Critica Sociale - Anno XIX - n. 5-6 - 1-16 marzo 1909

CRITICA SOCIALE 81 almeno sei lire per una visita, e dove una mo– desta gita in vettura pubblica vi costa un occhio del caµo. E non è tutto qui. Una seconda ragione che au– menta il lavoro a domicilio è <l1 carattere schiet– tameule economico, senza aver a che fare col pu– dore sullodato. I grandi commercianti e gli indu– striali hanno compreso che talune lavorazioni, le quali non necessitano gli impianti macchinari di uno stal.Jilimeuto industriale, e possono venire ese– guite a domicilio, offrono un margine di guada~no assai maggiore allorquando sono eseguite senza il peso d1 un impianto collettivo a carico dell'indu– striale. Erl ecco i produttori stessi spingere al lavoro <lome::itico,che diminuisce euormemenle le spese industriali, che è ben controllabile quantitativa– mente, e che è sempre accetto ai lavoratori _più timidi. 8ovratntto quan<lo la concorrenza si fa molto sentire, l'industriale spinge il lavoro per questa via: scemano le spese cli locali, di illuminazione, di amministrazione e diminuiscono le responsabi• lità. legali verso gli operai. Inoltre, le coalizioni economiche di questi operai che lavorano a domi– cilio <liventauo più difficili (anche da noi si ha esempio in taluni gruppi di lavoratori di uu tal fatto: ricordo talune categorie di operai addetti a forniture di vestiario militare e molti gruppi di lavoratori ombrellai), e insensibilmeute l'imlustriale trova un ausiliario grande, per la sua lotta econo– mica, nella forma stessa clell1indu:stria. A spingere il lavoro a domicilio si aggiungono ancora altri ratt.ori secondari. QuaHdo si introduce in una zona, l'intlustrialismo colla lavorazione a macchiua, per lungo tempo si ba una certa. rea– zione contro la macchina stessa. Così, in zone ove fioriscono i grautli stabilimenti per le ar~i tessili, continuano ancora i telai famigliari; e nelle zone dei maestosi impianti pel candeggio e per la tin– toria si moltiplicano i piccoli impianti domestici, che iu più d'un caso accettano lavoro dalle grandi industrie. Per necessità ecouomica queste irnlu– strie famigliari, lente nell'opern, imperfette nel– l'impiauto tecnico, non hanno, per sostenere la concorrenza, se non un mezzo: la diminuzione del prezzo di mano d'opera. Ho raccolto in Piemonte alcuni dati snlla lavo– razione <lei grossi chiodi per scarpe alpine. Oggidì la lavorazione è fatta quasi per intero a macchina: con una piccola macchina si fanno anche 10.000 chiodi al giorno. Ciò non ostante sopravvive - ed è un vero cont1·osenso morale - anche la lavora– zione a domicilio, fatta per conto di taluni incet– tatori. Le famiglie dei vecchi fabbricauti domestici <li cbiotli non hanno cuore o cervello per abban– donare una lavorazione tra(lizionale e fabbricano chiodi ricevendo come compenso J,. 4 per no mi– riagramma di chiodi (3GOOchiodi), ecl è molto se uu abilissimo operaio fa in 10 ore 2000 chiodi!! Ma, se sono curiosi e gravi e inverosimili i con– trosensi economici, sono gravissimi i danni igie– nici. :relle città popolose ~a lavoratrice a domicilio: nou protetta dalla legge, sfuggente ai controlli delle ispezioni, è ri1lotta a diminuire, collo stru– mentario di lavoro, colla merce in lavorazione, colle scatole e cogli involti, uno spazio che ò già per se stesso ridotto ai miuim\ termini. Se appena appe11a la lavoratrice a cottimo per co11to del commerniante o dell'industriale ò intelligente, si poue a esercitare a sua volta uu piccolo, triste sfruttamento, cercanrlo poche lavoratrici, che ve1·– rauno a accumularsi nella stamberg-a ... riclenrlosi dei 15 mc. che le leggi sul lavoro domandano quasi ovunque, per ogni operaio, negli amliienti di lavoro. In una inchiesta privata a Bologna (1907) per l'allargamento di via Cla.\"ature, ho visto, in una stiinza di 14 mq. di superficie, ben 7 lavora– trici, accll.panate da una sottoimprenditrice della industria domestica. E gli esempi possono molti– plicarsi all 1 infinito, e basta scorrere i rapporti di cui si è fu .. tto cenno, per accertarsi delle perenni violazioui che, alle leggi fisiolu~iche e anche a quelle scritte, porta il lavoro a domicilio. E non parlo della distribuzione del lavoro e degli orali! Lo sfruttamento, fondl\to sulPig-noranza e sulla discrezione di operai e più spesso di ope• raie disgraziate, isolate e timoro5'!e 1 assume qualche volta aspetto iurlegno. Le cucitrici e le ricama– trici a domicilio debbono compensare colle ore di lavoro le esigenze economiche della concorrenza! E vi riescono seguendo un regime di affamameuto e di rovina fisiologica. Da un lato ci si sforza di disciplinare il lavoro con leggi che regolino L'orario e i! riposo settima– nale; ed ecco, dall.'altro lato, il lavoro a <lomicilio che, dietro alle barri~re clel!a inviolabilità del do– micilio privato, si ride di tutte le presorizioni della collettività, e le viola perennemente. J.,a difesa. :iOCiale contro il peri<'olo non è sem– plice, per la. natura stessa di questo pericolo; e le preoccupazioni di non violare i diritti fondamentali del cittadino rendono imbarazzante il suggerire difese efficaci. In molti paesi souo sorte Leghe - con caratteri vari, da quelle tipicamente operaie a quelle con aspetto filantropico - destinate a ridurre i danni cli questa lavorazione . .l'iia,a parte l'opel'a di edu– cazione e di organizzazione di questi operai e so– vratutto di queste operaie, qualche cosa può essere fatto anche, legalmente. Una prima misura di qualche efficacia consiste nell'obbligare i proprie– tari, che esercitano industrie o commerci pei quali è frequente la forma di lavoro a domicilio, d1 te– nere a disposizione dell'autorità (ove esistono gli Ispettori ciel lavoro, l'autorità interessata in ma• teria e rappresentata da essi) l'elenco e gli indi– rizzi delle persone cui vengono aifldati lavori a tlomicilio, cou tutte le in<lica;r,ioni che si riferi– scono al lavoro (quantità, prezzi unitari delle mer– cedi, ecc.). Inoltre, siccome una delle forme comunissime di lavo ro a domicilio è quella nella quale Fìndu– stria.le (si comprende come ciò valga per piccole industr ie, nelle quali si deve ancora dare una certa parte al lavoro indivirluale), a. giornalii:\ finita, con• segna all'operaio una certa quantità di lavoro da terminare a casa, si deve vietare, per legge o per regolamento con valore <li legge, la consegna di la.voro eh\ eseguirsi a domicilio. Oggi tanto più ciò int~ressa, in qLrnuto questa forma di lavoro a do– micilio può diventare una menzognera arte per eludere in parte la legge sul l'iposo festivo. Con queste armi: 1° elenco obbligatorio ,H co– loro cui si affida lavoro a domicilio, e 2° divieto agli industriali di dare lavoro a domicilio a coloro che appartengono all1industria. organizzata, non si deve ancora sperare in una guarigione completa di questa lagrimevole piaga. :'ifo. è l'mizio di una campagna legale che può essere efficace; non sari~ difficile integrarla co11 provvide misure di cuba– tura, illuminazione, ecc., dei locali che ~ervono per almeno 3 persone, riducendo così in condizioni di impossibilitl\ materiale molte lavorazioni. Al. resto penseranno poi coloro che sono più di– rettamPnte interessa.ti: il lavoro a domicilio cela la concorren za la più scellern.ta al lavoro tecnica– mente bene organizzat o, e I è una minaccia kru– mirica per talune categorie di operai. Se possiamo tollerarlo per lavori eccezionali (vu.lgano per tutti

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