Critica Sociale - Anno XV - n. 18 - 16 settembre 1905

286 CRITICA SOCIALE chl' il posith·ismo non è rhc scienza. Questione di pnrole, come si Yede, che non cambia i fatti nè il rapporto di mutua indi110nclcnzn, anzichè di contrasto, in cui stnnno fra di loro questi due ordini di idee. Ma vi è un secondo positivismo,o meglio una seconda fase ciel positivismo, in cui questa dottrina, abbando– nando Ja posizione di rigorosa esclusione presa dal Comte rispetto fllla metnfisica, tende a creare essn stessa, almeno entro certi limiti, una propria meta– fisica. Jn questa fase, il positivismo non si limita a una semplice sistflmazione dei risultati delle scit:nze, rifiutandosi di andare più in Jà; ma cerca di spie– gare le ragioni ultime delle cose, introducendo i concetti cli forzH, di evoluzione o quelli di detcrini– nate qualità. originario della materia, come per es., la contrattilità, la reattiviti\, ecc., che senirebboro a spiegare l'origino della vita e del pensiero. È la fnso in cui il positivismo concepisc<' la realtà co– smica come una progressiva ascensione della materia, animata dalla forza, verso forme sempre supe– riori, ultima delle quali la mente umana., che è la materia che pensa sè stessa; le quali forme sono tutte potenzialmente contenute neg-li elementi costi• tutivi originari della sostanza universale. Questa fase motte capo al riconoscimento, anche da parte del positivismo, delle cause finali i e il Richet, scienziato e positivista, può esplicitamente affermare che u alla legg-e della lotta per la vita viene ad aggiungersi un'nltra legge: lo sforzo verso la vita, che è come una conseguenza delln, prima. lc,:?ge. Lo sforzo verso la vita ò veramente una causa finale ... Possiamo in consegue1Jza ammettere questa conclusione, che la Nfltura ha voluto la vita l'! (1). In questa fase, ci sembra che vi sia, ancora meno che nella. precedente 1 tra il positivismo e 11iclealismo l'abisso che si YOrrebbe scorgervi. Bertrando Spa~ venta 1 in una nota. intorno al darwinismo La legge clel più forte ( 2 ) 1 pone acutamente in luc~ gli ele– menti idealisti della dottrina clarwiniana 1 avvertendo che essa ammette implicitamente le cause finali anzi " odora di teologia un mig-lio lontano · e ciÒ pcrnhò il grande criterio direttivo dolla 1~tta per h~_vita 1 il cr~terio che s?lo la _il.lumina e la spiega 1 è 1I Yantagg10, la maggior utilità dell'indiviciuo e insomma, si potrebbe dire, l'esistenza anzil l'acc;e– scimento dell'esistenza. Questo è il fi;10 in vista dei quale le variazioni favorevoli si fissano si intensi• ficano, si perpetuano coll'eredità. COJ~e il Richet dice che la .Natura ha voluto la vita così Darwin implicitamente cotn-iene, secondo lo 'spaventa che la Natura vuole il miglioramento l'incrcmentd l'a– scensione della vita, che tale ò il 1 fine della Ndtura eia.ques_ta rag~iunt? mediante la lotta, l'adattamento: la selezione, I eredità. li'llartmann, dal suo canto sostiene pure che il darwinismo implica un concett~ teleologico, fornito dall'attività regolare del principio d'organizzazione nel seno delle forme vitali senza del quale il meccanismo delle leggi di selezione di adattamento, cli eredifa nulli\ spiegherebbe (3). 'rn– somma, i concetti di sopravvivenza del migliore di forza, di determinate qualità orig-iuarie della mn– teria corrispondono, in fondo, t\lle idee dell'he~clia– nisrno. Quando si dice che le proprietà del cervello umano non sono che la concentrazione e la potente intensificazione di qualifa esistenti in misura infini– tnmcntc pili tenue nei gradi inferiori della materia si dice, in fondo, che il pensiero umano e quinci/ 1;uomo, _e quindi gli clementi costitutivi: l'essenza, I idea, cli uomo, sono contenuti potenziahnente nella realtà precedente, che tutta. la realtà precedente 1) l'RUDIIOM)fE e HICIIET, I/ p1•of1ltmc, <ltlle uw,e flmr/J. Letl. r. (lJ Ulpubbllcat11 dal 01;:-TJU; lii suuu (IIOS(i/lCi (Marano, 1901,, 1111• glua 3♦1 e seg. \ 1) t:. DE IIARTllASllo, U Darwh,,s,Nt. Alc1rn, 1903, ultimo capitolo. tcndern. verso l'attuazione cli c1ucsta forma superiore, e quindi che l'idea cli uomo precede e dà origine all'uomo reale. Quando si dice essere legge cli na• tura la sopravvh·enza elci pili adatto, si viene ad esprimere l'istesso concetto rispetto a tutte le specie viventi, a dire cioè che la forma (l'idea) più aclntta è contenuta come una crisalide in quella meno adatta e che tutta l'attività della natura è rivolta a trarnela fuori. Quando si dice infine che la naturn ha. voluto la vita, si viene a dire che l'essenza, gli elemenli costitutivi, l'idea della vita, esistevano nella 'Xatnra prima della vita effetth·a, e che la vita stessa non ò che ia realizzazione dello sforzo preordinato ,·erso la vita, come dice il Richet, o, come direbbe li.egei, dell'idea della vita. [n unn parola, il positi– vismo era venuto progressivamente e spontanea• mente correggendo sò stesso e in questa correzione g-iunge ad incontrarsi coll'idealismo, il quale non può quindi erigerseg-li contro come la sua radicale negazione, perchè invece le due correnti convergono manifestamente le loro acque verso un alveo co– mune. I~ ciò è sopratutto notevole, che questa verità ,·enne sempre riconosciuta e proclamata dagli idea– listi medesimi, i quali si compiacquero sempre gran• demente nel constatare che i materialisti e i positi– Yisti avevano un fondo di idee comune con loro, e sembrarono sempre org-ogliosi di dimostrare che la loro dottrina collimava con quella di questi loro fW· versari. Qià il Vera nota,·a. segni di idealizzazione del materialismo in Moleschott e si compiaceva cli vederlo " conciliarsi con la finalità o le cause finali ,,; e segni di idealizzazione ancora più intensa del ma– terialismo an·ertiva nel l3i.ichuer, che, " arrivato, a un certo punto, al problema della generazione, ... finisce per inginocchiarsi davanti all'idea e per sup. plicarla di venirgli in soccorso, riconoscendo che da essa sola, dalla sua natura eterna e assoluta possono emanare i germi di tutti gli esseri ,, (1). fl Janet, dal suo canto, mostrava. (dice il F'ouillee) (2) quanti clementi spirituali, sotto i nomi di forze e cli quali là, il materialismo introduceva nell'idea di ma– teria. Quanto allo Spaventa, abbiamo visto che egli ritiene che il darwinismo e la metafisica hcgeliann si integrano a ,·icenda. L'llartmnan, vedemmo pure, riscontra. netta.mente la teleologia nella teoria dclln discendenza. B, infine, il Melli (a sostegno della dottrina schopenhaueriana, che cioè gli organismi non sono semplici risultanze cli forze fisiche, ma mani– festazione di un principio superiore a queste, interno, immanente, cioè la ,•olontà. di vivere, principio ohe le forze fisiche non spiegano, ma presuppongono) cita queste parole ciel \Veber riguardo alla dottrina cli Haeckcl: " Lo stesso Haeckel dice testualmente: in ultima a.nalisi, i motivi che determinano la lottn. e le sue forme diverse non sono altro che quelli della. conservazione di sè. Questo non è più maleriri• lìsm o, ma JJlll'O 1:otonlismo ,, (3) cioè riconoscimento di un priucipio, di un'idea, 11011 spiegata dalle leg,:?i dell'eYoluzione organica, ma da essa presupposta come uhi consistam della loro azione. Nò si dica che il materiali!mlO, colFintrodurrc nella materia elementi spirituali, come quelli di "' forza" o di " qualifa ,,, contraddice e scoufessa la sua tesi primitirn. Il lato essenziale della concezione matc– rinlistn. è questo: che tutto Jluniverso si svolse pe1· opera d'una spontanea attività della materia, senza che in tale svolgimento sia intervenuto l'atto crea• tivo d'un elio. Poco ora importa che si affcrmic questa attività, queste forze, queste " qualità,, eh: YOi presupponete nella materia, sono clementi spi- (1, v,:R.\, 111/,·Qducti.011 à 1c1 pllUo,. dt lltrJtl. Prt'race, pag. a-n. (') 01). olt., Introductlon, pag. ltl. ,\lc1m, 1896. t,, lh:u1, op. clt., f)ag. rn,, noia.

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