Critica Sociale - Anno VI - n. 20 - 16 ottobre 1896

Critica Sociale RIVISTA QUINIJICINALE IJEL SOCIALISMO SCIENTIFICO N'el Becno: Anno L. 8 • Semestre L. .a- .Ul'F.atero: Anno L.10 • Semestre L. &,&o. LeUere, vaglia, cartolins-vaglia aU'Ufflclodi CRITICASOCIALE.IIILANO: PorticiGalleriaV. E., 23 t' t,1111Millll Anno VI - N. :to. Non td vende a numeri separati. Milano,16 ottobre 1896. SOMMARIO AUualltà, La r(presa del uri·orc 111Slcma: una lett,,ni <Il 1Je1·nm'tll110 Ver,·o alfa Critica Sociale (URRNAltDINO VtmRO e 1,A CRITICA SOCUL&). La palltloa ~Ile Tradc'11 Unions (t-h.J, St.udl •oclologlcl. Raf}lOnl e limttt dell'aJIOlle elettorattJ (S. C.urnARB!tl-SCURTI), Compume1ttl t com.menu (Noi). Lotta economfca e Joua pollttca: glontalQ al otto ore e sctopcrl (CARLO KAUTSKY). Le condl:tcnt del p,·ogru,o e la co.rclensa ,ottale (EuoBsto ll.1- 0NANO), Cooperazione 1octolt1ta (E11.1L10). Filosofia, letteratura e 'f'&rietà. WllUtWI Morrtl (PAOl,0 VAJ,gRA). ou,uottca at propoganda, LlRIPRESA DEL TERRORE Il SICILIA Una lettera di Bernardino Verro alla Critica Soci.aie. Poiché non si riesce a liberare i 3000 prigionieri d'Africa, se ne fanno d'un colpo, chi dice 1000,chi ,dice 2000 nuovi in Sicilia. La rappresaglia sui nostri vendica i non mietuti allori di Abba Garima. Se in ~uerra non siamo forti, se fuggiamo, se ci arrendiamo al primo urto, in compenso siamo fortissimi in pace: accerchiamo interi villaggi, penetriamo di notte tempo nelle case, spaventiamo donne e fanciulli, strappiamo loro padri, mariti, fratelli; dateci una folla inerme, magari affamata, supplice, inginocchiata, e vedrete le meraviglie dei nost1·i moschetti; l'el'oismo dei nostri ufficiali, la strategia sopraffina dei nostri ispettori e delegali. Essi manovrano coi mandati in bianco, colle /ctt,·es de cachet del buon vecchio tempo, che le rivoluzioni sanguinose dei popoli ebbero la ma\jriconia di vendicare e di consegnare alrin– famia, ma che noi abbiamo risuscitate e restituite io onore. Essi vi inscrivono, qua il nome di un camorrista, di un presunto ladro, di un abigeatario, o cost.\ quello di un socio della Società di resistenza. Così usava Caifas, che non era un cogfione. Questo precursore faceva impiccare alla croce il Cristo frammezzo ai ladroni. Per tal modo la ~iustizia della sentenza era a tutti palese - i ladrom, questa razza di vipere, servivano a qualche cosa - e il nome di lui veniva tramandato ai posteri più lon• tani. Le notizie che ci giungono di Sicilia, che si in– seguono e si aggravano d'ora in ora, fanno trasalire di orrore, di raccapriccio, di vergogna chiunque sappia leggere traverso il velame delli strani versi delle agenzie ufficiose, traverso i trafiletti castrati B1b1otecnCJno B1arco dalla vegliante Censura. Siamo arrivati a superare, in pochi giorni, meglio, in poche notti, il numero di arrestati, no, di sequest1•ati, fatto in due mesi dal Crispi. E non è detto che siamo alla fine del badalucco; anzi non si è che ai preludì. L'appetito dee venire mangiando. Circa la soluzione trovata per la questione agraria, ci informa Berna'rdino Verro nella lettera che qui pubblichiamo. Egli, •~li stesso, l'intrepido organiz– zatore, che per un discorso, con cui cercò scon– giurare disordini, ebbe 16 anni di reclusione e non mosse collo né piegò sua costa dinanzi alla sicura condanna - egli stesso è costretto alla latitanza, che troppo già pesa al suo animo fiero e ch'egli 1·omperà mentre scriviamo queste linee. Diamo dunque la parola a questo candidalo delle nuove galere politiche. Dl Slciua, 11 ottotwe. MIO CAlllSSJMO, Devo ad un caso se posso oggi rispondere nlla tua ultima, perchò dove mi sto nascosto non sempre mi può pervenire la corrispondenza. Sicuro, nascosto, per sfuggire agli artigli della.que– stura codronehiana.,che ha gettato questa povera terra. nel terrore, peggio di ~ome l'aveva lasciata irorra di esecranda. memoria. Chì è sicuro in casa sua.di questi tempi 1 Nessuno; e tanto meno io, che mi onoro della. antipatia. istintiva. del famigerato segretario generale di Cantelli. Doman l'altro devo presentarmi a. questo pretorl\ per mandato di comparizione, forse a rispon– dere di eccitamento all'odio, per uero pubblicato un manifesto il giorno 8 settembre u. s. Lasciando le altre questioni salienti della Sicilia lavoratrice: questione solflfora, vinicola ed agrumaria; ti dirò qualcosa di quella che si connette alla cultura estonsiva.. Questa ha grandissima importanza, pe1·chè, oltre occupare il maggior numero delle braccia sici– liane, è quel ramo di cultura che non ha fatto qui un passo di progresso a.Uro.verso i secoli. E qual progresso à mai possibile lìnchè il popolo, srruttato e risfruttato, è tenuto nel più ributtante abbrutimento, e guai se si lamenta.1 Da un ventennio, e precisamente da quando i signori furono ben certi che le terre espropriate alle corpora– zioni religiose erano divenute loro proprietà e che il patrio governo gliele avrebbe tutela.te col ferro e col piombo. cominciò la vera rovina di questi la.voratori. Per fatalità.economica, la grossa proprietà - diventata. grossissima a furia d"inghiottire la piccola.- cominciò ad imporre patti infami di lavoro, Le Vecchiemezzadrie scomparvero ed entrò in ,•igore, basato sulla concor– renza tra la.mano d"opera, il len·atico che, anche se– condo gli economisti i più ortodossi, è la forma più iniqua di contratto agrario.. li padrone concede, per esempio, un ettaro di terra..

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