Critica Sociale - Anno XIX - n. 3 - 1 febbraio 1909

CRITICA SOCIALE 37 Noi siam.o p,·esi cla 1tna rnanla di autoc1•itica, stiamo pe,· clire di aiilodemolizione. Gli avve1·sari ·ne p,·o/iltano, natiwatniente. L'attr·o gio1·no Ruini vedeva non so che pe1•icoli di (e1Tismo in 1·itanio: la Perseveranza vi 1·icmnava itna specie di nostra confessione ,ti bancal'Otta. Avevamo avvertito tut– tavia che Ruini, in questo punto alm.eno, vedeva assai troppo fosco.Poi t>antatt:oni ci accusò clinon po1 Te le nostre Banche a sei ·vizio dei terreniotati. Non ci disse - si dimenticò - queste nost,·e Ban– che dove stanno di casa. Ie1•i De nti De Mw·co ci attdbuica di aver creato noi la mollezza deUrt bw·oc1·azia. Non abhiamo noi :;oxlenuto l'ese1'cizio cli Stato /è1Tociaho ? Quesle cose si a,cono snl sel'io dai sop1·acciò dell'econom,ia orlollossa. li il nost1·0 am,1co Cosalini ha qualche dubbio anche l'ui .... Voi Cavete letto e non vogliamo ,·tµeterto. Ebbene, no: questi esa11ii rii coscienza sono 1n·ov• vidi, questo fw·o1·e di siucerttà ac1·e e co1·aggiosa ha ce1·tamente del buono. loia uonse1·viamo la mi– sura! La burocrazia, pe1' esem,JJio, non cabbiamo creata noi; lo Stato IJo,-ghesenon è uscito dalle nost1·e viscere. Noi l'abbiarno trovato bello e fatto, e abbianio ce1·catocli cm·;·eggerlo. I 1·tvotuzionm·r ci gl'idano che sia1no niatti: che si co1·1·egge,1·0 vesciandolo. g lo1·0,atnieno, sono logici. Afa i 1·i– (01•misU? Certo, 1lpw·tilo socialista ha anc01·a ttn g1·osso pecr·ato di om,issione cla espta,·e. Un tempo tutto il socialisnw e1·a, si puO di1·e, c;•itica dei congegni della società esistente; 1·ice1·ca ed apologia di congegni diversi. Sape,·e se il co– m,unJsmo, che p1·omette di da1~ea ciascuno secondo i suoi Msoyni, e1·ap1·efe1•ibileo no al collettivisino, che corrvnisnrei ·ebbe.esattam,ente te me, ·cedi al la– vo; ·o,era affare di decisiva im,portanza. Come si sarebbe in avvenù•e sti1nolalo it lacoro? Anche la questione dei l1·apassi dal vecchio at n:uoi:o assetto sociale ci p1·endeva /huni d'inchiosl1·o .... Il 1rw1•0"ismo è balzato dentro e ha spazzato ·via, colle site (tJ1·midabiti g1·anate dialettiche, lutto questo w·zigogolio cli p1·ecisiont p1·ematiwe. La evoluzione sociale l1·ovava le sue vie fatalmente, al di sopra di ogni consapevole nosl1·a direttiva. E lutto e~·a questione di conl1'asto di (01'Ze. A che p1·0 1·fcostrun·e colla rnente, quando solo i fatti a vevano cli1·ilto di crem ·e la stol'ia ? Questa 1·eazione all'antico utopismo di tavolino 1·aooiunse il segno; rna, come accade ad ogni rea– zione, andò olt1·e. ln teol'ia non si contestava, ma in p1·atica si dim.enticava, che al di sotto della lotta pe1·mane la solidarietà, che la stol'ia, c01ne ta nal'lwa, non J)ì'ocetle ve1· saLti, e chè sem,J)J'e, in ogni pi·esente, v'è già un lembo di avveni1·e. Quando 1,itoniwmno su noi stessi ci avvedem,nw di questa veritri .... lapalissiana: che, it socialismo 1·isolvendosi in un grande se1•vi.zfo pvbblico, che deve assm·birli tutti su baseunilct1·ia democratica, occupm·si dei serrizi pÙbblici, pe1·1·i/01'mw·li, e1·a il suo p1·imo dOL'C1'C. Il sociati,mo positivo iniziò allora la sua 1n·o– paganda anche 1;•a gli agenti dello Stato. 1;<lovette (w· leva sui loi·o inte1·essi cli classe, e quindi an– che di categoha, come p1·inut s'e1·a /'allo sugli interessi ope1·ai. A quel m,odo che le p1·etesedei lai;01·ato1•ictell'indusl1·ta o,·ganizzatt sono la ('01·za propulsiva che spinge il capilalism,o ai p1·og1·essi e alle evolitzioni p1·ollromiche del socialisnw, il stniite doveva avveni1•e vet pe,·sonate degli i"(– (lct. Ce,·to, v'erano differenze cli 1·appol'Li e di nietoài: e si 11iise1·0 in luce, 1lfa v'e1·a questo di comune: che te lotte di classe e il m,igli01·a1nento di classe e,·ano. non fin.i, 1na mezzi. E soltanto pe1· questo m·ano rivolitzionari - anche in.con• sapevolmente e latvotta a 101·0dispetto. Ne ta vi·opaganda socialista si a,·1·est6, come sembra Casulini sospetti. a lusingm·e lep1·etese del personate. Anoi (ll lletto e p,·octamato, fin dalle pJ'im,e o,•e, che queste non erano che wn p1·imo scalino da sali1·e, il quale ben tosto ci am·ebbe gettati col naoa contro un mw·o. Che gli stessi Hlteriori miglio,·amenti degli oi·ganici non pote– 'Vano ottener•si scnzct una t;·as('o1·1nazione pi·o– (onda dei congegni, ima seniplifica::.ione e inlen· sifìcazione del lavo1·0, una riduzione nioneJ'ica, a1meno retalica, del J)ersonate, un ,·ectutam,ento di esso più selezionalo, unct soppre1Ssione spietalct dei vw·us:::;itismi, itna severa e({,,c11zione di CO· scienza JJi ·of'i:ssiona le, un più acuito senso di e/J'e.Uica 1·esponsaldlità, e1·c.,ecc. Queste cose - netta nost1·a p1·opa!landa - hanno tJià un nwt1·0 cli Ua1·ba. CeJ·to, è tempo che si scenda, dlllie ge- 1ie'J·atità ash·atte, ai pal'licolm'i SJ)eci(ici. E noi spe1'iamo che (!li stessi agenti dello Stato - nei lo1·0 Cong1·essi (ul'uri ~ aflì·onleranno ai·dila· mente tutta la questione. I postelegrafici, a,t ese,11- pio. hanno già com,incia lo. lt peccato d'omissione dei socialisti consiste in ci6: che non tutti i socialisti hanno capito : che pochi s'inoU1·aronQ su questa via. I sindacalisti 1·ivoluzion01·i schiattarono dalle 1·isate: si voleva rw·e ciel travet un rivotuzionaJ'io ! c'è cosa più buffa al nwndo? .I!,,' gli alt1·i 1 la piit pa,·te, 1·lrna– se1·0scettici o incunerentt. Ma non è la borghesia che ha cliJ'itto di ri1n– p1·ov<!1·a1·ci se non siamo andati acq,nli più scelto. Poichè essa rimase f'e,·ma, e i suoi teo,·ici iibeJ'isti von·ebbero retrocerte,~e a diriltiwa, vm·so lo Stato d'Hna volta, verso il medio eco. Noi abbiamo posto il p1·oblem,a, ne abbiamo illitstrato l'impo,,tanza) e abbianw almeno adombrato le vie della sua soluzione. Pe1·chè q?.testo clei pubblici se1·vizi - che il disastro recente ha cosi sinistramente illtt· niinato - è veram,ente og_qirnai il pl'Oblenia dei p,·oblemi. Non si può attende1·e ta 1·ivoluzione pe1· cominciare a 1·isolveJ'lo: perocchè averlo davvm·o 1'isollo.... sw·à ap1nmto ta 1•ivoluztone. Nor. CIÒ CHE Bl506HA PREPARARE Tutti i partiti aspettano le elezioni. Chi le teme e chi vorrebbe affrettarle. Ma è certo che, a pre– pararle, peusano soltanto il Governo e i preti. La democrazia italiaua - scansafatiche, ciarlona., ot• timista sempre - si limita a dire che le elezioni sono alla porta, e ma~ari tira l'oroscopo per preve– dere ..... l'imprevedibile. Ma chiertetele: "e se vi piombano addosso fra trenta giorni, siete pronti a batt:.ervi con uu disegno preciso?" - vi risponderà: " Confirliamo nel momento buono.',, La sapienza dei generali e dei capitani della Oemocrazia italiana sta tutta lì: il momento buono. Si rincorre l'illusione che un certo avvenimento politico - nazionale o internazionale - abbia la vir~ù di far vibrare) in uno scatto d'lndigaazione, di rivolta, di autigovernativismo, tutta l'anima del paese. Sono fole. Già, intanto, l1orientamento dello masse italiane, specialmente delle campagne, cui non giunge il sussurro del mondo politico delle grandi città, non è l'effetto <lella requisitoria ro– vente di un giornale o di un rliscorso appassionato cle!Pultim'ora. Nélle provincie - quanto dire in quattro quinti <l'Italia - le cose vanno piano, quanrio non stanno ferme. Partiti ed uomini sono valutati per quello che hanno fatto e che fanno. Poi, nelle borgate, il Governo esercita sempre \lll potere enorme, per mezzo dei suoi siuriaci 1 dei suol

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