Critica Sociale - XIII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1903

B CRITICA socrAU] 161 potrà però negare che l'orgnnizznzione esercita una potenza suggestiva e irradiatrice; essa è come un labo• rntorio, nel quale i processi, che altrimenti avvengono caoticamente e sparsamente, spesso in reci1noco contrasto nel nsto 1\mbito delln. società, concentrandosi e coordi– nandosi, affrettano e potenziano l'opera loro e l'influenza loro sulle altre realtà sociali; in es~a ò visibile eco– sciente ciò che prima era invildbile e incosciente. F.ssn, educando in certo modo l'ambiente in cui l'opera sua si S\'olge, rnrRnnndo In sensibilità morale di molti ele– mcnH refrn.Un.rt con In virtì1 del\ 1 esempio 1 prepara ed estendo i confini sempre piì1 Inti della sua sfera d'azione, ossia sviluppa In personalità umana in grad~ sempre maggiore presso un numero indeflnito di persone. Dunque, JJer qunnto lentissimo e complicatissimo, il pt•olJlenrndella scelta. degli uomini è in qualche parte suscottil>ile d\rna soluziono nccolcra.bllc con mezzi so– ciali, volontari e coscienti. . .. Ma non era di ciò che qui c'importasse specialmente parlare. :Nostro scopo crn <li segnalare tutta l'importanza. del raito, che duo insigni cultori delle scienze sociali, indivi1lualista l'uno e mnrxi;,tn l 1 nltro 1 si trovino a rico– noscere che, io ultima istanza, i problemi OJ>erai sono problemi che dipendono dallo S\'iluppo della personali fa morale del lavoratore. A vero dire, il Marx stesso, quanto più, <J,al Manifesto <lti Com1111isti attraverso ai vart rapporti all'Jnternazio• nale e alla lettera sul programma di Ootha, s'addentrava nello spirito del movimento operaio inglese, diveniva conscio di questa verit.à. Le celebri parole: J./ema11ci1>a– zio11edei lllro,•rlfori 11011 vuò essere OJ}('r(telle cli lo1·0 stessi, hanno, nel luogo in cui son detto, una portata affatto diversa che il Proletm·i di lutto il mo11do 1 unitevi .I del Manifesto. Quivi 11011 s'invocava l'unione che per trarre profltto eh~ ossa e accelerare una catflstrore e una re– denzione fa.tale. Colà 1 invece, l'esperimento della coope– razione mostrava che molto fin d:ora si può ottenere con lo sforzo quotidiano dì autoeclucar.ione morale e tecnica. E: pi\1 d'una volta questo punto di vistà sub– bietth'istico e individualistico fa capo in alcune lettere pubblicate noi De1:eui1· Social. Ma esso non poteva appa· gare una natura ardentemente rh,oluzionaria e d'azione. Oli spiriti rivoluzionari hanno bisogno di credere che i problemi sono di facile risoluzione, hanno bisogno di avere un bersaglio fisso e immobile a cui dirigere i colpi come all'unica causa im1>utabile dei loro aflà.nni. Ed un punto di ,•ista critico, che <1uesta causa addita niente– meno che in quella cosa. tanto comtllsssa e vasta o pro– teicamente instabile che ò la natura umana, la mente, il carattere e la volontà dell 1 uomo 1 non è il più adatto a mantenere salda la loro fede. E!'lsihanno irresistibil– mcntu tendenza a scambiare gli effetti {gli istituti) per le caust, (gli uomini) e cosl sono eternamente condan– nati a rim))iangere o forse a maledire oggi come delu– sione quello stesso e,•ento, che ieri esaltarono come trionfo definitivo. Ogni rivoluzione per essi è sempre l'ultima, e viceversa 111,penultima, che doveva essere l'ultima d'iori, appar loro mistificazione ecl inganno. Perciò milio circostam:o quotidiane ci inducono n pen– sare che In formazione in fi<'ri ilei movimento operaio 1 destinata a far d1Lbandiera idealistica a nuovi assalti, sarà un comp1·ome~so fra i portati individualistici della critica e dell'esperienza o le esigenze dello spirito degli uomini, che sentono hisogno cli prodigarsi all'azione. Si dirigeranno i colpi coutro effetti più profondi delle forze, che costituiscono la natura umana, e clie perciò ricbie• deranno un J>iù sviluppato senso di energia e di respon– S,\bilità. ~; la ragione di tutto ciò si ò che la logica ri\·oluzio• uaria è meno discosti\ di quel che si creda dalla logica dello religioni. Xoll'un caso e nell'altro lo spirito umano, non sapendo trovare, o credendo di non saper trovare in sò stesso la ragion surRciemo di certe norme di condotta, ha l>isogno di fingerselo imposte da 1>otenzeesteriori; nell'un caso e nell'altro, non sapendo incolpare sò stesso, ha bisogno di qualcuno cui IJattere e maledire. Non invano Oiithe disse: " L'uomo non sa1>rà. mai quanto egli sia antropomorflsta. AsùELO Cm:sP1. ORGANIZZAZIONE E P LITICA DEL AVORO nell'organizzazionesociale dei consumi AVVER'l'l 1 :NZA. Questo scritto ò il sunto di una serie di conrerenze svolte, noll 1 ottobre scorso, agli operai degli stabilimenti enologici del 111w·s<1lll, i quali, per il loro gran numero e per le dimensioni veramente colossali dell'industria di cui sono salo.riati, formano come un'oasi in mezzo al vasto campo diviso fra il latirolldismo semifeudale e la piccola l>orghesia in rallimento. Ma, come l'oasi risente del deserto ond'è circondata, così l'ambiente industriale marsalese conserva la psicologia colleHiva dei paesi ar– retrati nell'evoluzione sociale. Per la stessa. causa le brevi zone della ))iccola possidenza a vigna e a giardini man• tengono il malandrinaggio, che vi scende dalla adiacente \'asta superficie a latifondi deserti. Nei secoli ))recedenti Pera ,•olgare, in Lilibeo, su cui sorgo ora Marsala, tro civiltà. si incontrarono e restarono lungamente in conhttto: la cartaginese, la greca e la latina. Lit popolazione mista conservaya. i residui di ci– ,•iltù. diverse, succedutesi dopo secolari lotte. .Nel!(~Marsala moderna, nello estremo lembo, cioè, della Sicilia semifouda!e, ntla minore distanza dall'Africa barbara, tra i due 1)1\Cini ))rinci))ali del .Mediterraneo e il Mar Tirreno, si ritrovano la pili diffusa e più ipotecata piccola possidenza o il più esauriente latifondismo, la piì1 pidocchiosa piccola borghesia e la maggiore concen– trazione capitallsticn industriale, l'artigianato medioevale e il salariato della grnndo industrh\ vinicola Qui ho potuto scoJJriro il nesso organico tra piccola J>Ossidonzne latirondismo, i rattori genetici di quest'ul– timo e la sola soluzione possil>ile del problema agrario siciliano nella nazionalizzazione della terra. Qui, contro la pregiudiziale che il movimento socialist.a sia prodotto dalla sola grande industria e che in Sicilia esso, per ciò solo, tro,•i l'impedimento ad assodarsi, scorgo pure che il socialismo può svolgne un'azione così complessa da interessare anche quell'artigianato che è sembrato con• trario ad esso - sol che alle associazioni di lavoratori si dia, oltre che il còmJ>itodi immediati e limitati miglio– ramenti degli assoch\ti, la funzione spingente verso Ili. orgnnizznzione dei consumi, sola assicuratrice della in– tegrale organizzo.zione del la,•oro e dei mezzi di sussi– stenza di ogni cittadino. Del problema agrario siciliano lei:rato a quello del la• tifondo ho detto e dirò in varie mie pubblicazioni; e come la piccola possidenza, senza i.comparire del tutto divorata dalla coucenLrazione capitalistica, possa tro,,are onorata sepoltura nella nazionalizzazione della terra, o possa in parte sopravvivere in regime collettivista. 1 non pili come falso strumento di privilegio economico, ma come semplice mozzo di godimento compatibile con l'in• tcresso sociale, quando però la terra nazionalizzata basti nlh\ produziouc collettiva. Or dico in che consista la organizzazione e la politica del lavoro; come ad essa si arrivi meglio senza proletarizzare tutto l'artigianato uelle grandi industrie private che non sorgono ugua.1 4 monte ovu11que, ma con la organizzazione sociale dei consumi in scrvizt 1rnl>blicisocializzati, e come ciò sia il sovrano rimedio contro la di,;occupazione.

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