Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

362 CRITICA SOCIALE pensato certamente dall'Italia meridionnle 1 nella qut1le fino d11l principio una suffìciento nccentua.ziono de– mocratica nou potrò. mancare. La corruzione. " Dando il voto agli analfabeti aumenteremo la corruzione elettornle. ,, Questa obiezione dimostra 11assoluta ignoranza, con cui i democratici del Set,tentrione discutono in– torno alle condizioni e ai bisogni dell'Italia meri• clionale. La corruzione nell'[tnlh1 meridio1mle o~gi esiste spaventevole: e si fa non tanto con la com- 1>eradei YOti, quanto con In distribuzione dei favori; e non viene 1111.ti meno allo scopo, appunto perchè gli elettori so no p ochis$imi, cd è relati"ame11tc ra– cile spostare in essi, con la corruzione e con la prepotenza, la maggioranza. Introdurre a un tratto nella. vita pubblica. la mns~u, enorme dei conlaclini non significa solamente rendere mono agevole, perchè pill costosa, la corruzione, e meno facile 1a irreg– gimentazione, la sorvegli1.rnza. e la intimidazione delle nuo,·e decine e decine di mig-liaia di elettori: significa sopratutto contrnpporre alla piccola bor• ghesia, moralmente disfatta e oramai irreparabil– mente abbietta, una clas:Se sociale sn cui ben poca J)r<'SCi aiwanno i metodi di, ron·uzioue che teugouo a.i;. servita al Governo l'ultra cl(u1se. Un contadino 11011 può essere corrotto nè con la promessa di un im· piego di scrivano comunale, nò con quella cli ll!Hl nomina a medico condotto o a professore di filosofia nel Liceo pareggiato. E, quanto alla compera dei voti, questa non è pill temibile nei paesi dove è sorta la organizzazione di classe i e, dove la emi– grazione ha fatto sparire la miseria dei contadini, non sttranno pili lo cinque o le dieci o le venti lire che trnrranno fuori della retta vin l' "americano , 1 • Chi vende oggi il voto) e lo venderà a prezzo sempre pill basso Yia Yia che crescerà la sua mi• seria, è ap1H1nto quella. classe µiccolo-borghese, che oggi ha il mono1>olio del voto. L'unico modo per risanare la vita pubblica nel Mezzodì sta appunto nel rompere questo monopolio. 1,a piccola borghesia meridionale è una classe che muo1·ti1 travolta dnlla JJiÙ squallida miseria e resa incapace alla lotta dalla più ignobile indeg-nità morale. I◄~' una massa di aJ• famati e di dc~enerati 1 irritati, malcontenti, inquieti contro il Go,·erno contro i settentrionali, contro tutti, contro tutto. J,'ra costoro recluta il nasismo i suoi pili sinceri seguaci. O~gi urlano per Na8i; do• mani urleranno per un altro. Non allargare il suf• fragio, sig11ifil·a ltLsciarn que~ti~ classe paclro1rn indi· sturbata di og-ni influen7.a poli1ica; significa con– dannare l'rtalht meridionale ad esser e una etern a fonte di corruzione, cli cli,online 1 di disorgani7.za– zione per tutbl l'Italia. Bisogna :-:pazzar via al pii't 1>resto questo sudiciume. Bisogna aiutare questa gente a morire. E, per farla moriro 1 non c'è che una. via: affogarla nella marea dei contadini per mezzo del suffragio universale. MEDIOEVO AGRICOLO La 1nezzadria nol Cesenat,e ])a qua\cbo tempo la mezzadria, che sembra.va op– porre una resistenza ferrea nel ogni sveccbiameoto, è ,'loggetta a un lavoro cli trasrormazione 1 pili rapido che non sembri, connesso allo sviluppo delle Leghe; è foriie non audace aff't;rmare che, in breve, la mezzttdritt sarà sostituita, per concordo \'Oloutà dei mezzadri e dei braccianti, da formo di affittanza collettiva, permanendo - è naturale - qualehe i, isola di mezzadria,, laddove il dissodamento delle coscionze non fu ancora iuiziato. Questi u paria m da.Ila schiavitù, alla servitù della gleba, a og(Ci,non godettero mai i diritti degli altri cit– tadini. La stes<ia conquista dei diritti politici, la pro– clamata uguaglianza di fronte a.Ile leggi, furono per essi un'ironia. Per quanto certe clausole dei vecchi patti colonici siano caduto in disuso, ne rimane sempre vivo quanto basta a persuadere che ìl medio evo so– pravvivo a se stesso. Ne sia prova il patto, rinnovato proprio io questi giorni noi Comune di Cesena, e tut– tavia in vigore in molti luoghi del Cesenate, del quale riferiamo i punti p1l1 importanti. SottintPso rbo gli altri che omettiamo per brevità, sono legittimi fratelli di quelli citati. Si noti che la resistenza m!lgj'.{ioro allo trasformazioni ò opposta le pili volte dal colono medesimo. Durauto la recente agitazione agraria, cl avvenne rii trovare nei contadini i più tonaci difensori, ad esempio, del mante– nimento dello scambio delle opere della trebbiatura. In una adunanza tenuta a Mercato Saraceno, se ru possi– bile smuovere qualche proprietario intelligente o mo• deroo, non riesci di vincere l'o,1tinaz1onedei contadini o di un gruppo di parroci rurali. Si capisco, del resto, che il colono, date le presenti condizioni dei lavoratori della terra, non accolga di buon animo la prospettiva di unire i f011tti, dei quali è conduttore, al fondì circostanti, per farne uu 1 afflttanr.a collettirn aperta anche ai brac• cianti, come propone il Samoggia dell'Umanitaria. All'lden. di divenire un bracciante, esso pensa sopratutto alla disoccupa7.iOno 1 e non vede la proronda e radicalo tra– sformazione di co.3e cui audrebbo incontro. Il contadino, come è uoto, è Il più misoneista dei lavoratori. Ecco il patto a cui alludevamo: AL NOME D1 D10. Tra le pm·ti ... ... si con viene: 1. - ll condullord e gli altri di sua famiglia non abbino ai·dn·e di besleimniare il Santissimo nome di Dio, cli .li aria sm1pre Vel'gine e de' San.ti, nè lampoc;o da1· recapito a giuo.:atori, 11l~ far bii>caccienè di gionw ni! dt notte con p1·etesto di vendei· vino, ma cle/Jbavi• i·e,·e da buon cristiano sollo pena di essere discacciato f1wi·t di tempo dalla Possessione o Podel'e. ".!. - Il colono sm·à obbligalo tli tenere del p1·op1·io il besliam.e occo1·1ymte alla tavora::ione del fondo. I 4. - Jt lavol'aloi·e sai·à olJl;ligato cli vangai·e i Cana• pm·i con proibi-zione di lavomrli coll'Aratro; di li1·a1·e, e governare a pe1·ft1zione la Canapa senza pi·etender le manciate; nè pei· sè, nè pe,· aU1·i di sua famiglia; clm·e nota p1·ecisa dei fasd al Pad1·one, i quali non dovranno essen che di 32 manciate t"uno: e non possa stencle1•!aalla guaz~a, nè ve11cle1·la, nè clanie pe;•paga a qualsiasi Artista p1·hna che sia clivisa; e contmvve– nendo pot1·à il paclrone p1·ocede1·e cli {urlo, e scacciM'lO clalla colonia (uot·i di tempo. 9. - Sarà <J{Jbligato il lavoralo1·e di dare la mellL di tutti i ge1ie1·i, che 11rodurrà. il le1·reno, e condurli alla casa del P..trtrone ben cuslocliti 1 la meta di ogn, sol'le cli frutti. clte pot1·a1111O fll'O(l1tiTe gli albe1·i fi•uttife1·i della colonia, eccelltwla la foglia dei Moi·i gelsi, che 1·esta 1·isei·vata al Pacll'one con/O1·Hutalla p,·atica ciel Paese, .i;opm li medesimi il colono non pot,·à esercitai·e ver1m atto senza lic:en::a. 1~·1·ispt!lto alti (ntlli -non poll·à ,t colono 1·accogliei-li nè venclt!1' i, tanto nella Città. <.:he fu01·i sen:a licenza det H.ulrmw, conlJ·avvene,ulo potrà contro il ntttclesimo p1·ocedersi cli (ul'lo. Sai·lL o/JIJligato

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