Critica Sociale - Anno VI - n. 20 - 16 ottobre 1896

318 CRITICA SOCIALE son quasi dei barbari e e nello stadio del più pro– gredito egoismo», come dice il \1iccolo proprieta1•io Filzer? F. il partito socialista, e 10 non ha conqui– slate tulle le forze rivoluzionai-ie del paese, devo sciupare la sua energia a couvortfre quelle l'eazio– narie? Come indu1·re ad associai-si in nume1·0 suf– ficiente gente in cui p1·edominal'invidia vicendevole e rignol'anza capa1·bia? Chi darà loro il capitale nocessa,·io per l'acquisto delle macchine? E si ac– conceranno essi a sostituire il lavoro delle 101-0 br·accia con quello delle macchine? Cioè, siccome queste rappresentano la,·oro accumulato, sostitui– ranno essi il proprio lavoro con quello dei mina– tol'i, dei metallurgici. dei meccanici, ecc.1 E i pe– l'icoli del comme1·cio? E lo coalizioni dei capitalisti. giustamente menzionate da Giovanni Canapa 1 Questi ha quindi ragione, quando vuole che si or·ganizzi bene la cooperazione di consumo, prima di pensare n quella di produzione. Però io c1·edo che né ora nè mai si deve spen– dere dell'e11e1--giape1•quest'ultima. E, a far cadere ogni illusione, gioverà 1·icorda1·e un episodio della lotta inevitabile tra le Cooperative di consumo e ogni sorta di Yenditori, comprese le Cooperative di produzione. In Irlanda funzionavano gfa 45 lat– terie sociali o altre 30 erano pronte a fu11ziona1'0, quando una, fra tante, andò a male. La potente ll'ltotesale, la Cooperati,,a delle CoopoPative inglesi, mostrando di aiutai-la, IJ. comprò, trasfoi•mandone i soci in semplici vendito1·i di latte, dandole un eno1·mo sviluppo e proponendosi di impianta1·no nlt1·O.Ciò raccontava il deputato il'lanclese Plunkett al Congresso cooperativo di lluddersfield, e a\'an– zava insieme la proposta, 1·espinta dal Cong1-esso, che la W/totesate lasciasse vi\•e1'8 le latterie sociali il'landesi. Sicché è a prevedersi col Plunkett, che il movimento cooperativo irlandese sar·à in bre,•e ora totalmente distrutto. Perciò badi bene il partito di non comprometter.si anche coi soli tentativi di organi zzare istituzioni che poi verranno fra loro in conflitto. Si lasci ai cooperatori non socialisti la propaganda delle Coo– po,·,\tive di pr'Oduzione, cho sono possibili solo {tuando ai piccoli p1'0pl'ieta1·i si uniscono i medii o i g1·andi. che natu1·alme11to prendono le parti del leone. 'l'ali Cooperath·e non gioveranno che al progresso tecnico dell'agricoltura, il che non è còm· pita. pe1• ora, dei socialisti. Che so questi volessero spellarsi le mani nei ferri dell'altrui bottega, e so per avventura 1•iuscissero, non ne rica,·erebbero lo spese dall"egoismo dei piccoli proprietari, coi quali, checché ne dicano gli av\'orsari, la tattica migliore è quella della vtste,·a alzala. Si sa che l'lnghilte1·i-a ò il paese classico della cooperazione, e che ivi nel I~ M, a Rochdale, soli 28 tessito1·i con 28 lire sterline fondarxmo la prima Cooperativa di consumo, O1·a potentissima, la /loclulale 1,:qullalile Pionee,··s Soctely Limtte,t, la quale, rendendo le morci nl prezzo corrente, ha 1·ealizzato sulle vendite dal 1 nno al 20 ° 1, di utili 1 ripal'titi fra i soci in 1-agione del consumo, dedotto un interesse del :; •, sul capitale azioni. Si sa che sull'esempio della prima sorsero altro numerose Cooperative, cho poi a Mancheste1·, nel 18(i:J, fondarono la grande ·whotesate, che acquista all'ingrosso alcune merci, altre produce essa stessa in nume1·osi e ben organizzati stabilimenti. Si sa che simile è l'organizzaziono delle Cooperativo scozzesi. Non si igoo1·ano le umili origini delle Cooperative belghe, che costituiscono la forza fìnan• ziaria invincibile del 1mrtito socialista belga. Sono questo le potenti istituzioni che dobbiamo studia1·e e analizzare attentamente, per poter poi, sintetiz- 1.ando. fonda1·ne di simili in Itaha. 111Italia però, non conviene illude1-si 1 siamo nel paese della miseria, e, cogli sforzi separati di città e borgate, le Cooperati , 1 0 nascono mise1·e e mise1•0 vivono. Qui occor1·e che tutte le forze dei com– pagni cli una regione, o almeno di una provincia, ope1•i110insieme pe1• ottenere migliori risultati. Emettano essi un numero illimitato di azioni di valore minimo, di L. 10, per esempio, e fondino una sola Cooperativa non misera nella città ph'.1 opportuna. Come aume11te1·anno le azioni sottoscritte (o chi non vorrà sottosci•i\ 1 erle, trattandosi, non di sacrincare, ma d'impiegare produttivamente i propri risparmi?), si fonderanno delle succursali, che si andranno man mano rafforzando. nelle altre città della regione o della provincia. Vendendo le merci al prezzo corrente si evito1·à il ribasso dei sala1·ì; e degli utili, dedotto un interesse entro certi limiti al capi tale azioni, meta si pot1·à devoi"ere al par– tito socialista. metà si pot,•:\, in ragione del con– sumo, ripartire fra i soci, molti dei quali si trove• 1·anno cosi nella possibilità di sottoscrivere uuo"e azioni. ln seguito, la Coope1·ativa regionale o provinciale potrebbe impiantare stabilimenti per produr1•e le merci pili ricercate, come paniflcì, cantine, latterie; poti-ebbe far credito ai soci in una certa misura e pel'mettero il credito fra socio e socio sotto la sua ga1·anzia. Poi tulle le Coope1·ati\'e così organizzate si poti-ebbero, anzi si dovrebbero federare in un 'u– nica Cooperativa nazionalo, che per loro oonto ac{1uiste1·ebbe o produr1·ebbe all'ing1·osso quegli ar· ticoli il cui acquisto o la cui p1·oduzione fosse utile. E il vantaggio per il partito non sarebbe solo quello finanziario evidenti.ssimo, che del resto ba– sterebbe per spronarci subito e con tutte lo forze a tale impresa. Il pe,-souale impiegato in queste Cooperative do– ,•rebbe essere formato di soli sociali.sti, sicché il fonda1·;,i di una nuova succu1-sale, di un panificio, di una latteria non signincherebbe solo aumento d'afli.u·i o progresso dell'idea coope,~ativa, ma un nuo"o centro conquistato al socialismo, con p1'0pa– gandisti godenti della indipendenza economica 101·0 necessaria. lnolti-e lo Cooperative socialiste cosi federate da- 1·ebbe1·Oun'idea non mollo lontana della futu1·a organizzazione socialista. Cosi le due grandi Coo· pe1·ative delle Coope1·ativo inglesi e scozzesi face– vano dire al Brentano che le cifre de' 101'0 bilanci « dimO$lrano assai più, ll un sem,plice successo commm·etate; signi/ìcano la 1"iuscila d'una nuova o,•gani;:;azion.e sociale. » EMILIO. WILLIAM MORRIS(') Con Guglielmo ~lorris à scompnrso. In tosta più arli• stica cho io abbia \'Cduto noi tre regni uniti. Grossa, massiccio, coi capelli corti e bigi cho spessoggiavano corno ondnto che si rincorressero. Sulla sua. racchL larga, tull.n. rossa lii salute, 1ramezzo allo scompiglio leggiadro della nevicato., era diffusa una. fierezza atreLLuosa. Solto l'ampia rronte, che ruigi\'a leggermente, gli occhi, pieni di lampeggiamenti, ncll'azzurr·o chiaro ombreggiato da.1- l'u.rrurrto sopracciliare, illuminavano lo guance carnose, cho com1ervarono la rroschoz:i:a giovanile tino agli ultimi mesi della sua vita. I barn fitti, che non !:ii perde,•ano nel Jisordino tiella barb!I.del colore del sale spruzzato di pope, scnti\'ano dell'arricciatura spontanea dei ea– polli o gli triplicavano l'energia, che rivolava l'uomo sano, rorte, spalluto. Tutto som:nato, era una t.esta da medaglione. Era la diUa.di W1lliam Morris. Rio.ssumO\'O. il poeta, l'artista, il rivoltoso. ( 1 ) Morto In Londra Il 4 corrente,

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