Critica Sociale - Anno XIX - n. 2 - 16 gennaio 1909

CRITICA SOCIALE 23 E sapete, o lettori carissimi, quale Compagnia assicuratrice riguarda questo specchietto? L'Ano• ntma ln{ol'lunt, quella Anonim.a In/ò1·l'l.tnt 1 dei cui strazianti lamenti si fa eco premurosa, affet• tuosa, dolcemente affettuosa 1 il comm. Magaldi nella sua inchiesta spassionata. Si poteva. essere più sinceri, più sereni di così? E tutti sanno come !e modificazioni proposte da Cocco-Ol'Lu sieno poggiate tutte su questa non mai abbastanza lodata inchièsta, che - an che senza il sussidio di una contro-inchiesta fat.ta dalle orga• nizzazioni operaie - abbiam visto cade re sempli– cemente nel grottesco! E tutti sanno anche che, se questa inchiesta, se questa campagna non han saputo condurre in porto - ciò che era loro fine precipuo - il pro• getto famigerato (di cui parleremo in prossimi ar– ticoli), a questo però intanto son riuscite: a far cambiare, cioè, la interpretazione giurisprudeuziale della legge vigente, iuterpretazione che va sempre più orientandosi nel senso voluto dagli assicura– tori e che tende a cancellare le bellissime pagine 1 scritte anteriormente dalla nostra magistratura. " Quid agendum, ?" Urge - approfittando della sosta - iniziare uoa larga e possente agitazione che, fronteggiando la campagna che gli avversarì riprenderanno con rin– novata energia, se non a scongiurare nella sua in• tierezza il sovrastante pericolo della riforma mi– nisteriale, valga almeno a modificare le proposte più insidiose, più restrittive e più reazionarie. Questo, il dovere primo, che, nel momento pre– sente, incombe a noi socialisti in difesa di una legge, che - giustamente - fu detta la vera grande, se non unica, conquista della legislazione sociale italiana. P. LANINI. Leanomalie dell'ordinamento ferroviario L'Amministrazione ferroviaria, che pareva ormai di– scretamente avviata riguardo al servizio, e destava solo qualche preoccupazione d'ordine ftaanziario, ò rimes,a ora in discussione per un lato e per Paltro e va fa– cendo rinascere i generali malumori che l'accompagna– vano nei primi mesi di vita. Allo scontento del pubblico e alle critiche di vari autorevoli parlamentari, fanno riscontro la baldanza dei giornali ufficiosi e l'ottimismo do! Ministro dei lavori pubblici, li quale, nel dipingere a color roseo le condi– zioni presenti e futuro delle ferrovie, non s 1 è mostrato meno abile pittore di quanto ò apparso il suo collega del Tesoro nel pennelleggiare IA. situazione del bi– lancio. Nessun dubbio che l'ottimismo dell'on. Dertolìni riposi sulla buona fede: solo ci premerebbe di conoscere su quali basi questa buona fede sia alla sua volta poggiata. In vero, dato l'attuale assetto dell'ordinamento ferro– viario, non ci pare che il Ministro sia tanto addentro alle segreto cose da poter,rnne rendere con sicurezza garante. Già, come tutti sanno, l'Amministrazione delle ferrovie è autonoma; e qui comincia il primo e più colO!lsaleim– broglio di cui abbia saputo dar prova, in materia, l'acuta mente dei nostri legislatorL lnfattl l'autonomia non po– trebbe essere cbe di fronte al Ministro, ma, poichò Il Direttore generale non sl presenta alla Camera e al Senato, essa si tradurrebbe iu autonomia anche di fronte al P1ulamento e al paese. Questo a~surdo la legie non l'ha voluto, ed ba quindi provvisto a mettere l'Ammiui- strazioue u sotto l'alta direzione e la responsabilità. dol Ministro 11 (art. 3 della legge 7 luglio 1907, u. 429). Ma come si determina questa responsabilità? Perchè, o il Ministro se l',issume coscientemente, a ragion veduta, o allora cleve Ingerirsi interamente, sino a fondo, nol– Fazienda ferroviaria, con cbe però sarebbe violata l'au– tonomia ed offesa la legge; o se l'assume a parole, come un qualunque gerente di giornale, e allora menoma la sua dignità e turlupina ii suo buon pubblico. Delle clue soluzioni, purtroppo, è quest'ultima cbe pre– vale. li Ministro, dalla legge stessa, è conflnnto su in alto, nell'Olimpo, ove le cose appaiono tutte d'un colore e d'un bel colore, e devo limitarsi ad esaminare la relazione annuale cho gli presenta il Direttore generale (art. 9), o, tutt'al più, può accertarsi della regolarità dei senizi e della gestione, mediante ispezioni o secondo norme da stabilirsi con regolamento (art. 3). Ma le relazioni non dicono niente (e Il Parlamento lo sa!) a chi non ò bene a giorno delle cose e non può leggervi sotto e svelarvi l sottintesi e I trucchi di cui tutte le Ammini– strazioni sono maestre; e le ispezioni (delle quali ancora si attende Il Regolamento), per non essere ratte a caso e ridursi a una parata inconcludente, devono essere compiute da chi stia in istretto contatto con l'azienda o possa avere almeno il sospetto delle magagne che vi si nascondono. E que:tto non è tutto. In fln elci conti, come fiche de consolatio11, resterebbe sempre il ratto che Il Ministro, se non può essere ritenuto direttamente responsabile ciel– l'andamento del servizio, è però sempre gravato della culpa i,i eLigeiido, spettando a lul la scelta del Direttore generale e la facoltà. di licenziarlo quando non appaia all'altezza del grave còmpito affidatogli. Ala il malo è che nemmeno al Direttore generale può rara! carico dei pr vvedimenti, o almeno dei più gravi provvedimenti attuati dall'Amministrazione. La responsabilità di essi cade tutta sul Consiglio d'Amministrazione, cioè sopra uno di quei tanti corpi collegiali cbe sono stati inven– tati apposta dalla burocrazia per eliminare ogni respon • sabHità. Si veda un po', per esempio: da un pezzo vengono ratte insistenti accuse alla Direzione gonerale di poca sincerità nei bilanci, cllsperperi o malo impiego di rondl, di eccessivo aumento di personale. Ebbene 1 a chi darne la colpa? La colpa, se c'è, spotta al Consiglio d'Ammi– nistrazione, il quale è chiamato dalla legge (art. G): t 0 ad approvare le norme dei singoli servizi e le relativo modificazioni i 2° a deliberare sul progetto di bilancio preventivo, au quello dell'assestamento, e sul conto con• suntivo; 3° ad approvare la ripartizione dei fondi stan– ziati in bilancio o autorizzati con leggi speciali; 4° ad approvare progetti per lavori sulle linee e dipendenze o le provviste d'importo superiore a L. 50.000; 5° ad ap– provare i contratti ad asta pubblica e a licitazione pri– vata d'importo superlore !I. L. 20.000 i 6° a deliberare le nomine, le promozioni, gli aumenti di stipendio, I col– locamenti in disponibilità o in a9pettativa e l'esonero cleflnitlvo, la degradazione e la destituzione del perao– nale stabile, ccc., ecc. E le deliberazioni del Consiglio d'Amministrazione - si noti bene - non costituiscono semplici pareri come quelli del Consiglio del traffico presieduto dal Ministro, e degli altri innumerevoli Consessi consultivi istituiti in ogni Minhter->. No, esse sono esecuto1·ie, come stabilisce esplicito.mente l'ultimo comma dell'art. O,salva l'ecce– zione fatta dall'art. 18. Ma questa ecceziono che ,,a1oro

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