Critica Sociale - Anno VIII - n. 20 - 1 dicembre 1899

B 308 CRITICA SOCIALE Prenderemo noi la popolaz.ione,calcolando quanto paga. per capo un cittadino del Nord e quanto uno del Sud i Ma. il nostro sistema tributa1'io non è prevalentemente personale. Prenderemo Invece la. ricchezza i Peggio ancorai lo nostre imposte sono ben lungi dall'essere In gran parte reali. lo credo dunque che, se il peso delle imposte è sentito maggiormente nel Mezzogiorno, e su ciò uon vi ba dubbio, ciò dipenda. tanto dal ratto che in un paese povero l'oppressione fiscale è più in– sopportabile, quanto dal maggiore agglomeramento della popolazione nelle città., il che rende possibile un maggior gettito del dazio e quindi delle imposte indi– rette. Ma di ciò a suo tempo. Moggiore considerazione merita la seconda afferml\– zione, cioè che lo Stato spende poi Nord più di quanto spenda pel Sud. Il Nitti osservava che le due provincie di Udine e di Basilicata pagano supergiù lo stesso, m& lo Stato spende nella provincia di Udine circa il doppio di ciò che spende nella Basilicata('). Il Talamo calcolò puro che la provincia di Salerno, che paga quanto quella di Como, non riceve che quanto, anzi meno di quanto si spende nelle pill piccole provincie del Nord('). E Il Colajanni aff'ormav& recentemente che due terzi dello spese per il mantenimento dell'esercito vanno a beneficio del Nord, e solo un terzo a. protHto del Mez• zogiorno e della. Sicilia. Una sperequa.zione dunque tro. il Nord e il Sud, nella. divisione degli utili, è evidente ed innegabile. Ma la spiegazione non è qui molto dirtlcllo. La maggior quota toccata nl Nord, dipende, oltrechè da ragioni strate– giche che consigliano di mantenere presso le Alpi la m11ggiorporte delle truppe e degli arsenali, anche da queste due cause: lo speciale carattere, che vedremo più avanti, della deputazione meridionale, guardia fida e sottomessa d'ogni Oo\'erno, o razione irrettistibilo di quel ratto ormai indiscusso, secondo il quale un paese più progredito in civiltà. ba maggiori bisogni collettivi di un altro più arretrato. Ne venne cosl che, mentre il Nord sviluppò le sue scuole, allungò la. rete delle sue rorrovie, scavò i suoi canali, allacciò le sue strade, mano mano che i bisogni del commercio e dell'agri– coltura progrediti lo richiedevano e mano mano che la opinione pubblica lo reclamava, nel Sud invece tutti i progressi economici e morali, dalle rerrovie alle scuoio, parvero o una imposizione o un grazioso beneficio, richiesto da qualche illuminato per rendere possibile in ruturo risvegli di attività. non ancora iniziati. Si comprende da ciò quanto dovesse esser diversa la pressiono delle duo regioni sui Governi parlamentari; il Nord poteva ben minacciare una. insurrezione di protesta da parte di tutte lo sue classi sociali, il Sud invece non poteva esprimere li suo malcontento che in qualche articolo di giornale, che nessuno dei suoi operai e dei suoi contadini avrebbe poi saputo leggere. Lo stesso fenomeno avvenne per riguardo alla pro– duzione. Il Nord, già. vicino alla prosperità economica, iniziò subilo la propria trasrormazione industriale; il Sud invece non seppe risolvere neppure la vitale que• stione del latirondo. Ora il Nord colse abilmente l'oc– casione propizia che gli si presentava. per crenrsi un mercato nazionale; la politica doganale nostra si im– pernia tutta sopra questo ratto. Profittando delle con– dizioni primordiali dell'agricoltura del Mezzogiorno, non ancora arrivata al punto in cui si produce per espor• ( 1) Pmigolo parlame,uare. Nnpoll, 15-ltl aprile 1899. ( 1 ) ROB&RTO T.A.1. .t.MO , DllCot"IO agli elettor, (U Vallo della Lu– CQNfll, ts ottobre 1899. U IU arco tare con esatto criterio dei m~Nati ohe occorre man– tenert, gli industriali del Settentrione iniziarono la politica protozionist!l rompendo i trattati commerciali con lo. Francia. Nè In protezione concessa al grano na• zlonale bastò poi a compensare lll danno grave della rottura colla Francia; poichè è bene ricordare che la produzione agricola del Mezzogiorno non è prevalente– mente granaria, ma. è di frutta, di vino e di agrumi. Che questa politica doganale abbia. rruttato al Setten• trione, lo conressa persino la Per1er,era,a;a (8 novembre), la quale, dimostrandosi cosl teneramente unitaria, non dissimula i grandi vantaggi che gli industriali di Mi– lano hanno potuto trarre dall'avere nel Mezzogiorno un mercato sicuro, e dove, per le sue condizioni econo– miche, non potevano sorgere concorrenti temibili. Il dissidio economico, dunque, tra. le due parti estreme d'Italia, si palesa. sotto tre aspetti principali. Anzitutto: nel nostM sistema tributario, che, per la sua natura, può pesare enormemente sui generi di consumo, ra– cendo così pagare egualmente provincie di t-guale po– polazione ma di ben diversa ricchezza, risvegliando in quelle meno ricche il sospetto di pagare ingiustamente di più. Secondo': nell'eccessivo assorbimento dei pro– venti dello Stato da parte delle provincie più ricche, di guisa che l'aiuto del potere centrale non corrisponde alTa.tto al grado di povertà. delle provincie, ma segue piuttosto la ragione invorsn. Torio: in un diVerso svi• luppo produttivo nel Nord e nel Sud, combinato con una politica doganale, intosa fin qui a favorire le in– dustrie, e a rendere il MezZogiorno suddito del Setten• trione. Ora, di questi tre aspetti generalmente si vedo sol– tanto il secondo: -la sperequazione nei soccorsi dello Stato. Il primo - l"ingiustizia tributaria. - trascine– rebbe con sè tutta una questione politica, che si vu&le quanto è possibile occultare. Il terzo - diverso svi– luppo produttivo e dazi di confine - è in via di scom• pa.rire almeno per quanto riguarda l11.politica doga– nale; poi rosto è fenomeno troppo naturale perchè sia. poHibile rimuoverlo artificialmente. Del secondo in– vece si ra gran chiasso ora, o pìll rorse se ne farà. in avvenire. Percbè questo, della distribuzione dei proventi dello Stato, è problema. appassionante e dal quale derivano duo concetti teorici dolio Stato e della sua funzione. Pei meridionali lo Stato dovo intervenire a. ra\'vivare le industrie, a sospingere a rormo nuove l'ngricoltura, a dftrondere i trarflci, a.. favorire l'istruzione. Poi set– tentrionali invece lo Stato deve intervenire il meno ohe può; l'iniziativa privnta, gli enti locali possono, se la– scinti liberi, rar meglio e più presto della macchina pesante del Oo,•erno centrale. In rondo si tratta del– l'Inevitabile contrasto di due diversi gradi di svilut)PO economico, i quali si urlano prClprlo di rronte a quello Stnto, che li vorrebbe, ad ogni costo, tenere uniti e vicini. . . . li ratto p1,rò che, durante questa polemica, gli scrit• tori del Mezzogiorno non mettono mai in luce la na– tura del nostro sistema tributario, cosi che non pro– pongono mai, come parrebbe dovessero fare, una riforma proronda dei nostri ordinamenti fiscali e di tutto in genere l'indirizio della nostra politica, richiede una spiegazione esauriente. Ed ecco appunto quel secondo aspetto della questione, che ho chiamato pill sopra adattamento delle classi dirigenti del Sud alla pressione ftscale.

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