Critica Sociale - XIII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1903

B CRITICA SOCIALE 17t egli 11entirn che ))Oressere rorte dovea conservarsi casto; e, riuscendo a vincere la ))rOpria natura. umana, s'illu– deva che gli altri la potessero, la clove:isero vincere come lui, e ciò enunziò ri1>etulamente in vart modi. Per Oesù il solo fatto di guardare una donna era appetirla, e perciò era adulterio, ora peccato; via quindi l'occhìo 1 ,,ia la mnuo, via.... qualche altra cosa, se facevano in– toppo; meglio era 1>erdereun membro solo anzichè tutto il corpo (1). Jn tale stato d 1 animo JJrofondamento psicopatico 1 Oesl, non aveva un concetto posith·o della vita reale e del– l'uomo normalo; non poteva avere un concetto esatto dei bisogni unumi, s1>ccialmente sessuali. Assorto nella vita contemplilth•n 1 preoccupato di prossime apocalissi 1 egli, cho dal lnto delln incoltura scientifica e dei pregiu– dizi volgari - ne conviene nnchc il Ren1tn - non era su1Jeriore n' suoi cont.em1Jornneì 1 dovea pensare non oc– correre altro che penitenza ed nstinonza, fino a farsi magari eunuchi. Proprio cosl: vi, 80110 degli ewmchi, f. 11 11nli s01i 1wli così dal re11!n dell<i madre (nessun rim • pianto!); e l'i so,w degli e,muchf, i q1wli s0110stati fatti e1tn1tclti e/agli uomi11i (11essuna protesta!); e vi sono clegU ew111c/1i, i (filali si son fatti e,muchi loro stessi pe1· lo regno <lei cieli (che compiaci memo 1). Chi può essere - attenti! - capace <li queste coHe, sialo! ('). Dunque per Oesìt miglior partito era farsi eunuchi, cn'ìtrar~i, e così la questione del matrimonio, e piìi quella del dh 1 orzio, venh•ano a risoh·ersi radicalmente nel senso pili nichili'ìta, cioè piì1 pretesco. Jnsommn, stringi e spremi, questi ed altri precetti di Oesì1,che si potrebbero raccogliere ad esuberanza, dànno sempre l'equivoco. Gesì1 non ru contrario al matrimonio, o, meglio, ru contrnrio, mn. non osò condannarlo per la semplice rngione ch'era nssurdo il (Mio, i11 quanto la gra1ule maggioranza della. società. non era capace di :~stinonza e tanto mono di autocastrazione j ma predi– lesse il celibato e non cessò mai d'inculcarlo in altri corno dono superiore e stato perfetto; egli, mantenen– dosi celibe, clìede un esempio porchò rosse imitato: e fu pili amato che amnnto di quelle poche donne cli condotta equivoca 1 che trO\'iamo intorno a lui in rela– zioni intime e libero. JI co\it.:,ato degli eremiti, dunque, dei cenobt, dei monasteri, del clero-cattolico - checchò si dica in contrario - è di derivazione ernngelica ed emana dalla concezione piì1 ideale di Gesl1. Guidato da sentimenti di questo genere, che lo face– vano partigiano dichiarato del celibato, dell'astinenza, e persino della castrazione, la questione del matrimonio, o pilt quella del divorzio, dove,•ano riusciri;, moleste per Oesii. Se noi diamo un'occhiata ai documenti evangelici, osseniamo che solo in s. Matteo (3 J si ammette il di– vorzio, come eccezione, in un sol ca.so , per cagione cli fornicazione; e dalla intonazione di tutto repisodio - 110donanno convenire i nostri compagni - Oesl1 ciò reco di nu1.IM• oglia, ))erconcessio11e- come dice s. Paolo - per non andare ad infrangersi, pili che contro una legge mosaica, contro una consuetudine troppo radicata. ed inelimìnnbile, di uecessità quotidiana. i\ln tale eccezione conferma la regola gcnornle che Oesù era contrario al divorzio. Jn s. :i\l:arco('), inrnttì 1 il di\•orzio non è am– messo neanche come eccezione. Jn s. Luca non si parla nè di matrimonio nè di divorzio, neppure lontanamente, come non se ne parla menomamente in s. Giovanni. Jn 11) ~,au.,,·, 28•30, (!) Id., XIX, 11!, (li lflltt., XIX, !H2, ('> Mare., x, 2-12. o t; 10 B1arc,c quest'ultimo ò riferito l'episodio della donna adultera ('), per cui gli scrilJi domandano la lapidazione, ma non il divorzio. Oesl,, preferendo il celibato nl matrimonio, senth•a nel suo pensiero di risolvere implicitamente la. questione del divorzio, che era una conseguenza del matrimonio i intuiva che il celibato era il ,•ero antidoto al divorzio i capiva. di tagliare con tal mezzo il male alla radice. Jnfatti i discepoli presenti conclu~cro e commentarono la di,;puta coi 1;•arisei in proposito: Se cos) sta l'affare ciel– l'uomo colici 1110f/lie,110n t 1 espe(lienle 111a,-ilarsi lt). Ma. il commento pili decisivo - per non citare altri e per non dilungarci oltre - è quello di s. Paolo, il vero interpreto del pensiero di Gesl1 1 il quale afferma anzitutto che egl.i sarebbebene ver l'uomo di 11011 toccar donna. Ma 1'>erle fornicazioni oyiii uomo abbia la s1ta mor1lie, e<t or,ui do1111a il suo JJrOlJrio ma1'ito ..•. Ma queMo 1Je1· concessio11e, 110nper coma11damento. Chi sposa, dunque, fa bene, ma chi non s1>osa {(i meglio ( 3 ); ecco la quintes• senza. della dottrina. cristiana. Questa ha. creduto sempre il matrimonio come un meno male, la castità e verginità come uno stato cli JJerrezione. Perchè, mentre l'uomo e la donna sposati hu.nno cura delle cose del mondo e cercano di J)iacersi l'un l'altro, l'uomo e la donna non sposati hanno pili rMilmente cura delle cose del Si– gnore e cercano di piacere al Signore e). In tutto ciò ci sorreggo anche l'opinione di 1,:.Renan, l'interprete moderno più geniale del pensiero di Oesl,, là do,•e dice II che :oesl1 interdiceva il divorzio 11 ; ed nl• trovo aggiunge: 11 •uta sola volta egli si 1>ronunzia chia– ramente e dirende il di\'Orzio II f•). Oesl, 1 come cclibatario, dO\'Ca essere contrario al di– vorzio a giusta ragione. Col divorzio si eliminano gl'in• convenienti intrinseci al matrimonio e che sono lo spau– racchio degli i,capoli e la disperazione degli sposi; questi inconvenienti del matrimonio malo assortito egli non ,•oleva eliminati, anzi voleva permanessero come pena e castigo a coloro che non volevano rassegoarsi al ce– libato; come esempio doi vant.aggi cho lo stato celibe offre a confronto dello stato coniugale. Ecco perchè egli facevn. stringere da Dio i legami matrimoniali fluo alla indissolubilili\, cosi che •i due cliverrwmo tm<i stessa car11e ( 6 ). Questa concezione del matrimonio doven rar venire la pelle d'oca a 1>iù di un uomo. Rimproverato Gesl1 di metter~i in contraddizione colle leggi di Mosè, Yira di bordo; asserisce che la contraddizione è solo rormale, in quanto Mosè non permise il di,•orzio spontaneamente, ma costrctto\•i dai costumi corrotti o dalle esigenze in– correggibili degli uomini fl. 11a questo ri))iego del buon Oesl1 era una. bugìa bella e l.:,uona, perchò Mosò sancì il divorzio senza reticenze e senza restrizioni ('), come un privilegio maschile, da vero legislatore di un popolo barbaro o voluttuoso, da uomo superiore e geniale che. conosceva a rondo così la natura umana como il suo popolo; sa.nel il divorzio come tutti i legislatori di tribì1 barbare - anche con– temporanee - presso te quali l'istituto matrimoniale fluttua con molta rilassatezza. t: solo col progredire (I) (1101·., Vili, !HL (') MAtL, XIX, f>. ()J I Cor .. \'Il, 1, 2, 6, :JS. (4) I Cor., ,·11, 2~-:,:.. 1') VU(I (H (;t,uì, l)l'lf, 69 e 009. (l'I) MnU., XIX, 10. 111 Id,, Lllld., 8. (1) Oent .. XX:!\,,.:,.

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