Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

Critica Sociale mvtST .Il QUIN1JJCIN.!lLE DÈL SOC/.!lUSMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50 Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE - MILANO:Portici GalleriaV. E. 23 Anno XVIII - N. 22-23 Non sì vende a. numeri seJKU'<tti. Il Milano,16 novembre-t 0 dicembre1908 In via ecce3ionale i numeri 22 e 23 escono in un solo fascicolo doppio. SOMMAL'l'.IO Politica ed Attualità. CJH aqt11U dtllo Slult, llllll prova! (l,A CklTICA Socuu:). ,ti COU(ll"t880 dvllt lllbUOltclle pr,pfl/m•i (NOI. /Al p0Ut1ca este,·(1deU'llr,/la t il pacifl-~1110: ro11lloa II E.T. ll.lonota(xx.c). 1•rr1 c,·isum,, e ,'wct,111.~t.: 11. J./afttq11l<,111t11/o del ,ocrnlls1110 ,·eqqtm10 ll'rof. OJO\'Ai-':-1 ZIIIOROIJ, l'tr dm·t 1111/l 8ortll(1 alici Co11ftdtrt1::i<mt dtl J,(1/J(Jl"O /1.VV , llE!JCCIO ltUISI. r.,, poli.fica di 11d1tormtm/a111e11to11tlla J.'tdtr(l~Jout dcqU ll1seg11m1U 111tdi {Prof. FKLICE CF.R.\.MICOL.\). - l'osttllt1 (l'ror. l}. o. ~IOlìDOU'O). t.r, ,Y(l;:io11e a,·111ato (P. :-.occmo). I.a ,1euss1tlt dtll'luclllesla pm·/(witnlart sitllu ('orte dei conti- e 111 nh1tegrazlo,,e dtL s11preino t:Olll/'Ol/0 dello Stato (Prof. GIOVANNI lh!RLONIJ. Studi economici e sociologlcl. l,t obitzio,iL Ili tmtri-at1IO 1mi11e,·~«lt (Pror. G. SAL\',;M!NI), .I/allo evo ag,·lcolo: /(I mezzadria lltl CtBt,Wlt (Al,llERTO MALATESTA). Il problt/11(( dtllt asslt:Ul'(IZÌl)IIÌ, ope,•fltt iu ItaUu t (UOl'i (Ailolll,CAR•: 8TORCIII), Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. D<II Cdstia11u1.1110 u/ So.-ial.Smo: u. proposito di un ~ 11011 lù:d tn. frai·t ~ (A,•,·, DOMENICO SJ>AOONI. IJlblloltt:(I tH 1,1·opr111anda. l'el nuovo (111110 ct'r,Qbonamento. Per l'anno 1909. ,,·a,·e11ior11·ati agli aotici della Hll."isla, i qiiali 1 ùtsiem,e all'im,porto dt:tla ri,1,no,;azione r.teil'a bbo– namenlo pel p1·ossimo /000. ci ùwie1· ,m.no fin rf'o1·a indidzzi di abbonali p1·obabili, ai q uali :-J)JediJ•e, a no::;h·o 'rischio, nu1neri di saggio. P1·e::;.:;i, combi,w.=ioni tl"abbo,iwn.ento e p,·emi. in fine del fascicolo. 6LIA6EHTI DELLO STATO ALLA PHOVA! Noi dobbiamo tutti ringraziare Giovanni Giolitti. La destituzione del dott. Campanozzi - al quale, anche da queste pagine, inviamo la espressione della nostra !ò!Oli<larietàpiù cordiale - sarà indub• biamente salutare alla vita pubblica del nostro paese. Salutare, innanzi tutto, per la sincerità che, alla fine, in essa trioufa. Quando fu proposta la legge sullo stato giuridico, non era possibile non vedere dove e a che fini mirasse. Ci voleva tutta la su– pina acquiescenza della ma~gioranzt\. parlamentare - favorita, è giusto soggiung-erlo, dalla nessuna combattività dei nove decimi dei deputati di Estrema - per fingere di rimanere persuasi <lalle dichiarazioni, tra furbesche e liberalesche, che il Presidente del Consiglio oppoueva sonidendo alle nostre critiche, alle nostre requisitorie, ai nostri emendamenti. La " iusubordinazione " doveva essere conside– rata unicamente in rapporto alla indispensabile - e chi vorrebbe contestarlo? - disciplina degli Uffici; se commessa in pubblico, non era forse natnl'ale che venisse punita più severamente, in ragione dello scanda lo? J'er " manifestazioni col– lettive,, punibili non doveva.no intendersi - oibò! - le assemblee delle Associazion i, i Comizi, i Con– gressi; beusì gli as8embramenti riottosi, minac– cianti violeuza ai superiori! La natura del u se• greto d'ufficio,, era chiarita dal Giolitti coi seguenti esempi tassativi: Pimpiegato che rivela la scheda segreta di un appalto j che preannuncia a un esa• minando il tema di un esame; che, svelando in• nanzi tempo l'esilitenza di un mandato di cattura, agevola o procura la fuga <li un malandrino. Semplice come buon g-iorno. Chi mai dunque poteva calunniare gli onesti inten<limenti della legge? Come soltanto dubitare che si intendesse a ferire il diritto di libero controllo, di discussione, di associazioDe, di critica? Come parlare di camorre protette, di abusi guarentiti da rivelazioni indi– screte? l\Ia non era, auzi 1 punito dalla legge pe– nale il funzionario che, apprendendo di un reato commesso, non ne facesse sollecita. e formale de– unnzia? Sul terreno del diritto comune gli impie• gati godevano interi i diritti di tutti i cittadini, e si oltraggiava il Governo supponendo che inteu• elesse comunque a me11omarli ! •rali - la burletta durò parecchie tornate - le ripetute dichiarazioni dell'on. Giolitti, consegnate stenograficamente nei resoconti della Camera: le quali, alla perfidia iutriuseca del disegno di legge, aggiungevano come uu vago fumo di trntfa poli• tica. r1 1 ruffa - affrettiamoci a soggiun~erlo - non spiegata da uecessità. e, si direbbe, adoperata, così, per l' u amore del Parte n; perchè, presentata la legge in tutta la sua invereconda nmlità reazio– mu-ia, la maggioranza l'avrebbe abbracciata. anche cou maggiol'e entusiasmo. L'on. Giolitti, il quale, in omaggio piuttosto a criteri empirici di polizia, che nou alle larghe vedute di un uomo di Stato, è riuscito un bel giorno a inteu<lere abbastanza bene il rispetto dovuto a,lla coalizione e all'azione operaia, viceversa è rimasto impermeabile a ogni concetto <li moderuità 1 quando si tratta delle aziende di Stato, dove il pa<lrone è egli stesso i della profonda trasformazione economica. e di con· ~eguenza morale, che rinnova la vecchia bnro– crazif\, dacchè il Servizio pubblico, estendendosi og-ni giorno di più, assume i caratleri e le forme della grande industrìa, egli si direbbe abbiR. a malapena il sospetto. Afa, sovente ama giocherel– lare colla (amera, come un abile prestidigitatore, sicuro del fatto proprio e della propria platea. . .. Ora, se dio vuole, ogni ipocrisia è squarciAta. Al dott. Campanozzi venne tolto il pane, in espiazione

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