Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 4 - giugno 1976

la santità dell'atto sacrificale del Cristo, ma la ripetizione di esso nella comu– nità che dal sacrificio di Cristo è nata. La Chiesa come Sposa è la manifesta– zione dello Spirito Santo, esprime la persona dello Spirito, che è lo Spirito di Cristo. In questo senso appaiono i carismi, a cominciare da quello di profezia: come il costante giudizio storico che segna la trasformazione dell'istituzione santa in comunione di santi. Come il Vecchio Testamento è teso verso la figura del Verbo Incarnato, Gesù Cristo, così il Nuovo è teso verso il compimento della Chiesa, essendo tale compimento la condizione dell'avvento del Regno. Vi è così nella econo– mia figurale un divenire verso la Verità, verso la pienezza, che è dato dalla esperienza dello Spirito Santo che introduce nella totalità dell'alétheia. Lo Spirito Santo mostra la verità immanente nella figura, che è il fondamento del trapasso escatologico, in cui la figura è vista solo mediante e attraverso l'aLe– theia, nella pienezza (non usiamo il termine economia che indica ordine a qual– cosa, là dove Dio è tutto in tutti). Che differenza vi è tra una Chiesa che pone l'accento sull'opera di Cristo, e quindi sulla santità dell'istituzione e dei mezzi di grazia, e una Chiesa che pone l'accento sulla comunione dei santi? Nella prima l'elemento storico è ancora posto come tale. La Chiesa appare come portatrice di una funzione storica, appare cioè come istituzione sociale, e svolge la funzione della reli– gione e dell'etica nei confronti della società. Nella seconda, l'elemento storico è invece incluso in quello escatologico, la Chiesa aiuta gli uomini a guardare la realtà dalla fine di essa. Ciò comporta un radicale mutamento della condizione storica in se stessa: la fine della considerazione naturalistica della società ed il superamento della sufficienza della totalità storica. Perché sia possibile che la Chiesa si ponga come la comunione dei santi nella sua stessa presenza storica, occorre che l'u– manità prenda coscienza di non essere né una parte della natura né di avere senso come totalità storica, cioè si apprenda come non avente sul piano imma– nente un senso, e di esistere perciò in riferimento a un significato, a una di– mensione eterna, che è anche una dimensione a-venire. L'escatologico non appare perciò sotto il segno della sanzione religiosa del– la morale e quindi come il complemento interiore della disciplina esteriore, ma come il senso dell'uomo. Un tale tipo di umanità è quella che può pren– dere il nome di Israele: è un modo di essere umano che ha colto sino in fondo la possibilità di essere altro da Dio e l'ha perciò consumata. In questo senso cioè, nella ricerca della verità a prezzo della perdita del Significato e nel ri– trovamento del Significato proprio a causa dell'averlo perduto, sta ciò che Israele come tipo di umanità significa al presente. È questo singolare zelo che riporta Israele nella casa del Padre, dopo aver percorso, nel disegno di Dio, tutta la possibile fuga da esso. Israele diviene così il vero simboleggiato nella parabola del figliol prodigo: i ruoli si sono compiutamente rovesciati. Ma Israele, che porta nella regione della lontananza il disegno del Padre, 11 bibliotecaginobianco

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