Alfabeta - anno IV - n. 38/39 - lug.-ago. 1982

°' ..... := ·i ~ ..... ~ ~ 00 -!i'. ~ i °' !::!. 00 .,., il popolo francese del Medioevo, oppresso e disprezzato, sordo e abbrutùo, dotato solo di una Lremenda forza fisica, nel quale però, allafine, si risvegliano l'amore e lasete di giustizia, e insieme anche la consapevolezza dellapropria verità e delle proprie sconfinate, ancora intalle forze?». Quasimodo che inforca la campana; Quasimodo che diventa quasi la voce della campana, invoca con la voce della storia, ma non distingue gli amici dai nemici e manda alla rovina le persone che volevano salvare Esmeralda. Morendo, si vendica del prete traditore e si spegne accanto al cadavere di Esmeralda. Victor Hugo ha creato la teoria del grollesco ed ha introdolto nella sua stessa arte il grollesco. Egli fu ascoltato da Dostoevskij, sviluppato, a"icchilo, perché il grottesco di Hugo univa alto e basso - esso è Nel fluire delle successive contrapposizioni del romanzo di Rabelais, la contrapposizione principale consiste nel fallo che Pantagruele è un geniale inventore, condottiero e rappresenta/I/e di una nuova moralità. L'uomo, secondo Rabelais, è per natura virtuoso, a meno che non si considerino virtù le prescrizioni della Chiesa; i vizi nascono come alterazione di una tendenza naturale. Panurge chiama questa società regno di Saturno, cioè età dell'oro. Egli ricorda la festa degli schiavi romani, che durava una sellimana, e i suoi riti, che esprimevano l'idea della liberazione. La via che Rabelais, Cervantes e Dostoevskij hanno davanti non è identica, ma si stende in un'identica direzione. storico. Hugo individuò come centro della scoperta artistica compiu- Sulle menippee ta da Rabelais il ventre, le viscere. Egli scrisse che «...quell'universo L'unione di serio e comico è per Bachtin un g#nere particolare. che Dante colloca all'inferno, Rabelais l'ha collocato in una bolle». Per questo genere egli creò il termine «menippea». Le satire di Nel suo libro su Shakespeare, Hugo scrive che ogni genio ha «la Menippo non si sono conservate. Non sappiamo neppure con precisua scoperla». Nel suo elenco di geni, Hugo melle fianco a fianco sione quando sia vissuto questo scrillore. Secondo una tradizione, fu Rabelais, CervanleseShakespeare. Ciòècorrellononsolodalpunto un filosofo della scuola cinica, uno schiavo, in seguito liberato. Si di vis1acronologico, m.a anche storico. Nel grollesco di Rabelais, dice che praticasse l'usura. Osservazionisullesuesatiresonorimaste Hugo vede una polemica con la percezione consueta. Dante passò nelle opere di Marco Terenzio Varrone, che scriveva nel secondo attraverso l'inferno, illuminando la storia del suo tempo. Rabelais secolo avanti Cristo. Da lui apprendiamo che nelle opere di Menippo chiuse, mise il mondo in una botte. i versi erano mescolati alla prosa. Un dialogo di Luciano è intitolato Nella metafora un ogge110viene equiparato a un altro, ma, non viè Menippo, ovvero viaggio agli inferi. Secondo la tradizione, agli imprigionato come in un carcere, non lo sostituisce. La metafora inferi si trovava Ercole, il celebre eroe, i cui auributi erano la clava e rivol1ala conoscenza del/'ogge110cosi come il fuochista rimescola il una pelle di leone ge11a1asulle spalle. - carbone con l'allizzatoio nella caldaia. La «bolle» di Rabelais è All'inizio del dialogo, Menippo compare vestito col chitone, un metaforica; esjfa è contrapposta alla Chiesa, fa risorgere l'uomo berrei/o, la lira e una pelle di leone sulle spalle. Probabilmente, come corpo, ma non lo tagliafuori dalla storia. I cara11eri,gli schemi questo abbigliame/1/o riproduce fedelmente il costume teatrale di costrullivi, ripetendosi, si modificano e rinnovano al proprio interno Dioniso, che nella prima scena delle Rane di Aristofane si presenta le contraddizioni. I:. lo stesso carnevale ad essere contraddillorio, e così vestitoalleporte dell'Ade. Aggiungiamo che il suo servo segue il per questo si serve delle maschere: l'uomo è mascherato, è riconosci- dio a cavallo di un asino. Naturalmente, ciò che Luciano sa di bile a metà, è la stessa persona che conoscete, ma non è quella. Menippo risale ad Aristofane. Menippo sarebbe stato presente ne/- Alla festa giapponese delle maschere prendevano parte le scim- l'Ade alla disputa di Eschilo con Euripide, e il suo costume è il mie; la scimmia porta la maschera che rappresenta il muso della costume di Dioniso, giudice dei drammaturghi nella commedia di scimmia come immobile, ma lei, la maschera, non è semplicemente Aristofane. In Luciano, Menippo è un cinico, che considera ogni una scimmia, bensì una scimmia mascherata, e cosi è introdo11a cosa con scetticismo. Talvolta anche il Satyricon di Petronio viene nell'arte. li prinw palcoscenico della commedia dassica fu rappre- definito un prodotto del genere della «menippea». sentaJOprobllbilmence dalla piallaformo del carro; questo bastava a Nell'inverno del 1593 il nome di Menippo fu improvvisamente separare l'esecutore in costume dalla massa degli spettatori, che utilizzato in una lotta fra dotti giuristi e filologi e la Lega cattolica. potevano essere anche loro in costume. Ma le tavole del palco Giureconsulti, membri del parlamento, canonici si ricordarono delle davano la possibilità di recitare, di disinnescarsi, di staccarsi dal Saturae Menippeaedi Marco Varrone e crearono una loro opera. K. consueto, perché gli altri lo vedessero. L'illusione teatrale è un Marx ne scrive quanto segue: «La Satyre Menippée de la vertu du balenio, essa ora compare, ora scompare, creando una visione nuo- Catholicon d'Espagne et de la tenue des Etats de Paris è un diverva del consueto. tente racconto sugli Stati Generali convocati a Parigi nel 1593, che La «corporeità• di Aristofane, Rabelais, Shakespeare non è un volevano eleggere re invece di Enrico IV i/ nipote del luogotenente confronto fra «basso» e «alto», fra «davanti• e «dietro». Si traila di generale Mayenne, il giovane duca di Guisa. La satira fu estremaun metodo per rinnovare la visione e di un modo per aggiungere mente utile a Enrico IV; fu chamata menippea dal nome del filosofo sempre nuove interpretazioni. Essa produce elementi di scarto sia in cinico Menippo. L'idea fu di Jean Le Roy (canonico a Rouen ed Aristofanechein Cervantes e Rabelais. Ciòcheègrandeècorporeo. elemosiniere del cardinale di Borbone); egli scrisse le prime tre Lo è Venere. Omero forse mangiava ai banchelli come Sancio. parti, le più deboli: il Catholicon (cioè il denaro spagnolo), la Aristofane non è meno esplicito, né più osceno di Rabelais. Le donne Tapisserie (dove è descrillo ironicamente l'addobbo della sala di della Lisistrata rifiutano di essere mogli dei loro mariti. li tema è riunione) dellalega,e/asua processione a Parigi.Laparteprincipasviluppato con franchezza fallica; è sviluppato in una serie di scene le dell'opera nacque quando Pierre Pithou, insieme con Gillot, erotiche. Ma le donne scioperano perché cercano di o/lenere lapace. Passerai, Rapine Florent Chrestien realizzarono il progello di Le Le commedie di Aristofane e il romanzo di Rabelais, cosi come Roy. Nell'inverno del 1593 gli amici elaborarono insieme quest'oquello di Cervantes, sono una proposta per la ris1ru11urazio11de l pera, nella quale me11eva11i0n ridicolo le discussioni dell'assemblea mondo; questa proposta è avvolta in un involucro «di riso», in una dei rappresenta/I/i degli Stati all'i111emodella Lega. li maggior nupelliccia rovesciata; il vecchio può morire anche nel ridicolo. L'ana- mero di versi è opera di Passerai.A lui appartiene anche la quartina lisi delle commedie di Aristofane potrebbe trovare posto in un lavoro che spiega lo stemma della lega, costituito da una doppia croce. su Rabelais. Le commedie hanno conservato il rapporto con le feste Dites moi donc, que signifie rurali, l'anima di queste commedie è lo scarto, lo spostamento, il Que les ligueurs ont double croix superamento del consueto. Le donne discutono non solo con i C'est qu'en la ligue on crucifie mariti, ma anche con Euripide, ritenendo di esserne state mal rap- lésus Christ encore une fois». presentate. Le commedie di Aris1ofane sono piene di discussioni Marx considera la satira menippea un pamphlet politico. In un politiche e di licenza erotica. Le commedie assorbono in sé le dispute altro passo Marx ed Engels scrivono sullo stesso argomento: «La filosofiche e forniscono i primi modelli della nuova critica leteraria. lega capitalistica inglese del XIX secolo deve ancora trovare il suo Mentre apriva all'arte una via diversa, Gogol' in Russia si ricordò di storico, così come la lega ca11olicafrancese lo ha trovato negli autori Aristofane. della Satira menippeaalla fine del XVI secolo». /11 Bachtin il tenniIn All'uscita dal teatro dopo la rappresentazione di una nuova ne di «satira menippea» si applica a un se11oreincredibilmente commedia l'autore, nascosto fra la folla che scende la scala, ascolta ampio della lelleratura, sia amica che moderna. /11una nota al libro come uno degli amatori dell'arte stabilisce: «lo dico che in questa su Dostoevskij, Bachtin allribuisce Hemingway al genere della commedia, infa11i,manca l'intreccio». Gli ribalte il «secondo»: «Sì, «menippea». se s'intende l'intreccio nel senso in cui solitamellle viene inteso, cioè A me sembra che non esistano generi puri. I:. vero che talvolta un nel senso di intrigo amoroso, esso manca completamente». Dopo fenomeno di genere si fissa come classico, ossia viene canonizzato. alcune ba/Iute, il «primo» ribalte: «Ma questo vorrebbe dire dare In generale, però, 1u11i fenomeni di genere contengono del movialla commedia un'importanza più generale». E il «secondo»: «E mento, e per ciò stesso sono co111raddi11ori. I:. appunto questa connon sarebbe forse questo il suo significato realeepiù dire110?Già alle 1raddi11orietidiel genere in quanto tale che Bachtin ha definito «mesue origini la commedia era una creazione popolare, sociale. Alme- nippea». Di conseguenza, il conce/lo di «menippea» abbracciava no cosi l'ha mostralo suo padre Aristofane. Dopo di ciò essa e/1/rò per lui quasi tutta la le11eratura. li termine «menippea» si rese necesnella gola strella dell'intreccio privato, v'introdusse l'imrigo amaro- sario a Bachtin per indicare qualcosa di nuovo e di indefinito, ma, in so, quel solito, indispensabile i111reccio». seguito a un 11sopiù ampio, il termine perse definitezza. Non bisogna limitare l'allegria di Rabelais, né l'ampiezza geogra- Nel libro su Dostoevskij, Bachtin dà una cara/leristica molto fica del romanzo, né l'epoca della lolla fra riso e inerzia. ampia della satira menippea: «Alla fine dell'antichità classica e poi li gro11escò vive accanto a/l'utopia. Non bisogna immaginarsi nell'età ellenistica si formano e si sviluppano numerosi generi, esteneppure il carnevale come festa della pura fisiologia. Durame il riormente piullosto differenti, ma legati da intima affinità ecostiwencarnevale cambiavano i rapporti sociali: gli schiavi diventavano ti perciò un sei/ore particolare della lelleratura, che gli stessi antichi uguali ai loro padroni, esisteva la libertà di parola. Nelle Rane di chiamarono con il nome molto espressivo di oitouliyElimou, cioè il ~ Aristofane la disputa sul futuro dell'arte si trasforma in disputa sul sellare del 'serio-comico'. A questo settore gli antichi a11rib11ivano i ] destino di Atene, pur uc,za cessare di essere l'analisi dell'opera dei mimi di Sofrone, il 'dialogo socratico' (come genere particolare), la o~ue1qou16e~aic ç) ! i la più antica memorialistica (Ione di Chaos, Crizia), i libelli, tu/la la poesia bucolica, la 'satira menippea' (come genere particolare) e alcuni altri generi». L'elenco è privo di note. La satira menippea è fra virgole/le, come 1111 caso particolare di /etteatura che 1101s1i ricollega a generi stabili. Più avanti il significato del termine cambia. A p. 147 si comunica: «Niente altro che una satira menippea sviluppata fino ai limiti del romanzo è il Satyricon di Petronio». Poi viene citato L'asino d'oro di Apuleio. Di L11cianoe delle opere di Seneca si dice a p. 152: «Questa linea di sperimentazione fantastica continua, sollo l'influenza determinante della menippea, anche nelle epoche successive, in Rabelais, Swift, Voltaire (Micromegas), ecc.». A p. 153 è dello che le menippee poterono influenzare Agostino, e poi «Rileviamo incidentalmente che anche Dostoevskij nella raffigurazione dello sdoppiamento conserva accanto ali'elemento tragico anche l'eleme1110 comico (e nel Sosia e nel colloq11iodi Ivan Karamazov col diavolo)» A p. 158 leggiamo quanto segue. «In sostanza, tulle le particolarità della menippea (s'intende, con le corrispondenti mutazioni e complicazioni) si ritrovano anche in Dostoevskij». Bachtin sa che Dostoevskij non poteva derivare dalla menippea classica (se pure essa esisteva), ma ritiene che «1101l1a memoria sogge11ivadi Dostoevskij, bensì la memoria ogge11ivadel genere stesso in cui egli lavorava, conservava le particolarità dell'antica menippea». Mi sembra che queste affermazioni siano troppo ampie, così come quella che le libertà carnevalesche sono state messe in luce «assai bene da Goethe negli Anni di apprendistato di Wilhelm Meister e, per i nostri tempi, da Nemirovic-Da11cenko nei suoi ricordi». Benché con molte riserve, la menippea viene sempre più collegata col carnevale. «La carnevalizzazione penetra i suoi strati esteriori e il suo 1111c/eporofondo». ·A poco a poco, sollo la definizione di menippea vengono riuniti i faui più disparati; è vero che il nome, o meglio la denominazione di «satiramenippea» si era conservata nel 1594, ma si trailadi un caso unico. I:. però falso affermare che durante il Rinascimento «la menippea penetra in llllli i grandi generi dell'epoca (in Rabelais, Cervantes, Grimmelshausen e altri)». Alla pagina dopo vi si aggiunge Hoffma1111A. p. 193 Heine «nell'originale lirica dei sogni», George Sand e Cernycevskij. la diffusio11edel termine avviene rapidame111e, e a momenti esso sembra precisarsi, ora invece si appanna di nuovo. Le 1101iziedelle definizioni date da Dostoevskij sono molto interessanti, ma 11011 vengono precisate. li libro, però, è dedicato a Dostoevskij, e deve dare lapossibilità di vedere nel testo di Dostoevskij come stanno le cose in quest'autore. Riporterò ora un passo che posso precisare solo rinviando a Bachtin: «La combinazione della carneva/izzazione con l'intreccio d'avventura e con la tematica sociale di scottante a11ualitàDostoevskij la trovò nei romanzi sociali d'avventure del XIX secolo, sopra11u11i0n FrédéricSoulié e Eugène Sue (in parte anche Dumas figlio e Paul de Kock)» (p. 207). Dostoevskij risulta così collegato con la carnevalizzazione e con là menippea. I termini «menippea» e «carnevalizzazione» compaiono in forme diverse. Ma Bachtin afferma: «I due 'raccami famastici' dell'ultimo Dostoevskij Bobok (/873) e Il sogno di un uomo ridicolo (/877) posso110essere definiti menippee quasi nel rigoroso senso amico del termine, tall/o nello e completo è il modo in cui vi compaiono le classiche caraueristiche di questo genere». Non bisogna spiegare Dostoevskij con fonti sconosciute, tanto più che esse1101s1piegano la genesi del metodo creativo dello scriuore. Bobok e Il sogno di un uomo ridicolo sono opere diverse, di orientamelllo diverso. Un uomo si è appoggiato su una tomba e Iraudito un dialogo di morti. Di dialoghi di morti in letteratura ce ne sono stati molti - 11el Gilgamesh, in Omero, nella Bibbia, in Luciano, nella nostra le11eratura del Se11ece11toe, in Majakovskij nel poema Uomo. Con i vivi non riusciamo a dire tuuo; e dai morti 1101v1ogliamo separarci. Ma Bobok è un raccomo particolare: è importante 1101s1olo per le sue differenze rispeuo a tuui i dialoghi di morti, ma anche per il suo posto nell'opera di Dostoevskij. Se ne ricava che gli uomini non muoiono subito, ma hanno ancora qualche se11ima11ian cui la coscienza cominua a spegnersi. Ma qui sentiamo dei dialoghi insignificanti: aparlare è spazzatura che sta marcendo. Questa è la negazione dell'immortalità. Del tutto diversa è la strutt11radel Sogno di un uomo ridicolo. Un uomo era morto e nella sua tomba fu preso dall'indignazione; la rabbia lo fece risuscitaree fu trasportato su una stella. Era la stella dell'età de~'oro. Su di essa vivevano uomini liberi dall'invidia, dalla gelosia e dal senso della proprietà. Ma l'uomo ridicolo, contemporaneo di Dostoevskij, pur essendo un buon uomo, cambiò i costumi degli abitanti della stella. Essi divennero simili agli 11omi11diel XIX secolo. L'uomo ridicolo prega gli uomini della stella di ucciderlo, prega che lo crocifiggano. I:. lui stesso a disegnare per loro la croce. Questo racconto ci illumina sull'atteggiamento di Dostoevskij verso la religione e il socialismo, e anche verso Cristo. I nomi dei generi 1101c1ambiano il destino dei libri, ma il co11ce11d0i menippea, così come quello di carnevalizzazione, al/omana da noi Dostoevskij, lo priva di sostanza storica, di tragicità. E io penso che questa parte del libro Dostoevskij sia un insuccesso dello studioso. Bachti11ha le caratteristichedello scopritore e dell'inventore, ma l'ampiezza della ge11era//zzazio11ae volte è per lui un mare che i11ghio11lea specificità che era già stata individuata. '.:$_ f1ram(ClaJJ,l(ghi.:, .. , ., .. ,.,, vastissima /e11eraturadei simposi fanch'essa un-.generepartiçolare), ,. , .• ,. • . ,. ,,,, .,., ..•. ·\ . T!iaduzione-di Mar,ia,Oj Salv.o ~ ... - - - - - -- -~ ·--· - --· '"'

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