Critica Sociale - Anno X - n. 16 - 16 agosto 1900

CRITICA SOCIALE 255 LIMITI EFINI DELLE IMPRESE MUNICIPALI Nella disputa accesasi nelle colonne della Cl'itic<t ('), intorno alla questione se le imprese municipaJi deb– bano dare un profitto (Municipalis), oppure se Jlu– nità di servi1,io pubblico debba vendersi al costo cli produzione (Arturo Labl'iolct)) gioverà forse tentare di cernere e di fissare, tra le opposte ragioni, quel che è pili rispondente ai postUlati teorici e agli interessi pratici del nostro partito, aggiungendovi qualche ul– teriore chiarimento. ]; assiomatico, dal punto di vista teoricamente so– cialista, in omaggio anche al principio dcJl'integrità del prodotto del lf~voro spettante agli operai, che il rimwo netto di un'impresa comunale dovrebbe andare a coprire l'ammontare totale dei salari pagati ai Ja– voratori manuali e intellettuali, produttori di quel determinato bene economico: sistema questo racco– mandabile anche peL' la conncssavi semplicità. d'am– ministrazione e per la facilità. di controllo dei citta– dini sulla gestione comunale. Questo, come limite tendenziale cui mirare per un avvenire ancora molto lontano. Ma 1 nelle condi1,ioni attuali delle cose, si può am– mettere, in via di transizione, che alcune imprese fruttino al Comune un profitto, indispensabile per sanar'e le piaghe delle fìnaoze comunali italiane, per sgravare gli obera.ti nostri bilanci dal peso dei pre– stiti e obligh.i contratti dalle passate mnmin.istrazioni, per costituire capitali d'impianto e d'esercizio di nuovi servizi pubblici, rendendo così pili agile e spi– gliata la nuova azione amministrativa e estendendo sempre più le funzioni economiche comunali. Arturo Labriola) pur vedendo chiaro la soluzione del problema propostosi, erra nella critica contro i monopolii municipa.Ji, tolta a prestito dagli iperlibe– risti dell'economia, perchè non tiene presente quella sostanziale differenza tra monopolio privato, istituito a solo beneficio di privati speculatori, e monopolio comunale, in cui gli ordinari profitti e l'extraprofìtto di monopolio vengono percepiti dall'intera cittadi– nanza, o, pel caso di servizio esitato a costo di pro– duzione, i Javorntori comunali riescono a intascare l'integrale prodotto clol loro lavoro. Perchè, o fu la classe operaia, cioè la grande nrng– gioranza di un Comune, che indusse il l\Junicipio a socializzare industrie e allora presumibilmente avrà anche educazione politica sufficiente per una vigile e costante sorveglianza della cosa publica, costrin– gendo l'amministrazione comunale a gerire l'impresa a tutto e unico interesse dei cittadini contribuenti– consumatori e a adottare tutti quei perrezionamenti tecnici che sono richiesti dalJe moderne esigenze e che influiscono sul ribasso del costo cl.i produzione del servizio; oppure il servizio publico è stato isti– tuito da un .Municipio conservatore, all'unico scopo fiscale di procacciare una nuova fonte di reddito al Comune, e aJlora non si tratta che di un modo di– verso o larvato per riscuotere imposte indirette, al quale s'adattano a meraviglia le critiche mosse daJ Labriola. t questo appunto il carattere differenziale che può distinguere un M.unicipio socialif1ta da un <7ualunque :Municipio borghese della capitalistica Jn– ghilterra. TI monopolio comunale si può considerare come una forma di produzione superiore a quella della li– bera concorrenza e del monopolio privato, riunendo in sè tutti i vantaggi cli quella e eliminando i clanni cli questo in quanto instaura una. produzione onesta, economica, iJluminata dalla scienza, unitaria, elimi– natrice degli sprechi della lotta fra produttori a danno dei consumatori. (I) N, ll 1 llaff. 170. - K. 14, JJRg. 219. IOL l 1 I..J nu Dldl l 0 Con un'abile gest,ione e coll'aumentata capacità. tecnica, il Comune riuscirà alla fine a ferire i1 si– stema borghese di produzione e di scambio coll'arme stessa della libera concorrenza, gradualmente elimj– nando dal mercato industriale i privati concorrenti senza ricorrere a misure coercitive. Ma occorre si proceda con molta cautela e grande abilità., cercando di municipalizzare da prima solo quelle industrie: J. 0 che siano di facile amministrazione e di pro– duzione tecnicamente semplice (per es., acqua pota.– bile, panificazione), riservandosi in seguito, col cre– scere dell'esperienza amministrativa e della capacità. tecnica., cli estendere lo stesso sistema di produzione a altri piì.1complicati servizi; 2. 0 che soddisfacciano a bisogni di prima neces– sità generalmente sentiti (es., illuminazione, riscal– damento, tramvie, pane, a.c(lua). In questa. ipotesi il contribuente si identifica col consumatore, ren– dendo inutile (]Uella tanto delicata funzione cli fis– sazione di tariffe per Je singole imprese municipali, che Mu11ici1xilis vorrebbe affidata ai Consigli comu– nali e che invece dovrebbe calcolarsi in corrispon· denza. a.I costo di produzione da speciali Commis– sioni tecniche. li costo di servizi publici generali ._ di quelli, cioè, de' quali non è calcolabile esnttameute il consumo individuale, es., strade, illuminazione publica - vien coperto dal gettito d'imposto, com– misura.te al reddito d'ogni cittadino; mentre il costo dei servizi publici speciali, cioè divisibili in unità, vien coperto da tasse cla pagarsi per ogni unità di servizio pubblico consumato; 3. 0 che, abhan<lonate all'esercizio privato) natu– ralmente tenderehbero al monopolio, addimostrandosi queste tocnicmnent.e nrn.tme alla gestione sociale, eliminatrice dei danni del monopolio privato (ad es., tutté quelle che si riconnettono a. concessione cli publico suolo); 4. 0 che siano di consumo locale, generando per tal modo una dh•isione cli Javoro nella produzione sociale, per cui Ja. na;1,ione verrebbe ad esercitare quelle industrie (ferrovie, telegrafi) che si estendono a t.utto il territorio dello Stato, mentre il Comune provvederebbe alla produzione di beni smerciabili sul mercato cittadino, ovviando così all'obbiezione dj soverchio accentramento e.li fmrnioni pubbliche mossa al socialismo ; 5. 0 che sia.no produttrici di forze le quali pos– sano avere varia e molteplice fLpplicazionc in altro inclust.rie. Di queste è esenipio tipico la generazione della forza elettrica, che trova. nei tempi nostri così largo e rnult.iforme impiego nella publica e privata. il.luminazione, e come forza motrice delle_ industrio private e comunali. Si pensi agli incalcolabili effetti che simili imprese potrebbero iwere nell'Ctalia. ,ne– ridionale, dove la. tarda iniziativa privata troverebbe così sostegno e integrazione nell'aziouc publica. Il Comune, divenuto così un organo cli rivoluzione economica, tenta di allargare il consumo non per intenti commerciali o fiscali, come vuole :ftfunici,1Jalis, ma per inalzare il tenore di vita 1 per promuovel'O Jo svolgimento della Yita materialo o morale della grande massa dei comunisti o per sost.ituire il si– stema colleltivista. al sistema privato di p1·oduziono e di scambio. Coll'andar del tempo, quando lo singole <:orpora.– zioni avranno a.vut.o campo di climostrare, colla loro ahi I iHLtecnica-amministrativa., cli basta.re a sè stesse, sostituiranno all'amministrazione comunale u1ù1uto– gestione, fa-sciando al "Municipio soltanto un'azione coordinatrice, quelht cioè di fissare uniformi norme di amministrazione, di calcolare, per mezzo degli uffici statistici, il fabbisogno economico, cli senirc come intermed.ia.rio frn. queste varie uniti~ della pro- duzione comunalQ. (). B. DE i\fARTINI,

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