Alfabeta - anno IV - n. 38/39 - lug.-ago. 1982

.,.. "' !: tria perfetta, a quella presente nella figura stessa del profeta. Anche l'acqua (i cui moti sono regolati dalla luna, la cui simbologia è in strettissima connessione con quella femminile) e la luna rivestono un ruolo di grande importanza nella festa del 24 giugno: per esempio, in Svezia, si ritiene che alcune fonti sacre siano dotate di miracolosi poteri solo in quella notte; la denominazione russa di San Giovanni Battista è Ivan Kupa/o: Kupa/o deriva da kupar' (bagnare): Giovanni, del resto, è colui che battezza Gesù nelle acque del Giordano. In Francia il solstizio estivo si chiama Lunade, e in Germania, a Moosheim, il periodo di festeggiamenti durava 14 giorni, mezzo ciclo lunare: a Tulle, in Francia, gli antichi Galli iniziavano le celebrazioni la sera del 23 alle 7 precise, ora in cui si levava la luna. Si rivela dunque il vero significato della festa del 24 giugno: la celebrazione di uno Hieros Gamos (matrimonio sacro) tra i contrari, tra Sole e Luna, sposo celeste e Grande Madre, Acqua e Fuoco). D corteggiamento Come abbiamo già accennato, il cardine della tragedia wildiana è l'amore insoddisfatto di Salome per Jokanaan, amore che Salome cerca di conquistare con i suoi poteri magici ma che, alla fine, proprio perché insoddisfatto, si tramuta in odio, in spietato furore omicida. li crescendo di sensualità e di desiderio (risvegliato per la prima volta in Salome solo da Jokanaan), che. rimane insoddisfatto, è parallelo all'incremento della tensione e la «metafora orgasmica» si risolve solo nella decapitazione, ovvero nell'atto sessuale (atto d'amore) completamente ribaltato, nell'omicidio. Amore e morte, come abbiamo già notato, formano una costellazione molto stretta dove il piacere orgasmico sfocia in incontrollabili desideri di annientamento. Questa unione dei contrari si realizza qui solo nella morte; laddove nel mito essa è cosmicamente possibile e necessaria per la continuità Augusto Graziani «Keynes, monetaristi e sraffiani», in A.lfabeta n. 33, febbraio 1982 Giorgio Lunghini «L'equilibrio», in A.lfabeta n. 34, marzo 1982 Augusto Graziani Teoria economica. Macroeconomia Terza edizione riveduta ed ampliata Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1981 Studi di economia keynesiana a cura di A. Graziani, C. lmbriani, B. Jossa Napoli, Liguori Editore, 1981 pp. 490, lire 25.000 Scelte politiche e teorie economiche in Italia 1945-1978 a cura di G. Lunghini Torino, Einaudi, I 981 pp. 440, lire 12.000 dell'esistenza e della vita, proprio perché il fondamento del livello miticoleggendario è la coincidenza oppositorum, al di fuori di esso, il tentativo di congiungere gli opposti in un cerchio positivo e vitale si risolve spesso (se non sempre) in un fallimento tragico. Nel corteggiare Jokanaan, Salome prima ne esalta la purezza e il candore, poi demonizza questi stessi attributi, evidenziandone, ancora una volta, la sostanza ambigua. Salomé quindi riconosce Jokanaan per quello che in realtà è: un miscuglio di santità e stregoneria: Sa/omé: «I tuoi capelli sono orribili. Sono coperti di fango e polvere. Sono come una corona di spine posta sulla tua fronte. Sono come un nodo di serpenti che si aggrovigliano intorno al tuo collo. lo non amo i tuoi capelli ... • li paragone con la corona di spine unito a quello con il nodo di serpenti crea, suggerisce R. Shewan, una figura dotata di un'affascinante e minacciosa ambiguità, un «Cristo-Medusa• che racchiude attributi di sofferenza, martirio e rigore morale e qualità magnetiche, magiche, pietrificanti. La risposta di Jokanaan al corteggiamento di Salomé: «Che tu sia maledetta! Figlia di una madre incestuosa, sii maledetta• è realmente la maledizione dello stregone, e sottolineiamo, a questo proposito, che l'aggettivo originale inglese cursed significa, oltre che «maledetta•, anche «stregata• e, in linguaggio colloquiale, «mestruata• (che, come abbiamo già notato, si ricollega alla negatività della donna-luna rossa e calante, al vampiro, alla divorazione) e che, secondo varie credenze popolari, l'unico rimedio contro la maledizione era il taglio della testa. La danza «For Aubrey: for the only artist who, beside me, knows what the dance of seven veils is and can see this invisible dance• (Oscar Wilde). Quello che Wilde intendeva suggerire, probabilmente, è un'allusione al valore esoterico della danza, originario mezzo di moneta) è qualcosa che non può essere prodotta e la cui domanda non può essere facihnente soppressa. Non vi è alcun rimedio, salvo persuadere il pubblico che il formaggio sia la stessa cosa della moneta ed avere una fabbrica di formaggio (ossia una banca centrale) sotto il controllo pubblico•. -~ e,. J.M. Keynes Inediti sulla crisi Nonostante la Teoria Generale sia, nel bene o nel male, il libro di economia più citato, sarà difficile che vi capiti di trovare citato questo passo. Forse perché fa appunto esplodere immagini, invece di trattare concetti, mette in gioco fig_urazioniinvece di analisi. Ed in effetti quello di Keynes ha qui più l'efficacia di un gesto che l'astrattezza di un pensiero: un gesto impaziente che vorrebbe tagliar corto con l'ascesi scientifica delle procedure protocollari, farla finita con un oggetto tanto complicato come il sistema capitalistico per il quale (come esordisce all'inizio dello stesso capitolo) «è a prima vista molto difficile riconoscere che le cose stiano in questo modo• (come lui sostiene). Resta il fatto che qui l'abbassamento della guardia scientifica coincide con il massimo innalzamento della a cura di M. Gobbini Roma, Istituto Enciclopedia Italiana, 1976 ~ "' g, volontà di sapere qual'è il centro vero -S! dell'intera questione: la verità stessa ;.g eo dell'economia capitalistica. Questo è .2!N °' el bel mezzo del capitolo VII del- precisamente ciò che conferisce al pas- !:! la Teoria Generale Keynes so citato un sapore forte da filosofia ~ esplode con questa parabola: cln Zen (ed il motivo per cui non è citato altre parole, la disoccupazione si svi- dagli economisti). luppa perché la gente vuole la luna: gli Appartiene cioè - nell'ambito dei uom1m non possono essere occupati discorsi- ad una classe su cui cade uno i ua fc5o~l;a gtritSItj~ rtciè:>everi interdetti che vigilano da comunicazione con il divino. Lo stesso W.B. Yeats aveva compreso la connessione tra Salomé e The Sidhe (Le Fate) e quindi il substrato magico del personaggio, ed evidenziato il legame tra i vortici con cui si spostano le fate e i vortici che nel Medio Evo erano ritenuti le danze delle figlie di Erodiade. Nel finale di Salomé, infatti, è proprio il vento ad evocare presagi funesti nella mente di Erode; il vento è annunziatore di catastrofi e, al tempo stesso, veicolo della divinità, della potenza magica che in questo caso è mortifera. Del resto, il carattere originario della danza è l'assoluta molteplicità di significati: essa rappresenta l'universo, quindi rappresenta tutto e, perciò, nel suo movimento circolare-vorticoso, la coincidentia oppositorum. In questo caso, la danza di Salomé presenta una ricchissima polivalenza simbolica: è una danza di guerra (sfida a Jokanaan), d'amore, di morte (perché la loro unione può avvenire solo nella morte dopo la danza) e di fertilità. È G. Durand che sottolinea la costellazione danza-atto sessuale-suzione (divorazione/golosità), che risultano atti legati fra loro grazie alla comune funzione sostenitrice del ritmo. La correlazione tra golosità e sessualità risale a Freud: i desideri sessuali rimossi vengono spesso sostituiti da appagamenti orali che soddisfano, invece della sessualità negata o proibita, la sfera digestiva. Il bacio (collegato alla suzione e alla divorazione) è il simbolo eufemizzato dell'atto sessuale: Salomé è ossessionata dal desiderio di baciare la bocca di Jokanaan, ma nel finale la vorrà «mordere come un frutto maturo•, sostituendo l'impossibile godimento erotico con il soddisfacimento della sua voracità. Connessa a tutto questo, è la richiesta della testa di Jokanaan su unpiauo d'argento (testa= cibo). Del resto, a livello simbolico, ra testa è strettamente associata al pene (un esempio che valga per tutti quelli possibili è l'esistenza di numerosi dei tricefali che in tempi più antichi erano trifallici). La danza di Salomé è richiesta da Erode al fine di appagare le proprie brame incestuose ma accettata da Salome per celebrare il suo rito di unione-morte e per ottenere quello che vuole. I sette veli che la principessa indossa appositamente per la danza sono elementi rituali che ricordano la vestizione rituale delle sacerdotesse lunari, e quindi Salomé rivela qui il culmine della sua ambiguità: ella è Grande Madre (datrice di vita e apportatrice di morte) e prostituta sacra (sacerdotessa che si prostituisce in atto di devozione e di celebrazione della dea, simbolo d; unione fra sacro e profano). Emerge dalla nostra analisi il ruolo fondamentale giocato dal mito e dalla simbologia nell'architettura dell'intera tragedia. Accanto a questi, il ritmo è un altro elemento portante. La ricchezza di parallelismi, allitterazioni, ripetizione, pause, paragoni e similitudini determina una scrittura musicale, cadenzata e iterativa che mette in risalto il potere magico-evocativo della parola e la ritualità della vicenda. Salomé: «Ah! Tu non hai voluto che io baciassi la tua bocca, Jokanaan. Ebbene! lo la bacerò ora. lo la morçlerò con i miei denti come si morde un frutto maturo. Si, io bacerò la tua bocca, Jokanaan. Te l'avevo detto. Non è vero? Sì, te l'avevo detto. Ah! lo la bacerò ora ... ma perché non mi hai guardata, Jokanaan? «Se tu mi avessi visto, tu mi avresti amata. lo, io ti ho visto, e ti ho amato, Jokanaan. Amo solo te ... Ho sete della tua bellezza, ho fame del tuo corpo, e nessun vino, nessun frutto può appagare il mio desiderio. Cosa farò ora, Jokanaan? Nè i fiumi nè il grande oceano possono calmare la mia passione. lo ero vergine e tu hai preso la mia verginità. lo ero casta e tu hai riempito le mie vene di fuoco ... Ah! Keynes Antonio Covi Platone in poi sul discorso occidentale: ('interdetto ad occuparsi della «verità» ed il dovere di occuparsi invece della «certezza». Questo desiderio di Keynes di infrangere !'interdetto è ciò che lo rende al tempo stesso soggetto/oggetto del suo discorso; è proprio questo suo desiderio sconsiderato a farlo passare infatti dalla parte dell'oggetto. In altre parole: Keynes qui si comporta allo stesso modo della gente da lui descritta: come loro egli vuole la luna. In questa improvvisa rarefazione degli enunciati scientifici si apre dunque la chance di poter comunque veder più chiaro nel modo essenziale di funzionare dell'economia. Se è vero quanto sostiene Lunghini e cioè che l'insegnamento principale della T. G. è che non c'è base scientifica per le cose principali di cui dovrebbe occuparsi l'economia; se è vero che concetti come domanda effettiva ed efficienza marginale del capitale bastano appena a salvare la facciata dell'uomo economico e di Keynes economista razionale, allora caratteristica principale della T. G. appare davvero - come egli dice-quella di una «trappola teoretica» (in Studi di economia keynesiana, p. 99). In senso strutturale: un dispositivo teorico flessibile, adatto a catturare l'incertezza stessa con cui si caratterizza il mondo degli affari. In senso funzionale: adatto cioè a porre condizioni agli obiettivi della politica economica tali da non pretendere di chiudere deterministicamente ciò che invece è per sua natura mosso da desideri, da «propensioni•: a consumare, a risparmiare, a investire (e dalla retroazione di queste·propensioni sulla struttura). Una trappola, dove le categorie si annodano a maglie molto larghe ma proprio per questo adeguata, sembrerebbe, a catturare macrofenomeni. La contropartita di queste sue affascinanti caratteristiche costruttive, questo suo essere in definitiva una sorta di macchina astratta, di matrice per trasformare il reale, è però ciò che la dispone fin dall'inizio al servizio delle più diverse ed opposte volontà di governo dell'economia. (Graziani è l'economista che più di ogni altro ha avuto il gusto e il merito di cogliere questo suo aspetto fondamentale, ripercorrendo incessantemente queste peripezie della Teoria Generale.) In questo senso di potrebbe dire che la T. G. assuma per gli economisti la stessa posizione topologica che Lacan assegna alla «Lettera rubata» nei suoi Scritti. I n un linguaggio accessibile all'economista e scusandomi con i lacaniani per l'inevitabile imbarbarimento che la traduzione comporta nei confronti del pensiero del loro maestro, si tratta di questo: Lacan prende spunto da un racconto di Poe dove si descrivono le peripezie misteriose di una lettera oggetto di più furti consecutivi per mostrare che vi è una dimensione del reale dove la supremazia va assegnata alla circolazione dei significanti, dove è irrilevante chiedersi «chi è l'aotbre», Ah! Perché non mi hai guardata, Jokanaan? Se tu mi avessi guardata, mi avresti amata. Bene, io so che tu mi avresti amata, e il mistero dell'amore è più grande del mistero della morte. Non bisogna pensare che all'amore». L'ambiguità che permea tutta la tragedia non riguarda solo le figure di Salome e Jokanaan considerate singolarmente. Ciò che affiora dall'analisi mitica è che entrambi sono duplici, entrambi posseggono caratteristiche < in opposizione tra loro, ma non solo: Salomé e Jokanaan sono le due metà di uno stesso intero. Salomé e Jokanaan rappresentano le incarnazioni di due opposte polarità, o i due versanti di uno stesso archetipo circolare Luna-Sole, Terra-Cielo, Acqua-Fuoco: l'uno è il negativo dell'altro ... Si creano due costellazioni in costante compenetrazione e opposizione: Salomé strega crudele e perversa e Jokanaan santo virtuoso e incontaminato, ma anche Salomé fanciulla casta e vergine e Jokanaan profeta-stregone terribile. Se l'uno è il riflesso speculare dell'altro, ognuno vive, al proprio interno e nello stesso tempo, la coesistenza degli opposti. Ma la coniunctio oppositorum, possibile e necessaria nel mito, si rivela ancora una volta impossibile e destinata al fallimento nella sfera del reale. La filosofia decadente ricercava proprio questa fusione di opposti, credeva nella sua possibile realizzazione ed aspirava all'espansione della personalità ed alla creazione di un «essere totale» in cui i dualismi si risolvessero, senza conflitti, in una vita priva di restrizioni morali, tendente all'assoluto, all'infinito, all'esperienza illimitata. Ma si è rivelata una filosofia di fallimenti, un sogno irrealizzabile, l'ennesima aspirazione verso una totalità, un'interezza irraggiungibile. L'ulteriore dimostrazione dell'impossibilità di unire sacro e profano, positivo e negativo, Cielo e Terra. «che cosa vi sta scritto•, «chi è il destinatario». In altre parole, la lettera non potrebbe essere posseduta da alcuno: per essa non vi è mittente né destinatario, essa è struuuralmente in circolazione, ossia sempre rubata. In questo senso l'espressione famosa di J. Robinson di «keynesismo ba- ·stardo», indicherebbe meno una deviazione che una condizione esistenziale ineludibile della T.G. E l'invito a considerare il concetto keynesiano di efficienza marginale del capitale come «centro inesistente• (Lunghini), cioè ~ sempre rubato, lungi dall'essere una lettura irrazionalista, merita invece di essere raccolto. Su questo terreno mostrano già di collocarsi alcuni dei saggi raccolti in Studi di economia keynesiana. Alcuni documentano esegeticamente come Keynes intendesse esplicitamente mettersi ante-litteram al riparo dalle cristallizzazioni dei keynesiani (Caffé); altri mette in luce la coesistenza nella T. G. di due livelli di discorso teorico metodologicamente distinti che funzionano l'uno per l'analisi di equi- ~ librio, l'altro per la dinamica di disequilibrio e come resti aperto il problema della loro integrazione (Vercelli); D'Antonio, che pone al centro dell'analisi proprio il Capitolo XVII della T. G., è portato a vedere nella teoria della moneta-segno di Keynes (e nel suo corollario della necessaria vischiosità dei salari in termini di moneta) un «passo avanti» rispetto a Marx (anche se è impossibile dire se si tratta di un passo in avanti nella stessa «direzio-

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