Critica Sociale - Anno X - n. 16 - 16 agosto 1900

252 CRITICA SOCIALE QUESITO (A Rerum scriptor). Carissfmo Direttore della CRITICA Soc1AT,t:, Ho letto, subito arrivata la Oritica del 1. 0 agosto, l'articolo di Rerum scrijJtor sulla Questione meridionale e il federaUsmo. Nulla vi trovo di nuovo e da negare; ma, prevedendo la conclusione a cui Fautore verrÌL nel seguito dello scritto secondo il titolo di questo, desi– dererei che egli, J>errisoh•ere davYero il problema meri– dionale, rispondesse ad un quesito che include un ap– parente assurdo. 1>erchè il Sud d'Italia, impoverito dal .Nord in causa dell'ordinamento unitario ed accentratore dello Stato, è il piì1 tenace conservatore di quell'ordinamento? l'erchè la Sicilia, che aspirò sem))re all'autonomia non solo amministrativa, ma J)Olitica contro i1 Governo di Napoli dagli Angioini ai Borboni, non conserva pili la stessa volontà. regìonale contro quella ferrea unità. ita– liana che l'ha di continuo SJ>Oglìata, aspirando invece, con !e sue elezioni cli Sinistra sotto la Destra. e con i suoi CrisJ>ipoi, ad im1>0rreuna politica meridionale allo Stato? Perchè la Lombardia, che pii1 di ogni altra regione ba guadagnato nell'unificazione italiana, fa sentire J)iÙ di tutte la voce federalista, e non vede il pericolo che col federalismo si rendn possibile il protezionismo re– gionale, e non abbia essa piì1 a chi vendere i suoi ma– nufatti? Queste domande non sono state mai }>oste,e i pro– ble1lli ~he esse includono non sono stati mai positim– mente risoluti, perchè in Italia le idee, sì conserva– tive elle rivoh1zionarie, sono ancora improntate ad un convenzionalismo retorico derivato dalla coltura classica. Ma gli •ingegni, come quelli di Rerum scri1Jtor e del ])i rettore della C1·iticaSociale, capaci cli accogliere senza. pregiudizio alcuno e di risolvere con criteri scientifici il difficile quesito, non mancano; ed è 1>erciòche colgo l'occasione 1>er richiamare su di esso:Pattenzione. Accogliete pure una fraterna stretta cli mano dal vostro ,lfanwIa, s agosto 1900. S. CAMlrAm:R1 Scu1iT1. Lanuostiono M riùionalo li F ùoralismo III. Quali conseguenze pratiche ricava i.I Nitti dal suo studio? Quali rimedi propone per questo stato cli cose assolutamente intollerabile? Il Nitti è un unitario fanatico. " Tutti i progressi, egli dice (p. 5) 1 che si sono compiuti, non sono che l'effetto dell'unità; l'unità pol.itica ci ha dato tutte le cose migliori che noi abbiamo: la supremazia del potere civile, il risveglio de!Ja coscienza inclividuale(?), il desiderio di espansione che ora comincia. a essere in tutta la nazione e che sarà Ja nostra fortuna. L'Italia, se qualche cosa deve essern nel mondo, non può essere che unitaria. E badate che il Nitti per " unità,, intende non solo l'unità politica nazionale - senza deUa quale è in realtà. inconcepibile la nostra esistenza - ma anche l'unità amministrativa buro– cratica; il Nitti non sa concepire Pitalia se non con un unico Parlamento, un unico potere centrale, una unica amministrazione interna; una Italia, la quale abbia· un Parlamento e un potere centrali, incaricati di trattare solo degli affari generalissimi e di rap- presentare di fronte agli altri Stati l'unità. nazionale, e accanto al Parlamento e a.I potere centrale abbia dei Parlamenti e delle autorità regionali incaricati cli amministrare gli affal'i regionali e del tutto au– tonomi in queste fun:doni 1 e dei Consigli e autorità comunHJi del tutto autonomi per l'amministrazione comunale; un'Halia, in altre parolei federale, il Nitti non sa neanche lontanamente concepirla. l~ bensì vero che in un punto del libro (pag. 23) egli am– mette che " nei paesi federali, come la Svizzera e la Germania, Je spese si ripartiscono largamente,,; e quest'affermazione in un libro, il quale tratta appunto delJa ineguale e ingiusta ripartizione delle spese pubbliche tra, le regioni italiane, è per il let– tore spregiudicato molto ma molto suggestiva. "Ma il Nitti si guarda bene dallo sviluppare quest'idea: è una verità che gli è sfuggita dalla penna. e alla quale egli non intende dare nessunissima im– portanza. VIti11ia sopratutto deve essere unita.ria, non solo d.i unità politica, ma anche di unità ammi– nistrativa e burocratica; " io non voglio dire con ciò, egli ammette, che la nostra desolante uniformità amministrativa sin sempre un bene; nè voglio dfre che la pesantezza del nostro meccanismo politico non possa essere eliminata ,, (pag. 5), ma anche questa è una affermazione buttata lì por caso; apimrtiene al solito bagaglio di recriminazioni, che tutti gli scrittori e gli uomini politici unitari non mancano di la.sciar cadere di tanto in tanto nei loro discorsi, guarclanclosi però bene dall'osservare e dal far os– servare che unità amministrativa e burocratica vuol dire necessariamente desolante uniformità. e pesan– tezza, e che è assurdo, puerile e in alcuni ciarlata– nesco dichiararsi seguaci fanatici del principio e ri– fiutare lo conseguenze. Data dunque la assoluta fede unitaria del Nitti, si possono prevedere i rimedi da lui proposti ai mali lamentati. " In an•enire, in qualunque progetto di riforma, qua– lunque margine abbia il bilancio, bisognerà..JJensare al– l'Jtalia meridionale, cui la natura non fece ricca e che per l'unità ha da.to tutto. Se il bilancio non può tolle– rare nuove spese, nulla si chiecla, purchò ad altri più ricchi e meno tormentati nulla sia dato. :Mase una ri– forma finanziaria deve essere tentata, prima di pensare ad altro o ad altri bisognerà. ricordarsi di tante 1>ro– vincie, dove le imposte fanno dieci volte più male della grandine e dei morbi. Se nuove istituzioni devono essere create e non è necessario che sicno al confine, bisognerà. ricordarsi di quella landa amministrativa che è il Mez– zogiorno. Sopra tutto deve mutare Io spirito della poli– tica italiana.. Quando nell'Italia. meridionale non saranno mandati i JJeg~iori funzionari, ma i migliori, percllè l'o– pera loro è piu difficile; quando le forme attuali di pa– rassitismo sa.ranno combattute e non aiutate e non sarà considerato il Jireizogiorno come il campo di conquista. di ogni condottiero, qualche volta cli ogni avventuriero 1>a.rlamentarej quando si agevolerà la formazione della ricchezza e nessuna nuova imposta verrà a. deprimerla, allora si aiuterà la. trasformazione industriale del Mez– zogiorno e il problema sarà. risoluto " (})ag. 15). Riducendo alla più breve e chiara espressione l'idea del Nitti, abbiamo dunque: finora lo Stato ha assol'bito ricchezza nel Sud o l'ha riversata nel Nord; cla ora in poi bisognerà che lo Stato a.s~orba ric– chezza nel Nord e la riversi nel Sud; finora lo Stato ha mandato gli impiegati buoni nel Nord e i cattivi nel Sud; da ora in poi dovrà mandare i buoni nel Sud e· na.tu.r~lmente gli altri, cioè i cattivi, nel Nord. AU latro aèl latrone,n ..... Noi non insisteremo su quanto cli gretto e cli im– morale sia contenuto in una siffatta teoria; il ri– medio proposto dal Nitti si può combattere in modo molto più positivo, dimostrando cioè che è quasi del tutto impraticabile e che, in quella piccola parte nella

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