Critica Sociale - Anno VIII - n. 13 - 16 agosto 1899

200 CRITICA SOCIALE penisola più spregevole che in altre parli d'Europa, devo la gr'lndezza onninamento alla ignoranza e alla miseria delle classi iordriori, le quali, se si riguarda la sostanza, sono molto più rispettabili e degne di stima di quella primeggiante. » Il Carducci aggiunge: e Jl Giorno è il poema sociale ratto da un plebeo, a cui la tradizione de' Comuni pare aver commesso l'e– redità sua di ,·endetta: ò la poesia 11ova che comincia, la. poesia di cui ba bisogno una società sul rinno– varsi.» Il fondo dottrinale della so.tira pariniana è questo: - La nobiltà ò un pl'ivilegio contrario alle leggi naturali e sanzionato da ingiuste leggi civili; è causa di pro– potenza: per essa geme nelle strette della servitù il popolo che solTre e lavora per ehi ozia. e ga.vazia. L11. parte viva è poi il ritratto della nobiltà contemporanea, ridicola, vano, infrancioaata: dedita solo a Filanrio, sommo nume de' Grandi, cioè al culto di sè, anzi della propria persona, a illociti, per quanto stupidi, amori, ai pranzi, al corso, alle frivole conver.3aiioni, al teatro. E attorno al Giovin Signore si aggira il suo mondo: i valletti e tutta. una. gerarchia. di servi, il sirto. il gt1.r– rulo forense, i maestri di ballo, di canto, di francese, il parrucchiere, il miniatore, il cocchiere, il cuoco, il dabben marito, i commensali, tra cui il divoratore, il vegetariano, l'economista, il poeta, il pedagogo, e via dicendo. Al Parini piace, col Rousseau, cotebra.re l'eltì dett'o,·o, cho è il tempo dell'assoluta. eguaglianza tra gli uomini allo stato di natura, e vuole l'uguaglianza. civile. « Un passo di più - dico O Sai va.dori - ed egli avrebbe proclamato la sovranità popolo.re. • Non ò inutile ri– petere che il Conlratlo esci quasi contemporanea.mento alla prima parte del Gion,o, nel '62, e che nel '53 era escito il Discorso su l'ineguaglianza. degli uomini. G. Parini è il vero, o. tln qui, unico poeta. ita.liano degli antagonismi sociali: come colui che oppone sempre ai nobili oziosi il popolo dei lavoratori. Vediamo. Comincia. col descrivere il mattino del buo1lvillano e del fabbro. Al Giovin Signore .... soavemente i lumi chiuse li gallo che li suole aprire altrui. Mentre lo specchio attende il Giovin Signore, il buon cultore suda o incallisce la. ma.no nl vomere, lieto che i suoi sudori fruttino al suo padrone dorati cocchi e peregrino mense i l'industre artiero sta fisso allo scar– pello, all"asce, ai subbio, all'ago; o contende o veglia a favor del Signore il ministro di Temi. li merciaiolo dì fregi e gioielli dni nomi stranieri, a cui la moda. concedè di vivere un giorno intero fra. le illustri tasche folte d'inezia, disprezza le bestemmie imprecatrici del calzolaro e del drappiere, . • • • t r0ppo ancor rolig'ìoPiseni De la Neeessitade; antiqua, è vero, Mad1·ee donna doll'arti, or non di mono Jìatta cenciosa e vile. li Signore non scende, flnchà il nocchiere stanco non abbia durato un pezzo al gelo e a.I meriggio: ...... onde l'uom servo intenda Per quanto immensa via natura il parta DaI suo Signore. Con l"appaltatore di forestiere scene facile donzella vende al Giovin Signore la sua virtù: Bib 11 . . . . . Oh, di grand'nlma Primo fregio ed onor, 8oneflcenz 0 , Che al merlo porgi ed a virh\ la mano! Tu il ricco e il grande sopra il vulgo inah:i E.I al concilio de gli déi lo ::ig~iugni. E il Mallino finisce : ..... Aprili, o vulgo; E co:ii il passo al trono, o,o s'::i83ide ll mio Signore: abi, te meschio, a'ei perdo Un sol per te de' preziosi istanti I Temi il non mai da leggo o verga o fune Domabili, cocchier; temi lo rote, Cl.le già pill volte le lue membra in giro Anolsor seco, o del lnl) impuro sangue Corser macchiato, o il suol di lunga striEcia, Spelllcol miserabile! segn.\ro. Nel Meriggio il Parini raggiunge l'apice dell'ironia, originando il differenziarsi do' nobili, molli ed effemi– nati, dalla plebe por una. maggior attitudine a perce– pire le sensazioni del piacere. La favola del Piacere - disse giustamente l'Ugoni - « nella pittura. gareggia con l'Albano, nè forse è indegna. d'un socia.lista nella intenzione. ,. Vero forse non ò; ma un giorno ò fama Che fùr gli uomini eguali, e ignoti nomi Fùr Plebe e Nobiltade. Al cibo, al bere, All'accoppiarsi d'ambo i sessi, al sonno Un istinto meiesm1, un'egual forza Sospingeva sii umani; e niun consiglio, Nitrna scelta d'obleUi o lochi o tempi Era lor conced11ta.A un rivo stes!o, A un medesimo frnLto, a ttna stess\>:nbra Convenivano insieme i primi pa:irl Del tuo sangue, o Signore, o i primi palri Od L, plebe spregiala. 1 medesm'antri, Il medesimo suolo olYl'ienoloro Il riposo e l'albergo, e a le lor membra l moJesmi animai le ir.-mte ,·esti. Solo una cura a tuUì era comune, Di sfuggire il do!oro i o ignota co3a Era il desire a gli uman petti ancora. L'uniforme de gli uomini sembianza Spiacque a' Celesti; e a varhr la Terra 1'"uspedito il Piacer. Ne' seguenti versi la voce del Poeta par quella. d'un tribuno: ...... Egri mortali, Cui la miseria e la fl:danzaun giorno Sul meriggio g11idt\roa questo porto; Tumultuosa, ignuda, atroce folla Di tronche mlmbra e di S.J.u31lide racco E di bare e di grueee; ora da lungi Vi confortate, e por le aperte nari Del divin pranzo il noltaro b9eto, Che favorevol aura a voi conduce. Ma non osato i limitari illustri Assediar, fastidioso offrendo Spettacolo di mali a chi ~i regna . E dove la.scio l'episodio della ve,·uiue cuccia 1 Questo senso di piotà. pe' servi è novo nella. nostra poesia. Il Parini non a.vea. certo bisogno di rammentare la satirn. del cinquecentista Girolamo Muzio: Del iioco conto che si fa dei servi; dove il Giusti napolito.no mostrd. come i servi sian trattati peggio delle bestie, ed esclama.: Oh, com'é l'uom vilissimo :i.nimale In cospetto doll'u'>mI Nel Vespro e nella Notte l'a,•,·ersione per la nobiltil. è alquanto mitigata. Oovea sembra.re al Parini uno sfondar porte aperte lo srerzare i nobili dopo la Rivo– luzione, o non voleva egli, d'altra p11rte, socondare menomamente le basse voglio dei domino.tori rrancesi . E poi - siamo giusti - i nobili eran divenuti migliori: non erano esciti dal seno della nobiltà il Pilangeri, il Beccaria, i fratelli Verri, l'Alfieri 1 Il Carducci ammette che, dopo tanti mutamenti nelle condizioni e del Poeta e del suo tempo, sia.si circoscritto l'intendimento della sua satira. a. voler solo correggere il patriziato, secondo il concetto degli sciolti (scritti tr. il 1783 e il 1785)al barone de' Martini, consigliere aulico, ne' quali dichiara che intende correggere i vizi della nobiltà per ridurla a quella moderazione, bontà e saggezza ch'egli aveva in mente. Del resto, anche nel Vesp;•o continua l'a.ntagonismo delle classi: vi è detto infatti del sole in sul tra– monto:

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