Alfabeta - anno V - n. 49 - giugno 1983

Il bestselleMr ai-Gombrowic L a pubblicazione a Parigi, alla fine del 1973, del volume X delle Opere raccolte di Witold Gombrowicz (Varia, lnstytut Literaclci), ha costituito per molti una non piccola sorpresa. Insieme alla pubblicistica letteraria d'anteguerra e ad altri scritti minori dell'autore di Ferdydurke, infatti, il volume conteneva un romanzo - Gli indemoniati - di cui pochi conoscevano l'esistenza, e per di più anomalo rispetto al restante corpus della produzione narrativa gombrowiciana. Il romanzo, da me tradotto, è stato ora presentato al lettore italiano dall'editore Bompiani, con il titolo arbitrario di Schiavi delle tenebre e altrettanto arbitrari interventi redazionali che modificano in alcuni punti il testo della traduzione per uniformarlo a quello dell'edizione francese (Les envoutés, Paris, Stock, 1977;nello stesso anno il romanzo era apparso a puntate su Le Monde), recependone cosi gli errori, evidentemente in base al curioso principio «Parigi locuta, causa soluta,._Lo «introduce» solo una quarta di copertina (malamente plagiata dalla stessa edizione francese), che addirittura tace sul fatto che il romanzo manca della fine: uno «stile,. editoriale davvero edificante! stesa poco prima della morte dallo scrittore. Una puntualizzazione importante, perché dimostra la volontà di Gombrowicz di rimuovere quest'opera dal suo patrimonio letterario. li caso potrebbe considerarsi risolto dalle parole del fratello: Gli indemoniati non sarebbero che una stravaganza, un incidente di percorso nel curriculum artistico dello scrittore polacco. 11dubbio che le cose non siano così semplici è più forte di ogni banale evidenza. Al sospetto di cadere con troppa facilità in un trabocchetto teso ai futuri critici e biografi da un maestro nell'arte dell'ironia e della provocazione, si assomma l'evidente contraddizio- ;:z::: Pietro Marchesani me di malvagio, di vergognoso, di inconfessabile» (cito dalla seconda edizione, apparsa nel 1977da Belfond col titolo di Testament, p. 37), bruciandolo poi, visto l'effetto sconvolgente provocato su un'amica dalla sua lettura. La stessa notizia è ripetuta dallo scrittore, sotto l'anno 1926, nella biografia del Cahier de l'Herne. Fin qui nessun legame apparente con Gli indemoniati. Però, nei suoi Ricordi polacchi (Wspomnienia Polskie, Paris, lnstytut Literaclci, 1977, ma stesi negli anni cinquanta), Gombrowicz racconta che quand'era al suo secondo anno di università - cioè nel 1923- aveva iniziato a scrivere a quattro mani con un suo ex compagno di sia stato il momento culminante di tutta la mia carriera letteraria - mai, né prima né poi, sono stato ispirato da un'idea più creativa». Queste pagine dei Ricordi polacchi arricchiscono le notizie precedenti d'un nuovo importante elemento, ossia del prendere forma d'un esperimento di «romanzo popolare». D i fronte a una datazione cosl precisa parrebbe che anche questa notizia si riferisca al romanzo già menzionato in precedenza da Gombrowicz, se non fosse per il fatto che lo stesso episodio è stato narrato qualche anno fa dallo stesso amico di gioventù, T. Kepinski, in un affascinante capiLa ragione dell'oblio pressoché generale degli Indemoniati è semplice: la sua pubblicazione su due quotidiani polacchi di Varsavia (il Dobry Wieczor - Kurier Czerwony) e Radom (l'Exspres Poranny), iniziata nel giugno 1939, era stata troncata nel momento culminante del racconto, ormai prossimo all'epilogo, dallo scoppio della guerra, e lo scrittore - nascosto dietro lo pseudonimo di Z. Niewieslci- non ne aveva mai più reclamato la paternità. Mentre le bombe tedesche cadevano sulle città polacche, Gombrowicz era già da pochi giorni sul suolo argentino, capricciosamente sottratto dalla sorte al tragico destino del suo Paese. Fanciulloquadrupedenatodaunacavallanellacampagna·,oscana Ai lettori più attenti del voluminoso Cahier de l'Herne dedicato nel 1971 all'autore di Ferdydurke forse non era sfuggita nella Biographie de W. Gombrowicz una breve annotazione sotto l'anno 1937: «Pubblica, a puntate, sul giornale della sera Express Wieczorny, un romanzo poliziesco, Gli indemoniati, firmato con lo pseudonimo di Niewieslci».L'informazione contiene due inesattezze - anno di pubblicazione e titolo del giornale - all'apparenza trascurabili, ma in realtà indizio significativo delle nebbie che avvolgono il romanzo. Nello stesso Cahier il fratello dello scrittore ricorda la pubblicazione - nel 1937sull' Express Wieczorny - del romanzo, «appassionatamente letto dagli autisti di tassi e dai fruttivendoli della capitale", aggiungendo che «Witold si vergognava di quest'opera e confessava che la sua unica ragione di essere era stato l'onorario di 5.000 zloty, all'epoca molto elevato». La coincidenza dei due errori ci dice che questa è la fonte della notizia dell'esistenza del romanzo a cui ha attinto la redazione del Cahier per inserirla nella biografia ne fra la morbosa attrazione di Gombrowicz per il «basso,., l'immaturo, sia nell'arte che nella vita, e il suo rifiuto di una propria opera perché imperfetta e immatura: «La storia della letteratura ... D'accordo, ma perché soltanto della buona letteratura? L'arte cattiva può risultare più caratteristica per una nazione. La storia della grafomania polacca ci potrebbe raccontare certamente molto di più sul nostro conto di quanto non possa dirci la storia dei vari Miclciewicze Prus» (Diario 19531956, Milano, Feltrinelli, 1970, p. 94). Questo dubbio si nutre anche della scoperta che lo scrittore non ba messo in opera solo una strategia del silenzio, ma anche di depistaggio, camuffando e rimescolando gli indizi che potessero condurre al romanzo. Infatti, scavando appena un po' ci si accorge che i pochi dati iniziali perdono consistenza e credibilità. Innanzi tutto la data di composizione. Si era portati a credere che essa dovesse coincidere con quella di pubblicazione, cioè il 1939. Nei suoi colloqui con Dorninique De Roux, Gombrowicz racconta di aver scritto, intorno ai vent'anni - ossia nei paraggi del 1924- un romanzo «deliberatamente 'cattivo' (... ) proprio con ciò che avevo in 810110ecag1nooianco scuola, T. Kepinski, un thrilling, attratto dal miraggio del guadagno: «Ma in breve buttammo tutto nel cestino, costernati dalla scempiaggine dei nostri scarabocchi. - Scrivere un cattivo romanzo non è probabilmente più facile che scriverne uno buono - dissi allora a Kepinski» (p. 58). Da quel momento lo affascina l'idea di scrivere un romanzo per le masse, per «quel lettore inferiore, a cui piace non quello che noi chiamiamo 'buona letteratura' ( ... ). Un romanzo per le masse, un romanzo che sia da~vero il 'loro' romanzo - dev'essere fatto di ciò che piace davvero alle masse, di ciò di cui vivono. Dovrebbe colpire gli istinti più bassi. (... ) Dovrebbe essere fatto di sentimentalismi, desideri, insulsaggini... Dovrebbe essere scuro e basso. ( ... ) Il mio progetto era in questo senso incredibilmente radicale: darsi alla massa, diventare peggiore, inferiore - non solo descrivere tale immaturità, ma scrivere appunto con essa .. _,.(pp. 58-59). Il progetto gli appare troppo attraente per rinunciarvi: riprende da solo il lavoro e in qualche mese porta a conclusione l'opera, che afferma d'aver bruciato più tardi su consiglio di un'arnica, anche se «oggi propendo a supporre che quell'idea di un 'romanzo cattivo' toletto intitolato: «Un romanzo per le cuoche» (Witold Gombrowicz e il mondo della sua giovinezza, Cracovia 1974). Kepinski racconta che Gombrowicz, ossessionato dalla popolarità dei romanzi d'appendice, di cui era accanito lettore, gli propose di scriverne insieme uno - la storia di una giovane ragazza - che fosse «seriamente grafomane, che facesse appello ai gusti del pubblico di mezza cultura, moderno in quanto a contenuti e dal punto di vista sociale, condito con un po' di perversione». Il seguito del racconto coincide sostanzialmente con quello di Gombrowicz, divergendo però su due fatti importanti: la data e la sorte del romanzo. Kepinski colloca i fatti nel 1929, e riporta una lettera in cui l'amico, nel gennaio di quell'anno, lo informava del procedere del lavoro, ancora allo stadio comune. Per ciò che riguarda la sorte del romanzo, egli afferma che Gombrowicz «non ne fece più menzione né ce lo diede da leggere( ... ). Non so neppure perché alla stampa del libro si giunse dopo anni. Si consigliò solo sul come firmarlo». Lo pseudonimo, suggeritogli dal fratello, è Niewieslci, cioè quello usato per Gli indemoniuti. Essendo poco verosimile che Gombrowicz abbia operato una involontaria confusione di anni solitamente ben impressi nella memoria, come quelli degli studi universitari, appare più probabile che in realtà egli parli di due diversi romanzi: un primo, scritto intorno al 1924e poi distrutto, e un secondo, del 1929, riesumato un decennio dopo, non sappiamo se nella stesura originale, Gli indemoniati appunto. La versione di Gombrowicz, che fa coincidere l'operazione di scrittura dei due romanzi, ha come obiettivo quello di cancellare le tracce del suo esperimento di «romanzo popolare» che, benché apparso nel 1939, precede dunque il Diario del periodo di maturazione (1933) e Ferdydurke (1937). D'altro canto è facile riconoscere negli Indemoniati, accanto a intuizioni e invenzioni dislocate lungo l'intera opera gombrowiciana (ad esempio, le mosche uccise da Walczak «per pietà, perché non riusciva a sopportare lo spettacolo della loro sofferenza», rimandano alla mosca a cui il protagonista di Ferdydurke strappa le ali perché essa con la sua sofferenza deteriorasse «la scarpa, il fiore, la mela, le sigarette e tutto il regno della liceale»), una diversità di spessore e di creatività non riconducibile unicamente alla scelta di genere e destinatario operata dall'autore. Opera giovanile dunque, ma non occasionale. Una conferma di questo carattere «programmatico» del romanzo è data dalle recensioni letterarie che Gombrowicz pubblica fra il 1933 e il 1938 (raccolte nel citato volume dei Varia; in parte tradotte nel volume omonimo, apparso nel 1977 a Parigi presso Bourgois), molte delle quali dedicate a romanzi «popolari». ln una di esse Gombrowicz dichiara di ritenere che «non ci sia chance maggiore per uno scrittore che avere gusti comuni con quelli della massa ed esprimere contenuti che non rientrano nella piattaforma troppo ristretta del livello letterario alto». In un'altra, che si intitola significativamente Ambito e portata del romanzo popolare, chiede all'autore recensito: «perché sforzarsi per raggiungere una misera superiorità, quando si posseggono tutti gli elementi per diventare un eccellente e popolare scrittore di larghe masse?( ... ) Perché darsi a una pseudo-maestria artistica, se ci si può tracannare un popolare libro sociale del genere d'un buon libro poliziesco?» In un'altra ancora loda l'autore perché il suo libro si avvicina «al ritmo normale della parlata della gente, non è stato scritto con una problematica superiore e speciale, ma ci sono tre storie romanticoerotico-mistiche semplicemente per conquistarsi la gente,.. Non solo la narrativa popolare va incontro alle esigenze e ai gusti (amore e sport, ad esempio) di una nuova, diversa e più ampia schiera di lettori, cogliendo le trasformazioni sociologiche e di costume in atto. Una siffatta letteratura, indocile alle briglie della Forma, apre inattesi spiragli sulla personalità dell'autore: «Studiando le orripilanti novelle che apparivano

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