Critica Sociale - Anno XIX - n. 3 - 1 febbraio 1909

CRITICA SOCIALE 47 l'amico Vivaate, osservt\.ndo il mio pensiero nel suo complesso e rinunciando al vantag~io che gli viene in questa uo~tra discussione da. quel non molto felice e nat'l.wate, vorrà. ammettere che il fondo rlella rnia idea. era questo: i socialisti del– l'Austria hanno batlato al sulo iutere::;se <tiretto della loro clas~e operaia, trascurando tutti gli a.Itri elementi del problema; e, presa questa via, e na– lt,1·ate che abbiano ag·ito in quel modo. Se M'es– sero dovuto tener couto degli altri elementi del problema, u.vrelibero dovuto sacrificare al dovere internazionalistn, piuttosto astratto 1 i loro interessi concreti: avrebbero dovuto mettersi ener~icamente contro il loro Governo, rintrnzianrlo maga.ria quel– l'ottima legge sulle assicun1zioni operaie, che essi sperano di condurre in porto durante la vita di questa Camera. Nc,n è niente affatto detto che, facendo gli in• teressi di 11t1 determinato g-rnppo prol'essio11ale o etnico di lavoratori, si faccia sempre del vero so– cialismo e internuzio11alismo. Un gruppo cli operai 1 che esige dal proprio Governo un privileg·io per i prodotti del suo lavoro a dauno dei consumatori, cioè degli altri operai, non fa del socialismo, fa. dell'egoismo corporativista. E un Partito socialista, che trova un monopolio crento dallu. borghesia del suo paese a favore diretto della borghesia stessa e in– diretto del proletariato, cioè a. <lauuo diretto di altre borghesie e indi ratto di altri proletariati: e sostiene questo monopolio contro ~li altri. o nwgari aiuta alia creazione <li nuovi mnnopolii, non fa opera internazionalista, e non ha nes~nn rlintto <li escla– mare, 4uan<lo il cielo si annebbia: "E' giunta l'ora dell'lnternazionAle ,.,. I socialisti dell'Austria, me~si nel bivio rli ve11er sacriflCl\ti gl'interes:,i propri o quelli rle~li altri, non si sono neanche domanclati se non c'era al– cuna transazione possibile, che rlividesse il male per metà: prima han fatto il loro iuteresse, la– scianrlo che il loro Governo lavorasse senza rli– sturbi; poi si sono ricorda.Li elio c'en,.vamo nuche noi; e si son messi a dire: "}~' giunta l'ora rlel– i'Internaziouale n· Quanto alla Serhia e al Monte– negro, un le}.l.'gero sorriso canzonatorio hasta. Eppure, se i socialisti dell'Austria avessero consi– derati non i soli intel'el:lsi prossimi 1 ma anche quelli un po' meno immediati delle stesse classi operaie dei loro paesi, si sarebbero opposti prima alla arrisehiata avventura del loro Governo e g11anle1·ebboro oggi con maggiore spirito di eituitit alle rlomaurle della Serbia e del Montenegro, anche indipendentemente rlalla pressione dell'ltalia. La trasfonoazione del– PAustria in uno Stato democratico feclende, afft:ll'– mata dal Pintito socialista austriaco nello storico Congresso <li Bru,rn e divinata cinquant'anni prima dal genio <li Carlo Cattaneo, o non ha nessnn senso, o vuol tlire ni, più ne meno che la fine del predominio hurocraLico, ecclesiastico. militare sui popoli <lell'Austria, l'abbarnlono di buona parte delle attuali funzioni di Stato ai Ring-oli !!ruppi nazionali autonorni ed e ,gua.li: vuol <lire insomma la espropriazione che cia scun p opolo farebbe a suo vantaggio <lei poteri dell'attuale casta dominante, cioè dell'Austria, mentre tutti si federerebbero libe• rameute in un nuovo Stato. - E A. questo risultato o primA. o poi certameut.e si a1Tiverà. l\fa ci si pnò arrivare prima e ci si può arrivare poi. E il solo mezzo che la burocra;,,ia civile, ecclesiastica. rntli• tare austriaca, abbia per ritardare !a sua fine, è lo spingersi a fomlo ne\l'avventl1ra halca11ica: con– quistare nuovi paesi ria trattare come la Bosnia, cointeressando borghesia e proletariato al mante– nimento di un ordinamento politico, il quale as– sicura monopolii ecouomici nei paesi conrtui51tati e moltipliea.ndo gl'impil3ghi ; rubando insomma, e in- vitando a rubare, e distraendo dietro alla rapina le cure <lei popoli dalle lotte sociali. Ogni passo, che l'Austrin farà verso Salonicco. !-larà nJJ arresto nello sviluppo democr.-itico interno dell'Austria; sa.rà . una 11uova arma data. Alla hurocnizia per mi– nacci are, lnsiugare e ricattare i µopoli; sarà una nuova rausa rii S0$petti e di rli~pnte fra questi popoli j sarà un 1movo inciampo all'asceusioue ◄lei proletariato. E il pt1.rtito socialista <lell'Au:,,;lria mal provvede ag-l'i11teress1 permanenti ciel proleta– riato, che esso rnppref,;enta, venclen<lo al suo Go• verno, per un piatto di leuti, la sua primogenitura. . .. " L'internazionalismo ha fatto, dunrtne, banca– rotta? Squillarono indarno all'umanità le sillabe fa.tidiche rlel Nanifesto (lei com.unisti? Lexa vou Aereuthal stritola CAr!o ~lurx? ,, - <lornanda, tur– bato nella sua limpida. fede di apostolo, l'Amico Viva.ute: e chi lo conosce, come lo conosco io 1 sa che scrivei.rlo " limpida fede tlì apostolo ,, io non faccio un'umplif-icazione e non dico una parola vana. E il dott. Vivante, che conosce me, sa che, se io fos:,i convinto della banc»rotta <lelrinternaziona– lismo, non esiterei per co11to mio a dichiararla e a fa.rmi scomunicare dagli ortodossi: non esiterei a relegare anc·he l'interunzioualismo fra gli 1.1 spet. tri dì idt•e n· Mt\ no: IJaucarotta l'internazionalismo non \'ha fatta. E non la farà, purchè noi sappiamo volere 11nel che dobbii\mo volere, e non cornmet• tiamo l'errore di confornlere il vero internaziona– lismo con quello che e appunto il suo "spetti-o 11 • In questa società meravigliosa.mente triste e me• ravi~lios:ameute bella, simile a nna ,lonna affati– cata e deificata dulia crhù snprema della materniti1, Og'ui giorno che passa stl:'ude e tesse nu nuovo filo della tela destinata ail avvolgere in un unico si– stema di c onvivenza il genere umano. La febbre u11i\'en •a.le del lavoro, la circolaxione mondiale <ielle ri cche z:r.e, delle persone, delle idee, una soli• <larietà g-euernle dello st'orr.o per la conquista del b enessere, u n coml111e desiderio di godere in pace la riccher.za l'itt,icosame nte conrtni::: :tAta., il 11rogTesso in ciascuno S tato ilei la democrar.ia che rende sem• pre più difficili !e pazzie dinastiche e le brutalirà militari, mille nnclei viventi e luminosi di nobili idee classiche, crist,iane e filosofiche penetrati a fiotti nella co~cienzn di tutti g-li uomini migliori, la promiscuità. di tutti gli int,eressi, l'orrore della violenza. e riel st1.ngue 1 la capacità. di preverlere gli effetti remoti funesti lii imprese immediatamente frur,tifere - tutte queste forze ci spingono, vo– lenti o nolenti, verso un sistema di unità pacifica internazionale. Ma. questo sistema pnò assumere due torme diverse: la telu. de~tinata a<l1\vvolgerci può essere per molti di noi custode cli vita o len– zuolo cli morte. Attraverso l'evoluzione storica passata, come nei confini <li ciascuuo Sts\.to si è formato un in:'l:ieme rli clas~i <lorninnnti e uu insiem~ di classi domi– nate, coi,;ì neirapporti iuternnzionali esi~tono 8tati più forti e St.ati più deboli: Stnti borghesi e Stati proletari. Le cn~te bnrocratico-militari prima, e le clas~i capitalistiche poi, hanno cercato ovunque di creare a vanta) .rgio proprio e a. <lanuo altrui mo– nopoli politici ed economici. E in questa ressa al• etmi hanno avuto fortuna; ma.. i più sono rimasti affamati. E i proletarì deg-\i Stati privilegiati, seb• beue non g-oda,110~e non le briciole tlei pri vileg-i con<1nistati clall'ag-!..!,'regatoet,11icoo politico, <li cui fa11110 parte, sono immnliatamente interessati al mantenimento (li questi privilegi. R il loro torna– conto personale li JlOrta continuamente a conside– rarsi eredi dei pri•ilegi che ht propria borghesia

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