NOVITA' E SUCCESSI YUKIO MISHIMA Il Padiglione d'oro Un bestseller giapponese Il miglior romanzo di Mishima La labirintica esplorazione delle ossessioni di un giovanemonaco buddista deforme, autore di un sacrilegio FELTRINELLI STEPHAN HERMLIN Crepuscolo Il significato della propria esistenza nell'autobiografia di uno dei maggiori scrittori della OOR Una storia amara e straordinariamente umana tra il fascismo e la seconda guerra mondiale ARNOLD GEHLEN L'uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo introduzione di Karl-Siegbert Rehberg Il grande interlocutore di Heidegger e Adorno. I fondamenti di una "antropologia elementare" finalmente pubblicati in Italia IL CORPO Antropologia, psicoanalisi, fenomenologia di Umberto Galimberti con un saggio di Eugenio Borgna Dalle società primitive alla nostra civiltà Una serie di interessanti e inedite annotazioni antropologiche sul gesto, la voce, le vesti, la carne, l'immagine, la legge, la trasgressione THEODOR W. ADORNO Alban Berg Il maestro del minimo passaggio a cura di Paolo Petazzi Una penetrante definizione critica del grande allievo e amico su uno dei massimi protagonisti della musica del Novecento ANTROPOLOGIA Razza lingua cultura psicologia preistoria di Allred L. Kroeber edizione italiana a cura di Gualtiero Harrison Finalmente in italiano un testo introduttivo e di sistemazione organica, mai superato, di uno dei fondatori della moderna antropologia EMIL Y DICKINSON Le stanze d'alabastro traduzione e testo a fronte di Nadia Campana 140 poesie per la maggior parte inedite in Italia L'UNICA DANZA di Ram Dass Un occidentale, psicologo, psicoterapista, lunghi soggiorni in India, trae insegnamenti dalla saggezza orientale e li condensa in una sorta di breviario pratico ed utile INTORNO ALLA LINGUISTICA Introduzione e cura di Cesare Segre Saggi di Bertinetto, Bonomi, Cinque, Conte, Ferrara, Giacalone Ramai, Lepschy, Nencioni, Parisi, Prodi, P. Ramai, Segre In un disegno unitario, i maggiori specialisti italiani definiscono la posizione pilota della linguistica nella cultura moderna CHARLES BAUDELAIRE Su Wagner a cura e con un'introduzione di Antonio Prete Uno dei manifesti dell'estetica baudelairiana La più appassionata difesa di un musicista che un poeta abbia mai scritto RUDOLF ARNHEIM Film come arte Un classico delle teoriche cinematografiche Contro chi nega al cinema ogni possibilità artistica il grande psicologo dell'arte ne confuta i detrattori, in una serrata analisi FRANCESCO GUICCIARDINI Ricordi con il saggio L'uomo del Guicciardini di Francesco De Sanctis a cura di Sergio Marconi Le sentenze dell'iniziatore, con Machiavelli, del pensiero politico moderno e la considerazione "critica" di un grande storico della letteratura KAMALA MARKANDAYA Nèttare in un setaccio Il romanzo di una grande scrittrice indiana che si misura felicemente con La buona terra di Pearl S. Buck e a I frutti della terra di Knut Hamsun IN TUTTE LE LIBRERIE Bibliotecaginobianco mentale il diriuo alla elaborazione teorica di ipotesi di radicale rrasformazione sociale, e quindi nego il dirillo di criminalizzare il pe11siero e la sua diffusione. Oggi, molti amici, compagni, persone con le quali mi trovavo continuamente in rapporti di scambio e di confronto dialeuico, si trovano in galera, coinvolti nel più grande processo politico della storia della democrazia italiana. Un processo che, a mio parere, minaccia di colpire 11011 tanto loro, quanto la speranza di u11cambiamento sociale. Ancora sugli intelleuuali e sulle loro reazioni. In un primo tempo stupore, poi terrore, paura di essere riconosciuti colpevoli per contarti, amicizie, frequentazio11i anche mondane coi «contaminati». Al terrore è sube11traral'apatia, il rifiuto di vedere il problema, la rimozione, il continuo rinvio agli aspeui procedurali. Dimenticando che il peso storico degli intellettuali si azzera in una concezione puramente statica della democrazia, e diventa reale solo quando essi forniscono gli stimoli per migliorare un mondo che, di per sé, non va necessariamente verso il meglio. li «disimpegno» non è sinonimo di autonomia della cultura, ma è solo acquiescenza ai desideri del principe. La nostra democrazia è stara gravemente vulnerata dagli urti del terrorismo e della crisi economica: nostro compito è quello di riparare attivamente questi guasti. Omar Calabrese: Un'alleanza oggettiva Mano a mano che il processo si avvicinava e poi diveniva un fatto concreto, è come se fosse venuto a mancarmi qualcosa. Mi sono sentito un orfano del 7 aprile. Ho sentito una maggiore distanza - non dico disinteresse, - una maggiore distanza dall'evento processuale: mi mancava la mancanza di processo. Perché una sensazione così poco «nobile»? Mi è allora venuto dariflettere su qualcosa che evidentemente mi è successo in questi ultimi anni. E la riflessione parte da una netta distinzione che io farei tra: l. posizioni politiche determinate dal- /' evento 7 aprile, e 2. posizioni politiche determinate dalle richieste di reazione e di partecipazione da parte di chi è coinvolto negli eventi che al 7 aprile hanno condotto. È soprattutto in relazione alle prime che ho avvertito la sensazione di mancanza. È in relazio11eali' evento 7 aprile che ho sentito, indipendentemente dal condividere o meno le posizioni dell'Autonomia, un'alleanza oggettiva con il gruppo coinvolto. Non mi sentivo alleato di Negri per ciò che scriveva, pensava o diceva, ma perché il 7 aprile faceva emergere uno spazio di protesta, di rivolta, che nessun evento politico era più riuscito a far emergere da lunghissimo tempo, probabilmente dal '68. Tutto questo perché il 7 aprile come evento configurava un sistema in cui lo scontro politico avveniva su un piano che finiva per minacciare anche me, indipendentemente dalle mie posizioni personali. In questo senso, il 7 aprile mi faceva schierare con Negri, in una prospettiva che non mi vedeva utilizzato da Negri per risolvere il suo caso personale, ma che mi consentiva quasi di utilizzare il caso di Negri per una riflessione e azione politica a partire dagli eventi che lo vedevano proragonisca. Quel non-processo minacciava me, e suppongo chiunque altro del tipo che mi sento di rappresentare: giovane, sessantottista, libertario, perché ci siamo imprc,vvisamente trovati in una società in cui tutto ciò che ognuno di noi pensa, dice o fa, può essere usato contro di lui. Quel processo 110nera solo penalizzazione di un certo tipo di radicalismo ideologico, ma era penalizzazione di un modo di vivere i rapporti sociali, addirittura penalizzazione della fantasia, nel senso di una liberalizzazione delle proprie espressioni. I farri successivi lo confermano. Si può andare in galera solo perché qualcuno comincia a interpretare alla lettera le nostre parole. Sembra il caso in cui Alice e Humpty Dumpry discutono sul valore delle parole, e Humpry Dumpry dice che il valore delle parole dipende da chi ha il potere. Rifiuto una utilizzazione delle parole che prescinde dai fatti, così come rifiuto che vi sia un sistema di polizia che funziona alla Vidocq: se succede un f arto di sangue, si prendono rutti coloro che in un modo o nell'altro potrebbero avere qualche co11oscenzadel fatto, li si meue in galera e qualcu110parlerà. Vi sono poi gli aspetti relativi al secondo pumo, che riguardano il fatto di essere i11nocentisroi colpevolisti i11relazio11eal processo. Anche da questo punto di vistami sento vigliaccamente orfano del 7 aprile, nel senso che la mancanza del processo permetteva di glissare su cosa esauamente si pensava di certe posizioni politiche. Alcuni hanno utilizzato il caso 7 aprileper evirare di esprimersi negativamente sulle posizioni di Negri e compagni. Personalmente credo sia ora di pronunciare qualche giudizio. li mio si avvicina molto a quamo scritto da N. Tranfaglia su Repubblica in risposta al documento di Rebibbia uscito sul Manifesto. Non accetto una storia riscritta da qualcuno che, al pari del potere, non lascia ai protagonisti di dieci anni di vira la possibilità di esprimere u11aposizione libera e indipendente. In quel documento non ritrovo i miei vene'anni, che ho la pretesa e il diritto di ritrovare. Tuttavia non accetto neppure il modo in cui il potere, rispetto a queste posizioni ideologiche, ti chiede di essere per forza da una qualche parte, ti chiede di essere «o con me o contro di me». In proposito, ricordo che una sera ho avuto una perquisizione in casa con undici armati di giubbotti antiproiettile e di mitragliatrici, in un appartamento di 34 metri quadri in cui vivevo. Alle 11 e mezzo di sera. Confesso di avere avuto una paura terribile mentre per tre ore venivo accusato di sobillare chissà quali cose perché ero in possesso di un documemo che, secondo loro, era lapiantina di una casa. (Si trattava invece della ricevuta di una chitarra, scritta su u11foglio a quadretti, sul cui retro - rispondendo al telefono - avevo tracciatodelle linee che, se il foglio fosse stato bianco, sarebbero staredelle spirali o dei cerchi). Non accetto che sia possibile anche per caso essere coinvolti in un evento del genere. Non accetto che, con questo principio de/I'«essere con o contro», delle persone anche bravissime assumano come normale la prassi della spia. Quella perquisizione, i11farris, i verificò perché la vicina di casa aveva denunciato alla polizia il farro che io arrivavo a ore strane, e lei non mi conosceva. Ciò che più mi colpisce in questa situazio11e è che no11vi sono appigli. La sinistra ha accettato questo discorso del/'«o con me o contro di me», per essere legittimarada forze politiche che si colloca110al centro e rappresemano la borghesia organizzata. L'esigenza di legirrimazio11eal cemro ha fatto sì che fosse soppresso ogni spazio di discussione: l'unità della sinistra è avvenuta a destra. È una mutazione quasi genetica dei partiti di sinistra, che comporta la grave responsabilità di aver buttato a mare un radicalismo po/irico di cui sono il primo a dire che non mi piaceva, ma che aveva anche aspetti positivi, che era anche fresco - come diceva Sassi, - e culturalmente persino non sempre provinciale. Per concludere, è chiaro che le posizioni politiche dell'Autonomia mi fanno paura - e ne ho poca stima perfino dal punto di vista teorico, - ma è altrettanto chiaro che non ho nessuna voglia di stare dalla parte di una gestione dello Staro come questa: con una classe dirigente da I984 di Orwe/1,che riscrive la mia storia i11modo che i miei vent'anni sono diventati o potenzia/mente Br o dalla parte dei bottoni. E in questo modo mi impedisce perfino di dire che con questo sistema di potere non ci sto. Carlo Formenti: I livelli dello scontro politico Molti intervemi hanno confessato una se11Sazionedi vuoto e di imbarazzo nei confromi del ruolo di legittimazione che la sinistra in generale e il Pci in particolare hanno svolto nei confromi di tutta l'operazio11edel 7 aprile. Per chi si trova in galera la se11sazione è ovviamente ben altra: un'amarezza che si trasforma nell'identificazione del Pci come mandante principale della repressione. Questo giudizio è errato, non siamo difronte a un disegno politico lucidamente perseguito dalla si11istrastorica. Mario Spinella ha giustamente par/aro di mancanza di intelligenza, di incapacità di cogliere la tematica generale implicata nel caso 7 aprile, e altrettanto giustamente ha detto che questa mancanza di intelligenza ha avuto come co11Seguenzal'impraticabilità di qualsiasi forma di opposizione da parte di una sinistra espropriata della propria iniziativa politica. Questa situazione è il prodotto di errori di valutazione gravissimi, quasi incredibili, da parte della sinistra istituzionale in Italia, errori che riguardano l'interpretazione di quella legge non scritta delle democrazie di cui ha parlato Eco, e in particolare il suo terzo punto: sono consentite simulazioni di guerra contro le istituzioni. Sempre Eco ricordava che farri e parole assumono significati diversi in diversi contesti storici. Da parte mia, vorrei solo ricordare in proposito un'immagine che a suo tempo mi aveva profondamente colpito: quella di un gruppo di militanti Black Pamhers che si presentano al loro processo a piede libero e armati di fucili automatici. L'immagine era emblematica della violenza dei comportamenti politici di determinate minoranze in lotta per strappare un miglioramemo delle proprie condizioni di vita nella società americana. Era anche emblematica dell'efficienza dei dispositivi di mediazione del conflitto sociale operanti in Usa. In Italia questi dispositivi di mediazione, che hanno co11Sentitosimulazioni di guerra contro le istituzioni, si sono idemificati, per una lunghissima fase storica, con i partiti tradizionali della classe operaia, co11la loro ideologia, con la loro cultura e con le loro strutture organizzative. Basti pensare alle situazioni prei11Surrezionalpi iù volte verificatesi nella storia del movimento operaio de/l'immediato dopoguerra, agli scontri politici durissimi svoltisi nel corso degli anni cinquanta e della prima metà degli anni sessanta. Questi episodi hanno sempre trovato forme di mediazione politica, che hanno consentito che restassero nei limiti di tolleranza delle regole, scritte o meno, del gioco democratico. Diverso il quadro degli anni settanta: il Pci non ha capito che esistevano nuovi soggetti sociali nei confronti dei quali le vecchieforme
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