Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

3J8 CRITICASOCIALE Non discuto le ragioni dell'atteggiamento socia– lista; saranno ottime, ma è innegabile il disagio e il disorientamento che ne conseguo nelle nostre file. Per ritrovare la bussola (è lo stesso 'l'urati che lo consigliava a },irenze) occorre, per ora, far que– stione, più che di partiti, di cose. I Congressi servono, quando le cose sono ma– ture e l'ambiente pronto. Ad un patto sol0 noi potremo fare un lavoro proficuo: se, prima di rac– coglierci, avremo suscitato, attorno al cadente etli– ficio della Confederazione impiegati, un consenso di forze vive, che ci consenta di rifarlo a nuovo, e di ctai·e veramente una sorella alla Confedera– zione del lavoro. Capisco, sì, che bisognerebbe far presto, per essere pronti, nella nuova vita, alle ele-– zioni generali. Ed ecco la conclusione a cui nou si sfugge: "convegno di debolezze no; ma la ne– cessità preme: dunque all'opera,all'opera, all'opera, per rifare la casa! n· Arcaica oggi ne è la struttura; qualcosa di go– tico; accanto alle rade forme g-iovaui dell'associa– zionismo burocratico - modellato su quello pro– fe;:;sionale degli operai, e forse, per alcuni punti, non adatto ancora al diverso contenuto - stanno le vecchie Mutue, i Oircoletti di divertimento, i resi<lni del regno di Travet. Piantare le nuove fon• damenta sulle Camere federali; stR.bilire i rapporti tra le :E 1 eòerazioni e le Camere, ossia tra Porganiz– zfone longitudinale e quella locale; coordiuarle nella rappresentanza confederale: chiaro è Pin,li– rizzo del la riforma, ma non agevole, e da prepa– rarsi bene, prima della riunione che la dovrà sancire. Più della forma importano il numero, il ricambio, l'energia degli elementi. Il concetto d 1 impiego - dalla torre chiusa ove stava ristretto, con l'aureola di mistiche forme giuridiche sull'imperio, sulla SO· vranità, ecc., e con la sovrapposizione ereditaria del formalismo burocratico - si è slargato ai nuovi campi d'attività. umana, che lo Stato e gli enti locali vengono <limano in mano iuvaden<lo. Campi che, pur ieri lasciati, pur oggi in fJarte lasciati, alla iniziativa industriale o pl'Ofessiouale, non am– mettono l'irrigidimento del rapporto burocratico, per inconciliabili esigenze tecniche. Ma impiego è pur sempre, dovunriue si loca l'opera propria sta– bilmente ad un ente pubblico, che assicura uno stipendio, norme fisse, un ruolo .... Ad im,piego vorrei però sostituire un nome nuovo, che sia segnacolo in vessillo delle tendenze rinno vate. Un nome che, a prima vista, abbracci tutta la famiglia dei dipendenti dello Stato e dei pub– blici enti, e si stenda dai Dicasteri, dalla magi– stratura, dagli Uffici, ove la tradizione rimane più ferma, sino agli opificì, agli arsenali, ai cantieri, nei quali si manifesta la molteplice intensità dei nuovi còmpiti collettivi. Alla Confederazione degli iJ11piegati succeda la Confecle1·azioneclei se1·vtzi vubblici. Accanto alla Confederazione del lavoro libero, che ha di fronte il capitale privato, sorga un organismo analogo a raccogliere le forme <li lavoro che dipendono dagli organi della collettività. La divisione di lavoro sarà. utile per tutte <lue. Alcune categorie d'impiegati, appiccicate alle Ca– mere del lavoro, sono poco più d'un mo~ivo rleco– rativo; ma si rivelano auche (e l'abbiamo visto in certi scioperi) un peso morto. Gli impiegati tesse– rati nelle org·anizzazioni operaie sollevano ostilità e diffidenze. che non giovano al rag~inu girneu to dello ~coro, quau,lo possa avvenire con e ~na.le di– gnità, ma cou altri mezzi. li mo lo migli ore, p er gli impiegati, <li servire a.Ila causa comnue del la– voro, è di essere qualche cosa, e quesLO :,i ottieue nou cou fondeudosi. Col variare <leitermini nel rapporto (operai verso capitalisti, impiegati et! addetti ai Sf'rvizi pubblici verso lo Stu.to) variano le esigenze di tattica; e ciascun organismo ha d'uopo di scavarsi il solco per conto proprio. Naturalmente, per moltissimi casi, converr1\ la comnna.nza ltnche immediala e continua. dell'azione; art esempio 1 per la coopera.– zioue, il miglioramentO <lei consumi e contro il caro- vivere, uoH mi stancherò di raccomaudare l'unioue più stretta. 1\fo,per la resistenza, è un'altra cosa. Quando pretlicamrno, qualche anno fa, che i lavoratori dello Stato non debbono attenersi al canone dello sciopero coutro lo Stato, cioè contro se stessi, un po' si rise della peregrina scoperta, un po' si fischiò. Oggi non si è cessato dall'altale• nare: esempio tipico l'online del giorno-minestrone del Cong-res:so socialista di Firenze, il quale, con 1nolte frasi <li sapore integralista,, dice che nou può ammettersi Losciopero uei servizi pubblici, perchè non è lotta di classe, ma di categorie; si affretta però io uu altro comma ad aggiungere che non si può nep11ure uegarlo 1 perchè è l'unica arme che resta ai dipendenti dello Stato; e conclurte scousi– gliandolo1 perchè .... pericoloso (sic). Al di sopra degli accomo<lamenti occasionali di un Congresso sta la convinzione, sempre più diffusa, e riconosciuta dai dirigenti del m11tooperaio come dagli organizzatori degli impiegati, che "ogni organizzazione ha le sue armi n· Non è il caso di dire qui quali debbono essere per la Confede,·a:.ione dei servi:;ì pubblici; si crei PorganiRmo nuovo, e non gli mancherà il senso d'orientamento specifico che fleterminerà. anche le intese con la maggiore sorella 1 sia pure nella forma di uu Comitato o di una Delegazione mista permanente. Nella attuale Confeclerazione degli impiegati, giova.ne , ma logora, perchè non nata bene, predo– minano già i gruppi di carattere industriale e pro– fessionale: i postelegrafici e gli insegnanti. E ciò è naturale, nè ancor sono nate le Federazioni, per ogni Ministero, che debbono ravvivare i reparti burocratici per loro funzione più rigidi e tradizio– nalisti, e debbono spegnere in buoni accordi le gelosie e le competizioni <li categorie (concetto, ragioneria, ordine) ereditate clal passato. Si avrò. la salvezza, se verranno a noi le schiere frementi, che s'agitano e muovono, anclie a.I di là <lella nostra avanguardia industriale, i po~tele– grafici. Ecco i ferrovieri, la cui organizzazione, s01·ta sotto l'esercizio privato, uon ha ancora saputo a.(lattarsi all'esercizio di Stato. Non è, in questo istante, da attendersi la loro adesioue; e forse trascorrerit qualche tempo, prima. che, uniti coi loro naturali vicini - i postelegrahci -, for– mino il fascio degli arldetti alle comunicazioni. Ma da altri gruppi, che hanno già camminato da soli, potrebbe venire subito il consenso per questa nostra seconda Confederazione. La Federazione che si chiama dei " Lavoratori dello Stato II non diserterebbe, lascianrlo la Conf'e– rlerazione <lei lavoro per la nostra, ma gioverebbe meglio alla causa concorde. Sovra tutto i maestri, dopo i medici condotti, hanno modo, con la loro adesione agli altri impiegati, cli instaurare un novus ordo nei problemi del movimento professionale. Perchè non si gettano le basi rleg-li accordi? Se occorre, si tengano conferenze fra le Direzioni delle varie Jl,ederazioni e la Cont'A del'azioue degli impie– gati. Si prepari il materia.le , perchè la solennità del Congresso futur o delPiute ra classe sprigioni la bella fia.mrna. Tentiamo. Si òice che il ceto ,!egli impiegati è torpido: ma sarà ancor peggio, se i rami più vi– vaci e moderui si stacc1rno e fanno <la sè, forme aberrauti, minacciate dalP~goismo di categoria, o

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