Critica Sociale - Anno XV - n. 5 - 1 marzo 1905

Critica Sociale NIVIST.ll QUINDICIN.llLE DEL SOCl.llLISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. i.O - Semestre L. 5,50. Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE- MILANO: Portici Galleria V. E. 23 Anno XV - N. 5. Non si vende a nu1mwi separati. Milano,1° marzo 1905. SOMlVlAl-.!.10 Attualità. Marteat (11"(18/JO (l,A CRITICA SOCIAU:). L(I sol11zto11t (Pror. IVANOF. BONOMI), Gloryto Soret t i rivo111zio11ad dt casa 110;,fra (LUIGI t'ACCJO), l(f J)emocrazla e gU Jmpley(l/j (Prof. FAUSTO l'AOLIAl{I). U11'on1decJ.s,v« pe,· u parato sodatisi« m(rnto11a110 (CARLO \'~;zzo11). Studi sociologici. li Soci11Hsmo come " Volontà a, Poltuza ~ (Grnst:1•pf; IH:~,,;1). I Segretariati opu·al. delle 01·gm1;,uazio11I Mclt1/Jste tedesche, IL Come (1mzlo,u1110 (Prof. ~'- l'AGLU,Rl). Un capU0/0 di. /11080/1(1della SQ/lda,•;efli SOCÙl/e: I\ proposito (l! l,UISa )l!Chel, ili lllne) (OOU. ANOf;I.O Cftt:SPI). Filosofia, letteratura e varietà. Cronaca Soci<ae: 1s1r11zi011e (Il partito soolal!sht e la scuola In Gel'• 1111mla.- l,'l118Cl,1'111\ll\0nto leonloo !n f<'rancla nell'ottol.lru 1904. - Corsi complementarl In Fr1rncltl.). -Assiste11za 11,'aeelcur!lzlonc contro la dleoccupazlono In f<'rancla o In tevlzzern). - Ca,ie ope– raie (1,a questione delle c11ee overaie al Congreaso soclallst1t prussiano). - Cooperazio11e (l"oon1U di {land. - E'$pfrr111ce cli NAmur) /f. p.) )Ylarfeòì grasso Alessandro Fortis - che viene designato, mentre scriviamo (7 marzo), a raffazzonare, coi detriti del vecchio 1 il nuovo Ministero - rappresenta l'incar– nazione parlamentare più spiccata dell'antico motto italico: ine1·tia, sapientia. Mentre i problemi più af. fannosi, acuiti da un'attesa di anni, urgono e cla– mano ad alte grida una soluzione, la figura di Alessandro Fortis, tonda e sorridente, col suo lun. ghissimo virginia pendente dalle lahbra, significa alle turbe che ogni migliore soluzione consiste nel rinvio. E questo, più che un dettato di poltroneria personale, è sintesi, in lui, cli tutta una istintiva quanto scettica filosofia della vita: la filosofia degli adattamenti spontanei, la fiducia infinita e serena nelle cose, che fanno da sè e -- pur cli non forzarle e di non attraversarle - da sè fanno bene. Così la chiamata di Ale:ssandro Fortis - J'ex sovver– sivo rli cui nessuno teme la democrazia, l'ex. Crispino di cui nessuno paventa l'imperialismo reazionario - dà Pultima penuellu.ta gaia allo scenario carne– valesco della politira cli questi ultimi mesi. La quale, dopochè Pon. Giolitti 1 spingendo all'assurdo il suo tradizionale zig zag, si divertì - come un necroforo burlone - a scavarsi la tomba politica suscitando dallo sciopero generale una maggioranza di suoi avver.:sarì, non fu mai tanto italianamente bizzarra e<l allegra - malgrado la non mentita infermità del protagonista - come nella scelta ch'egli fece del giorno e dell'ora per dare le sue dimissioni: Jlora e il giorno in cui s'adunavano in Roma i rappresen tanti dei ferrovieri per prendere gravi e misteriose deliberazioni di guerra. Quali deliberazioni potevano essere? Non violiamo alcun segreto affidato alla nostra amicizia, ma ricor• riamo uni~amente alle indicazioni più ov,,ie del senso comune, rispondendo che nulla potevano contenere di terrificante pel Governo. f rappresentanti del personale ferroviario - quali che siano le personali tendenze politiche ~ sono troppo accorti perchè si potesse pensarli disposti a sacrificare le loro riven– dicazioni di classe sulla carta estremamentC" arri– schiata, e, ad ogni modo 1 prematura 1 di uno sciopero genernle 1 anche unicamente ferroviario. L'errore di tattica - errore, lo riconosciamo, inevitabile, date le suscitate impazienze e la immaturità politica delle lol'O masse - consistente nel non aver prima accolto il consiglio dei deputati socialisti, di scindere netta– mente la questione politica dalla economica, concen• trancio la loro azione intorno a quella e riservando le estreme clifese 1 quando fossero necessarie, al mo– mento della discussione parlamentare della legg-eche li riguarda - cotesto errore era ad essi tanto palese, che già avevano fatto ogni loro sforzo per attenuarne gli effetti, sia spostando l'ostruzionismo ferroviario dai passeggeri sulle merci, sia - in ogni successiva proclamazione e negli articoli dei giornali amici -– tacendo del famoso II memoriale ,, per atteggiarsi - con enorme va.ntaggio - a difensori unicamente del diritto di coalizione, comune a tutti quanti i lavora• tori salariati. In tale condizione d'animi e di cose, o che i rap· presentanti dei ferrovieri - con atto di accorta strategia - proclamassero l'armist.izio coll'armo al piede 1 troncando l'ostruzionismo, soddisfatti, pel mo– mento, della prova cli solidarietà e di disciplina che n'era scaturito - o che invece - con un atto di debolezza - decidessero di proseguirlo per lascinrlo in pochi giorni esinanire da sè; il Governo nulla aveva eia temere e la, questione ferroviaria poteva tranquillnmente avviarsi a una soluzione soddisfa– cente. La quale, non è un mistero per alcuno che bazzicasse in quei giorni a Montecitorio e frequen– tasse deputati, commissari e ministri, si sarebbe concretata nell'esercizio di Stato, con alcuni non profondi ritocchi all'ordinamento, p, coll'abbandono degli articoli 7t e 72, minaccianti il carcere i-ti con• certatori dello sciopero - articoli delln cui irriso– netiL $1 uudavano mano mano convincendo gli stessi conservatori, e ai quali men d'ogni altro teneva il Governo, che ve li aveva introdotti (come confessò un ministro in un privato colloquio) piuttosto per poterli all'occorrenza gettare da bordo, salvando il carico e traendo in porto la nave. Cosicchè lo sforzo dei socialisti si sarehbe poi sopratutto dovuto con– Ycrg-ere alla riforma ciel congegno arhitramentale - nel quale è veramente il nucleo della grossa que– stione ri~uardante la continuità dei servizi e i di– ritti e gli interessi del personale - superata la quale, la questione dello sciopero esula di per sè stessa, diventando puramente a.ccademica. Senonchè le dimissioni <lei Governo 1 date in quel momento, rigettavano ogni cosa nell'incertezza. Se la minaccia del Comitato d 1 agitazione ferroviario non valeva. a spiegarle, la coincidenza dell'ora e il vanto che, troppo naturalmente e ineluttabilmente, i ferrovieri ne avrebbero tratto come di loro vittoria, si prestavano a rinvigorire tutte le velleità dei rea-

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