Critica Sociale - XIII - n.10-11 - 16 mag.-1 giu. 1903

162 CRI'r!CA BOCCALE Ma, se a dimostrare ciò io sia riuscito e come, Yeclrà meglio il benevolo lettore; il quale vedrà pure quanto fosse giustificato il divieto della Prefettura di 'J'rapani, con relativo sfoggio di forza poliziesca, contro la ripeti• zione di questo sunto di conferenze al pubblico llel 'l'eatro Comunale di Marsala la sera del 6 diceml)re 1902. (Mana/a) S. C. S. I. Genesi tfol mo,,imento11resente 11cr i diritti del hworo. I. - Il movimento ascendente della. classe lavo– ratrice, che manifestasi contemporaneamente in tutto il mondo civile, dove più accelerato e dove più ri– tardato, e con forme pressochè uguali, non può es– sere l'opera della sola predicazione socialis't.a. L'a.;done socialista non crea il movimento prnletario, ma lo disciplina e lo guida, perchè non de\'ii nelle sangui• nose e infeconde sommosse della fa.me : le quali si ripeterono inutilmente per lunga serie di secoli, quando di socialismo non si parlava che dai soli so• gnatori di utopie comuniste. Il movimento proletario presente è una conse– guenza dell'evoluzione economica che ha portato all'attuale forma capitalistica della prodùzione. Dal capitalismo stesso nascerà la produzione socializzata: il capitalismo, nel mentre combatte il socialismo, lo partorisce. li partito socialista assiste il parto 1 perchè le doglie sieno minori .e il nascituL·o sia pili sano. U problema della miseria e delle ingiustizie so– ciali è antico quanto la società.; però si è andato trasformando e risolvendo col progresso sociale stesso. Il movimento dei primitivi cristiani fu essenzialmente proletario, diretto a rimuovere le ingiustizie sociali. Ma esso faceva appello ai sentimenti intimi deH'uomo, predicava l'amore fra gli uomini e si riferiva acl una supposta volontà estraterrena che premia e castiga in una vita futura. Quel movimento fallì degenerando, perchè i mezzi invocati non assicura.vano Pannun– ziata pace sulla tena: i dominatori de11a.ricchezza e del potere o s'infischiano delle pene dell'inferno e ciel premio del paracliso 1 0 1 se ci credono) hanno pure i denari per comprarsi dal prete anche la beatitudine celeste senza mettere in pratica i precetti di Gesi1. La massima evangelica del quod .~u1Jerest date JXm– peribus lascia al ricco cli giudicare da sè quanto esu– beri della propria ricchezza sui proprì bisogni, e lo lascia poi arbitro di dare il superfluo ai poveri. Egli, non eseguendo il precetto cristiano, andrà per i cre– denti all'inferno, ma intanto i poveri durano nella abiezione e muoiono di fame. Ma la stessa carità del cristianesimo non basta a sollevare tanto infinito numero di miseri: se la fortuna dei ricchi venisse divi::,a a tutti, non basterebbe, e darebbe il co1m1- nismo della povertà. Le cause clel1a miseria non sono nell'a.va.rizia dei ricchi, ma nell'ordinamento della produzione. I ricchi però oppongono resistenza 1>erchè tale ordinamento non si muti. Oggi il problema sociale è divenuto politico) perchè sol oggi conoscesi attraverso quale serie di trasformazioni si sia arrivati all'ordinamento socia.le pre:-iente e dove si tenda. 2. - Senza risalire alle forme primitive della pro– duzione patriarcale dell'Asia, esaminiamo brnvemente l'economia a. schiavi del m.ondogreco-romauo 1 quella a servi deWepoca feudale, l'ordinamento delPaL·tigia– nato con le corporazioni delle maestranze, e infine ifl. presente forma produttiva col capitalismo e col salariato. La schiavitù fu una necessità sociale in mancanza d'altro. Pet'Chè i pochi si dedicassero alle armi, al Governo, al culto, alle lettere e alle arti 1 occorreva che i molti attendessero da. schiavi, cioè senza di– rHti, alla produzione e ai lavori servili. Le antiche glorie artistiche degli Assiri, degli Egizi i della Grecia e di Roma, le quali ci conquidono ancora per la meravigliil, furono compiute con l'opern degli schia.vi . Aristotile non trovò possibile Fabolizione della schia– vitù, quantunque mostrasse preoccuparsene discu– tendola. Non è vero che la schii~vitll fosse, come dicesi, abolita dalla religione o da Governi. Essa durò fin verso il mille dell'epoca cristiana anche sotto la stessa Chiesa; e anelò poi abolendosi cla ~ò, perchè con il maggior sviluppo sociale essa non tornava pili conto. Lo schiavo lavorava poco e male, mentre la soc:età richiedeva una maggiore quantit.\ di prodotto. Lo schiavo~inoltre costava nell'acquisto e d0veasi man– tenerlo anche ammalato o disoccupato. Invece, col lavoro 1ibero 1 il padrone paga la giornata di salario e si disinteressa della sorte che dopo spetta al la• voratore. La servitì.L fu un progresso sulla schiavitù. Lo schiavo poteva essere venduto 1 anche ucciso 1 perchò era considerato non uomo ma cosa. n servo era in• vece il villano legato al feudo come una qualunque scorta agTicola. Da esso il feudatario richiedeva date opere servili in compenso di dati vantaggi e di dati diritti. che il servo incominciava a godere. La ser– vitìL feudale riguardava piì.1particolarmente i lavori agricoli dei castelli dell'aristocrazia. Nei borghi sorge,·a intanto la borghesia della pro– prietà allodiale dei commerci e delle professioni li– Uere e si sviluppava l'artigin.nato. Questi nuovi ~eti portavano un rinnovamento di Yita democratica, svi– luppatasi maggiormente nei liberi Comuni, in seguito alla lotta secolare contro la tirannide aristocratica e militare. Non è nemmeno vero che la feudalità sparisse per il solo colpo pili vigoroso datole· dalla rivoluzione francese. Essa ora andata declinando per cessato tor– naconto nella produzione feudale, insufficiente agli n.ccrcsciuti bisogni sociali. L'enfiteusi, usata sponta– neam~nte dagli stessi feudatar'ì 1 fu un contratto che stabiliva un diritto medio tra quello feudale e quello della libera. proprietà. privata del suolo. Il rispetto alla integrità umana colla libertìi, con– quistato con l'abolizione del lavoro servile, è un fe. nomono di materialismo storico. Esso è un prodotto di rapporti sociali pii, sviluppati in conseguenza cl.i una produzione primitiva meno individuale. Alla produzione primitiva e barbara della caccia e della pesca o dell'agricoltura estensiva e della pastorizia nomade, a\Parricchimento colla pirateria e col bottino di guerra, succedutii coll'aumento della popolt1zione e con le conoscenze, i commerci e le arti citta– dine, ognuno sontì di doversi trnvare in continui rapporti amichevoli con gli altri. li lamento di ogni sofferenza si fece piì1 vivo 1 e ciascuno trovò uecessario cli smorzarlo per non restarne disturbato. Non fu piit possibile alla generalità della classe do– minante godere la ricchezza o esercitare un dominio, seuza. farsi perdonare con la beneficenza un privilegio che sarebbe altrimenti riuscito molto più odioso. Così è nata la beneficenza medioevale, fattasi poi borghese; la qualc 1 riguardando la sola sventura in– dividuale e non in tutti i casi 1 riesce completamente inutile e quasi dannosa nei disagi collettivi oclierni, che sono vere epidemie sociali. Le corporazioni chiuse dell'artigianato, finite ap– pena un secolo addietro, regolate e protette da sta• tuti e privilegi particolari 1 furono organismi neces– sari a consen•are Ja funzione sociale di ogni arte in mezzo al caos di violenze cle1l 1 età. climezzo. U console regolava il Javoro e i rapporti tra i soci e con i committenti. Non era facile penetrare in una corpo– razio11ei dove il diritto dell'arte era piuttosto eredi• tato da padre in figlio. rI commercio poi e la pro– duzione erano vincolati da regolamenti che ne incep-

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