Critica Sociale - Anno XVIII - n. 21 - 1 novembre 1908

328 CRITICA SOCIALE virlenza òt-i fatti, riesca n. cliss:; ipa.re il fantasma. cruccio:io, balenato auch~ iu pa cati cervelli in questi g-iorni tl1 crisi e di Rorpre:-,e. e a ridare ai compagni del reguo la. liet..o co~cienza che nulla di auti~ociali~ta t'i stato t.'ummesso dai compagni d'Austria e nulla. di antiitaliano •lai socialisti ita– liani delln Uisleitauia, Con ciò, nature.lmeute, i..• tutt'altro che esaurito il complesso tema ha.lcanico. \.i sarebbe da discor– rere della ripercussione degli ultimi a.v,·enimenti sugli aggr nppamenti europei, e specialmente delle nuove vie addita.te all'Italia; da ricercare se e in qnanlio nuove orie ntazioni possano giovare alla. ca.usa della pace i da affrontare persino un tema che si poteva. credere ormai esaurito: se, cioè, la pace e il disarmo Rieno,o meno, uu snpremissilno ben13per il proletariatù 1 poichò anche questo è stato rimesso in dubbio! l\[a in un articolo gih troppo lnngo non è il caso neppure di sflorare tali ponderosi argomenti. Voglio soltanto, e proprio per finire, chìerlere ai compa!,tni del regno: Non temono essi che l'austro– fobia, da loro in questi giorni rinfocolata, serva a tutt'altre correnti? I~, dal grido passionale e sem• plicista. di u abbasso l'Austria! "'\I che ha riecheg– giato per le vie di Milauo e di Roma, nou seutono svolgersi, con logica inesorabile, le domande d1 nuove spese militari, contro le quali il Conµ;resso di Firenze ha eretto una pregiudiziale rigida e precisa.? Dott. ANGELO YJVA!\'TE. CONTRO " LAPACE ADOGNI PATTO ,, Ernesto ~l'eodoro :Moneta ci invia, e noi inseriamo ben volontieri : CARO 'flJllATl 1 .l/1/ r.mo, 2S ollobrt. ln un articolo pubblicato nell'ultimo numero della tua Critica &>ciale, sulla Politica estera deWItalia, nel qual(', fra molte coso strambe, non mancano anche osserva. zlonl giuste, l'autore che ai firma con tre x, dopo avere scritto: "Dobbiamo respingere l'heneiemo 111 cioò l'in– surrezione mllitarista In caso di guerra, aggiunse que– st'altra. frase: 11 Dobbiamo respingere anche la teoria ernesto-teodoro-monetlana dolla pace ad ogni patto ... n· Dovo Il tuo collaboratore abbia fatto una simile sco• parta, io non saprei proprio indovinare. Non solo lo non ho mai detto o scritto una parola che 1>ossa raro di mo un fautore della pace ad ogni patto, ma ho sempre combattuto questa teoria, della quale ora il critico dello tre x ,·uolo addossarmi la pa– ternità. Nel movimento mon11ialedella pace, soltanto le Società Inglesi o americano dei quaquori, che sono pochissime, comprendono nella condanna delle guerre anche le guerre d'lndl1>endcnza. Or bene, d'accordo cou tutti gli altri pacifisti del mondo, in tutti i Congressi o nolla Vita Jnteniazionale, ho aomJ>re respinto simile teoria. H\conoecenclo nella guerra una cosa orribile 1 avauzo cle!Potà ferina, e che la civiltà. ha il dovere di rivolgere tutti i suol efor.d por porvi flue, ho sempre dotto elle più odiosa e più ln:'Opportabile della guerra è la servitù d'uu popolo alla dominazione straniera, e, quando non v'è altro modo di furia cessare che la guerra, questa, sebbene antlclvile e Inumana, dh•enta per quel popolo una necessità o un diritto. In polemica porhl anni fa con Tolstoi, il quale, come tu sai, sostiene li dovere della non resistenza alla vio– lenza, ho scritto, fra !'altre cose: "Emancipare ogni popolo 1lal Oovorui oppre~sori, portare nelle leggi e nel costumi quanta mag~ior somma è possibile di giu– stizia o di mornllti\"' ò - il miglior modo di affrettare Il regno dolla pace e dell'amore tra gli uomini, che Tolstoi ò lmpaziento di veder realizzato ,. ('). JI mio compendio storico delle Guerre e l11s11rreziot1I, di cui pre11touaolri'Lil JY volume, è una quasi continua glorifica.-.lone dolio sollevazioni e delle guerre 1 alle quali i J>Opolld 1 Europa o d'America, soggetti a straniere domi• nazioni, han dovuto ricorrere per la rivendicazione della propria lndipendonzll. :Nella prefazione del primo volume, pre,,edondo l'accusa di contraddizione 1 dopo avere scritto: " mentre In molto pagine coml)attiamo il culto della guerra, In altro si esalta il coraggio dei combattenti por la liberti\ o por In patria, o ~I indicano i fattori della vittoria m soggiungevo: " Uautore risponde che la pace, al ctù 11'1011(0 h(i rlfllicato tutte le sue forze, dev'esse,·e la pace dt, liberi e liti (orli n ( 1 ). Si poteva essere pili espli– cito? A questo dichiarazioni lo sono sempre stato coerente; nessuna parola, nes!luno scritto mio ,·enne mal a con– traddirle. Come hl\ dunque potuto Il tuo collaboratore attribuire a me una teoria 1 alla quale io non posso avere accen– nato se non per combatterla o confutarla? A sua difesa JJOtrà.dire di averlo sentito dire o di avervi creduto, quando ml vide effigiato sotto simile simbolo nel G11e– ritt .\Jesehi110 e nella Tm·litpineidt. E su questi docu– menti si seri ve la cronaca dei nostri giorni ! Ricordo benissimo che vi fu un tempo - quando in Italia ferven la gallofobia, cho noi pacifisti combattevamo ad oltranza, mentre i socialisti se ne mostravano tutti indifferentlselml - nel quttlt1I crlspini grandi e piccoli, col loro patrono, ci denunciavano come " antipatrlotti ,, e perfino " venduti allo straniero ,,. Poi vennero i giornali ultraconservatori e militaristi ad accusarci come nemici dell'eeorello, lncurn1Hi dello sorti clel J)aese, perchò vo– levamo la difesa del paese a!tsleurata da pit'1 solida or– ganizzazione militare, e da una seria educazione c\Yico- 01ilita1·e, che doveva cominciare fin dalle scuole .. Ma quel gran galantuomo che è Il tempo fece giustizia di alff~tte denuncia e acc11Se 1 e nessun anersario del pa– cifismo oserebbe ora ripeterle. Il tuo collaboratore, dopo avermi attribuito una teo– ria, che In nessuu'ora della mia \'ita ho appoggiato o accreditato, al fa campione di guerra anche immediata, alcchò prevede che • farà. urlare 11 contro di lui me e t miei amici. - Urlare no, ma sorridere; percbò la guerra che, secondo lui, l'ltalia dovrebbe fare, unita all'loghll• terra, contro la Oerrnania nell'interesse del proleta– riato internazionale, nessun proletario vorrel)be farla, persuaso che di tutte le guerre il maggior numero di vittime son sempre date dal ))roletariato; siffiltta guerra In Jughilterra non la \'Uole Il Governo, oè il popolo, che ha lmparnto a proprio S))OSO quanto costa una guerra anche di oaito alcurlaelmo, come quella del 'l'ransvaal, provo– cata da affaristi e da finanzieri, che il cieco j11goismo aveva sa1>uto rendere por qualche Istante popolare. Jl castigo contro gli autori di quella guerra venne un po' tardi, ma venne, e le ultime elezioni generali li ( 1 1 La nt" 1,1t11·11oz101wlt1 N. iu, 20 dloembro 1898, 1mg. s11. (~) E. 1', !10:,itTA: Le (ll,t1·1·t, lt 1,1,,11"1'tzlo11i t la l'act I/ti UC()/0 dtclmo110110. Compendio 1tor1co e oonslcleraztonl. - llllano, società 1111. od. l)Op., 1003, TOI. I, pag. \'I.

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