Critica Sociale - Anno VIII - n. 20 - 1 dicembre 1899

B 306 CRITICA SOCIALE alle consor·terie nera ed azzurra che le contrastano il campo; se la fiducia, proclamata negli ordini del giorno, che la vittoria democ1·atica spianerà la via alle 1•iforme, onde l'o1·ç-anizzazione proletaria h-al'l'à nuova vita e nuovo vigore, non fosse altro che una frase nella quale non crerlessimo noi stessi: prefe– l'iremmo ritrarci dalla lotta, o avviarci per tut– t'altra via, nella quale anche la disfatta ci parrebbe più onorevole di uua cosiffatta vittoria. . .. L'alleanza dei partiti popolari non è ora, fra noi, uno spediente occasionale da accettarsi con disgusto, come una dum necessità transitoria. Al pari della reazione imperver3ante e tenace, da cui frasse l'ori– gino, essa ha il fondamento nelle condizioni pro– fonde del nosfro paese e nou cadrà che col lento mutare di queste. Lunga d11. essez•e per noi, come pare a taluni, l'abbandono momentaneo della lotta di classe,è appunto nel terreno della lotta di classe che sprofonda le sue radici. Le scimmie parlanti, che hanno fatto del mar– xismo quella goffa caricatura cli sò stesso per cui Ì'\farx ebbe a dire un giorno cho egli « si guar– dava bene dall'essere marxista », sogliono a11co1·a rappt·esentare la vita sociale moderna come il con– flitto di due classi: borghesia e proletariato. Ma chi la dottl'ina marxista ha attinto nei libri del nostro grande maestro - sopratutto in quelle meravi– gliose monografie, come Il 18 b1-umaio, Le Lotte di classe tn Francta, ecc., nelle quali la dottrina assume muscoli e nervi e si muove come cosa viva - sa bene che pensare oramai della ripudiata frase cieli'« uuica massa reazionaria ». La storia è sempre bensì un conflitto cli classi; ma di classi numerose e svariate. che si avvolgono nei più com– plicati intrichi di urti e di inf1uenze reciproche. Uno studio sul conflitto delle classi nell'Italia pre– sente sarebbe certamente del pili vivo interesse, ma supererebbe di gran lunga i confini di un arti– colo. Certo è che il classico antagonismo fra i grossi proprietari terrieri e i capitalisti industriali non ebbe ancor modo di prodursi iu ltalia: da noi co– teste due classi in par-te si confondono, in parte si aiutano a vicenda. Unite formano la vera classe sfruttatrice, procacciante, parassita, nemica del pro• Ietariato, propugnatrice accanita della reazione. Ma di fronte ad essa non sta il proletat'iato sol– tanto. Di fronte ad essa e con interessi opposti ai suoi, stanno il p1·oletariato cittadino e rurale, dovo più, dove meno sviluppato, e sta tutta la classe media, tutta la bo1·ghesia magra e mezzana - piccoli proprietari, piccoli impiegati, negozianti, esercentì, professionisti, ecc. - una classe compo– sita, che nou rappresenta dfrettamente il capi– talismo, cho con esso non ha comuni nè gli inte– ressi, nè le abitudini di vita. Gran parte, al con– trario, de' suoi interessi sono identici a quelli del proletariato. Come questo, essa, in qualità dì con– sumatrice, ha interesse a vivere in uno Stato sa– viamente amministrato, non dissanguato dalle spese militari, non esinauito dalle imposte, dove la ric– chezza e la produzione trovino facile te1·reno; come produttrice, ha interesse a vivere fra una popola· zione civile ed agiata, che ne possa 1•imunerare meno avaramente i prodotti, i commerci, le pre– stazioni. La libertà, la coltura diffusa essa non le teme, anzi le desidera pe,, sè e per tutti. Or è appunto in questa classe media che la de– mocrazia recluta i suoi adepti. Pur troppo in gran parte dell'Italia - nel mezzodi specialmente - questa classe media non esiste quasi, come non vi esiste un proletariato vero e proprio. Ivi a una proprietà quc1si feudale, accidiosa, parassitaria fa riscontro immediato un 1n:1gro, archeologico arti- e, gianato nelle città, e l'ultima mise1 1 ia, la mise1·ia pezzente, n~lle campagne, dove l'uomo si confonde coi bruto. E perciò che Ja democrazia non alligna nel meridione d'Italia. Ed è questo che rende un po' teorica la soluzione che al conflitto fra Nord e Sud suggerisce il nostro Bonomi nell'articolo che leggerete qualcho colonna in là. Ma nell'Italia supe– riore essa, questa classe media, non esiste soltanto, ma ò dessa che dà !"impronta all'ambiente, che forma la pubblica opinione, che fornisce un terreno così poco propizio alle sopl'alfazioni del Governo e costringe i nostri reazionarii settentrionali a cer– care « dall'Arno in giù» i loro puntelli. Certo, non è alla classe media che il proletariato affiderà la difesa de' suoi interessi specifici. Nelle contese del lavoro contro il capitale, o quando si tratti di affrettare la rinnovazione delle basi eco– nomiche sulle quali si regge il p1·eseute assetto sociale. i! proletariato non può confidare che in sè. Non chiediamo alla democl'azia. di e3sere socialista. Al contrario. quante volte il fermento della piazza minacci il tumulto, voi vedrete queste classi medie, bisognose sopratutto di o,•dine, di stabilità, di pace, le vedl'ete raccogliersi in sè piene di paul'a e di sdegno, allearsi magari alle classi più reazionarie in un odio comune dei perturbat01•i. Un democra– tico che plauda a Bava Beccaris, perchè restituiva la tranquillità nelle vie sia pure coi mezzi più feroci, può apparire strano alla stregua di un idea– lismo generoso ed astratto, ma, S'U..l terreno degli interessi che sente e che 1·•app1·•esenta, non è contraddittorio e si spiega. Con tutto ciò, nei tempi normali, fiuchè l'ordine materiale sia assicurato, queste stesse classi medie non solo non hanno iu• teresse ad attraversare, ma lo hanno a favorire tutti gli sforzi proletarii per la conquista della libertà e del benessere. Sono esse che sanno adat– tarsi così bene, oggi alla monarchia, se credono che questa assicuri il libero sviluppo delle pro• fessioni e dei traffici, per disgustarsene domani, persuase che essa costi loro troppo più che non rende. e per osannare posdomani anche alla Re– pubblica, divenuta stabile e tranquilla, dopo avere maledetto la rivoluzione che la suscitò. La storia è l'icca d'esempi. Ma v'è un altro punto importantissimo da con– siderare. Appunto per la uatu1·a loro propria, bifida ed anfibia, queste classi intermedie democratiche mutano colore e tendenza a seconda delle forze accanto allo quali e coll'aiuto delle quali possono trar1•e dallo Stato qualche profitto. Pinchè un pro– letariato non esiste, o è incosciente ed ignavo, le classi intermedie. impotenti a eombattere da sole, non hanno altro mezzo di migliorare ìl proprio stato che aggrapparsi alle classi ricche e mendicarne le briciole. Voi avete allora una media e minuta borghesia paurosa, sottomessa e servil– mente retriva. Ma quando il proletariato sorge e si fa valere, quando le classi medie possono trovare in esso il proprio punto d'appoggio per ottenere dallo Stato una parte di quei vantaggi di cui le classi ricche fanno esclusivo monopolio, allol'a la tendenza di affratellarsi con esso si farà semp1•e più forte; esse offriranno allora al proletariato le proprie simpatie, i propri avvocati per sostenerne in Parlamento i dit•itti e le rivendicazioni, allora il cuore democratico si apro ai bisogni del povero .... e quella che fu sino allora democrazia pura e sem– plice, pasciuta di principii astratti, si accosterà alla vita popolare ed ai suoi bisogni, evolvendo a demoerazia sociale. Allora Waldeck-Rousseau, l'op– portunista, e persino Gallifet, il mitragliatore, po· tranno fare un Governo ve1·ameute repubblicano - perchè hanno accanto Millerand. Eri è per questo, giust'appunto, non già pe1· fi-

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