellato in quelle del salariati e che, nel mentre dimostri:1.no la ~rande complessità della lolla di classe, po ssono se r– vire di guida al partiti rinnovatori e insegnar loro su quali forze (In agf{iunta a quelle già cote e più appa• rlsc,.ntl) debbano contare perchò i loro sfl.)rzi ottengano il plì1 fruttuoso dei risultati. e. m. ... O. MA1wiu:!mn: Ui11tolleran:a. - Torino, Bocca, 1900, pngl ne 2GG. Il dogmatismo, os~erva Il Marchesini, è una tendenza !ll)Ontauoa rlolltl coscienza, alla quale ogni dato singolo sl Imp one c ome un imporativo categorico: ciò che è è. Ma na-tco dn.ll' a.ttribulro a.I proce~so di sistemazione dei dstl eosoloutl quell'assolutezza, ohe è natL1rale e legittima solo per I dati singoli, o d"l confondere il cnmpo del eontlnrnnto con quello della ragione, il dominio della fede con quello della scienza. QL1iodll'iotolleranza, ten– denza naturale del carattere e della pereonalità (e dalla quale la tolleranza risulti come necessità sociale, quasi

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