Critica Sociale - Anno X - n. 5 - 1 marzo 1900

66 CRITICA SOCIALE forma, nel secondo caso, pe,r o contro lo Statuto. E - dimissioni o elezioni - vittoria, in ambo le ipo– tesi, dei sovversivi. . .. Ma quello del profeta è un bislacco e screditato mestiere. Meglio limitarci a constatare. E consta– t.iamo intanto che questa battaglia, se di una cosa è l'indice, è della dissoluzione onde è preda lo Stato italiano. Risa! iamo a11e origini. I " provveclimenti ,, nac-, quero come gli dei; li figUò la paura... Rudinì li recò al sacro fonte, chiazzato ancora del sangue di maggio. La rivoluzione ])Rreva coi sassi alle porte; nWJa sembrava soverchio per arrestarla. Pure Rudinì fu spazzato vin. da quei medesimi, che dovevano invo– care pili tardi leggi di reazione. Con Pellom,:. altra solfa: i moti ebbero cause economiche, dunque in– nanzi tutto provvedinienti economici. Senonchè, a.Ile prime battute, muta un'altra volta la musica. La bacchetta del maestro concertatore è disputata fra Giolitti e Sonnino, finchè resta in mano a quest'ul– timo: e allora il bombardone Pel1oux 1 fra il con– senso dei do'ici violini della Destra lombarda, bron– tola che il miglior provvedimento economico è an– cora la forca, come quella che guarentisce l'ordino sociale. Ma il fracasso dei piatti dell'.Estrema scon– ce1·ta il concerto e mette il bombardone fuori di chhwc - ossia fuoL'idello Statuto: dove rimane otto mesi. 1,;dora, che si tratterebbe di ripigliare, per fon-.a, la prima sinfonia, si trova che .la platea, il .luhbione, persino i palchi, non sono pili quelli: l'uditorio è mutato o almeno ha mutati i gusti e l'orecchio. nue anni non corrono invano. La febbre del nrnggio ò data g-ill, o nessuno più crede alla necessifa e alla cffìcncia dei " pro\·veclimenti ,, ; neppure chi .li pro– pone. Se CaYallm•;zi non c'era, Pelloux li lascia.va neJ nrngazzino del teatro, fra le maschere stinte e le parrucche spelate: se la Camera li ing'oia, non sarà. perchò li creda nutritivi, ma per tema di esser messa fuori, all'aperto, a dover prendere d'assalto un'altra volta, con grnnde logorio di Jancie e di scudi - di scudi sovratutto - le contese soglie e i dolci scnnni montecitorini. Il guardaportone è ancora Pelloux! Oh! l'abbietta. commedia! Oh! il miserevole con– trasto con la trflg-cdia. del magg-io di sangue! Poichè, chi ben ricordi, una cosa fu allora. eloquente·: non Ja gravità. materiale dei moti; ma la riYelazione, che essi reca.vano in sè, di uno smisurnto malcontento Accumulato e covante, coYato per anni, in silcn;,;io: da quei pochi spiragli di fumo si travide tutto un incendio sotterraneo di braci, che riempì gli uni di sgomento, gli altri di s11eranza. Sotto la terra dei morti, negli oscuri ipogei della vita nazionale, qualche cosa maturava di formidabile. Mii la classe dirigente italiana non seppe t.rar con– siglio nepp1~re dalla paura: 11vento cli tempesta, che Jc sferzò Ja faccia, nulla .le svegliò neJla mente, nu1\a le infuse nel cuore. In che spera? a che velgc? qual pensiero la sost,iene e la spinge? Saprà diventare onestamente democratica? Saprà esser almeno fran– ca.mente reazionaria? Nè. una cosa, nè l'altra. Suol dirsi che la maggiorania parlamentare è reazionaria nel midollo, intesa a spiare ogni germoglio di de– mocrazia per soffocarlo; si parla di Vandea. l~bbene, le si fa troppo onore. l vAncleani avevano una fede, e questi non Jlhanno: i reazionari fanno 1a reazione, e i nostri ministeriali null'altro fanno, che non sia della stolida schermaglia pal'iamentare. Quella, che ga.bel– Jiamo per reazione, non è che la dissoluzione lenta., l'abdicazione inconscia. cli una. classe: Chi ò pronto alla successione? 6,u 1ultn; 1 rn 1u t11arco . .. Pure non v'è tramonto cui non succeda - sia pur lunga la notte - un'aurora. Nè i bagliori mancano. Qualche riflesso ne traluce anche dentro Monteci– torio. Guardate al nuovo atteggiamento degli uomini poJitici, dei gruppi, dei giornali, di fronte all'ostru– zio1ùsmo. Lo scorso giugno esso parve, anche a molti liberali, una violenza mostruosa: non v'erano anatemi che bastassero a stigmatizzare questo clrappeJlo di faziosi, giurati alla difesa delle ultime franchigie statutarie, contro il volere esplicito della famosa metèt viù uno. Oggi quel drappello è il nucleo vitale intorno a cui si 1·accolgono le Opposizioni) e l'ostrn– zionismo acquista diritto di cittadinanza nell\mla cli Montecitorio. Anche il tono della discussione è pii't robusto e squillante. L'on. Giolitt,i - un ex presidente ciel Consiglio! - si ricorda nlfine che, dietro j gruppi della Camera, sta. e attende il paese: i1 quale ha ben diritto di sapere se, e da chi, si vuole mutare la base dei plebisciti. E questa evocazione del paese, fatta là.dentro in quest'ora, non desta gli scettici sogghigni degli ascoltanti; nè a)lpare, come un tempo appariva, retorica tribunizia. Si com'incia a sospettare, pur dagli ortodossi, che esista U paese. lt questo il sintomo buono. E si deve 1 più che a tutto) all'ostruzionismo. Si deve alla lot.ta impegnata dai l)art.iti popolari, lotb~ risoluta, scoperta, che scosse molte apntie, stenellrò molte menti, suscitò energie simpatizr.anti, dimostrando che v'è pure una forl';a - aH'infuori degli intrighi, delle vnnib\ e dei com– promessi meschini che sembrarono finora tutta la. polit,ica - una forza. vf\sta e reale che, in date ore, in çleterminate battaglie, vale a porre, sotto un esiguo manipolo cli combattenti, un piedestallo, che pare una rocca non smantelJabile. Sì, è questo il sintomo buono. Se <1uella forza si espande; se la battagliera suggestione, che viene dal– l'esempio dell'-l!istrema, si propaga sempre pitt nel paese; se un ricambio vitale si accresce fra il piccolo mondo che fermenta nell'aUla legisJativa e il mondo che si agita fuori; se un soffio pìÌL intenso cli po1)olo cosciente e concorde penetra nella Camera, suscitan– dovi uomini, pensieri, volontà) responsabilità definite e precise; nulla ancora è perduto, e molto può trasfor– marsi, risanarsi, rivivere. A questo, se i provvedimenti politici danno alimento, viva la loro faccia! Non vonei precorrere i fatti: ma. già. comincia a sentirsi che Je. antiche formule e consuetudini e gruppi non bastano a contenere la vita nuova. :Molte teste sono ~concer– tate: giornalist.i, che una volta si credevano conser– vatori, scrivono e parlano oggi come radicali; altri che, per una certa a,,vcrsione al partito va.ticanesco, si credettero già liberali, piì1 non riescono a dissi• mulare l'anima. sbjrra.. Pei partiti costituzion81i è l'ora del caos. Ma. 1 dopo il caos, la creazione. Questo fenomeno bisognava notare, mentre è an– cora inviluppato nell'ombra. lVANOE BONOMI. A.vv . GIUSEPPE RENSI UNAREPUBBLICA ITALIANA (Il Canton Ticino). S0Mt1.IARIO:Proemio; 1. 0 L'Esercito; 2.• L'Evoluzione storica; 3. 0 Le istituzioni politiche; ,1,0 Lo sviluppo ci~ vile; 5.° Conclusione. Prezzo ce11t. Z&. All'ufficio di CRITICA SOCIALE.

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