Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

340 CRITICA SOCIALE µe('wniad ve1· la ili/fusione delle Biblioteche; /Jibtioleche popolari e o,·uaniz;.:,a:,ioni J)rolela- 1·ie; ecc., ecc. So,w r;•a i 1·elato1·i i !lcputati Luzzatti, Ma,·– tini, Cmnandini, Crcdw·o, una ricca schiera cli 711·0/'esso1•i, di giornalisti, ,li sir;no,·e, di apostoli dell'ist1·uzione, il Comm,issw·iato (lell'E,nig1·azione, l' lissociazione rnagisb·ate, la Confedei·azione del. Lavoro, ecc.,ecc. Negli stessi gio1•ni e nello stesso luogo sw·à fon– data una u Unione ii:,a\iana dell'educazione popo– lare,,. Noi convochia1no tutti i nostri am.ici a questi 1·it,·ovi, e auguriamo che essi vi podino e ne 1·i· portino 1·tcco crmh•ibuto cli idee, di espehenze, di iniziative, di entusiasmi. I socialisti sopratutto - che non 1•iaucono la JJJ·opaganda alla -vacua 1·i– JJetizione di una fo1·muta inconivresa o niat com,- 7J1•esa - debbono senti,·e lutto ciò che da si/Talli concegni possono J'ilrco·,·e lli alimento la to,·o re,te, te toro idealità, il 101·0partilo, l'opera 101·0 quotidiana. Quanti inte,utono JJW·tectvare al C'ong1·esso 1 o riceverne a SttO lelì1JJO gli Atti e te_pubblica:ioni, debbono invtw·e senza ritardo l'adesione al Comi– tato promotore, pre8SO la Biblioteca popolare di Milano, via Ugo Foscolo 1 5, u,nendo la tassa d'ade– sione (') e 1·ichieden!lO la cii•colan-programma, la tessera e i documenti pel l'ibasso ( 10-60 'lo) sulle {e>To>Jiedello Stato. NOI. (1) Ta111a.di adealonc: per gli lndlvt<lul L. s; per 1e Biblioteche urbane L. 6; per le rurRII L. t. La politica estera dell'Italia E IL PACIFISMO (L~eplica a E. T. Moneta). Ernesto Teorloro Moneta. non è quacquero. Quan<lo un popolo voglia rompere il giogo <liuna domina, zione straniera che l'opprima, quando II la patria sia minacciata 111 allora la guerra II dlveuta una necessità e un diritto ,,. Allora, nè il proletariato deve pensare che u di tutte le guerre il maggior numero tli vittime son sempre date dal proleta– riato,,; nè la.democrazia. deve pensare che" quau<lo si fece belligera cessò di esistere ,, e che "la vit– toria farebbe del generale vittorioso il seppellitore della libertà. ,,. Allora. la guerra bisogna farla., ma– gari. .. ad ogni patto. Avendo sempre sostenute queste idee, E. '11.Moneta si crede in diritto di protestare contro la ignor anza di chi gli attribuisce il desiderio della 11 pace a.ci ogni patto ,,. li male è che la sua pr otes ta non <limostra altro 1 se non che egli, uel suo sentimentalismo vaporoso, non è riescito ancora ad analizzare i suoi concetti e a vederci dentro chiaro. Qua.udo egli, infatti. fa un'eccezione a favore della guerra pel solo caso che sia in gioco l'indipeurlenza nazionale, che cosa fa se non riconoscere implicitamente che vuole io tutti gli altri casi la " pace a<l ogni patto ,,? Sell'attuale groviglio balcouico di questo si JH\1 lava nell'articolo, che ha dato luogo alla, cli- ciam così, rettifica di E. ri'. Moneta - l'Italia - di questa e non della luna si parlava nell'articolo sullodato - non ha nè da difendere la sua indi– pendenza, nè <la rompere nessun giogo straniero che gravi materialmente su di lei. Mancando, per– tanto, quell'unico caso, in cui la guerra sia " una necessità e un diritto 11 , che cosa le resta, se non la. " pace ad og□i patto n? Anche negli altri casi, "E. T. Moneta può dire di volere non la " pace ad ogni patto ,,, ma la " pace dei liberi e dei forti "' - Ma che cosa vogliono dire queste parole? - Se, per esempio, nn paese costringe un altro a scegliere, non fra la guerra e la pace dei liberi e dei forti, ma fra la guerl'a e la pace degli schiavi e dei •vigliacchi, non vio– lando materialmente e brutalmente )a indipendenza nazionale dell'avversario, ma circondan<lolo cou una tale rete di insidie e di inferiorità commer– ciali e militari <la ridurlo all'estremo <lella debo– lezza e della miseria, che cosa deve fare, secondo E. r11. Moneta, il paese minacciato, dopo essersi convinto elle lutti i tentativi di difesa pacifica sono vani e qvando ci·ede di voter•si di/'encle;•e rtoleuteniente con buont 1·tsullali ? - Deve aste• nersi dalla guerra? E allora non è qnesta la " pace a<l ogni patto .,, ? - Oppure <leve assicurarsi la " pace dei liberi e <lei forti ,, con una guerra? E allora perchè E. 'l'. Moneta fa eccezione per la guerra solo nel caso che con essa un popolo vo– glia conquistare l'imlipeu<lenza nazionale? Insomma, se, prima <lella rettifica di E. 1 r. Mo– neta, io po tevo credere che E. 'l'. Moneta, volendo " la pa.ce ad ogni patto ,,, pensasse una idea sba– gliat a1 ma chiara; dopo la rettifica, non posso più ammettere Pultima parte cli questa ipotesi: e in queste condizioni ogui errore d 1 interpretazione in me è pienamente spiegato. Dopo di che non mi re~terebbe più nulla da dire in risposta alla rettifica di E. T. Moneta, tanto più visto e considerato che lui trova" strambe,, le mie idee: manca dunque ogni base ad un'utile discus– sione. Ma, poichè E. 1 r. Moneta si compiace di trovare nelle mie " stramberie ,, qualcosa da approvare, cioè il mio desiderio che l'Austria e l'Italia" pl'OV· vedano ad eliminare le superficie di attrito, che rendono oggi così difficile l'amicizia austro-ita– liana ,,, io mi sento obbligato a dichiarare - a tu– tela delle mie idee, che saranno u strambe ,,, ma che io voglio rimangano chiare e non si confon– dano nella nnvola~lia sentimentale dei pacifisti; - mi sento obbligato a dichiarare che la via, at– traverso cui noi dobbiamo cercare di avere buooi e stabili rapporti italo-austriaci, non ha assoluta– mente nulla da vedere con quella che <laE. 'l'. Mo– neta e dai suoi - corno dire? - compacifisti è preconizzata. Nel recente Congresso per la pace tenuto a Mi– lano si fece voto per un accorrlo fra tedeschi e italiani dell'Austria; e si accolse con mal celata diffidenza e con indift81'ente freddezza un voto d 1 a.ccordo fra gli slavi e gl'itaJiani. - Se i pacifisti avessero l'abitudine di studiare seriamente le con• dizioni reali dei paesi, a cui dànno di tanto in tanto i loro patetici consigli, saprebbero che in Austria c 1 è una lotta spietata fra tedeschi e slavi; saprebbero anche che gli italiani sono oppressi dai tedeschi nel Trentino, e sono oppressori-op1,1ressi degli slavi nelle provincie del litorale; ,saprebbero fiuA. lmente che solo da un giusto accordo fra ita– lia.ni e slavi contro i tedeschi può nascere la ii.ne delle lotte nel Litorale e della oppressione te desca nel Trentino: e 1 invece di far voti per un accordo fra italiani e tecleschi 1 facendo il vh;o nero agli !:.)avi, farebbero voti per un accordo fra italiani e shwi contro i tedeschi.

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