Critica Sociale - Anno XIV - n. 7 - 1 aprile 1904

CRITICA SOCIALE 109 tito, ha già dato i primi frutti: oggi i socialisti son? più numerosi cli una volto; ma nna \·olta, persegui• tati e talora odiati, erano temuti e stinrnti; oggi sono scredib1ti e tengono cli buon umore il pacifico bor– ghese. Questo risultato dovrebbe insegnare qualcosa. ÙAHZIA 0ASSOl,A. IL PAR'l'ITO DEL" CENTRO ,, Questo at·ticolo di I,conicla Bissolati, pubblicato ncll'AvanU! del 12 marw, ci pare la piit perfetta confutazione cli qucll1cquivoco colossale con cui il u partito del Centro ,, iji lnsin~herà a. Bologna di salvare l'unità del Partito, pur rovinandone la serietà ed il credito. I~ poichè i frutti di questo equivoco non tarde– ranno a palesarsi subito dopo che gli istinti conserva– tori delle masse, cospirrtnti cogli interessi di qualche influentissima autorità ciel Partito, avranno tro,'ata la formula. che conservi il dissidio e non lo risolva, così abbiamo reputato non inutile custodire pHt a lungo, in queste colonne, un documento che scinde la nostra responsabilità ed attesta dei nostri sforzi per la sincerità. e per la logica. Chiedo la parola per fatto personale e spero che I' ArnnU! sarà. cosi cortese da concedermela. Enrico ~·erri nel suo articolo del 3 marzo ha scritto: " li Congresso di Brescia ha messo in luce delle in– compatibilità personali, ma non ha svelato una scissione di 11artilo. Onde la dichiarazione decisamente separatista del Bissolati fece, per questo, allora, l'impressione del– Pimpre,•isto. ,, No. La mia dichiarazione ebbe il consenso di tutta la mia parte; il che \'UOI dire che la incompatibilit:\ da me ri,•elata era una incompatibilità sentita dalla metà circa dei congressisti verso i'altra metà, ossia una. in– compatibilità non versouale ma politica. Jnfatti dal– l'altra metà dei congressisti -· dalla parte cioè rivolu– zionaria - non sorse voce a contraddire o rettificare la mia constatazione. Fu quello, anzi, il solo istante in cui l'assemblea, riconoscendo la i?1compatibilità delle due tendenze affermatesi nel Congresso, si troYÒ unanime: istante bello di leale sincerità e di cui una assemblea di liberi uomini potò sentirsi onorata. lo ammetto bensì che la constatazione di questo an– tagonismo fra noi e la tendenza Labriola-)Ioccbi, quella constatazione che al Congresso intero di 131-escia))pan•e la cosa più naturale e più logica, faccia ora al ~·erri la " impressione dell'impre"isto ,,. Non e~li certo, quando si pose a CO\'are l'o"o del ri,•oluzionarismo 1 preyide di ,·ederne sbucar fuori un tal pulcino. Uu pulcino molto pericoloso che, diYentato galletto, potrebbe finire per divorare la chioccia ... Onde si comprende benissimo che al Ferri sia spediente tenero da conto anche la ten– denza nostra con cui paralizzare quelli che egli chiama " eccessi ,, della tendenza Lnbriola-llocchi e che in YC· rità non :,;onoche le conseguenze irresistibili delle pre. messe a cui quella parte si ispira. è: da questo bisogno, molto personale, di paralizzare mutuamente le due ten– denze, ecco saltar fuori la tendenza media 1 il partito del Centro. Si dice, lo so, elle, essendo il proletariato uno come classe sfruttata, anche il partito socialista de,·o essere uno. D'accordo. )la qui si tratta di sapere quale sia il partito socialista. I rivoluzionari negano a noi la qua– lità cli soCifl.listi;asseriscono che tutta l'azione nostra ò un tradimento dell'idea socialista e degli interessi pro- letarì; e noi, a no<itravolta, crediamo di ravvisare nelle loro fattezze la nota imagine, solamente un tal po' sbia– dita, di queg-li !l.narchici da cui ci separammo \'iolente– mento nel Congresso di Genova del 1892. Interviene il 11 partito del Centro ,, e dice: vogliamo accomodare le cose? Siate battezzati o cresimati tutti quanti come so– cialisti senz·aggettivi e continuate, entro la fratellevole unitit del partito, a dh·orarvi quotidianamente a ,•icenda. 1-: si annunzi dal Congresso di Bologna. che il partito socialista ò trino e uno, come nel dolce mistero della sansissimi~ trinità. cristiana in cui il padre fa crocifiggere il figlio... Quanto questo sforzo acrobatico contro ogni chiarezza e ogni sincerità possa giovare alla coscienza. ciel proletariato e alla causa socialista, que$t 1 ò per me un altro non meno im))enetrnbile mistero. Yice\·ersn 1 secondo me, secondo i miei amici e secondo alcuni nostri avversarii coi quali ci scontrammo a Bre– scia1 il Congresso di Bologna anebbo dovuto avere il carattere di un convegno in cui le due tendenze - ormai ben chiare e definite - si tro\•assero di fronte, non tanto a lottare, quanto a trattare dei reciproci pos sibili ra))porti. Per questo io, nella mia. dichiarazione al Congresso lombardo, accennai alla ipotesi di una co– stituzione federato del partito che, riconoscen,Jo l'auto– nomia alle singole tendem:e, evital'se i continui attriti e favorisse i possibili contatti. illa comprendo fin d'ora che quest'idea. non potrà avere fortuna, perchò urta gli istinti conservatori delle masse e gli interessi partico– lari di alcuni gruppi nonchò di parecchie influentissimo personalità del partito. Yedo inoltre che il partito riYO· luzionario - invece di mantenere spiega.to lo stendardo drappellato a Brescia - lo va cautamente ripiegando, o gravita. anch'esso al Centro; talchè non è difficile pre– ,•edere che Contro o labrio-mocchismo formeranno un sol blocco conservatore dell'equivo(·o. . .. L'equh•oco triourerà. E sia. lii a non per questo s'ha da rinunciare a denunziarlo fin d'ora. Uno dei punti principali su cui l'equiYOco s'incardina ò il giuoco delle due rormole: lotta di cla,,;se e collabo, razione di classe. Si dirà, già lo dico il Ferri nel suo ar– ticolo, che il metodo socialista deve riafl:èrmnre il prin• cipio della lotta di classe in contrapposto alla collabo– razione di classe. Si ,,orrà far credere che noi siamo I)Cr la collaborazione, mentre essi sono per la lotta. Nulla di piì1 a.rtiflzioso. La verifa è che anche noi siamo por la lotta come anche essi sono per la collabo– razio11e. Basta, in prova, leggere questo J)eriodo dell'ar– ticolo di rcrri: u Non è collaborazione politica dare il YOto favore– vole ad una legge che la cla~se dominante J)roponga nel suo interesse e che possa recare qualche vantaggio anche alle classi lavoratrici. n Il f<"erriammette dunque cho ,,i possano essere leg-gi sulle quali coincidono l'interesso delle classi dominanti o il vantaggio delle cl.1Ssi la\'Oratrici. Ammette che i rappresentan• i dello classi lavoratrici adoperino il po– tere ad essi delegato (il voto 11arlamentare) per far J)as– sare codeste leggi. Ora, quando due gruppi o due classi laYorano insieme a un intento determinato (che altro è il voto se non un atto di lavoro politico?), ranno uiente cli pili, niente di mono, niente di diverso da. un 1 opera di collabol'(aioue. Senonchè questa, cho per un lato è opera di collabora., zione, è, por un altro lato, opera. <li lotta. Oiacchò quella legge (poniamo: l'abolizione del dazio sul grano, o ere• diti alle scuole, o diminuzioue di spese militari, ccc.)

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