Critica Sociale - Anno XV - n. 11 - 1 giugno 1905
CRITICA SOCIALE 169 che dirocrò quasi c-ompletamcntc quella città, con laq::he fratture nel suolo e con alterazione nella portata delle fonti. E, sci anni pitt tardi, lo spaven– toso terremoto del dicembre 1837 produceva immense rovine nel Salernitano e nella Basilicata, e preluJeva al forte terremoto lucano del 25 gennaio 1893. La sola penisola. salentina è, fra le regioni dove porterà le sue acque il futuro acquedotto, la meno soggetta a terremoti, sebbene presenti aree alquanto meno tranquille lungo la costa adriatica. Del resto, per convincersi della leggerezza con cui si ò disegnato un grande acquedotto in una zona visitata periodicamente da grandi catastrofi sismiche, hasta gettare lo 1:1guarclo sopra una piccola. carta del dott. ::\[ario Baratta, allegata ad un suo studio geo– logico sulla zona che sarà attraversata dall'opera <'olossalo ('). Anc-hc i profani dovrnnno concluclcro che allìclurc nel uu tC'l'l'Cnoco1:1ì instabile e così tor– mentato un mnnufn,tto, che, nnche lievemente in• terrotto, non sen•e più nllo scopo per cui è costrutto 1 è, per non dir peg-gio 1 una spaventosa imprudenza. E nllora, come g-iuclicnre il Governo che ha fatto approvare un diSl-'gno di una importanza enorme, senza udire il parere di geologi illustri? Come assolverlo dalla grave accusa <li non aver interrogato, prima di deliberare la spesa di ben 150 milioni, nè l'Ufficio geologico 1 nò l'Istituto geofisico? Non sappiamo quali scuse troveranno i responsa– bili di questa legA'erczza enorme, che può essere fatale nllc finanze della nazione e agli interessi di regioni che attendono da. anni un rimedio pronto ed efficace. Vorremmo però che costoro potessero essere accusati soltanto cli leggerezza o non di altre cose piìt gravi e meno confessahili. . .. Rimane ancora un punto eia discutere, e così connesso all'argomento pre{'eclento cla meritare qual– che parola. 11 punto è questo: l'acquedotto proget– tato, e che fra hreve sflrà in via di costruzione, po– trebbe essere cllicucomente sostituito da altre opere meno costose e meno aleatorie? l~ evidente ohe, se questa possibilità non esistesse, la. responsabilità cli coloro che vogliono costrurre il più grande acque– dotto del gloho sopra un terreno instabile e tor– mentato sarebbe, se non distrutta 1 almeno attenuata. ])impossibilità di far meglio, R. voltP, spiega, se non giustifica, il mal fatto. ,;\fa que!;ta impossibilitò non esiste. rJ prof. 'l'ara– melli, sempre nello studio che abbiamo riassunto, ha parecchie pagine dense di dati e di indicazioni pre– cise, le qunli lasciano almeno il sospetto che tutto ciò 1 che era da tentare per fornire localmente le Puglie cli acqua potabile, non si sia tentato o si sia tentato in maniera insufliciente. Per la provincia cli Lecce, per esempio, pare che lllJa migliore utilizzazione delle sorgenti locali, e una ingegnosa utilizzazione delle acque copiose ·che vanno a perder:,i noi mare, potrehbero fornire a tutta la penisola salentina un rimedio efficace alla scarsezza delle fonti attuali. Nè disperata è la con– dizione del Barese, certo la regione più povera cli acque, ma dove tutto ciò ch'era da tentare non è stato tentato. Aci ogni modo Barletta ed Altamura potrcl.Jbero fornirsi d'acqua dal Yulture, come stanno disegnando di fare. Pure per la provincia cli Foggia il prof. 'l'arn111elli ha pnrecchi comdgli da dare, e sopratutto quello cli abbondanti perforazioni at·te– siane. La soluzione data nl problema dell'acqua po– tabile da Mantova 1 :\rilano, Pavia) Vercelli dovrebbe ,,cnir meditata anche dalle amministrazioni locali delle Puglic. ( 1) )IAklO U.\U.\'tT,\: L'(ICl/lltllotto p11g//tst t ' te,·remoH - Vo• ghera., 1905. Tutto ciò: insomnrn) indttC('\ a dubitare se proprio il problema della scnrsezz(L d'ncque nc11a regione pugliese dovesse condurre di colpo all'idea di un grande acquedotto, che sarà tre volte più lungo del maggiore di tutti quelli che esistono nel mondo, e che, per IC'difficoltà. tecniche ck!Fimpresa, per le incognite finanziarie e pili pC'r il grave pericolo dei fenomeni sismici della regione, corre rischio di non riuscire quale è nei voti delle popolazioni e nell'in– teresse della finanza pubblica. 1\[a è destino che noi ci si culli fra due estremi altrettanto nocivi: la soverchia lentezza del delibe– rare e l'eccessiva fretta del proporre e del fare. Così ci troviamo spesso a dover contendere alle lentezze hurocratichc o ai misoneismi parlamentari riforme gi:\ mature o già profondamente studiate e discusse; mentre poi ci scordiamo cli far esaminare dai com– petenti, e di sottoporre al g-iuclizio ponderato degli organi tecnici appositi, quelle opere e quelle im– prese che, per la loro mole e la loro spesa, ci cfanno l'illusione - povera illusione davvero! - di essere noi gli autentici credi degli antichi romani. Intanto assistiamo a questo fatto curioso: che lo Stato ha già affidato ad un'J"mpresa la costruzione cli un'opera di ben più clH' t50 milioni, mentre proprio sulla solidità, l'efficacia e la praticità cli quest 1 opera solle\·ano gravi dubbi -- per tacer cl'altri - due uomini di grande valore t"cnico come rin– gegner e Cad olini e il r>rof. 'l'aramelli. Che hca.to paese è Prtalia ! tbi. MAZZIHIAHISMO E O[IRLISMO lii. RAGIONI STORICHE E D'AMBIENTE. Allorchè il 1llazzini predicn.vn.queste teorie in Italia, gli uomini cho intendevnno alla soluzione del problema nazionale dovevano lottnre contro la di1>lomaziaeuropea, gnrante <lei trattati infausti del 1815 j assalire l°Austria nei suoi domint; combattere il dispotismo dei principi sostenuti dnlraristocrazia e dal cloro; sfidare i pregiu– dizi e g11interessi locali avver,ii all'unità. E non ei poteva tenere ne'lsun conto <!ellamoltitudine immensa elci contadini, assento del tutto dalla rita po– litica; non si poteYa faro se non scarso assegnamento sulla classe operaia delle città, immer~a anch'c~sa in un letargo di morte, sah•o che in pochi centri urbani del– l'Italia settentrionale e centrale. Le sole forze disponi– bili erano In parte liberale, tutf1tltro che numerosa, del– Paristocrazia; il medio ceto industriale, commerciale 1 proressionìsta; la giovcnU1 studiosa; dopo il 184S pochi nuclei proletarì delle città. E ru d'uopo che a queste forze si associa'lse, gui<lnta. dal genio di CaYour 1 la dinastia sabauda, disarmando o almeno attenuando le ostilltù. delle aristocrazie couserratrici e trascinando Napo– leone !Il contro l'Au~tria, perchè si determinasse quel– l'in'liemo di condizioni, che consentirono, fra l'armistizio di Villafrnnca e la battaglia del , 1 0\turno, il riunirsi fulmineo di quasi tutta la nostra nazione. Or supponoto per un momento che la gioventi1 stu– diosa) In piccoln borghesia professionista, i primi strati proletari affacciantisi alla luce della ooscieoza politica (1), (11 1·ra questo ()]R881 lii dllfut(' illJ!'<'IRlmentoIl rnnzilnlan1smo. Prima dol '.J:l ru" IR glo,·ontì1 dollo scuole uno del J>lù 11otent1elementi della mo,•1110 ltalla " (1'.pi~tOl(lrio, I, S'iO).ge\Jbenc al lfanlnt sorridesse " Il prolletlo di duo ns~oc1a.zlonl utovlno !talla, l'una unl\•ersltarla, l'altro po1101a.ro e formata da!lo ciani opl'ralo ~ (l,ttlrts h1Umts, 9.!; efr. Glovhu ll11Ut11 ed. Mengh\111,IJ\bl. storica del rlsorg. !tallano,
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