Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

CR[TJCA SOCfALf: 95 risultato dell'interferenza <lolle intolleranze singole), è costituita dalla pretesa di attribuire un carattere di universalità assoluta, di validità oggettiva e necessaria, a quelle forme di coscienza, che troppo spesso o in troppo gran parte hanno invece i caratteri della sog– gettività individuale o della relatività contingente. Pretesa, questa, intrinseca della fede religiosa,in quanto è concepita come principio di salute spirituale per tutti 1 e quindi come dovere - anzi che diritto - da imporre anche ai riluttanti (compelle i11trare); quasi rosse sup• ponibile una adesione della coscienza 1 sempre libera nella sua intimità, a ciò che viene imposto, o si potesst: attribuire va.lor morale a una finzione esterna di os– sequenza. Ma può la fede attribuirsi un carattere d! verità as 4 soluta? Qui è la qulstione del rapporto tra certezza soggettiva e oggettiva. Vorrebl.>ero i pragmatisti ridurre ogni forma di certezza a verità soggettiva, di sentimento, escludendo ogni verità obbiettiva, di ragione. 11pragma– tismo si presenta per un lato in opposizione al dogma– tismo della chiesa.: ò l'affermazione della soggettività individuale della redo, del diritti della coscienza singola, là dovo la chiesa tende ad Imporro a tutte le coscienze quella speclale forma di fede che a lei è propria. Ma ad entrambl è comune una certa intolleranza contro la ragione e la logica o le loro esigenze di critica ed ob– biettività. del vero. Se non che questa intolleranza della chiesa cela i1 1 sè un cumulo di contrnddizioni. La ragione deve opera.re nel riconoscere il vero della fede, ma far atto di ri– nuncia di fronte all'autorità per ciò che è diritto di critica; deve dirigere il sentimento verso la fede, ma ritrarsi di fronte ad esso 1 aft'ermando la propr_ia incapa– cità e limitazione. La rede, come ideale, come dover essere assoluto, si oppone alla realtà e all'e,serc del pensiero. Ma qui os– serva il Marcihesinl che questi due termini di reale e ideale possono ap1>arlre assolutamente antitetici, incon– ciliabill ecl esclusivi l'uno dell'altro, solo quando si as– sumano come fissi e rigidamente chiu~i in sè. Ora, questa forma di penslero 1 che vede la cosri morta al luogo del processo t•ifale, e che l'llegel chiamava ,mtafi11ica, non è ammesila dal Marchesini, la cui posizione richiama (e forse il ravvicinamento parrà strano a pit1 d'uno) quella dello stE,~soHegel contro l'astratto Solle,i kantiano, che il Marchedini pure combatte nel cap. IV del suo libro. La unità del razionalo e del reale anche qui vien data dal concepire entrambi i termini come processo storico. Per ogni momento storico, secondo i concetti svolti dal Marchesini, è ra1.ionale ciò che ò reale, ma. ciò non toglie il diritto dell'ideale ad attuarsi, quanrto esso fiCa– turlsca dalla realtà stessa (pagi11e 61 4 64). L'idealità e il dovere non sono con la realtà e l'attualità in opposi 4 zione logica e statica: 1o se cosl fosse, non potrebbero "diventare termino e contenuto di vita"" Essi dl)vooo emergere dalla realtà come momento nuovo, Auccc..,sivo: in un rapporto cioè dialettico o dinamico 1 che costituisca il moviment.o della vita nella storia degli individui e delle società (75-77). Invece la religione (e qui il Marcbe!lini si accosta a quel <liscepo\o doll'Hegcl_, il Feuerbach 1 che giunse nella sca fllosofta a un posithlsmo simile al Comtiaoo) opera tra i due termini una separazione assoluta. Secondo l'espressione usata aocha dal Marx nelle sue note sul Feuerbach, la religione è una auto-alienazione (Selbsteut– fremd1mg) dell'uomo; tende, per cos1 dire, a disumaniz– ·zare l'umanità, a separare assolutamente l'ideale (og– gettivato in dio) dalla realtà dell'uomo, considerata in inconciliabile divergenza da esso. E di qui due conse– guenze derivano: l'Incapacità. di comprendere (e anche di ammettere) il progresso dell'uomo verso la verità e il bene, e Pintolleranza. .Mentre l'ideale, separato del tutto dalla realtà, perde ogni attività e possibilità di esser principio di praxis, la convinzione di avere In quell'Ideale l'assoluto preclude la via della tolleranza. Il richiamo di queste teorie del ~•euerl.Hi.ch ci fa meglio intendere la conclusione, cui porvione il Marchesini, che alla scienza si deve chiedere la soluzione del problema dell'intolleranza, In quanto la formazione progressiva delle idealità e Il progressivo cammino della realtà verso di esse appaiono alla scienza come processi sto– rici (71-83). La personalità. reale e le sue tendenze ideali sono formazioni naturali ohe si van facendo concrete nell'in– dividuar11i. Se pertanto l'essenza della religione è data, come pensava il Feuerbach, dai bisogni comuni all'uomo, la fede però, individuandosi in ogni perdonalità, va sog– getta a quel differe11ziamento 1 che è proprio della per– sonalità. concreta, intesa appunto quale formazione na– turale. Differenziamento ohe ò 1o la causa psicologica dell'intolleranza; ma è anche un argomento razionale contro di essa 11 (147). La scienza, dunque, in quanto dottrina dello spirito, reca in sò il principio della tolleranza e del rispetto della libertà. Ma qui appare un altro grave lato del problema: quello pili propriamente pratico. La coscienza non può ricevere libertà ohe da se stessa: ma, a formare in essa questo principio di attività autonoma, come de,·e spiegarsi l'opera rlella educnziono? Quale rtev'essere, a questo flue, Jlazione ,101111. Società e dello Stato sopra i singoli? ~eco I problemi strettu.mente connessi dei rapporti tra morale e rcllgiono, tra chiesa. e Stato, che vengono a porsi nell'attuale momento storico nella questione della laicità della scuola. U Marchesini discute ampiamente questi problemi (cap. Vl e VJJ), mostrando la superiorità. e l'indipen– donza delPe\emento etico di fronte al religioso: col– PIIOffding richiama la distinzione del .Feuerbncb tra il principio della redo o quello dell'amore. Il sentimeuto dell'amore è umano prima d'esser divino: la religione, cioè, non croa. ma si MSimila i principt morali, che non ricevono da essa Il proprio valore, ma ad essa lo con– feriscono quando le siano uniti. Per contro, al principio di coazione (ohe la chieila vuol trarre sia dall'assolu 4 tezza della fede, sia dal fatto che nell'educazione morale l'autorità precede 111persuasione, l'eteronomia forma l'autonomia) si oppone il concetto pedagogico fonda– mentale dell'nltertsse. Ogni floalità può esser viva ed attiva solo quando corrisponda alle tendenze naturali della coscienza soggettiva e vi acquisti un dominio reale. Contro l1lntellettualis1110 dell'Herbart 1 che si riallaccia all'idealo kautlauo, si uotrebhe anche qui ricordare ciò che scriveva l'llegol (1;;11ciclop. ~ 475): 11 niente viene in atto senza interesse .,ì e l'lnteresile sta io ciò, che il soggetto e!Jplica nell'azione la individualità e attività Rua " Viene contrapposto agli impulsi e alle passioni 1o il dovere per il dovere; ma l'Impulso e la passione 1o non sono altro che la vitalità del soggetto 1 secondo u. cui è esso stesso nel suo scopo e nell'esecuzione del 11 suo scopo "' L'idealismo qui si Incontra col positivismo nel rico– noscere, secondo l'espressione del Marchesini, che l'in– teresse ideale non si ere~, ma si rei11feyra sulle basi della natura dell'lndlvilluo. Ora, ciò esclude ogni utilità (e quindi ogni legittimità) della coazione. L'educazione deve dlrigero cd aiutare, non costringere, se vuol avere un'l'fflcacia morale: nell'eteronomia deve cercare solo il mezzo allo sviluppo dell'autonomia, non il fine per se stesso, come fa la religione. L'educazione morale vera converge I suol sforzi alla liberazione dell'individuo dalla obbedienza passiva formando in lui un principio autonomo di attività. morale; la fede dogmatica esige l'obbedienza cieca, la soggezione come stato deftoith'o e permanente. Xè può concepirsi teologia o sentimento religioso che non ~iano dogmatici e non tendano quindi nell1educa– zione ad un'azione costrittiva. Quindi lo Stato, in quanto compie le funzioni educative, deve sentire la necessità di non lasciarle trasformare in opera di compressione delle coscienze, ,11 Impedimento allo sviluppo morale spontaneo della personalità. Docente o discente, possa ognuno, che crede sinceramente, affermare la propria fede 1 ma non possa imporla dogmaticamente agli altri: nell'attaccamento alla redo sua nessuno dimentichi la legittimità della fede altrui, anche so opposta alla pro1>ria. Contro il fanatismo iutolleraute si promuo,•a la larghezza dello spirito per mezzo della fllosofta e del pensiero teoretico da unn parte, del sentimento naturale umano dall'altra, che si ijpociflca nel rispetto e nel– l'amoro. Quella combattività pertanto, che il :Marchesini ri– tiene Inerente all'ufltcio educativo dello Stato, si esplica in una aziono contraria a quella che la chiesa tende a svolgere. Il sentimento mwrno ,;;opra il religioso, la li– bertà di coscienza contro \'intolleranza dogmatica non si promuovono so non da uuo stato laico, in una scuola

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