Critica Sociale - Anno VI - n. 20 - 16 ottobre 1896

308 CRIT !CA SOCIALE vista: il criterio na.:tonale può essere errato, ma il criterio della propoz•zione adlm,elfca lo sarebbe forse ancor più. Su questo tema la censura e i molli di spirito sono piì1 racili dei rimed1. E di questo avremo altre occasioni a discorrere. Ma tutto ciò è quello che meno ci preme. Non s~ingiamo l'ossequio ai nostri. Congressi fino al b1goltismo. Che le Trade's Untons, nella loro massa, siano rimaste più o meno entusiaste del Congresso di Londra (entusiasti neppur noi lo fummo), ch'esse inter"engano o no a quello futuro di Berlino o di Parigi, ciò può dipendere da tanli coemcenti, ma n9n mutel'ebbe nulla alla sostanza della questione: E veramente, io se stesso, il mo– "imento tradunionista un mo,•imento OJJOlllico? ta esso in antitesi al movimento socialista inte1·– uazionnlo1 Se fosse a])Olillco e se stesse perciò in antitesi a quest'altro movimento, sarebbe per ciò più .scrio e più forte di esso? Senza esitare: noi rispondiamo tre no consecutivi. I giornali, che si occuparono del Congresso di Edimburgo, lo fecero, per lo pili, guidati da pre– concetti, che alterarono in essi la chiara visione delle cose. Gli uni, i reazio11a1•f,esagerarono ogni piccolo dissenso, per concludere che il tradunio– nismo rinnega il socialismo. Gli altri, i socialisti, o quei dissensi attenuarono ad al'te, per indurne la conclusione opposta, o, non riuscendo a dissi– mulal'li, cedettero a un impeto di dispetto e con– dannarono le Trade"s Unton.s, come un rifugio di tendenze reazionarie. Il Peuple di Bruxelles, gior– nale di vedute larghe e quasi sempre sereno, non fece neppur esso eccezione. In un suo articolo, dedicato al Congresso di Edimburgo, dipinge le Unioni inglesi come tutte impregnate di spirito manchesterriano, indifferenti od ostili all'abolizione del parassitismo e dei privilegi, come un vaso di egoismo cl.1. piccoli borghesi - vorremmo quasi dire da proletari rifatti. Lo stesso Vonoiirls di Berlino non vide in esse che il dominio dello spirito della 1·out1ne. O. . M. trova, fra questi punti di vista, un punto inte1·medio. Piglia dai conservatori il con– cetto che il movimento ll'adunionista sia esclusiva• mente economico. Ma poi esalta questa loro azione, proiettandovi un fuoco di bengala 1·ivoluzionario. Esso siede cosi su due seggiole: se si scostano un tantino, gli vediamo il sedere per terra. 'l'utti questi punti di vista sono falsi, a nostro avviso, perchè sono (onnalt; non vanno oltre la scorza; non penetrano dentro il midollo. Nel mi– dollo l'azione delle T1·a,1e·sU11tons è essenzial– mente socialista; ò un socialismo, se \'Olete, tra– dotto in inglese, accomodato a condizioni speciali cli nazione e di razza; un socialismo graduale, evo– lutivo, un po' lento nei moti, un po' perplesso cli fronte all'audacia delle formole astraile. O, se pre– ferite, anche quel socialismo, come la filosofia di quel popolo, è un socialismo induttivo piuttosto che deduttivo; altri direbbe: meno teorico e più pra– tico. Ma p,-auco non significa cmpt,·tco. Gli inglesi fanno della buona prosa socialista, non dii-amo sen:a saperlo, come il \'alentuomo che conoscete, ma senza gridarlo sui tetti. Mettono assieme il loro volume quaderno a quaderno; e aspettano, quando sia compiuto, a stamparvi sopra il frontespizio. Che il movimento tradunionista non sia apoli– tico. non abbia nulla a cho fare con quel grelto o c,·istallizzato corporativismo onde ci danno l'esempio talune associazioni italiane, tutta la storia delle 'l 1 nule's Untons è li a dimostrarlo. I coniugi ,vebb, cho quella storia appunto hanno scritta, lo dicono noi modo pili aperto. e Dai primi anni del se– colo X.VIII fino ad oggi, il movimento delle arti e mestieri (inglesi) ebbe l'imP.1-ontadi determinati, o qualche volta contraddittor,i, ideali politici; demo- cratismo, libertà di associazione, latssez fatt·e, rego• lamentazione delle ore di lavorb e dei salarii, società cooperative, libero scambio, J?rotezionismo, ecc. E ogni qual volta uno di questi ideali prevalse, il tradunionismo lasciò un'impronta corl'ispondoute nella politica del paese •· (') Dal !iOO, da quando cominciò il divieto delle coali– zioni, la vita delle r,·aae·s Unions è tutta una serie di ribellioni politiche, di persecuzioni politiche so– vente feroci, affrontate e superate senza de!lettero mai dal proprio cammino. Nel 1822 la legge I-lume aboli quel divieto; nel t825 il di1•ieto è ripristinalo; da quest'anno al 1812 lo spirito rivoluzionario delle Un1ont si accentua, e sono le Unioni che danno il massimo contributo al Cha1·Usmo, i cui ramosi sei punti, illusfrati l'anno scorso dal Valora nelle nosfre colonne, hanno caratte1•e di rivoudicazione emi– nentemente politic..1. Si capisce che, nel lungo corso di questa lotta, fino al 18•15 e più tardi, l"a!tegsiamento delle Unioni che trascinavano seco miliom di associati, che su– bivano i contraccolpi della mutante legislazione o delle mutanti condizioni economiche, non potesse essere sempre uniforme; vi furono periodi di ral– lentamento dell'azione politica, seguiti da riprese più vive. Si capisce anche che razione elettorale di..ella potesse es,ere, per lungo tempo, lasciata in disparte. L'Inghilterra non aveva il suffi•agio uni• versale, ebbe anzi fino al 1867 un suffi·agio ristret– tissimo: enormi sono ancor oggi in Inghilterra lo spose elettorali. I lavoratori trova1'0no pili conve– niente fat• pressione, a volta a volta, or su l'uno or su l'altro dei partiti borghesi che si contesero il potere, la cui netta antitesi economica, di fon• diari ed industriali - antitesi che si va mano mano smusssando ed elidendo - dava 101·0 buon giuoco. Ancor oggi, se essi consentono a formare un partito politico indipendente, non consentono a formare un partito politico isolato (tndepemtenl o/; ma non aparl {rom). Ma a traverso tutte queste vicende, e alti e bassi, e appa1·euti ritorni sul passato, dal tempo in cui i giol'nali conservatori consideravano le Unioni come una nuova potenza delle teneb1·e da sgominarsi col rer1-o e col ruoco, dal tempo degli scioperi colos– sali che mettevano in arme interi distretti e assu– mevano aspetto di rivoluzioni, fino agli ultimi periodi nei quali le Untont, riconosciute, assurgono all'importanza di enti m,orall e combattono la loro lotta di classe sul terreno legale, il pensiero poli– tico si fa strada sempre più visibilmente in esse o sprizza da esse, convergendo insensibilmente al pensiero socialista. Ed ecco il Congresso di Norwich proclamare la nazionalizzazione delle terre e dogli sh'umenti di lavoro; ecco il Congresso di Edim– burgo chiedere la proibizione del lavoro dei ra~azzi 11noai 1;; anni e del lavoro notturno fino a1 18 (alt,-o che 1·outtne e che spirito manchesterriano !), la democratizzazione delle scuole, l'assicurazione di Stato per la vecchiaia, il minimo legale dei sa– lari, le 8 ore di la,•01-0legali per tutte le industrie (accettato con 211 voli contro a I), l"indennità ai deputati e la messa a carico dello Stato delle spese elettorali - preludii evidenti dell"azione politica indipendente del proletariato. Che più! la eleziono del Comilato parlamonlare, la parte forse più im– porlante del recente Congresso, poiché è questo Comitato che deve patrocina1•e presso la Camera tutte le risoluzioni votate, cl:'\una maggioranza di socialisli, e ne è ratto presidente il Thorne, uno dei memb1·i più anziam della Federazione demo• cratico·socialista e segretario dell"ultimo Congresso internazionale. ( 1 ) m•tor11 or Trade Unfonurn.: prefaa., pag. IX.

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