Critica Sociale - XIII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1903

CRITICA SOCIALE 165 ad uno ogni !orcio autoritario. '!'file libertà, inte– grata dalla lìbcm elezione sessuale, darìt la futura republ>lica sociale. 7 ~ Per trattare adeguatamente di tutte le ma· nifostazioni rnrie della politicn del la\'oro, non basta il breve tempo di una conferenza. J.: poi non son'C' al tema presento che una rapida scorribanda nel vasto campo dcll'ozione proletaria, accennando ai punti principali. Lo sciopero è l'ilt'mf' primitiva e rozza di lottn contro il capif'alismo. l~sso trovn, nella clisoccupa• zione sempre grande e nella incapacità morale <' finanziaria di rcsislonza 1 le causo dei buoi insuc– cessi; e nella povertà di profitto capihtlisUco trova la. limitazione della sua convenienza. Esso può con– vertire la lotta contro il capitalismo in lotta tra. coloro che non VOi?liono lavornr(l e coloro che vo– g-liono, lasciando fil sicuro i rapitnlisti. Ma esso ò pur sempre una vigorosa protc-sta contro la prcpo· tcm~a. capitalistica, e in alcuni casi e con date con• dizioni può riuscire a strappare riualche cosa a fa– vore della cla~so lavoratrice. Negli scioneri servo la neutralità ciel O overuo; servo, cioè, che il Go– verno non si met.ta dalla parte dei padroni e ri– spett.i la liber ti\. Ma la neutralitlL l)Olitica del Governo si ottiene con l'azione politica proletaria. r diritti di associazione, di riunione, di stampa o di voto sono fondamentaJi allo olcvnmonto dellrt. classe lavoratrice. Il rispetto di riuoi diritti, iu ro– g-ime di libertà politicll, è una conquista, non una grazia. La conquista di un diritto ò azione altamente 1>olitica. La politica clo:;tanale dogli alti dazi protettivi sui consumi popolari tondo a dare un pii'1 alto costo nlla vita e una nrng-gioro insufficienza ni Rnlnri. Se dunque questi si rialzano con gli scioperi, mentre si mnn– tengono artifil'ialmontc alti i prezzi del ,,ivero, tanto varrebbe che i snlari restassC'ro bassi e i generi nlirnentari a buon mercato. Per la politicA. dei snlari serve di conseguenza la. libertà di commercio. 1,n reg-ohtmontAzione protettiva del lavoro e li~ lcg·islazionc sociale sono conquiste rn,g-~iunte gradfl.· buncntc dalla classe h~voratricù colla. Hziono politira delle sue Associnzioni. JI diritto giuridico noi lavo• ratori cli non fare oltrepassare lo otto ore di lavoro al giorno, la protezione d11gli infortuni sul lavoro <' dalle malattie professionali, l'assicurazione contro i danni inevitabili prodotti dal hlvoro, il riposo setti· manale, la limitazione del lavoro dello donne e dei fanciulli, i pubblici u ffici di collocamento, la istru• zione e la educa:r.ionc dei fanciulli n.ffìclati allo cure sociali, l'a ssicurazione della vita nella invaliclitÌL e nella disoccupazione, e infine il riconoscimento delle organizzazioni proleblrie nelle Fcdcn1zioni, nello, Camere ciel h:woro, negli Uffici nazionali del lavoro e negli Uffici di conciliazione e di arbitraggio) tutto riucsto ed altro di simile costituisco il programma minimo della cla.ssc lavoratrice. Queste leggi sociali, rialzando il tenore di vita del proletariato, lo armano por lo sue ultimo riven– clicazioni, e nlloviano la società dal g-rando poso morto degli aftiitti) cui riesco insutticiente e ingiusta la più larga beneficenza. Le Cooperativo di ln.voro possono superare la dif• ficile barriera della mancanza. cli capitnli sociali, ri· chiedendoli ai Comuni 1 allo Provincie, allo Stato. Così le Coopcrntivo di contadini troveranno la. tNrn ncquistata dngli enti pubblici per farla loro colti• vnro. Questo con(Juistc non pos~ono essere frutto che della azione politica del proletariato. Chiudendo questo capitolo cadrebbe a taglio di faro un 1>0' il matto per tornar<' a discutere se la 1>olitica del lavoro debba. essere riformista o rivolu– zionaria, mi11istori11lro intrnnHiµ-onto. l•'ortunatamcnto a il Congresso socialista. di .Imola ci ha tolto dnllo stomaco il masso ohe si era. formato per cedimento cli tanti discorsi inutili slùlc duo tendenze famose. Colgo però l'occasione ·c1i mandare un caldo saluto a coloro eh<', con il fine senso 1>olitico e col largo rispetto ai deliberati deUa. ma~gioranza, hanno sal– vato il Partito socialista. eia distrarsi piìl oltre dal suo fecondo lavoro. ( Continua). s CA~L\IAJ?lml SCUH'l'I. Ancora aproposito direfezione scolastica Il pensiero del Romagnosi Il prof. Al1Je1·toni,nella Critica del 1° maggio, ha. ro– cnto alla causa della. rcrczione scolastica un Utile con– tributo cli dati statistici inoppugnabili. Ma, nel proporsi di mostrare come la questione sia sopra tutto di ordine fisiologico, ha contrapposto, alla tesi di quanti, con Pono• revole Mah•ezzi, sostengono che il Comune ha soltanto l'obbligo d'istruire e non quello di nutrire, solo una Jll\rte degli argomenti che si J>ossono addurre. La sua argomentazione (che, /'ìe lo Stato impone l' istruiiono, debbono coloro che vi parteciJ)lUlOtrarne profitto, mentre non ò ammissibile c:ho i fanciulli denutriti ne traggano lo stesso profitto che i ben nutriti) mostra la illogicità degli oppositori, ma solo in parte; e quand'anche in– tiera la. mostrasse, non otterrebbe certo la conversione di chi tien pil, all'utile che alla logica. Queste osservniioni ho premesso non Jlerchè intcn(hl io sYolgere i concetti che il pror. ;\ lbertoni ha lasciato in disparte, ma. perchè ritengo possa. riuscire non senza interesse per i lettori della Critica l'esposizione <li al– cuni precedenti storici della questione, e del 11ensiero in prO)}Ositoespresso dal nostro Homngnosi, che i con– cetti su accennali espose e v:tlidamcnte sostenne fln dal princiJ)iO del secolo SCOl'SO ('). Ln necessità della refezione scolastica. discende come inevitabile conseguenza logica dal principio dell'obbliga– torietà. dell'istruzione e, nel tempo stesso, può fondarsi anche su quella medesima utilità. sociale (morale, eco– nomica e 11olitica) sulla quale si basi\ anche l'istituto dell'istruzione obbligatoria. ~fa como l'utilità dell'istru– zione non fu da prima riconosciuta senza contrasti (e gli avvenimenti di Sicilia del 189•1ci hanno offerta l'occa• sione di sapere ohe i contrasti non si poritano di affer– marsi ancor oggi), o il concetto della universalità e im– peratività. di essa tro,·ò oppositori anche fra quelli che pure ne ammettevano i vantaggi, così tanto J>iÙ rorLI ostacolì doveva incontrare e incontra tuttora il princi1>io della. refezione. O li stessi due teorici deJII idea del 1>rogresso,Condorcot o 'l'urgot, avevano affermato l'estensione dcli' istruzione a tutto il popolo necessario. nl pl'ogrosso e utile alla nazione, ma non avevano pensato alla. obbligatorietà; ci avevano pensato il !Cirabeau e il 'J'alleyrand, ma per opporvisi. La Co11ce11zio1ie, che a,,eva decretato da prima l'istruzione ÙIIJ>eratira e forzata 1 rinunciò poi a. una tal legge, che solo noi 1833, col Ouizot, fu riprosa.. li nostro nomagnosl accoglio un tal principio, acuta– mente svolgendone le ragioni: l'istruzione, in quanto utile agli individui e sopra tutto ai poveri che non hanno altro patrimonio, ò un cliritto degli individui verso la (') A 11\ll precedenti 1torlcl ho glii a,·uto ocea11one di aecemrnre, iitllll\ m.r:Mlt1 /tl0I0(INI (l(•I sen. ('imt-0111, llllrll\11(\0 tl('llR " t:(lueR2.I01l(l ll('('QU(IO il HOlllll!IIH)8\ ••

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