Critica Sociale - Anno XV - n. 11 - 1 giugno 1905
1GB CRITICASOCIALE VII. Ln misiwci con,·reu, delle ,·icl11ieste p1•oj'es– s'iona,ti. Dovrei poi, a questo punto, occuparmi concretamente e singolarmente delle richieste che ciascuna delle as– sociazioni dei laYoratori e dei professionisti presenta e difende oggi 1 io Italia, per il proprio miglioramento eco– nomico e giuridico? Non credo davvero sia così ampio il còmpito che ho rlovuto assumermi e che ho alla meglio adempiuto. Mi si permetta al più di rilevare che il partito radicale crede di avere un punto di vista sicuro (non dico che sia suo esclusivamente) dal quale consi– dernre la cosa. Il nostro partilo, che non si fonda sugli unilaterali interes!:li e aspirazioni di classe, ha per norma FintereRse collettivo, generale del paese, non quello di una. classe o di un ceto piuttosto che di un'altra classe o di un altro ceto. E da ciò esso partito deduce due criteri: che la gente, addetta ai pnbLlici servi1,t, quali essi siano, adempie meglio il proprio dovere e quindi l'utile della collettività se è trattata bene e vive tran– qnilla; che, d'altro canto, il compenso dato a questa gente non deve essere eccessivo nè di fronte alle ri– sorse dell'economia nazionale nè di fronte ai guadagni delle analoghe categorie libere di lavoratori manuali o intellettuali, poichè altrimenti lo squilibrio e il mal– contento si determinerebbero in seno allo stesso paese. VIII. Coucl usioui. La morale di questo lungo articolo è semplicissimfl .. La espongo in due parole per non rubare più spazio alla Critica. li partito radicale deve favorire in tutti i modi, nel paese e nel Parlamento, le organizzazioni professio– nali, ecc., che sono un fatlo inevitabile e un fatto utile; deve opporsi al sindacal:smo antiparlamentare, pur la– sciando che si determinino liberamente quelle energie sociali organizzate che premeranno sui pubblici poteri; deve vietare lo sciopero in determinati pubbli0i servizi, per controversie relative al contratto in corso, sot.iti– tuendo allo sciopero l'arbitrato obbligatorio; e deve rendere i contratti a scadenza periodica e rinnovabili, ovvero deve farli denunciabili da una o l'altra delle parti con una disdetta a tem?O sufficientemente lungo affinchè ciascuno, non rinnovandosi l'accordc, 1 possa provvedere ai fatti propri. FRANCE:SCO COLET1'1. L'acquedotto pugliese i terremoti L'acquedotto delle Puglie, di cui ora si è chiusa l'asta pubblica con l'assegno del lavoro alla ditta Antico e compagni di Genova 1 non è nato certo sotto buona atei la. Già, nel Giornctle degli econoniisti, un incognito ebbe a discorrere dell'insufficienza dei JJrogetti allestiti per l'opera colossale (1); e il senatot·e Caclolini ebbe pure a manifestare nella Nuova .Antologia gra,,i clubbl sulla praticità dell'impresa t2)- 'l'utto ciò a tacer d'altri scritti meno noti, ma egualmente fon– dati ed autorevoli, i quali tutti concludono con il sospetto che l'opera costosissima sia per riuscire inadeguata allo scopo . .(') r.a ,11s11/flcltnz11àet p,·ouetu pe,· r'acqutàvtto p11g/ltse ( 0 J; In Gtonwie àeg/L eco1wmi-s1L, giugno 1:102. (tJ I,'(IC(JUe(iOitO (i('//t P11gUe, In N110V(I ,111/olouia, 1001 11ag. 401. Ma a dare il colpo di grazia agli studi e ai di– segni preparati con troppa fretta e con eccessiva leggerezza dai competenti organi governativi, è in– tervenuto nel dibattito il prof. 1'orquato 'l'aramelli 1 con tutto il peso della sua indiscussa esperienza di geologo insigne. Nella sua pubblicazione sull'acquedotto pugliese (1) è anzitutto da notarn questa osservazione giustis– sima: se cioè sia equo sottrarre ad una regione acque utilissime, che ne possono formare la fortuna econo– mica, per portarle, chissà come calde e come infette, fino all'estremo della penisola salentina. Però che questa, dell'alta temperatura e dell'infezione delle acque trasportate per così enorme distanza 1 è sup– posizione confel'mata da tecnici e ormai inoppu– gnabile. Ma la parte più nuova cd interessante dello scritto del 'Caramelli riguarda i pericoli che possono insi– diare a breve scadenza l'acquedotto delle Puglie. Questi pericoli derivano dal fatto che tanto la regione dell'alto Sele,quanto quella dell'Ofanto,quella di )felfi e qurlla ancora di Foggia, sono fra le più soggette a terremoti disastrosi, donde la minaccia che questi fenomeni sismici abbiano a produrre la rovina irreparabile del lunghissimo e costosissimo acquedotto. Ma la minaccia più grave è quella che insidia le stesse sorgenti del Sele, cioè la scaturigine stessa. donde provengono le acque che si vogliono incana– lare. Sarà bene a questo proposito riferire esatta– mente le parole dell'illustre prof. rraramelli: u Nel vedere quegli spaccati (gli spaccati del le fonti del Sele), non posso dividere completamente la sicurf'zza che, in caso di forte terremoto 1 quella specie di breccia, da cui sgorgano così suddivise le sorgenti, possa rima– nere illesa, e temo che sia per aHenire piuttosto quanto è fama sia successo per le fan!ose fonti del Clitumno, presso Spoleto, nel te1·remoto del '-146.L'allacciamento di quelle fonti ad ogni modo deve essere un'impresa nou agevole, o quella enorme massa di sfaccio, che fa pensare al signor Baldacci che sia quivi franata forse una caverna, mi rimane assai sospetta appunto pei dal.i forniti dal chiaro geologo. n Nè minor pericolo sovrnsta al percorso del futuro acquedotto. È ben vero che, nè nelle gal lerie, nè nelle miniere, si avvertono i terremoti; per cui si crede che l'acquedotto con due terzi del percorso in galleria possa resistere ad ogni fenomeno sismico . .l\Ia - come osserva il prof. 'l'aramelli - rimane sempre il dubbio che, per il percorso all'aperto, a mezza costa, su pendii più o meno declivi e nelle stesse gallerie presso agli sbocchi, questa vantata stabilità dell'acquedotto debba essere esposta a ben dure prove. Iotanto si badi che tutta l'area per cui deve pas– sare il futuro acquedotto è dello più frequentemente visitate dal terremoto. Non si tratta infatti di un terreno vulcanico clove l'attività dei fenomeni sismici sia scomparsa o attenuata da un pezzo, come sa~ rebbe ad esempio la zona del Lazio, alla quale i romani affidarono i loro grandi acquedotti; ma si tnitta di regioni dove l'attività sismica perdura ancora violentissima eri vela tratto tratto, e ri \'elò in epoche vicinissime a noi 1 la sua intensità rovinosa. Per non risalire ai terremoti che nel xv, nel xv 1, nel xv11 e xvm secolo visitarono quello plaghe sventurate, cominceremo a ricordare il terremoto che il 9avrilo 1853 diroccò la maggior parte degli abitati a Caposele o a Calabritto, in prossimità alle sorgenti del Sole. Più terribile ancora, e minaccio~o per la. sede del futuro acquedotto 1 fu il terremoto di :Melfi, nel 1851, ( 1 ) A/cime co11swe1·az;.onlgeologiche a p,·oposito àell'acquedvftopn• gllese. - .'iota ciel p1•or. TAR.Hrnl,LI, letta nell'adun11nza del 23 feb· bralo 190!:>nl R, Istttt1to lombardo cl! scienze e lettere.
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