Critica Sociale - XIII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1903

Bb 170 CRIT.ICA SOCIALE LA NOSTRA RETORICA Mi è occorso cli leggero un curioso ed acuto scrit– tarello ( 1 ), clo,•uto alla penna di un manzoniano pieno cli buon senso, il quale senz'ombra di pedan– teria sarcastica od ostile, ma, anzi, con molta schiet– tezza o con bonarietà amichevole, rileva gli SJ)cssì e brutti tìori di retorica, che si sono a poco a poco inavvertitamente insinuati nel lessico più usitato dagli " apostoli II e, massime, dai socialisti, toglicn• dogli concretezza, precisione, 1>erspicuità. e conrcren– dogli, per contro, una verbosità va.cml ed arteffttta. ~.! tutti, dal pH1al meno, meritano In.sforza arguta ciel Bornschi; pcrchò tutti - non esclusi quelli, che si sforzano e si illudono di serbare alla loro prosa un sapore di convenevole purga.tozza. - se abbiamo da di~correrc del socialismo e elci nuovi pensieri e ideali, che csBo richiama o a cui si accosta, usiamo accogliere con trop1>0 larga os1Jitalità. noi nostro dire quello locuzioni e immagini convenzionali e stereoti– pato, che costituiscono una s1>eciecli novissimo gergo inelegante o che, a ben considerarlo, malgrado la loro 1mnenza. di espressioni determinatamente o comunemente comprensibili, sono imJ)recise, inconsi• stenti, ambigue quunt'altro mai. H che, se è biasi– mevole dal punto di veduta della purità. e della pro– l)fiCtà. linguistica. - non meno di quello che accade del disarmonico e, in grnu 1>arto 1 inutile gergo pseudo– scientifico, che si forma in ogni nuova disciplina e in ogni disciJ>lina che si rinno,•i - è biasimevo– lissimo e pernicioso, ove si pensi al 1mbblico in maggioranza di umili e di ignari, a cui si rivolgo la propaganda socialistica. li Boraschi non è di quei cruscanti alla Padalocchi, che, imbozzacchiti nella chiusa cerchia della fraseo– logia consacrata dall'esem1>io dei classici e dall 1 uso dei fiorentini, facciano il viso dell'armi a tutti i neo– logismi. " Ca.villi eruditi ,, non ha. Uiconoscc che a nuovo idee occorrono, in generale, nuove 1>arole e concede volentieri il diritto cli cittadinanza alle voci e allo locuzioni, sicno pure forestiere, sieno JlllrO foggiato inelegnntomento, che rispondono a un con– cetto, olla significazione elci quale non si presta con adeguata proprietà cd o,•iclonza alcuna parola giìi. corrente cd elencata nei dizionarì. Ammette volentieri krumil'i-Smo e ostruzionismo e lascia correre nncho le Ol'ribile o scsqui1>ednli desi– nenze in izzazione, come democratizzazione, laicizzci– zù111e 1111micipallzzazUme • .\fa non sa acconciarsi al vezzo di " stiracchiare in astratti certi aggettivi, per intorbidare ideo vecchio o concrete ,. e rammenta con orrore la " 1xrssività dei moderati ,,, la Uloyicifù di metodi ,,, la mrtodicitù di esistenza. ,,, il " progetto im1>rontato a praticità cli critcrii "' e così via. Al dia.volo manda " tutto il bastardume latino o greco del re1>ertorio aY,·ocatesco, pedantesco o furbesco ,, : cmweryere i conati, voci clamanti la miseria, lm:ori cl<, espletw·e, il {1tlcro Bit c,ii. s'imperniww i S()(.lulizi 1 l'idec, <1vuls<i tl<1lt'uonw; e non ha maggiore nò mi– glior grazit\ con " quei tropJ>i termini rubati nelle cliniche, nelle sr>ecole, nel laboratorio del fisico o dol fisiologo 11 : le albe, i t,-mnonti, i crepuscoli, le fas; 1 gli odzzo11ti, lo orbite; l'anemia, la pamlisi, l'<i• trofia; la pressione, la cli11amica, le con·enti..... Con sentenza parimente sommaria. - e qui non siamo pcrfettumento d'accordo - giudica e manda tutto quello p1trolo o t'orrno, che aono italhini8simc o classicissime, nm hanno qualcosa cli letterario e solenne e però, secondo lui, vanno sostituito con espressioni pili semplici o olla buona; e inflessibile (') Oll,111':RTO IIOHMICIII: /I ~ ti()/~ ,u1 ,i()i:o,. dtQU apostou, 1•11rma, J•euerrtnl, 1,ot (e1tratto dalla Jth'lflla em\llana Ptr l'arte). si mostra - e torno a dargli non una, ma cento rni:;-ioni- con frusi come quelle, che seguono o che sono ornmi, im111,111cabilmento, la st1lsa sine qua non clelln nostra prosa tribunizia, sta <lessa dei manifesti nffìssi sulle cantonate o dello concioni recitate nelle feste del Partito: " la laJ}JJanella lotta per ki redeu– zi011e '" " il saluto augurale che accomuna le pafrie ,,, "' i bul([i mcmipofi 111 '" le glorios e coorti .,, '" il fa 1 tore feco11clo ,,, " il fwirio podero.rw ,, , " i tuguri omicitli ,,, " i cou/WU letali. ,, e chi più n e ha più ne metta. . . . Nella vicenda di un partito, che si arfida, per hl sua diffusione, so non esclusivamente, certo prC,'ll– lcntemcnte, nlla virtll dclh, parola scritta o parlata - ol giornale cioè, all'o1)llscolo, al discorso di pro– paga.ndrt - ò cosa di molta. importiw1.a che la lingua pilt frequcntomonto e comunemente usita,ta. per la signifìc 1 1ziono lici concetti, di che conshi precipua– mente h~ propagandr, suo, sitl schietta, precisa, pura, propria. o, so1>rn tutto, che es1>ella eh, sò la. retoricn, l'accademia, 11arcadia: vecchio modo o morbose, che non vogliono sapore di scomprtrire e, pur di durare, si imbellettano a nuovo, assumono foggio che paio11 moderne, o tentano, per tnl modo camuffate, di in– nestarsi pur sul tronco dello nuove idealit.'L e delle nuove dottrine, minandolo e guastandole nella loro schiettezza e immediatezza. g non ò segno di pedan– teria o di grettezza superficiale, ma, anzi, cli acuto e diritto senso del vero l'ammonire - come nell'o- 1mscolo suo ha ,•oluto fare il Boraschi - coloro, che scrivono o pRrlnno in nome e a servizio di una fede cosl vivida o umana com<' la socialistica, a. essere, nel loro dire, J>rccisi, esatti, concreti, semplici, ini– mici giurati drlla rctoriC'n ~offa, pretenziosa, perni– ciosa. xy. GESÙ E IL DJVORZIO Nolln.cnmpngnn pro-divorzio che d1, qualche anno 111 combatto con tanto slancio, non c'ò oratore o scrittore che non siasi valso di questo argomentocaJ)itale: che anche Oeslt sarebbe un divorzista. 'l'alo argornento 1 pei credenti, taglierebbe la. tosta al toro - come ~i dice - se rosse solldo 1 so Oe.sì1si rosse 1>ro11Unziato in modo esplicito, ciò cito noi - francamente - non J>Ossiamoaccorda re LI\ quei;;tionenon ò senwllee qunnto si crede, per questo che, se qunlcho inciso lottornlmente ci clà ragione, lo SJ>iritodello sacro scritturo cl dà torto. Col J>Ormesso, dunque, dei nostri buoni e bravi com– J>&gni, noi - almeno per questa ,•olta - stiamo J)iùcolcle– ricali, I quali giurano che Oesl1ru antldh'orzista. F: vera– mente, su tale argomento Oesù non sl es1>ressecon molta chiarezza, tutt'altro! Anzi 1 1 cssersi esJ)resso sempre equi· vocamcnte ·- dire e non diro - ru la caratteristica precipua di lui, cosl come ce lo tramandarono gli F:van– gell e la trndlzlone. Prima di pa~snre all'esame dei Yer.setti bi1Jlici 1 se noi osson•\amo unche superftclalmente la vsicbe di Oesù, sentiamo di avvicinarci sempre più all'opinione dei cle– ricali. l'erchò Ooslt visso in 1>lenosu1)ornaturale; ru un asceta, un vlslo11ario 1 po1·vo11Uto a tale stl\to di esalta– zione da sacrificare alla RUa idea fissa tutto:~patrla, fa• miglia, sò stesso. Con l'astinenza. e la penitenza, che !e nature mistiche giungono nd Imporsi fluo ad un eccesso inumano ed inverosimile, cgll, completamente assorto ne.I suo Ideale, doven sentire poco i bisogni fisiologici e, anche sentendoli, trovava forza sufficiente per reJ)rimerli;

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