Critica Sociale - Anno VIII - n. 6 - 16 marzo 1898

Critica Sociale RIVISTA QUINIJIClN.ALE IJEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8. Semesll'e L. -1:- A.ll' EMtero: Anno L. tO • Semcsll'o L. 5,t.o. Lettere, vaglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE - MILANO:Portici Galleria V. E. 23 (2. 0 Dl!DO AOblle) AnnoVIII - N. fl. .iYon si ve1ule e, utt1neri. se1Jan,ti, Milano, 16 marzo 1898. SOMMARIO Attualità. Gli i11fo,·tu11U del {(11·0,·oalla C:anuwa {l,A CIIITICA Socuut). ::iuUa bara (Il PeUce Cai;aUoltl (1"11.11'1'0 TURATl)- Studl sociologici. Il mllUtn•(smo (J. M ). P,r fJH ,11,•afldl •let l'lroro: ,,. G't,f.f'l »a.iionale f)eJ' la recclllala (.JJl.'.r la inealldHà clegll Ol)t:/"(li (Avv. 1"1m1m1co MAIIIOSI), Lo 1clluppo del C(Jplta{l,mn t11clit1trlale In naua (G. E. Mon1• 01.u.:,.1). Due libri 1ul ,oc,au,mo "' Saee,·Jo Mt:t•llno; I (IVANOE BONOlrU). Filosofia, letteratui-a e varietà. .Yatio-almcmtc! Varla.:tont nuore 611lla vecchia contesa dell'arte j}tJ" l"at·te (?ilAIHO PILO), - Postilla (O. HK:-S1). /Jollclllno bll>fl"o,waflco: « I.a dottrl11a del Mia.rio,. di ,1. Musco (a. l.) - « I.a riforma dell"educ:u:ione » di ,L il/ouo (11. p.) - « Il contratto di l:woro » di P. Ja11uaco11e (G. S.). GLIIFORTOIII DELAVORO ALLA CAMERA Della legge poco più avremmo da aggiungere all'acuta analisi statica fattane qui dal Maironi (16 febbraio), e all'analisi dtnamtca, cioè dei suoi moventi, magistrale e svisceratrice, che ne fece il Bissolati nel discorso pubblicato dall'Avanti! 12 cor– rente. Ma la discussione, e le condizioni in cui av– venne, ci suggeriscono qualche riflessione retro– spetti va. Anzitutto il contegno del Governo. Questo abban– donò la legge a tutti i mutabili venti dell'Assem– blea. La Corona l"avea promessa come il pagamento d"un debito d'onore; e il marchese Di Hudini ne aveva cavato dei bellissimi effetti di retorica ar– monista nel famoso manifesto del marzo. All'atto pratico il Governo non n'ebbe più cura che del dito mignolo della sua mano sinistra. Il banco dei ·ministri fu ,·egolarmente deserto. Il !oleg,•afo, che lavora per oggetti tanto men degni, questa volta non sudò: una cinquantina o poco più di deputati presenti, anche nei momenti di maggior pericolo; il sabato, giorno delle massime piene, malgrado !"ostentato proposito di offrire nel fausto genetliaco alla firma reale quel pegno di amore verso gli umili, il numero legale, nell'appello nominale sul– l'emendamento Colombo, si raggiunse a gran pena; venne meno allo scrutinio segreto. La difesa del progetto fu affidata al solo Cocco Ortu, il ministro della partita; !"ottimo uomo (che non gode sulla Camera d"una eccessiva autorità) se ne disimpegnò collo zelo burocratico d'un im– piegato comandato: al postutlo egli non era che il padrigno cli quel figlio d'altro letto. Infine allor– quando, forzatovi dal Fortis, il capo del Governo si dovè sbot.tonare, non disse altro se non che non poneva la questione di fiducia: ossia lasciava briglia sciolta a tutti i vassalli e valvassori del Gabinetto. 01 ime I..J no n1ar o La questione di fiducia - la si pone su 011ni minimo incidente di politica militare o di politica interna; magari sulle circolal"i che promettono l'impunità a~li uccisori del F1·ezzi! - avrebbe as– sicurato il tr10nfo della legge. Porchè gli oppositori del Governo, gli stessi radicali e socialisti, trattan– dosi di approvare uua legge obiettiva e tecnico– sociale, non gii\ di giudicare un atto o una tendenza polit\ta del Ministero, anebbero maul0u11to il volo favorevole, previa dichiarazione di non atti-ibuit·vi, per conto 101·0,significato di fiducia. Nè il Mini– stero, questo ò certo, correva risico veruno. Ma esso non stimò degna quella legge di sciuparvi anche un b1·iciolo della sua autorità, e non volle disgustarsi quegli otto o dieci industriali e avvocati di industriali, sui quali il formidabile De Angelis vigilava assiduo dalla tribuna senatoria. E prescelse la soluzione di Ponzio Pilato. Questo è arra dello zelo che porrà il Governo a c1·eare e a far rispettare i regolamenti preventivi promossi dall"art. 3, senza i quali la leggo diverrà - come bene scrisse il Mairoui - UJl incoraggia-. mento al massacro. . .. Del peccalo di Pilato, por altro, non andarono immuni il partito socialista e le masse operaie organizzate. Queste ultime, ò vero, nei loro Con– gressi, qualche volo avevan formulato, consegnan– dolo poi allo tignole degli archi vii. Ma al momento decisivo fecero il morto, come non fosse affar loro. Nei Congressi socialisti si vota bensì, tratto tratto. la necessità di rinforzare l'azione economica e di stmppa,·e con l'agitazione popolare efficaci leggi sociali. Ma finora son cose, pur troppo, detto e messe li per decorazione. Questa • assenza • degli interessati rimbalzò i suoi effetti sulla discussione della legge. La voce dei deputati socialisti apparve cosi esprimere !"o– pinione di un gruppo. non il pensiero di un par– tito, non la volontà di un popolo. J.a legge - come rilevò il Bissolati nel suo discorso - rimase largi• ztone,non conquista. « Nella transazione fra agrari ed industriali non ebbero voce gli operai; per questo la transazione si concluse a loro danno. • Ben vero, e non fu dissimulato, che la legge aveva specialmente portata politica, mimndo a di– sarmare i socialisti, dimostrando le• alte idealità• cui obbediscono le nostre classi dirigenti, senza uopo cli pressione dal basso. L'argomento è risi– bilmente suicida, poichè confessa la pressione mentre la nega. Ma è pressione generica ed astratta di minaccia lontana, non minaccia presente e con– creta. Quando i lavoratori del Belgio strappavano al Governo clericale il suffragio allargato, la rivo– luzione muggiva per le strade. La legge sugli in– fortunii, nel mar morto italiano, non aveva altro ufficio che di dar armi a contendere qualche Col– legio a qualche candidato popolare. E veniamo al contegno dei deputati socialisti.

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