Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

350 CRITICA SOCIALE piano allo sfondo grigio t\ indefinito del quadro della. vita federale. Anche il progetto di legge Rampoldi, quel progetto di pietà che doveva allontanare dalle aule scolastiche tanti vecchi cadenti e tante energie spente, che doveva risparmiare a tutti il frequente spettacolo di famiglie di vecchi insegnanti precipitati da una morte nella mi:;eria più assolutai quel progetto, che era ed è un debito d 1 onore della classe e del Go– verno, figura ora fra le cure secondarie della Federa– zione e fra le obbligatorie pubblicazioni di natura bu• rocratica del Bollettino federale. E non è questo tutto il male, nè tutto il danno. L'ul– timo Bollettino federale 1 in un articolo di fondo, con– statava che le Sezioni degli insegnanti medi hanno pressochè cessato di vivere j solo superstite è il Consi– glio federale, aggravato di lavoro iucousisteute e di– sorganico, divenuto pletorico. per gli aumentati rapporti che con esso hanno gli insegnanti singoli. Il male di questa condizione di cose e evidente e di doppia na– tura. I rapporti diretti degli individui con Porgano centrale significano la mancanza di ogni idea generale e di ogni interesse collettivoj essi rappresentano il ri– torno alla concorrenza cupida, sfrenata. all'accattonag– gio sistematico i è in ciò un ritorno all'antico, con lieve modificazione, chè, mentre prima questa corrente di postulanti si dirigeva al Ministero e ai rappresentanti politici, ora si dirige al Consiglio federale, coo un peg– gioramento, in quanto prima alcuni potevano essere soddisfatti, ora tutti sono delllsi. I/inattività d'ella Se– zioni rappresenta poi un altro danno non meno grave. L'opera delle Sezioni costituiva la partecipazione degli insegnanti alla vita comunale e regionale, rappresen– tava l'attività politica e amministrativa, la propaganda in favore della scuola, era il punto di congiunzione delPorganismo di questa con l'organismo della na– zione. Ora, tuttociò è scompar$O per confo~sione del Consi– siglio federale, di quello stesso Consiglio che a Napoli volle, e durante l'nltimo anno ha preparato: questa si• tnazione. Ora, per ordine dei dirigenti la Federazione, si di– .<icuterà, in alcuni Convegni cronologicamente fi~sati e topograficamente distribuiti, se la scuola media di av– viamento agli studi superiori dovrà essere o no distinta dalla scuola media professionale, se il latino dovrà propinarsi a tutti i giovani italiani o dovrà serbarsi ai pochi privilegiati delPingegno puerile e della borsa palerna, si parlerà dell'arte, del pensiero, della civiltà greca e romana, e l'accademia, la gran madre degli in• segnanti d,Italia, trionferà. Pure, dopo le tante discussioni, si è visto che qua– lunque riforma della scuola secondaria non potrebbe essere che un cambiamento di nomi agli istituti esi– stenti e un rimaneggiamento di programmi (l). La scuola · ( 1) Il Convegno di Perugia do! 1" novembre dll Rquesta mia afl'cr• mRzione un n1.lorc 11H.mo relativo di (Juollo che, lo st~sso, (IUfU\do sc:rlnwo (Juesrn linee, avevo In mcute di attribuirle. A Perugia si è affermata (Mr. A.vantJ!, 2, s e , novemVreJ la necessità di una. scuo!A 11ost•elemental'e, distinta dalla. scuola media. 11roprlamente detta, che sia fine a se stessa e rleeva Quegli alunni Ch(' non Intendano conllnnni·e gli studi. La r.• e In s• classe elcmen– tMI rispondono a questo bisogno. St è stabilito Ohe la scuola media <li primo gl'ado, che dar1' adito all'Insegnamento Professionale o nltnale Jatltuto 'l'eo111co,sia distinta da quella olio darà adito alla Scuola Classica, attuale l,lceo. ~; la divisione esistente fra Souola 'l't.>Cnteae Ginnasio. Sebbene qualche elasslclBtP. 111 ritardo abbia pro• JJOStodi Introdurre Il latino nella futura Scuola )toderna, è stato \'O· lato per una scuola. moclerna sonza Jat!no o senzp greco. Eccoci alla se1.tone ftsleo-matomatlca <IIHl'lst\tuto, salvo, s'J11tende, Q.ualehe mo• italiana ha necessità di quattrilli per il corredo dei Gabinetti, per una maggiore abbondanza di corsi e per una più equa retribuzione agli insegnanti; ha bisogno di maggior libertà di scelta per i giovani. Un problemi\ di denaro e di libertà; ma non è ancora tutto, nè il principale problema. Il sociologo deve fare come l'agri– coltore: nou deve estirpare la pianta vecchia finchè non ha educato la nuova; gl'istituti scola~tici esistenti devono essere migliorati, non distrutti, e ciò che oc• corre è la formazione di nuovi. Al risveglio industriale e commerciale dell'HaUa finora non ha corrisposto la, scuola; l'Italia ha bisogno di bravi operai, di agricol– tori, di gente che sappia parlare le più diffuse lingue viventi, e a questo le nostre scuole non provvedono, lo Stato non provvede in modo assoluto. Il problema della scuola secondaria, il problema per eccellenza, è poi la conquista dell'istruzione per tutti; la scelta di quelli, che dovranno mandare la macchina dello Stato e dovranno muovere gli ingranaggi della vita econo– mica del paese, non può essere circoscritta a pochi pri– vilegiati, ma deve compiersi, per il bene della società, su tutta la grande massa umana, in cui tante energie, forse le migliori, rimangono sciupate e infruttuose; e i nostri Governi finora, con tasse e ostacoli di ogni ge• nere, non han fatto che rendere sempre più difficile l'ingresso alla scuola secondaria. A me pare ovvio che questi problemi non si risolvano con una riforma dell'organismo l:lColastico; essi sono troppo strettamente connessi a tutta la vita economica ed intellettuale della società per trovare la soluzione in una palingenesi della scuola media. La strada giusta è nella vita vissuta, larga, piena, delle clas.:ii lavoratrici in genere e in ispecial modo di quella degli insegnanti. Solo vivendo la vita della na• zione, la vita dei Comuni, la vita politica n!3l senso geuerale e buono della parola, i professori d'Italia po– tranno preparare i destini più alti della scuola e del paese. Non è circoscrivendosi in concili ed in accademie che essi potranno riusci.re utili alla società. E la forza, la impulsività fattiva, una volta manife– Ftatasi io uua. organizzazione, non bisogna soffocarla per eccessivo misoneismo e per soverchia prudenza, per amore geloso delle proprie costruzioni ideali. Quelle categorie organizzate, che prima del Congresso di Na– poli si mostravano così irreaniete e così impazienti di operare e di conquistare, erano esse le depositarie di ogni energia della classe, e, invece di ostacolarle, di soffocarle, si dovevano disciplinare e armonizzare cou l'organizzazione primitiva. Non il sindacalismo ne sa– rebbe uscito, ma un più complesso e perfetto organismo, in cui la divisione delle capacità e del lavoro si sarebbe dllloazlone nel programmi <l'Jnsegmuncnto e salvo Il nome o la mag– giore o mh1ore autonomia, c11esouo qaest!on\ di ben JJOcalmporranzn.. Secondo Il Convegno d! Perugia la Scuola media rimano sostan• z\almente llllOllll.Ohe è orn, rimangono persino Immutati, e questo ò 1t1eomprens1blle e lnas1>eltato, t t·apportl rra ! dlW!l'SI rami delln scuola secondal'1a e l'Untversllit. I.a scuola classica darà adito n tutte 1e J-.'acouà; la scuoll\ di coltura. moderna solo 0110. racoltfl <11 med1elnf\ o di scienze f1slclle e matenrntlcho. Clii 111\ seguito un corso di (llfi s!udt moderni 11011J)Otrìi dunque cllventare t\\'voeatc. non 11otrà diventare f\\osoro; neanche la fllosofln, che, se dP.veessere In– tesa come cosa serln, ò la plì1 modern11 delle scienze, tanto modernn da potersi ancora considerare bamblnn, pot1:.ii. essere studiata (la eh! sarà Iniziato cla\lo Stato alla coit11ra modei-11a ! Con una !aie ayvorstone 11erla modernità non SI capisce dnncro come si poesa chiamarsi riformatori, e come s! possa glustlflcfU'o l'assorbimento che, a ravore della stromba1,zata riforma, si è ffltto di ogni attl\·!tà foderale. I-'. c.

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