Critica Sociale - Anno XII - n. 19 - 1 ottobre 1902

290 CRITICA SOCIALE scacco, che i migliori fra noi vi subiscono, è ch'essa esige certe qualità s1>eciali 1 che di rado vanno di conserva con quelle dell'artista, dello scrittore, del dotto. msogna, an• zitutto, essere un oratore sempre 1nonto 1 che sfida le interruzioni, che trova la parola vittoriosa nella tempest-a, e non il conferenziere, il dicitore, che recita o legl,{e i suoi discorsi scritti in ant.icipazione. Poi ò necessario il gusto dell'azione, l'amore tlclla battaglia, lo stomaco so– lido che sfida le nausee, Pambizione di vincere e di regnare, l'indifferenza all'assoluto e al definitivo, che si acconcia alla vit.a precaria del giorno per giorno, nella speranza di un risultato che non si raggiungo mai. 11 Vi IHt del vero, molto \"Cro, in questa diagnosi, od ò anche, uomini politici, un nostro titolo d'onoro. " .E allora - conclude Z:ola.onestamente - 1rnò llen darsi che il nostro disdegno della politica, di noi tutti che viviamo <l'arte, cli letteratura o di scienza, nasca semplicemente dal ratto, che noi non abbiamo nulla di ciò che è nece~sario per rieseire in essa. ,, (') Anche il repubblicano - te vieux répubUcain que je suis - non era i_nluì un fanatico, un formalista, un pregiudiziaiuolo! Era repubblicano perchè era demo– cratico; perchò odiiwa le vecchie, logoro, caduche aristocrazie, la ~onfìa vacuità. dei pretendenti, hl minaccia idiota delltt. r1mn sciabola, "che tanbt gente invoca ogni sera dal buon elio nello sue preghiere" i perchò adorava In lillert:'1, la vita, il pensiero, la r!cch~zza, il lavoro; ~ tutto questo, in :Francia, 'oggi s1 cluama l!t repubblica. lla era ben lungo, lui, dal– l'idealizzarla, dal farne la condiziono e il vaso di tutte le virUt e di tutti i progressi. Como canzouarn, anzi, allegramente, a proposito degli scandali del Panama, coloro che sognano la Repubblica ideale, dalle mani sovrumanamentc pulite, cho la promettono tale quando non l'hanno, e, clo1)0che l'hanno otte– nuta, si servono delle libertlL ch'essa consacra, per ucciderla sotto pretesto .... cli inseg1rnrle a vivere! " li peggio ò che i re1rnbblicani del domani non si contentano cli 1mrlare 1 scrivono. Eccoche prendono degli imJ>egni,firmano dei pezzi di cnrta 1 in cui giurano di rendere la nazione felice o perfetta. Sono i fnmosi pro– grammi, troppo belli, tutto un paese di Cuccagna, le imposte ridotte, la miseria. combattuta, il IM•oroorga– nizzato, la pace delle anime assicurata mercè la tolle– ranza, la felicitìl di tutti conquistata colla semplice equità. i;; quando sono al potere, di tante belle promesso non ne possono mnntenero che una: essi danno subito la libertà. della stampa - delle ·1;cryfle J>er essei·esfer– zati ... " Ahimè! il festino non viene, i convitati attendono e ben tosto si stizziscono, 1>erchò il mondo non ha mutato dal mattino alla sera, sono ancora le stesse piaghe che sanguinano, la stessa. umanità che soffre. Sem1)rol'ani– male umano resta al fondo,sotto la pelle delPineivilito, 1nonto a. mordere quando l'appetito lo assilla. Certo, eonvien ])uro sperare che l'educazione della libertà si farà., che un giorno regnerà la ragione 1 nella nepubblica clell'av,,enire; ma quanti nnnì sono necessari a questa educazione del popolo, e quale follia credere oggi che tutti i mali sociali cesseranno J)erehè si sarà cangiato lo stemma governativo! " (!) Parole che sono di athrn.lità anche fuori di Francia. Del non essere egli stato un uomo politico, un ( 1) Op. cU., J)ag. 196. (!) La i:trlu dt la llip11/Jliqllt In X,11ve11eCm11pag11e, 1rng.u. B1b1otecaCJJnoH1arco socialista nel senso un po' stretto che diamo a questa parola, soffrirlt forse la. sua fama? .Ne sadt egli meno grande? - Como! egli ò un grande, ap1n111to, porchò è stato /.ni, nell'esp1tnsione intera del suo essere, e noi rimpiangeremo che non fosse cUverso ~ diverso da quello che abbiamo ammirato cd amato? ]~gli non fu un socialista; ma noi siamo quei so• cialisti che siamo, così diversi cln' nostri predeces– sori del tempo, per esempio, dell'utopia, perchè ci siamo abbeverati aucho alla fonte di verib\ cliespe– rienza, di positività, che scnturiva eia lui. Se n.ltri si addolora. perchè in lui non fu il socialismo nelle sue forme consacrate, noi ci compiacinmo perchè nel nostro socialismo è t,anta parte di luij e questa gli sopravvive. Tutto ciò,chc egli ha distrutto, di misoneismo, di ro– manticismo, di gesuitismo incosciente, di adorazione del falso, di pregiudizii; i milioni di uomini che innn.– morò alla lettura, al sapere, alht crudezza. dell'analisi, che educò al vnsto consenso nel dolore urnanoi base di ogni movimento di redenzione; quelPentusiasmo di lotta o di verità che sparse a piene nHtni intorno e che culminò nell'episodio sublime della hattaglia dreyfusista; quante miriadi cli pictl'C al nostro edi– ficio! che immensa opera convergente alla nostra meta,! Opem colossale! Rammenta lo vecchìe cattedrali, cui pill goneraiioni di artefici diedero ingegno o sudore; e uscì tutta cht una sola mano, assistita dal metodo, dalht pazienza, dalla pert.inacia, da quella che fu l'unica vera fede di Emilio :.-:ola: la. religione del lavoro. Da quesht fede attirn, ostinota, nulla lo smosse: non i disgusti della. vita) non l'accanimeuto dei ne– mici, non la oscillante e tepida solidarieti'1 degli amici, tutto ciò che sconforta i deboli, i yauitosi, i meno fortemente convinti. Perchò pochi uomini fu.. rono, nella loro carriera, combattuti più cli lui dal– l'ingiuria, dalla calunnia, dalla insinuazione, assidua, quotidiana, feroce. Ma a lui, che a.veva un piano nella sua vita, e credeva in esso, e nelle proprie forze, o noi trionfo finale della verità, gli attacchi, pili erano viperini, e pii'1 aggiungevano vigore. 1;: si compiaceva a pensare, con un· senso misto di pietà, a.I destino che sarebbe toccato un giorno alla inutile viltà dei suoi pii1 implacabili insultatori. Nel libro, già. qui spigolnto, che l'amico antico e fedele nostro e di lui, l'amico della vigilia, Felice Cameroni 1 deponeva. ieri fraternamente sul nostro ta– volino, vi è un ca.pitolo nel quale lo 7.ola 1>assagaia– mente in rassegna le di\'erso famiglie di vituperii avvelenati, che la stampa YOmita da ben trent'anni al suo indirizzo. Si intitola ll 1·0s1Jo (Le crctpcaul). Da prima prova.va qualche rcpugnanza al contatto di quei viscosi batraci; ma poi, " fatto lo stomaco "' finì per trovare in essi la riprova dello. sua forza, il necessario stimolante del suo lavoro. " Da essi io ricevetti le pill alte lezioni di sagge1.za ; mi perfe1.io – nai nel coraggio, nelh, pazienza, nella rnssegnazione, nell'amore della verità e della giustizia. _g non li accuso se non di avermi dato un tantino di orgo– glio ,,. L'articolo chiude con un inno: "Continua 1 continua a cadere, benefica pioggia di rospi! Continua a portarmi il coraggio di vedere in faccia gli uomini, senza essere preso dallo scoraggiamento. Ogni mattina, prima del mio lavoro, fa che io non manchi mai di tro,,are sul mio tavolino 1 nei miei giornali, il solito ros1>0vivente 1 che da sì lungo tempo mi aiuta a digerire In nostra feroce vit.a. letteraria. Se11tobene che quest-a igiene è ormai necessaria al mio ,•igore. 1-;il giorno che il mio solito rospo Yivente mi mancherà, vorrà dire che la mia flnesurl~prossima.,che la mia ultima Uuona pagina sarà stata scritta. - Andiamo! un rosJlO ieri 1 un ros1io

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