Critica Sociale - Anno XIX - n. 2 - 16 gennaio 1909

24 CRITICASOCIALE ba? L'art. 13 preRcrive che il ì\fini..tro può: 1° dichi$1- rare l'illPgittimilà di ogni atto o provvedimento del– l'Ammini,,.trazione che sia contrarlo alle lei;rgi e ai re– golameutl; 2° sospendere momentaneamente, per gravi mofivi 1 e ancb.e negare l'esecutorietà. alle deliberazioni del Consiglio d'Amministrazione o ai provvedimenti della Direzione generale. Ora, nel primo caso, che è naturalmente il pili raro (l't1.rte <li ogni avveduta Amministrazione, come quella clei più scaltri criminali, sta nel saper rasentare la legge senza inca.pparvi), l'1uterveuto del Mini➔tro ha un'importanza relativa, hnto più che i singoli danneg– giati J)O~flono far valere le loro ragioni dinanzi al ma– gistrato ordinario o ricorrendo a!la giustizia ammini– strativa. Nel seconclo caso poi, in cui l'intervento del Minb1tro potrebbe essere salutare, e<iso è destinato a restar sulla carta, perchè, a meno che non si tratti di motivi politici (e tra questi, ben s'intende, vanno in prima ftla, non quelli che interessano la polis, ma quelli che riguardano il Governo e i suoi accoliti), quali altre ragioni possono spi11gere il Ministro a ,·alersi d 1 uua facoltà co~ì grave? li Ministro, digiuno, come la massima .parte dei nostri Ministri, di nozioni tecniche, ignaro deH'anrtamento quo• tidiano dell'azienda, estraneo al Consiglio d'Amminh1tra. zione ove si dibattono e si risolvono le questioni più vitali, in comunicazione col solo Direttore generale, come gli impone l'ultimo comma dell'art. 7 1 che può sapere, che può capire della reale importanza dei provvedimenti disposti dalle Amministrazioni, e con qua.le coscienza e sicurezza può mettervi il veto? Novantanove volte su cento egli accetterà per buone lo ragioni addotte dal Direttore generale, anche per non destarne la suscetti– bilità e non furseno un nemico. Perchè i giornali ufficiosi, che oggi decantano l'ar– monia esistente fra Ministro e Direttore generale, Hngooo d'ignorare che essa. non è tanto il ri-mltato dì una per– fetta. comunanza di idee, quanto la conseguenza artifi– ciale di tutto un ordina.mento sbagliato. Il Ministro, nnchè non si decide a licenziare il Diret– tore - e certamente non può farlo che in casi estremi e quando sia ben sicuro di tro,·aroe uno migliore, il che non è facile - ha tutto l'interesse a teuerselo buono, comunque vadano le cose. Il Direttore può ben fare a meno del Ministro, ma. il Ministro non può pre~cindero dal Direttore, il q11a.le è l'unico anello di congiunzibne che lo tenga unito all 1 Amministrazi1rne ferroviaria, ed è l'unico funzionario da cui pos9a e~sere lnformato o htruito sull'andamento dell'azienda. Senza 1 1 8.iuto di lui, senza la sua imbeccata, egli non potrebbe nemmeno esercitare le proprie funzioni dinanzi al Parlamento, siccbè po~– siamo ben dire che il Ministro non è il Ministro ma il D!rcttore. Senza portafogli, è vero, ma. in compenso con uno stipendio più elevato; il che - non si creda! - ha pure un certo valore! A ingarbugliar maggiormente la matassa - e pur Ja. sciando da parte il pasticcio delle Direzioni Comparti– mentali, in cui i vari Uffici non dipendono dal Ca.po compartimento ma dai Servizi centrali - esiste anche - obi se no ricor<lava? - una Commissione parlamentare permanente di vigilanza, istituita dall'art. 72 e seguenti della legge, con l'incarico di " vigilare sull'andamento dell'amministrazione e clell'azie1vla ferroviaria, e di se– gnalarne al Parlamento e al Governo I bi<iogni e le eventuali deOcienze "' e con la facol1à" di fare t1,tte le i11d1i_qini e i 1·1liPVi eh-i 1Stimi oppor·tuni pe,· accertarsi. del• l'anrlrimento del ,qe1•v,zio ,,. Come esplil'hi il suo còmpito questa Com,ni<isione, che vive ormai da un anno, è uu mistero. Dapprima - a quanto riferirono i giornali - soraero attriti fra essa da una parte, il Mini'ltro dei lavori pubblici e il Presidente del Con.siglio dall'altra, i quali I/ammonirono che vigilanza non vuol dire inchiesta e le intimarono di non ficcare il na~o nello facende ferroviarie, salvo rivolgersi al Mi– ni:,tro se aveva da domandare o da esaminare qualche co~a. Poi sorsero attriti fra i Commissari Rtessi Rulla portata riel loro mandato, sulla faroltà o meno di occuparsi anche del la.to finanziario dell'azienda, Rul modo come esercitare un'azione quat~iasi di controllo. Ade'iso, finalmente, a quel che si dice, la Commissione s'è fittta animo risoluto, e vuol reclamare dal Governo quell'ampia facoltà d'indagine .... che già le consente la legge. Tralasciando di giudicare la debolezza e la remissività della Commis~ione, la quale ò pur composta di autore– volis~ime persono, il contegno ostile del Governo verso di essa non trova giustificazioni, se non ponendo mente a quflnto abbiamo esposto. Invero, il :Ministro dei Lavori Pubblici, condannato dalla legge u rimanere al di fuori dell'Amministrazione,come può consentire di buon grado, senza diminuire ancora più la propria autorità, che una 1mmplice Commissione abbia ed eserciti m 1ggiori poteri di quelli a lui conferiti? La conclu'lione a cui rtobbiamo giungere è dunque una sola: se l'Ammini~trazione ferroviaria adesso non procede troppo bene, e proc~derà forse peggio coi tempo, la colpa non è tanto degli uomini che vi sono pre-posti, quanto del difettoso ordinamento che il legislatore le ha dato. Di questo ordinamento oggi abbiamo messo in luce i principali difetti; altri, e non pochi, avremo campo di illustrare in seguito. UN CONTROLLORE. Irredentismo, Q tione balcanica eInternaziona (Replic<t al dott. A.uyelo Vivctnte) IL Il punto centrale della òifesa, che l'amico Vi• vante fa dell'atteggiamenl;o <lei socialisti dell'Au– ~tria nella questione <lella Bosnia 1 sl può fissare m poche parole: " L'Austria, trasforman,lo in an– nessi~ne l'occ~1pazione della Bosnia, non ha clan– ne~g11:to altri che se st~ssa. I socialisti italiani, qu111d1, hanno torto a nmµroverarci se non ci sia1_no.opposti all'annessione con quell'energia che essi <l1ch1arauo necessaria. 11 I clanni, che l'Austria avn•.bbe conseo·uiti a causa della {laffè commessa rlal harone di Aer:nthal sono: 1° il boicottaggio turco; ' 2° PabballClono òel Sangiaccato <liNovi Bazar: 3° l'abban<lono dei <liritti riconosciuti all'An: stria <lai trattato <li Berlino snl Montenegro i 4° nn aumento di diffl.eoltà interne per l'Im– pero Austro-Ungarico. 1° Il boicottaggio tnrco è un (lanno di inrlole transitoria_,, di cui il Vivante spero non penerà molto a nconoscere che non si può seriamente te– ner conto nella nost1·a disputa. - Se uuo mi rnba l'orologio e io, proprio nel momento che il !aclro prende la. corsa, riesco ad assestargli una pedata,

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