Critica Sociale - XVIII - n.22-23 - 16 nov.-1 dic 1908

CRITICA SOCIALE 347 si dimentica troppo volentieri che v'eran i;rli schiavi, e che la gioia degli uni era ratta del dolore degli altri; e sappiamo anche che cosa pensare, per esempi freschis– simi, del neo-paganesimo dei De Ambris e compagnia; il quale non è (a parte anche le applicazioni personali) che un estetismo eminentemente individualista, masche• rato dì giacobinismo rivoluzionario. II nostro Socialismo (e crediamo di essere così nella più esatta concezione dell'evoluzionismo positivo, che riconosce la catena delle tradizioni e non ammette salti e tantomeno ritorni) non ò nè il Cristianesimo nò il Pa– ganesimo, ma sarà la somma delle idee e dello forze pili belle e più umane che in entrambi si trovano 1 per la felicilà degli uomini fondata sulla giustizia. .. Detto CObÌ del Socialismo reggiano di fronte al lato sociale e cristiano della religione, resta a vedere il suo contegno rispetto al lato teologico, all'idea di Dio. Premettiamo cbe nulla più afeizza profondamente le masse di questa tattica che, onorando nel Cristianesimo quel cbe v'è di dottrina sociale e morale, le avvezza a non aver bisogno di Dio per viverf' secondo una legge supe– riore, e dà loro un alto ideale che sostituisce l'antico. Ma Dio, in quanto sia forza esteriore e fatale che ci curva e ci conrlanna al servaggio 1 e gendarme celeste del privilegio economico, vien demolito, meglio che con le disquisizioni filosofiche sulla sua esistenza, col fatto dell'organizzazione proletaria, della ridestata fiducia nelle proprie energie e nella virtù della propria unione. Dio, in quanto rappresenta l'imprevisto, il fortuito, il prov– vi<lenziale1 il miracoloso, l'elemento che interviene nei nostri destini e li modifica "' fuor dalla dife11siondt' semii 1tma11i w" ahimè, questo non si demolisce con prediche, ma con la coltura! Dio - quello cattolico, quello buddista, quello pagano– è quella cosa con la quale cercano di spiegare il mi– stero del mondo o dell'esistenza tutti colot·o che non ci arrivano col proprio cervello e con le proprie uozi•>ni, .e che, assillati da una curiosità frettolosa e impaziente ch'è propria dell'età infantile 1 non hanno nè la modestia o il coraggio di confessar che non sanno, nò la forza e la fiducia di attendere dalla Scienza la lenta ma sicura luce del vero. F., anche, il terno al lotto dal quale si apera la salute e la redenzione, il protettore da cui si aspetta la guida ed il soccorso. E questo Dio temibile e pericoloso risorge e ri<1punta in mille forme, anche in chi non crede più nel Dio dei preti cattolici. È la fede noi ciarlatani e nei rarabutti 1 è la speranza nel miracolo delle catastrofi redentrici, è la superstizione del Paradiso socialista immodiato, disceso dal cielo anzichè faticosamente elaborato dai nostri sforzi e dalle nostre energie. Che tattica, che schermo di fronte ad esso, se non l'elevamento intellettuale e l'educazione morale del pro. letariato, le quali g!i diano, con la chiave per intendere il mistero dell'essere 1 la flducia in se stessi per lottare contro le ostilità della Natura e della sorte, e le ingiu• stizie ~ociali? Questa, senza le pregiudiziali del formulario e i chia– vistelli dell'intolleranza, questa 1 senza l'ermeneutica dei Santi Vangeli per spulciarvi la frase da tirar r~questa o a quella tesi, la battaglia vera e dura contro il teolo– gismo, che risorgo, come Proteo, per mille forme, eredità di preti, ma figlio sopratutto <lell'iguorauza e della pi– grizia di una massa che non sa, e che non crede e non spera iq i,e Atessa 1 nelle sue fon;e e nei suoi destini! G. ZIBOROl. Perdare unasorella allaConfederazione delLavoro Nella prima quindicina rli uovembre si raccolsero a Congresso i postelegrafici. a Firenze, e, - dopo aver valutati e discussi i criterì della loro notevole azione d'avanguardia per il ringiovanimento rlella. amministrazione, - hanno t1·attato anche dei rap– porti e dei coutatti con le altre schiere d'impiegati e con quelle, più folte, dei hworatori. Il tema era stato toccato, di recente, da dne altri Congressi <li categoria. Ad Ancona: una corrente, nel Congresso magi– strale, voleva l'adesione alla Coufederazione del lavoro; ma i dirigenti deviarono la proposta co11 qualche frase: "'adesione collettiva, no; ma. s 1 iscri• vano i singoli maestri alle Camere del lavoro 1 per cementare l'alleanza del braccio e della mente,ecc ... ,,: ed altre cose belle, che non potevano non essere applaudite. A Palermo: i medici condotti attendevano, a sug· gello di tutta una propag·anrla anteriore, la calcl.a parola dì Brunefli per Fadesioue alla Confedera– zione del lavoro, ma anche qui la proposta rimase a mezz'aria. Ed invece. a quanto pare, è venuta, dopo, l'adesione a.Ila Confederazione degli impiegati. Fu decisivo, nel\1uno e nell'altro caso, l'atteg– giamento degli organizzatori operai, che dall'espe– rienza del moto professionale hanno tratto uuo squisito senso d'orientazione anche nei campi affini. Essi dissero in sostanza: fatevi le ossa voi, Con– federazione degli impiegati, poi ne riparleremo e prenderemo accordi. Ed è questa, a tutt'oggi, l'ultima parola della, ~aviezza. 1\fa, ahimè, la Coufederazione deg-li impiegati uou si è rinvigorita abbastanza. La sua vita, anzi vegetazione, ha qualche raro sussulto; ma non bastano i tell;grammi e le "proteste n per conta1·e nel paese. Il Congresso nazionale, che era stato indetto per la scorsa. primavera, era ben povera cosa per programma e temi; vi si doveva trattare di stipendi delle donue, e di ribassi di viaggio, e di altri minuti argomenti, ma non si cominciava ad aflroutare, con sut'ficeute coscienza, quell'im– mane problema della " riforma dell'amministra– zione,, che è ormai, per noi tutti 1 un obbligo <li serietà. Ne parliamo òa tanto tempo, la chiediamo ogni tanto al Governo, la facciamo sventolare come una. bandiera dai deputati amici; e non cominciamo noi a preparare il materiale tecnico della riforma. Noi, che vogliamo seppellire il travetto di legno, estraneo all'impostagli fatica, e ci proclamiamo i collaboratori operosi ed affezionati, gli organi vi– venti della grande 1yi.acchinadell'amministrazione .... Per fortnna 1 il Congresso venne rirnanrlato. 1,o volevano riconvocare per fine d 1 aun1J; ma non sembrò che il momento fosse troppo opportuno. Dopo la legge sullo stato giuridico nou si può spiegare che nn atteggiameuto vivo e forte verso il Governo; ma dove sono le forze? Volete la parata dell'impotem:a? Nè chiaro appare l"orientamento politico; ci parve negli nltimi anni di posare sovra una certa direttiva r'l'll~strema,generica, senza spe• cificazione di partiti. Ci furono predicati dei con– sigli che portavano dritto al blocco. E~ qua~rlo 'furati si mostrò antibloccardo - e ad alcuuo sembrò rigidamente intransigente - uoi gli pote– vamo òire 1 coi figli <lei conte Ugolino: tu ne resfost i qnestc ,11.ù.ie, ·e car,ii 1 e tu le spogli .... ,,

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