Alfabeta - anno IV - n. 38/39 - lug.-ago. 1982

Salomé I. Oscar Wilde Complete works London and Glasgow, Collins Classics, 1966 PP· 1216, r 4,95 Mircea Eliade Trattato di storia delle religioni ·Torino, Boringhieri, 1976 pp. 356, lire 8.500 Gilbert Durand Le strutture antropologiche dell'immaginario Bari, Dedalo, 1972 pp. 558, lire 4.508 «Il giovane Siriano: Come è bella la principessa Salomè questa notte! Il paggio di Erodiade: Guarda la luna! Come è strana la luna! È come una donna che sorge da una tomba. È come una donna morta. Sembra che vada in cerca di morti .. Il giovane Siriano: Ha un aspetto stran9. È come una piccolà principessa dal velo giallo e dai piedi d'iirgento. È come una principessa che ha piccole colombe bianche ai piedi. Sembra che stia danzando. Il paggio di Erodiade: È come una donna morta. Si muove lentamente». (« My Salome is a mystic, the sister of Salammbo, a Saint Therese who worships the mon». (Oscar Wilde) L e prime testimonianze della leggenda di Salomé risalgono all'era precristiana; numerosissime sono le versioni che hanno influenzato i testi evangelici, dove si intravvede per la prima volta una latente ambiguità nella figura femminile che sembra nascondere la sua carica erotica sotto un velo di innocenza adolescenziale. Già prima dei Vangeli, però, testimonianze di Plutarco, Cicerone e Seneca introducono il tema della decapitazione di un prigioniero come premio prima ad un giovane libertino e poi ad un'amante peccaminosa e crudele. Ma è nella fioritura medioevale della leggenda che si registra la scomparsa di quello sdoppiamento fra innocenza L" perversione presente in nuce nei Vangeli: qui l'elemento femminile (sia che si tratti di Salomé o Erodiade, due fi. gure che si sovrappongono in moltissime versioni del tema) si rivela esclusivamente mortifero e funesto, incarnando cosi l'archetipo della donna quale sensuale attentratrice alla virtù del maschio. Sottolineiamo, per inciso, lo stridente contrasto fra le interpretazioni letterarie e quelle pittoriche: a risvegliare la misteriosa passionalità delle Salomc pudiche e timorate raffigurate da Giotto, Masaccio e, più avanti, da B. Luini, Rubens e Tiziano, saranno solo i dipinti di Gustave Moreau, espressione di una fusione tra sacro e profano, tra paganesimo e misticismo, e i disegni di Aubrey Beardsley, che illustrano la /emme fatale del decadentismo, di una bellezza crudele, preziosa e indecifrabile al tempo stesso. La scintilla di una rinnovata popolarità della figura della principessa di Giudea viene alimentata nel 1841 da Atta Troll di Heine, poema che recupera l'intero nucleo mitico-leggendario trascurato per più di due secoli. Sebbene nell'economia del testo occupi una parte realmente esigua, la sua Herodiade rinnova e amplifica quell'ambiguità mitica innocenza/perversione che sarà il tratto dominante e sconvolgente della Salomé wildiana: temente e a volte lancia in aria, giocandoci a palla come una bambina. Ma ciò che è più importante e che stravolge completamente i precedenti canoni interpretativi della leggenda, è che in Atta Troll viene chiaramente rivelato l'amore insoddisfatto di Erodiade verso il profeta, elemento che affascinò ossessivamente Wilde e fulcro sul quale egli imperniò la sua tragedia. La protagonista della sua opera doveva essere completamente nuda, adorna solo di gioielli, come un idolo seducente e crudele, eppure casta come un giglio, collocata in un mondo archetipico dove sacro e profano si confondono. La luna e i sette veli Nel dialogo tra il giovane Siriano e il paggio di Erodiade (volutamente citato in apertura) emerge quella ricchissima referenza simbolica che fornisce il tono dell'intera tragedia, anticipandone gli eventi successivi ed evocando quelle immagini miticamente ambigue che sono il vero tessuto connettivo della leggenda di Salomé. È un doppio monologo in cui ogni personaggio segue i propri pensieri: il giovane Siriano (Narraboth) parla di Salomé e il paggio di Erodiade della luna ma, in realtà, a livello simbolico, i due elementi coincidono. La luna, insieme con il sole, è sempre stata un simbolo ambiguo, connesso con la divisione del tempo, l'agricoltura e la donna. li ciclo lunare e quello femminile mostrano una perfetta coincidenza, come viene evidenziato, citando un esempio fra i molti, dalla somiglianza esistente tra le parole Luna e Mestruazione: «Il nostro termine mestruazione significa 'mutamento della luna', mensis significa luna•. (Cfr. E. Harding). La luna crescente è sempre stata considerata positiva, portatrice di felicità, fertilità e cnnn.,.c.:n7a. 1111..·ntn: qudla calant.: è Herodiade è condannata a seguire la folle cavalcata notturna degli spettri (che, secondo la leggenda, aveva luogo la vigilia della festa di San Giovanni Battista, il 24 giugno) portando sem.- pre con sè il vassoio con il capo mozzo di Giovanni, che a volte bacia arden- 81bI IO tecagin O b I an CQ Anna Allocca, Manuela Giasi sinonimo di sventura e sterilità. La stessa ambivalenza che carattè- • rizza l'astro lunare è tipica anche del sole che; nel Rgveda, è considerato splendente e nero al tempo stesso (Cfr. M. Eliade}. Come la lunl!, il sole è ricco di forza generatrice e di vitalità ma, grazie alla sua natura ciclica, si trova anche in relazione con il mondo dei morti. Da un'analisi comparata delle leggende dei più diversi popoli il sole emerge come incarnazione del principio maschile, forza fecondatrice e garante, insieme con la luna, della stabilità agricola. Mistica agraria, culti solari e lunari sono cosi in stretta unione, tanto che spesso si verifica una confusione tra sole e luna, eroe solare e lunare, i quali giungono a sovrapporsi e identificarsi, manifestando, in pratica, le stesse caratteristiche. Femminilità (Luna) e mascolinità (Sole) avevano quindi confini molto labili e spesso coesistevano in un'unica divinità androgina, ora benefica, ora malvagia. È proprio nelle primissime righe della tragedia che si evidenzia la costellazione Salomé-Luna. li doppio volto della principessa (che, come abbiamo visto, è una caratteristica fondamentale del suo archetipo leggendario) viene qui connotato dalle molteplici qualità lunari ambivalenti. Persino un attributo di Salomé, in apparenza solo poetico, come le colombe ai suoi piedi, nasconde quella duplice simbologia lunare che si rivelerà elemento basilare per comprendere tutta la mostruosità e l'ambiguità del suo essere. La colomba, infatti, rappresenta anticamente la luce della luna apportatrice di saggezza sulla terra ma è anche l'animale consacrato a Venere, dea dell'amore e della bellezza e protettrice della prostituzione e della lascivia e, quindi, incarnazione dell'ambivalenza della luna. Ogni personaggio presenta un diverso atteggiamento nei confronti della figura Salomé-Luna: Narraboth la vede come una bella principessa velata, il paggio come una donna morta, mentre Erode la immagina completamente nuda, ubriaca e in cerca di amanti. Al contrario, Salomé si identifica con la Luna, sottolineandone la castiti- • tà, la verginità e la purezza, attributi che entrambe condividono. Salomé, infatti, è si il simbolo dell'archetipo negativo femminile, ma al tempo stesso è la «vergine adolescente», incontaminata fino all'incontro con lo sguardo «seduttore» del profeta. Looking «li giovane Siriano: Come è bella la principessa Salome questa notte! li paggio di Erodiade: Tu continui a guardarla. Tu la guardi troppo. È pericoloso guardare la gente in questo modo. Può accadere qualcosa di terribile». «li giovane Siriano: Come è pallida la principessa! Non l'ho mai vista cosi pallida! È come l'ombra di una rosa bianca in uno specchio d'argento. li paggio di Erodiade: Tu non la devi guardare. Tu la guardi troppo». «Jokanaan: Chi è questa donna che mi guarda? Non voglio che mi guardi. Perché mi guarda con i suoi occhi <!'oro sotto le sue ciglia dorate?». Anche il tema dello sguardo, che muove l'intera tragedia, è caratterizzato da una forte ambivalenza, in quanto guardare, in questo contesto magicomitico, significa stregare o essere stregati. Salome dice a Narraboth: «... io ti guarderò, Narraboth, e forse ti sorriderò. Guardami, Narraboth, guardami. Ah! Tu sai che farai ciò che ti chiedo. Tu !osai bene ... lo so che lo farai». perché è innamorato di lei: Narraboth è il primo ad essere trascinato nella spirale amore-morte: Jokanaan verrà ucciso per volere di Salome, Salome su ordine di Erode. Erode guarda troppo Salome, la guarda per tutta la sera, ne è stregato; non appena Salomé guarda il profeta, se ne innamora e rimane stregata dai suoi «terribili occhi». Gli sguardi dei personaggi rivelano le loro segrete potenze magiche: il loro sguardo è forte, potente. Eliade stabilisce una connessione tra «legare» e «stregare». li legame infatti evoca le facoltà avviluppanti di ragni, piovre e serpenti, ma rimanda anche alla figura della donna fatale e maga (la Medusa, le Gorgoni, Ecate, Circe, Lilith e Kall). Magia, lascivia e violenza sono dunque caratteristiche fondamentali della figura archetipica del negativo femminile, sia che si manifesti come Luna, Grande Madre o come strega. Inoltre, la donna mestruata(= luna calante) che è, di persè, pericolosa per l'uomo, ha la capacità di renderlo impotente e di neutralizzarlo (E. Harding, l misteri della donna, Roma, Astrolabio, 1973) He's like a moonbeam Anche Jokanaan può essere considerato un mago, una potenza magica, sciamanica: è un profeta e quindi presenta facoltà stra-ordinarie: è un indovino, un veggente (ovviamente stiamo parlando di un substrato mitico anteriore alla cristianità presente nella figura di Giovanni Battista come pure nelle figure di altri santi). Ma quello su cui vogliamo incentrare la nostra attenzione è la costellazione Jokanaan-Luna: Saloml: «Come è fragile! t come una delicata statua d'avorio. È come un'immagine d'argento. Sono sicura che egli è casto come la luna. t come un raggio di luna, come Egli, stregato dallo sguardo di lei, le mostra il profeta e, consapevole del fascino (in senso magico) che la principessa subisce da Jokanaan. si uccid uno strale d'argento. La ~a carne deve essei molto fredda, &:ime avorio ... .., Vorr • guardarlo più ~icino.» C e per Salomé, il egame con la Luna racchiude un' biguità: in 4uanto profeta, Jokanaan è simbolo di purezza e castità, tramite fra uomo e dio, in tensione verso il cielo (= luna crescente) ma, in quanto essere straordinario, è anche dotato di forze e poteri terribili, stregoneschi, neri ( = luna calante). A questo proposito, è interessante ricordare l'enorme numero di raffigurazioni di Giovanni Battista nella pittura bulgara, in cui Giovanni ha l'apparenza più di uno sciamano terribile, , iolento e selvaggio che di un santo 1 radizionale. Questa stessa ambiguità emerge anche nelle celebrazioni magico-religiose che ancora oggi si svolgono in 1 utta Europa il 24 giugno, giorno del ,olstizio estivo. Questa coincidenza ,kriva dal sovrapporsi d1paganesimo a \.·ristianesimo. L'elemento centrale delle feste del ~4 giugno è il fuoco. Si accendono grossi falò e attorno ad essi vengono ,·debrate danze propiziatorie che vogliono favorire una rinascita della vegetazione (quindi della fertilità, anche umana) come pure un'unione dell"uomo con dio, della terra con il cielo. Proprio per questo pratiche ascetiche .: purificatorie si alternano a danze , oluttuose e sensuali e spesso anche ad atti osceni. Questo accade allo scoccare della ~ g, mezzanotte, in quanto la mezzanotte ---S! segna il capovolgimento speculare del- _i l'ordine costituito della struttura cuiturale, e la fuoriuscita e celebrazione dell'altro lato della natura, quello caotico, istintuale, notturno che presiede alla fecondazione e alla fertilità. L'ambiguità della festa di San Giovanni si ricongiunge, con una simme- °' ~ "" ....,

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