Critica Sociale - Anno XV - n. 5 - 1 marzo 1905

CRITICASOCIALE 69 degli impirgati, che venivano a trovarsi ~otto le ali, piene di umana pietà, della democra1,iu 1 crrsceva. )[a la drmorraiia non CRJ)Ì niente, comC' del resto le capita molto spesso. Vi111piegato restò il succhione, il lavoratore improduttivo, un malo necessario, visto che non si è ancoru potuto trov1u·o una nrncchina che a11tomatict1mentc scriva lettere, ollestir.Jca verbali, relazioni, ccc., ccc. E da s11~g-i a.mministrah1ri - è noto che la demo– crazia è molto sag-gia in materia di nmmini:;tra– ?.ioue - i democratici cercarono di ridurre al mi– nimo queste 8pese improduttive. Anche qui si trova– rono d'accordo tutte le frazioni dell,1 democrazia: dalle più pullide alle piì1 scarlatte. Le organizza– zioni pag-urono i loro segretari con stipendi di fame, obbligandoli a. lavorAre senza limite di orario, e spingendoli così 1 molto spesso, a commettere cose poco pulite; e tlllorn ire e scomuniche e fulmini e urla che sl!livAno al ciclo. Visto poi chr, se l'uomo non vive di solo pirne, vive però flnchc di pane - così crede almeno lit dcmocraz.ia il pane offerto essendo scan:w, ora a nche, di reg -ola, di qualitll molto modesta. la. merce-lavoro offerta. 11d è certo da ri– cercarsi nella modestia cli tanti dirii:renti le organiz• zaz.ioui la. causa della debolezza o della ne~s11na lar– ghezza. di velluta elci movimento open1io. Le orga– nizzazioni meglio dirette e pili forti t,()110 quello che ehhero la fortuna di trovare uomini di valore che, per un nobile spirito di sacrificio, non disdegnarono una condi1,ione modesta per compiere un atto di fede. La democrazia fa molto conto su questa fede. ·1h un po' come i pacll'Oni della piccola. borghesia botte• gaia, che trattano la sena come una persona della famiglia, ne domandano l'affetto e le !'!Inno patire la fame insieme al resto della sacra famiglia. La bontà della. serva vien pagata in Rentimento! La de– mocr11zia ha. origini poetiche e ronrnn1irhe, e dal romanticismo trae la. maggior parte delle sue aspi– razioni e dello sue imagini. Ama il bel gesto, il sa– crificio, l'R.tto 01·oico. E tutto ciò va benone finchè si tratta di sogni e di discorsi. }.fa il " fare ,, ò tutt1aHra cosa. Jt una cosa molto te!'l'a a terra e molto modesta. Non vuol eroi, ma sgohboni; non vuol l'impeto lirico, ma l'o– pera paziente e perseverante <liformica d'ogni g-iorno; vuole persone sicure e forme, che vi si dedichino con tenacia. e con continuW1. Certo che ci vuole anche la fede. ,\la la fede non basta e la fede sola è men che nit'nte. Ci vogliono cnpucità speciali, at– titudini specializzate, tutto un congegno di uomini volonterosi e diligenti, che compiano sen'l.a inconsulti slttnci, ma senza interruzioni, qucsbt imnrnne biso– gna. Se la democrazia volesse nilersi solo cli eroi, non l'iescirebho mai a. far niente, come non ha fatto niente fino ad oggi. È atto sugg-io cli governo non richiedere dall1uomo l'eroico. Oli eroi sono pochi, assai pochi, t' sono anche poco creduti. lo oserei af– fermare che una delle ragioni della. ermta opinione, che la democrnzia ha deg-li im1>ieg11ti,derint ap– punto do questa sua ri,·erca drll'C'roismo. ~on ci crede nemmeno lei ai suoi uomini 1 trova incredibile che uomini cli r('ale valore ~i umiliino nelle cose piccole, nelle po:-;izioni moclcstP. J.\1tto eroico vuol degli <.•roiper essei· capito. E quanti sono gli eroi genuini, i democratici veri nclh1 democrazia, queste anime pronte nl sacrificio, pronte al lavoro, non per sè, ma 1>CI' g-li a.Itri, soltnnto por gli alrri, J)er una fede invincil)ile nel divenire della umarnt società? Questfl. prontezza al sacrificio, questa potenza di vita nel futuro è propria dei popoli piìt evoluti, dello anime privilegiate e, in un paese ig-norante e povero con.1e l'Italia, è cosa rara, molto rara. E ci crede tanto poco ai suoi uomini, la democrazia, ehe nei suoi criteri amministrativi ci sono cose da far arro~sirc un O ttentotto. Co11trolli, vigilanza segreta, organi cren.ti in antagonismo runo all 1 altro, per– chò !-.i mangi no a vicenda o si accor<lino per pe– lare il paclrone, il pettegolezzo elev1tto a sistema, fin ancho le " note segrete ,,: tutto un congegno fu.tto apposta per rendere impossibile qualunque 1a– vo1·0 proficuo. Vimpiegato ò una cosu doll'a.mmini– strnziono, non deve aver limiti di orurio, non deve vivPre che per l'ufficio, l'impiegato non è un uomo, ma una nuova specie animale: " l'impiegitto ,,, che non lrn altro còmpito che s1,orcar carta. Nò qui ò tutto. C 1 è poi la stupenda contraddizione che l'impiegato non deve essere un hurocratico, ma un uomo pieno d'iniziativa: è pagato per a,•er delle idee e, st' ò pagato poco, le idee valgono anche poro, e deve aYerno molte. l\la guai, però, se vuol l'ur qualcosa. Allora è un lrave/ 1 ò esecutore sol– tanto, non clPve far niente cli suo, tutto de,•c pas– sare per Uo1111nh,sioni,Sottocommi:;sioni, ccc., ecc. Il mandato imperativo è In forma prediletta al cuorn della democrazia. 1,; dov(l trovare una forma piìt de moerntira del mandato imperativo, che libera questo povero CSdcre, che pensa. col sudore della ijUa fronte, dalle fatiche ciel pensiero? Un imJ>iegato non è un uomo, è uno strumento, un mezzo per un fine. C'è molto pili cristianesimo nella democrazia di <1ueJche non si pensi: la stessa intolleranza, lo stesso di– sprezzo per l'uomo. 1~ della de111ocrozia.ciò che è dnlla beneficenza. cristiana: riò che importa qui è la beneficenza, non il beneficato. Il beneficato crepi, ma viva la pietà! L'irnpieg11to non è che uno strumento tecnico. Già, la tecniCfL ! Parola ostica e clitlicilc e aborrita. La tecnicll '! ma che tecnica d'Egitto! I moderati conti– nuano a romperci le scatole con la tecnica, gli uo– mini tecnici, le amministrazioni di tecnici. Roba. da lasciarsi appunto ai moderati che non san far altro e che non hanno la grazia della parola. Vuomo ci– ,·ile si distingue dal selvaggio perchè sa fare di tutto. La democrazia deve essere enciclopedica. Per certi socialisti un Yolumetto da 15 centesimi sulla teoria m arxista apre a. tutti i veri anche le teste fodera.te di pelle d'ippopotamo. La fede rompe le montag-n c e hL fede alla democra'l.ìit non manca, tau t'è che pnrla di tutto con un coraggio da disgra– dure Socripante. L'impiegato è un tecnico'! Ebbene, allora è un imhccille, perchè si è fossilizzato. Ma ha studiato, si è approfondito, conosce bene il tema .... Jla fatto male, ha speso male il suo tempo, non ha il dono della grazia. L'impiegato ideale è (lUello che sH forP di tutto: dallo scrivere una lettera alla trattazione di un ele– gante questione di metafisica. E non è celia, questa. Basta g-uardarsi intorno per trovare cli (luesti eroi che sono chia.mati a conoscere tutto lo scibile umano. Ehhcnc, se la democrazia vuol cominciare a fare sul scrio, bisogna che cambi i rottu. Nessuno nega che ci siu molto da modificare nello stato degli impie– g-ati. )la la questione della burocrazia è di ca1>itale importanza per la democrazht e s01>ratutto per la dcmoernzia. La democrnzia non può far senza cli impiegati, prri·hè a lei manca. il tempo e molto spesso la ca– pacità di 0('Cup:1rsi di un lavoro continuo e perse– vrrnntC'. La democrazia si farlL un po' olht volta. Fino ad orn isono venuti a lei specialmente i sognatori e i ronrnntici, i poeti maacati, ed ò tuttora. impeciata di romo.nticismo e di poesiu. l.,e questioni metafi– Sil'he la intcre::isano sopra ogni altra. cosa. Le belle discu~sioni di princi1>io la innamorano. Finora non ha fotto nitro che discutere di principi. ~ra il tempo è ,·enuto di cominciare a fare, e fare è una. cosa molto 1liver311dal discutere. Bi::iogna rimboccarsi le maniche e mettersi sul serio e sopratutto saper fare.

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