Critica Sociale - Anno VIII - n. 6 - 16 marzo 1898

CRITICA SOCIALE 83 SULLA B RA DIFELICE A VALLOTTI (nel Cimitere di Milano - 9 marzo 1898) Reco alla salma dell'eroe le vive lacrimo dei socialisti milanesi - reco le lacrime dei socialisti d'Italia . . . . . Taci! canaglia; taci! ..... Cosl, rcalità. o leggenda (verità ad ogni modo), il raccapriccio di un suo rratello d'armo tonava alt'inC'onscio grida.toro; eosl, in fondo all'anima, tonava l'egoismo di noi tutti a difesa. dal primissimo schianto; .... taci, non deve esse,·eve1·0! - Il telegrafo, i giornali.... Quante fiabe, su poi· fili aerei, vanno a posare per un'ora sotto i torchi volubili! Ora, non più; ecco; è qui; dunque ha cessato di E'S· 88~80\1 °N~\ :~i 8 ~o\~. ~ti~~~ t-0~0: ~ :~biti~! q":1i;v:O ~utto un mondo, sacrato al tramonto, tentava disperato resi• stere alle corruzioni profonde che lo inquinarono; ten– ta.va . s(uggiro al destino, o più degnamente soccombere. Con audacia tenace garibaldina., egli, levatosi di fronte agli irrompenti vibrioni della precoce putredine - e non per questo - grida.va - si salpò da Quarlo; non per questo un popolo di prodi e di martiri ingrassò lo zolle ~·Italia e gremì le segrete; non per questo, cento volto, con spensierata. baldanza, offrimmo ai Mani irati della patria i giovenili sogni e la vita; non pcrchò al ban– chetto si assidossoro, nell'apoteosi, i ciarlatani, i sopraf. faltori ed i ladri!» E voi invocava., o dee, a cui egli credeva. - Verità, Libertà, Giustizia - e di voi si do· leva che sembraste invecchiate e tardo a muovergli incontro. Respinto, non flaccat9, ripigliava. l'assalto sisifCo; della spada. di Milazzo o del Volturno, muta.ti i tempi, s'era. fatto il bisturi da opporre allo invadenti cancrene; e dove egli era - o fosso il campo, o il Parlamento, o la piazza. - ivi era spalto e trincea, iTi il fragore o l'impeto d'una santa battagli;,, corno se - più forte dei fati - in lui fosse passata. l'anima del suo Generale. Questa, amici, la rivoluzionaria opera sua - non importa. so il suo labbro non ne profferisse il nome. Qui, cittadini, il segreto della sua. giovinezza. perenne– mente vivida. e ingenuo., il segreto del suo fascino, il segreto della sua forza., il segreto della. sua vita - o quello, cittadini, della. sua. morte. Perchò la legione dei vibrioni - dacchè alla puru– lenza lo trovò inattaccabile - dovc,•a per altra via mozzare la voce al denunzia.toro importuno. Egli era la protesta. noswa, egli era. il 101·0 rimorso; doveva. es– sere spento. Che importa. <1ua.lbraccio, o per quale protesto, fu armato contro di lui 1 Obbediva, quel braccio, a. una Nemesi inconsaputa. Ed ora, fuori, o vibrioni, dal covo dello vostro paure, alla luce del solo! fuori per lo piazzo d'Italia.! fuori, con la maschera del dolore (anche questa vi giova) incollata sul viso! Vi è libero il campo. Egli ò morto, egl,i è morto! E morto - ed è l'ultimo! Anche qui, volse aJ>pena ranno, sotto i giacinti dolralTotlo, ti seppellimmo, o Da.rio; qui Ca.vallotti meco diceva. a te l'epieedio. E, fra. l'uno e l'altro, un terzo, gridando libe1·tà, procombeva. ferito su una piazzrL di Siena.. L'ultimo! - Intendete, cittadini, lo strazio di cotesta. parolal - Perchò essa ci annunzia. che qui non a. un uomo diciamo addio; ma. a. una. generazione di uomini; a quanto ru in essa. di bello, di alto, di fiero; - cho non un sepolcro ò questo cho spalanchiamo, ma. un ci– mitero vastissimo, nel quale un'èra della. storia riposa; - che non fra duo anni, come novella il lunario, ma. oggi, qui, il secolo si suggella. Per questo il funerale ò così immensamente grande - così immensamente triste. Ma le schiere, per lo quali io qui parlo, son testi– moni alla. storia, che la. fiaccola che tu deponi, o poeta, non si è spenta con te; o sarà. raccolta o tramandata. ai venturi. Esse, che già più volte han pugnato al tuo fianco - cho sentivano te - che tu sentivi - che, mal– grado le fuggevoli ire dei di di tempesta, ti ammira– vano, sciolto da. settaria pastoia di formule, prol'Offi· pente incontro all'avvenire, immemore di te 1 con quella roga medesima. con la quale balzavi contro il ferro avversario nelle singolari tenzoni - esse, reclinando oggi sulla tua bara la loro rossa bandiera, la bandiera del colore che tu puro ama.vi, sanno che l'ombra. sua non ti sarà molesta.. Sanno che, allorquando la rocca dell'iniquità, a cui tu vibravi da dentro cosi poderoso il piccone mentr·esse l'a.ccerchia.n da fuori, cadrà. sman• tellata. - esulteranno le tue ossa., o poeta, o sold:i.to ! O cavnliore dell'ideale, o milite della. buona. batta.glia, o lavoratore pertinace ed indomito, anche dall'ara che chiuderà la. tua spoglia, nell'oro buio della vita trarremo gli auspicii. SuHia, compagni; ripigliamo il lavoro! flLll'PO TURATI. {Ripetute volle, dw·anle il discorso, le bandie1·0 dei socialisti sono squassate in alto e reclinale ml feret,•o). IL MILITARISMO('> Il nuovo libro del Ferrero ci presenta una teoria nitida., intera e definita. della guerra. Prendendo a.pre– stito la vecchia. formula metafisica dolio Schopenhauer, la formula. della « volontà di vivere», o riempiendone la vacuità. astratta cogli usuali elementi fisiologici e psicologici moderni, il mio amico dice presso a poco questo: La guerra è un risultato di una maggiore energia. della volontà. di vh•ere, che si manifesta. qua. o là in individui e gruppi sociali; maggiore energia che si risolve in fondo nella impresa tentata di consumare più che non si produca, sfruttando ed appropriandosi il lavoro degli altri. Tutti i tipi del miiitarismo: dallo ord1.,dei tempi barbari alla repubblica francese ed alla monarchia. italiana dei nostri giorni; tutti i campioni della guerra: da Attila. a. Napoleone, da Teodorico a.I Mahdi del Sudan, sono manirestazioni vario nell'appa– renza, ma. rondamenta.lIJ1ente idonticho, di una leggo che ha. fino ad ora dominata. la storia; della tendenza dell"ozio ad imporsi colla violenza al lavoro. La guerra ò sempre stata una specie cli gioco d'azzardo con cui delle minoranze. audaci hanno tenla.to, riuscendo pur troppo momonlaneamente 1 di risolvere a proprio van– taggio il contraddittorio problema. di consumare immen• rnmente, di devastare addirittura ralbero della vita dei suoi frutti migliori senza lavorare a fecondarlo. Oli spiriti cauti probabilmcnlo si ribelleranno a questa. teoria audacemente logica od unilaterale. Essi orpcr– ranno l'esempio, un po' sospetto, di molto guerre com– battute solo per scopi idea.lii o, con maggior ragione, di più altro il cui primo movente non ò stata la so• verchia volontà di vivere, l'esuberanza dell'onda. vita.lo cho trabocca, ma la dura. necessità, !"impotenza a risol• vero in altro modo il problema della vita, sia per un soverchio aumento della popolazione: sia por un esa.u• rimento delle ronti di produzione su cui la. società. si basava.. Dal punto di vista della genesi a me pare che questa. obbiezione sia validissima; ma. credo ancora che, dopo tutto, il Ferroro abbia ragiono da quello cho po– tremo chiamare il punto di vista. dell'essenza della guerra. Popoli o individui, che si sono gettati nell'av– ventura militare, possono essere stati mossi, all'inizio, da altro cause che non quelle assegnate dal Ferroro: dall"idealismo o dalla necessità.; ma. poi, a. poco a poco, man ma.no che l"avventura si sviluppava felicemente, l'anima della. guerra., il desiderio di procurarsi, con un colpo di mano, con un gioco d"audacia, le ric– chezze accumulato dagli altri col la,•oro paziento, ha sempre avuto il sopravvento: o santi od accattoni hanno (1) O. FBRI\BRO: Il MiWm·l•mo. Mihu:ao, Trevo, 1898 (L. 4).

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