Critica Sociale - Anno XVIII - n. 21 - 1 novembre 1908

CRITICASOCIALE 329 banno spazza.ti via dal Governo britannico, nò per gran tempo potranno farvi ritorno. Oggi non v'è paese al mondo cho più dell'Inghilterra eia lnrervorA.to per la. pace del mondo; 11alloanza col Oinppono, gli accordi colla Francia, colla Spagna, col Portogallo, colla Russla 1 non hanno nitro scopo, e se re f;rloardo è divenuto popolarl~simo ò appunto perchò il po– polo vede in lui un interpreto rodolo, Il 11 messaggero~, come un deputato soclalista l'ha chiamato, " della pace unlver◄ale n· JI tuo collaboratore dice che quella guerra 11: slgnift– cherebbo oggi la vittoria dell'lnghllterra sulla Oerma– nll\ , 11 che sarebbe, secondo lui, u una vittoria del libero scambio sul protezionismo, sul cesari'lmO e sul milita– rismo.:, Ma do,•o sono le prove, le probabilità cli cotesta pre- conlzzat!L vittoria dell'Joghilterra sulla Germania? Se dal ratti ph't recenti si deve giudicare del futuro, si dovrebbe ln,·ece concbiudere che le probabilità. sono piuttosto dalla J>arte della Germania. Ma, rosse pur vero ohe la Ocrmnnla in sitf<1.Uaguerra. 1lovesse soccombere, ne ,·errebbe tale odio rra i due pno,1 da rendere inevi– tabile, prima o poi, una nuova grande guerra europea. Il tuo collal>oratore preconizza una nuova Jena con armi inglesi, ma dimentica cbe Jena preparò Lipsia, e dopo Lipsia venne Waterloo. Non eono queste le vittorie cho l'[ngbilterra liberalo e democmlioa ambisce; essa ambisco le vittorie dell'in– dustria, del commercio, della civllti\ 1 e sa che le guerre no sono I mnggiori nemici. Sedotto da non so qual disegno rantastioo 1 il tuo col• laboratore ha sentenziato: " Non mal come in questo momento la democrazia ha dalla guerra tutto da gua– dagnare 11 • Su que!lto punto, come sull'altro da me citato più sopra, la tua Cfitica ha ratto qualche riserva, e sta bene. A mo basta ricordare che la storia d'J<;uropa dal 1793 in poi dice tutto l'opposto. nasta ricordare che la democrazia francese quando si fece belllgera cessò di esistere; cho la guerra cngionò due volte la rovina della Fmuclo., la quale 1 dal prlmo po,to ohe già occupava In Buropa, ò dl:tcesa al terzo po3to J>roolsameute a cagiono delle guerre; e si deve hn·ece proprio alla politica di pace 1 seguita dalla Repubblica, specialmente da quindici anni in qua, se la democrazia francese ha acquistato iu questi ultimi anni una rorza, che dalla grantle Rivolu– zione lo J>Olnon aveva mal avuto, tale rorza della quale ò costretta a tener conto la stesia Germania, che è oggi militarmente la prima potenza d'F;uropa. Nessun uomo di senno in Fmnola vuole la guerra, perohè tutti sentono che la sconflttR saraUbe la sua to– tale trreparRbllo rovina, mentre la vittoria rarebbe del generale vittorioso il seppelliloro della libertà. Per questo in Jfrnucia le società della pace sono nu– merosissime, o hanno molte diramazioni nelle campa• goe i per questo tuUa la politica del suo Governo, inte– ramente d 1 aceordo coll'Inghilterra, ò dirotta anche nel momento attuale a rimuo,·ere In Oriente ogni velleità, ogni tendenza di guerra. PolitlCR chiara o di buon senso o di q ua!ll sicuro successo, perchà la guerra, colle mac• chine spaventevoli d'oggidì, incu e timore anche ai po• tentati J>lù rortl, e perohè, dove no11 è arrivata la pro, gaganda pacifista, sono gl'interossl dolio popolazioni che portano alla conservazione della pace. È dunque cosa vana cho il tuo collaboratore inalberi nelle colonne della Cfitlca Sociali! Il ,·essillo di guerra. I paeiftsll, c•h'egli rorse considera una rorza trascura– lJlle, sono dl\•euuti mllloni 1 e 1 Oovernl più militaristi dol mondo sono obbligali a tenerne conto. Ilo detto che nel suo articolo, rra molte cose strambe, vi sono anche 011servazioni giusto. Eccone una: 11 Xell'in– • teroseo non dell 1 Itlllla sola, ma anche dell'Austria, a 11 cui eonvlone come a noi una cordiale e leale amicizia " austro-ltRllana; nell'interesso dello sviluppo pacifico " della democrazia internazionale; l'rtalla dove e pub " voloro od ottenere che si provveda ad eliminare lo " superficie di attrito, che rendono oggi così difficile " l'amicizia austro-italiana. 11 Ebbene, co,a abbiamo ratto noi flnora, pacifbti d'Italia, co~a hanno ratto gli amici della J)ace d'Au3tria-Ungho– rla, se non procurare di eliminare o attenuare le causo e I protesti di attriti? Se l'opera di ravviolnamento do• vrà essere arrestata in causa degli ultimi avvenimenti, uon sarà certamente por colpa nostra. Mirando In alto, alla paco o all'unione di tutti i po– poli, non abbiamo mRI chiuso gli occhi allo necessità. o alle condl1:lonl reali del tempo In cui vlvlamo. Sappiamo anche noi che la mèta, che vagheggiamo coll'occhio della mente, è mollo lontana, e che sola– mente t tardi nipoti vedranno Il giorno rellce 1 in cui tutti i popoli, deposti gli odi o gli strumenti di guerra 1 si associeranno In universale oivllo consorzio; ma questa non è una ragione che esoneri gli uomini onesti e i popoli più progrediti da lavorare per avvicinare Il mondo a quella mòta. [,'umanità. futura, al cui avvento vorremmo cooperare, sorgerà dal progressi che saranno stati realizzati nel singoli pnesl. 11~are del proprio paese una n11zione libera, prospera e forte, ohe dimostri negli atti Il culto della giustizia che ha nel cuore, è il miglior modo di affrettare il re– gno della pace e della giustizia nel mondo. Umanitari e patrlottl ad un tempo, i pacifisti vorreb– bero l'unione di tutte le patrio libere, onde niente più Il Rddolora come il vedere, In nome del patriottismo, aizzare dal due lati d'una frontiera un patriottismo contro l'altro. Sap1>lamo pur troppo che, In quest'epoca di semi bar - barie Inverniciata di civiltà, vi sono momenti in oul Il sentimento patriottico non si può fondere col sentimento umanitario; da qui l'origine della propaganda antipa– triottlca, che fluisce per condurre alla negazione della patria 'l dell'umanità. Per non cadere in simile errore, noi paclftsti abbiamo una norma che mal non falla, la quale c'Insegna ad adempiere in circo,tanze simili il dovere più urgente. Quando ò la patria mioaooiata e che corro maggior pericolo, dobbiamo correre In suR dlfesa 1 corno Garibaldi, cbe adorava l'umanità, e ne diodo sempre l'esempio i quando luvece, In nome del patriottismo, Sf vuole tra– scinare Il 1)8030 a guerra Ingiusta., li nostro dovere è di opporci a tutt'uomo, come abbiamo ratto al tempo della gallorobla. Non so se il tuo collaboratore e quelll ohe pensano come lui potranno dire di se stessi altrettanto; io so che come noi pensano tutti i pacifisti d'Europa, e, tranne I quaquorl, quelli d',America e dell'Asia. TI prego, caro Turati, di pubblicare lntegrahoento questR mia lettera, perchè, non 1>erme, ma per la causa alla. quale ho dato da anni tutto Il mio pensiero e lo mie pocho rorze, ml J>reme cho sia sfatata una volta per tutte la falsa leggenda che I J>aclfldl Italiani vo– gliono u. la pace ad ogni patto n· Credimi tuo vecchio amico E. T. Mosi:n.

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